Capitolo 27

Anastasya

Finiamo di lavorare e uno dei ragazzi che ho conosciuto il primo giorno ci accompagna ai bagni. Passiamo prima dalla tenda per prendere un cambio e poi finalmente il sapone e l'acqua gelata mi permettono di lavarmi di dosso questi due giorni terribili. Sono ancora sconvolta, per quello che ho dovuto affrontare, ma soprattutto sono spaventata per la mia reazione a quel breve contatto con Aleksander, perché anziché sembrarmi fuori luogo era assolutamente giusto. Il suo mormorarmi che aveva bisogno di me faceva eco alla necessità che sentivo io di averlo vicino. La sua mano era come la immaginavo e come avevo avuto modo di sentire di sfuggita sul mio viso: morbida e calda, rassicurante ed emozionante.

Ho sentito il mio corpo reagire come se avessi preso una scossa. Il cuore batteva incontrollabile e il sangue defluiva dal nostro contatto verso il resto di me come lava, l'ho percepito fino all'anima. Un fremito mi suggerisce che presto potrò riprovare tutto. Se solo... se solo ne avessi il coraggio.

Finisco di sistemarmi la divisa pulita e aiuto Hanna con la sua, fortunatamente sembra la meno stanca del trio. Irina stranamente non ha aperto bocca e sono sempre più preoccupata. Appena arrivate in tenda approfitto della distrazione di mia sorella che inizia a mangiare per avvicinarmi a lei.

Mi siedo sul letto accanto alla mia amica intenta a piegare vestiti. Le stringo un braccio intorno al corpo in un abbraccio che vale più di tante parole. So cosa la preoccupa oltre alla guerra, oltre alla nostra situazione e purtroppo non posso fare molto se non parlare con Aleksander nella speranza che lui possa aiutarmi.

«Forza, andiamo a mangiare.» Quando la sento rilassarsi un po' la invito a sedersi al tavolo con noi. Dopo il caos della giornata è bello trascorrere un po' di tempo in tranquillità a chiaccherare tra di noi. Ci viene in mente l'ultima volta che abbiamo cenato insieme in una pizzeria in centro. E nei nostri racconti mi sembra di ritornare in quel luogo, sono sospesa in una vita fa.

Sovrappensiero vengo riportata alla realtà dalla voce di Aleksander, è fuori dalla tenda, è arrivato. Mi raddrizzo la schiena e mi rendo conto di averlo aspettato per tutto il tempo, timorosa che se ne potesse pentire. Invece è qui, sento le guance colorarsi. Senza farci caso stavo attenta a capire quando sarebbe arrivato e ora imbarazzata e trepidante non vedo l'ora che tutti dormano per poter andare da lui.

Potrei fingere con me stessa, nascondere quello che mi anima dietro la richiesta di aiuto che devo fargli ma la verità è che voglio stare con lui. Sentire il suo profumo. Averlo vicino e magari poterlo toccare ancora una volta.

Resto seduta in attesa di quel silenzio che mi mostra che tutti si sono addormentati. Il tempo sembra non passare, aumentando le mie ansie e quando finalmente si odono solo le sirene della città, sono già pronta a uscire, senza più dubbi e sono certa che anche lui mi stia aspettando.

Quando avvicino le dita alla zip di apertura ho bisogno di asciugarmi prima i palmi sudaticci sui pantaloni, prendo un grande respiro e infine mi accingo a spingere giù la cerniera. La notte buia mi si mostra in tutto il suo splendore e incantesimo. Un manto nero con infinite stelle, le poche luci che ci circondano, visto che la mia Kiev è in parte al buio, mi permettono di vedere il cielo come mai mi era accaduto. Lo ammiro ancora un po' sempre in lotta con me stessa ma in quei puntini accesi ritrovo la magia della prima sera che mi fa muovere verso di lui.

Come speravo tutti dormono tranne lui che riesco a distinguere grazie al chiarore del fuoco. È intento a guardare e digitare sul suo tablet. Avanzo silenziosamente ammirando la sua bellezza. Le spalle larghe sono esaltate dalla divisa, il capo è chino e non riesco a vederlo in viso. Lui si accorge di me quando ormai sono a pochi passi, alza il volto e la sua espressione è preoccupata ma quando si rende conto che sono io la vedo distendersi più serena. Anche lui aveva il timore che io me ne potessi pentire non venendo questa notte è palese e ne sono rincuorata.

«Sei qui.» Mi guarda dal basso mentre io gli sto ferma davanti. I suoi occhi mi scrutano come i miei guardano lui.

«Io... io non capisco cosa mi succede.» Gli mormoro dall'alto avvicinandomi ancora a lui. Gli accarezzo il capo scoperto, e ne sento la ruvidezza per il taglio corto. Il suo gemito di sorpresa mi fa continuare quel contatto. Lui chiude gli occhi abbandonandosi a me e io continuo la mia esplorazione. Avvicino anche l'altra mano a lui e mi piego in avanti per potergli toccare il viso, il collo, le spalle continuo quella folle esplorazione quando sento le sue dita stringersi intorno al mio polso. Con uno strattone mi tira giù su di lui e io incurante di quello che sto facendo mi metto comoda, avvicinando il mio viso alla sua guancia.

Inalo il suo profumo fino a stordirmi e quando le sue braccia mi avvolgono sono io a gemere di soddisfazione. Come se lo avessi sempre desiderato, come se lo avessi da sempre cercato, mi lascio stringere a lui.

«Anastasya...» Mormora fra i miei capelli facendomi rabbrividire. Sento il corpo prendermi fuoco al contatto con il suo ed è così bello che vorrei che il mondo finisse ora. Se proprio questo è il mio destino vorrei che accadesse mentre sono con lui. Mentre sto vivendo tutto questo. Apro le labbra per aiutarmi a respirare e sfioro così la sua pelle che è infuocata. Lui geme ancora e io vorrei baciare ogni millimetro del suo corpo per dimostrargli quale venerazione io abbia per lui. «Sono rimasta stregata in così poco tempo che non mi sento più io.»

«Lo stesso vale per me. Mai... mai ho vissuto qualcosa del genere.» Ci parliamo vicini ansimando entrambi per il desiderio.

«Nessuno ha mai vissuto una guerra, sarà questo.» Lui mi allontana per guardarmi in viso.

«Credi davvero sia questo?» sembra deluso oltre che combattuto. Ho la possibilità di guardarlo da vicino finalmente. I suoi occhi limpidi, gli zigomi pronunciati, il naso dritto e le labbra carnose così invitanti. Così tentatrici.

«No, non credo sia per questo. Forse ha accelerato qualcosa che sarebbe comunque accaduto.» Gli confesso alla fine sicura che sia la verità.

«Non avrei potuto sopportare che fosse solo per quello. E che questo...» mi afferra la mano portandosela al cuore. «Sia solo per conforto.» Sento il battito accelerato danzare con il mio. I nostri occhi si intrecciano ancora a confessare cose che non abbiamo il coraggio di pronunciare neanche in quel bisbigliare complice. Con urgenza mi afferra il viso e quando con un suono roco mi avvicina alle sue labbra io azzero la distanza unendo le nostre bocche e mi sembra di esplodere dentro.

I sensi in tilt dal suo profumo, dal suo calore, dal suo sapore. Gli concedo subito l'accesso con altrettanta disperazione. Le nostre lingue si cercano e i nostri sapori si mischiano stordendomi.

I suoi polpastrelli mi stringono il capo biondo e io gli afferro le spalle per sostenere il suo assalto. Stringo quei muscoli tonici sospirando sulle sue labbra. L'irruenza iniziale si placa, lentamente, trasformando quel contatto in uno scambio di sentimenti. Languidamente ci accarezziamo le lingue, gustandoci reciprocamente. I nostri nasi si sfiorano per poi incastrarsi perfettamente come le nostre bocche. Le sue mani scendono sulla mia schiena e le mie salgo al suo collo. Gli accarezzo la nuca felice di poterlo toccare.

Nella notte si odono i nostri respiri accelerati, le pulsazioni impazzite, e due giovani che avvolti dal buio, in quel silenzio, ritrovano se stessi.

I polmoni mi bruciano e quando senza fiato ci separiamo ho solo il tempo di riprendere aria prima di riunirmi a lui con nuovi gemiti sempre più famelici.
Gli mordicchio quelle labbra morbide che nei sogni mi hanno tormentato. «Anastasya...» sospira accendendomi sempre più. Mi spingo verso di lui per poi riprendere il nostro bacio con sempre maggior desiderio. L'intensità cresce nuovamente cancellando tutto tranne noi. I suoi palmi stringono i miei fianchi e io gli circondo la vita con le gambe aumentando il nostro contatto. Il lamento che gli sfugge dalle labbra mi incendia togliendomi ogni inibizione. Lo desidero. Lo desidero così intensamente da spingermi su di lui come se fosse la mia unica salvezza. Le sue mani risalgono ai miei capelli per permettergli di unire maggiormente le nostre bocche. Inebriata tengo il suo ritmo incalzante godendo del piacere che sento strisciare fra noi. Poi all'improvviso tutto cambia. La sua lingua mi accarezza le labbra lentamente, per poi separarsi da me.

La sua fronte si posa sulla mia mentre i respiri irregolari sono l'unico suono oltre allo scoppiettare del fuoco. Le mani mi accarezzano i capelli portandoli dietro le orecchie.

«Dobbiamo rallentare.» È quasi disperato nel dirlo e quando muovendomi su di lui ne capisco il motivo sorrido impertinente. «Non è molto divertente sai.» La sua mano spinge il mio bacino contro il suo e io gemo innarcandomi. «No, non è affatto divertente.» Sussurra per poi mordicchiarmi il collo fino all'orecchio che accarezza con la sua lingua. Ansimo aggrappandomi a quelle spalle che sono l'unico appiglio alla realtà. «A te sembra divertente?»

Scuoto la testa a quel bisbigliare nel mio orecchio che mi provoca la pelledoca. «Sei così buona, invitante...» riprende a mordermi e baciarmi il collo e io stringo gli occhi. Invano cerco di chiudere la bocca per smetterla con quei versi imbarazzanti che non riesco a trattenere ma mi sento me stessa dopo tanto tempo che mi dimentico di dove siamo.

«Vorrei fare l'amore con te. Sarei disposto a morire per farlo.» Il suo tono deciso, i suoi occhi seri nei miei mi riportano alla realtà. Alla triste realtà.

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