Cap 6
Siamo ormai quasi giunti a destinazione.
Ci siamo rilassate un po', abbiamo sgranchito le membra, per quanto possibile e, su suggerimento di Cri, mi sono cosparsa viso e braccia di crema solare a protezione totale perché non sono abituata al torrido sole equatoriale.
Abbiamo anche invertito i posti, lei dice di aver paura guardando il paesaggio in fase di atterraggio mentre io, al contrario, adoro guardare le forme indistinte delinearsi sempre di più, vedere la meta sempre più vicina e la pista di atterraggio sotto di noi.
L'agitazione sta tornando, ho le farfalle nello stomaco perché so che tra poco vedrò Alex.
Come sarà di persona? E fisicamente?
Ha un bel viso ma, non so per quale motivo, sono convinta che sia piuttosto basso, che abbia un po' di pancetta e che sia goffo nei movimenti, il che lo rende ai miei occhi molto meno attraente di quanto sostenga Cri.
Si sono accese le luci e le hostess sono passate a controllare che non ci fossero oggetti sui tavolini e ad invitare tutti ad allacciare le cinture di sicurezza.
Stiamo già perdendo quota e, dove prima si scorgevano solo nuvole, si iniziavano a vedere degli squarci azzurri qua e là, il sole è lì , avvolto da una sorta di foschia che lo fa sembrare pallido e inconsistente , dando l'impressione di essere quasi liquido .
Avverto un movimento più deciso e, sotto le nuvole, inizio a vedere, in lontananza, una scura macchia verde, la foresta equatoriale, magica e misteriosa che affascina e spaventa allo stesso tempo.
Un'enorme distesa di piante che sembra non terminare mai, interrotta solo da una linea irregolare e scura di un blu cobalto, quasi grigio. Immagino che si tratti del famoso fiume Congo.
Uno spettacolo mozzafiato.
So che è il secondo fiume d'Africa, dopo il Nilo, ma non credevo che fosse così imponente ed impressionante. Immagino l'acqua scorrervi con violenza, la corrente impetuosa ed inarrestabile, i mulinelli che si formano intono ai rami o alle rocce. Mi riprometto di verificare se sarà possibile andare a vederlo da vicino, durante il mio soggiorno, ovviamente lontano dalla città dove l'acqua è sporca ed inquinata. Cerco di ricordare meglio cosa avevo letto in proposito, mi pare che ci siano delle località suggestive con delle cascate splendide, mi appunto mentalmente di controllare meglio la fattibilità di un'escursione, le distanze in Africa sono spesso proibitive.
Ci stiamo avvicinando al terreno e gli arbusti sono così fitti da sembrare un'unica entità.
Allontanandoci dal fiume si scorge una sorta di macchia più chiara , color sabbia, con dei puntini indistinti , probabilmente delle costruzioni.
La zona dell'aeroporto è sempre più vicina e forse è solo una mia impressione ma mi pare che stiamo perdendo quota un po' troppo velocemente.
Si intravedono, in lontananza, delle costruzioni moderne, una linea dritta e grigia e una striscia di terra rossa che separa la pista dalla zona verdeggiante.
Chiudo gli occhi per quello che mi pare un secondo, ma li riapro quasi subito sentendo il carrello per l'atterraggio che si abbassa sotto il velivolo.
La velocità è sensibilmente diminuita e le ruote ormai scorrono sulla pista asfaltata.
Attorno a noi un'intensa nuvola di polvere e terra che fa apparire il paesaggio extraterrestre, le chiome degli alberi sembrano ombre mostruose mentre ondeggiavano dietro la coltre rossastra.
Siamo ormai fermi e i motori si sono spenti, il comandante e l'equipaggio ci hanno salutato tramite l'altoparlante augurandoci un buon soggiorno in francese e in uno strano idioma, non lo riconosco suppongo che sia una lingua locale, forse swahili.
I passeggeri si alzano, prendono i loro bagagli a mano in fretta e furia e corrono verso l'uscita, accalcandosi in modo disordinato nonostante le educate proteste della hostess.
Io e Cri invece ce la prendiamo con calma, non abbiamo fretta e non avrebbe senso partecipare a quella corsa sfrenata.
Mi infilo il berretto arancio con la scritta Next Africa ed entrambe inforchiamo gli occhiali scuri per ripararci dalla luce e dalla sabbia.
Il mio primo impatto con il terreno Africano è molto diverso da come lo avevo immaginato.
Uscendo dall'aereo, l'aria calda e umida mi investe letteralmente, sento le membra pesanti e il fiato corto, come se fossi entrata in una sauna completamente vestita.
Scendo lentamente, temendo un calo di pressione improvviso ed uno svenimento, una volta raggiunto il terreno mi incammino verso l'aeroporto come se avessi delle cavigliere con i pesi. Qui non ci sono navette, ed è necessario percorrere un centinaio di metri a piedi.
Cri ha notato subito la mia difficoltà e la mia espressione angosciata, mi sorride e mi fa coraggio:
" Non preoccuparti, è solo il primo impatto con questo clima ma ci si abitua rapidamente!"
Annuisco sperando con tutta me stessa che abbia ragione.
Raggiungiamo la porta dell'aeroporto cercando di comprendere in che direzione andare.
Per il controllo dei passaporti ci sono quattro file: diplomatici, VIP, nazionale ed espatriati.
Mi guardo intorno smarrita non sentendomi parte di nessuna delle categorie elencate. Osservo meglio, i primi due sportelli, sono praticamente deserti e gli addetti ai controlli hanno un falso sorriso di circostanza stampato sul volto, subito dietro di loro si vedono dei soldati armati con espressioni poco rassicuranti.
Non voglio attirare l'attenzione ed ho bisogno di riposare un po' al fresco, per riprendere energie, prima di recuperare i bagagli e raggiungere Alex.
Con Suor Cristina al mio fianco, mi accodo allo sportello " Espatriati" sperando di riuscire a passare i controlli senza intoppi.
Siamo le uniche passeggere con la pelle chiara ed è difficile passare inosservate, la coda procede lentamente, pare che i funzionari abbiano appunti da fare per ogni passeggero, guardando bene, ogni tanto vedo che alcuni consegnano delle strane buste sigillate.
Purtroppo qui la corruzione regna sovrana e Alex mi ha detto che ha dovuto spesso ricorrere a favori o piccoli omaggi per ottenere permessi o accordi. Non condivido questo modus operandi ma non mi è possibile cambiare queste regole non scritte, farne una questione di principio in questo momento porterebbe solo guai quindi cerco di respirare a fondo e di trattenere la mia lingua lunga, con uno sforzo immane mi impongo di comportarmi con diplomazia.
E' giunto il nostro turno e già temo il peggio, il funzionario fissa il mio berretto ed i nostri zaini ed esclama " Next Africa?" , Cristina risponde prontamente " Oui , Bien sûr !" , lui sorride e ci fa segno di passare senza nemmeno controllare i nostri passaporti.
Ci avviamo verso il nastro per il ritiro dei bagagli e vedo due ragazzini, o meglio due bambini visto che avranno una decina d'anni, che ci corrono incontro sorridendo.
Indossano i berretti arancioni come il mio e le t-shirt arancio con il nostro logo , mi chiedo come facciano a correre così e a non sembrare nemmeno affaticati visto la cappa d'afa che circonda ogni cosa , io faccio uno sforzo enorme anche per compiere il più piccolo gesto .
Ci raggiungono velocemente e il più alto dei due, in un italiano stentato ma comprensibile, dice:
"Ciao, noi aiutiamo voi con baggagi , noi amici Dignor Buni ! Petta fuodi!"
Li guardo con più attenzione, la maglietta e i cappellini sembrano nuovi e puliti, al contrario dei pantaloncini laceri e sporchi; probabilmente Alex li ha convinti ad aiutarci per una manciata di monete e regalando loro i gadget.
Non posso fare a meno di sorridere e di rispondere scandendo bene le parole: " Grazie, siete molto gentili !"
Lui mi guarda con uno sguardo confuso, probabilmente non sa l'italiano, ha solo imparato a memoria il messaggio da riferire e non capisce cosa sto dicendo.
Li seguiamo fino al nastro trasportatore e gli indichiamo a gesti i nostri bagagli, nel frattempo il più piccolo dei due è sparito per ricomparire, dopo qualche minuto, con un carrello per trasportare meglio le nostre valige pesanti ed ingombranti . I nostri accompagnatori si avviano a passo spedito verso l'uscita facendoci capire, a gesti, che avremmo dovuto seguirli.
Mi fermo un istante e riaccendo il telefono, istantaneamente ricevo un nuovo messaggio.
"Ti aspetto fuori, non vedo l'ora di vederti. Alex"
Improvvisamente la stanchezza è svanita, non sento più caldo e fatica, accelero il passo per raggiungere gli altri, sono impaziente di uscire e di incontrarlo, nella mia mente una vocina esulta "Finalmente!"
La porta automatica si apre, i due ragazzini escono, seguiti poco dopo da Cristina.
Io mi fermo ad un paio di metri dalla porta, mi pare di avere i piedi incollati al pavimento, ho il cuore che batte velocemente e sono dilaniata tra il desiderio di varcare quella porta e la paura.
In un attimo di vanità tolgo il berretto e cerco di sistemarmi un po' i capelli, seppur consapevole dell'inutilità del mio gesto.
La porta si riapre e uno dei due bambini mi viene incontro sbracciandosi, visto che non mi muovo, mi raggiunge e mi prende per mano tirando il mio braccio.
Mio malgrado riprendo il cammino verso l'uscita.
Mi ritrovo così nuovamente all' aria aperta, il mio accompagnatore mi sta letteralmente trascinando verso un vecchio pick up telonato color sabbia, lasciando la mia mano, mi indica la direzione da seguire puntando un ditino ossuto verso l'auto, mi fa ciao con la manina e torna all' interno dell'aeroporto correndo, probabilmente in cerca di nuovi clienti.
Guardo nella direzione che mi ha indicato e resto incantata ad osservare un autentico spettacolo!
Il sole sta tramontando, il cielo si è ormai tinto di rosso, rosa e arancio e si fatica a distinguere la linea dell'orizzonte. Scorgo diversi veicoli e qualche costruzione intorno all'aeroporto, a causa del caldo e dell'umidità dalla strada sale una sorta di vapore leggero che rende le forme un po' sfocate , indistinte .
Su questo sfondo vedo Cri che sta parlando con un uomo.
Lui le tende la mano e le sorride dicendo qualcosa, probabilmente si sta presentando ma non ho bisogno di sentire ciò che dice per capire di chi si tratta.
E' alto, slanciato con un fisico asciutto e spalle larghe, muscoloso al punto giusto.
Indossa degli scarponcini gialli stringati, pantaloni sportivi mimetici con tante tasche, come quelli che utilizzano i militari o i cacciatori, ed una semplice maglietta di cotone beige con scollo a V che mette in risalto le braccia abbronzate e lascia intravedere la pelle dorata e glabra della parte alta del torace. E'decisamente attraente.
Salendo con lo sguardo noto il collo e anche quello mi sembra perfetto, non troppo esile e nemmeno taurino, proporzionato come tutto il corpo di quell'adone.
Infine il mio sguardo si posa sul suo viso, quel viso che già conosco dalle foto ma che dal vivo mi fa tremare i polsi.
Gli zigomi marcati ma i lineamenti dolci, le labbra che danno l'impressione di essere morbidissime, i denti bianchi e regolari, un ciuffo di capelli neri che ricade al centro della fronte e copre parte delle sopracciglia, definite ma non troppo folte.
Il naso deciso ma non troppo grande e quegli occhi magnetici in cui potrei letteralmente perdermi.
Alex smette di parlare con Cri e si volta verso di me, mi sorride, mostrando le sue fossette da ragazzino, mi guarda come se vedesse un gioiello prezioso e muove due passi nella mia direzione per raggiungermi.
Sono senza fiato, mi sembra di avere ancora tredici anni e di essere in biblioteca per la ricerca, cerco invano di dire qualcosa ma è come se la mia voce fosse svanita nel nulla.
Mi raggiunge, prende dolcemente la mia mano e simula un inchino di altri tempi, appoggia con delicatezza le labbra sul dorso simulando un baciamano e, guardandomi con intensità, pronuncia in un francese perfetto: "Enchantèe Madamoiselle !" poi, ritornando al suo idioma natale, aggiunge: "Sei semplicemente in splendida forma ! "
Si rialza e mi fa girare su me stessa come se stessimo ballando insieme.
Sono nella confusione più totale, il mio cervello non riesce a connettersi e il mio mutismo prosegue ma per mia fortuna sento una voce "Senti chi parla! ".
Io e Alex ci giriamo simultaneamente pronunciando in coro, in perfetta sincronia, con tono sbalordito " Suor Cristina ?" .
Lei sorride, mi fa l'occhiolino e con finta non curanza ribatte: "Ragazzi ho un velo in testa non sugli occhi! Non si può certo dire che Alex passi inosservato!"
Ci precede a passo rapido e raggiunge il baule per poi girarsi verso di noi e con tono d'urgenza aggiunge:
"Ora credo che sia ora di partire, vorrei raggiungere le consorelle prima che si faccia buio! "
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