Cap 16
Oggi è una giornata caldissima, l'aria è pesante e si fatica a lavorare in cucina. Mi sembra di avere piombo nelle gambe e le palpebre mi si chiudono in continuazione.
Sono agitata all' idea della cena di questa sera , mi conosco e so che sarà molto difficile tenere a freno la mia lingua lunga e non fare espressioni anche troppo esplicite.
Non sono mai stata brava a nascondere le mie emozioni ed i miei pensieri , non ho mai avuto motivi per non esprimere un'opinione in maniera diretta e sincera ma questa volta dovrò trattenermi e veramente non so come fare , credo che appena avrò finito andrò a cercare Cristina. Devo chiedere in prestito gli abiti da monaca per il viaggio verso la città , qui il tempo vola ed ho già trascorso una piacevolissima settimana al villaggio , ma domani Alex dovrà andare in Città , c'è molta merce che deve essere rivenduta , ed è previsto un incontro importante con il console. Come da accordi io andrò con lui .
Quando sono in sua compagnia mi sento sempre strana, a tratti riusciamo a ritrovare la nostra solita sintonia perfetta e a stare insieme come due vecchi amici e colleghi che nutrono affetto ed ammirazione l'uno per l'altro ma spesso mi accorgo che per me non è più sufficiente.
Più tempo trascorro con lui e più mi convinco che sia un uomo straordinario e sono terribilmente attratta fisicamente da lui. Le mie vocine continuano a battibeccare tra loro e non ho le idee chiare , ho paura di rovinare il nostro legame ma non posso fare a meno di desiderare qualcosa di più.
Mentre pulisco le ultime stoviglie cerco di ripetere nella mia mente il discorso che farò a Cristina anche se già so che poi quando me la troverò di fronte non sarò in grado di ripetere questa sequenza precisa di concetti e domande ma mi limiterò a seguire il mio istinto e a lasciarmi andare.
La porta della cucina si apre ed entra padre Enoch , saluta tutti educatamente ma ha un'espressione tesa e preoccupata, si avvicina rapidamente e , in tono educato ma senza troppi giri di parole mi chiede se so dove si trovi Alex. Ho un groppo in gola ed inizio ad agitarmi , è evidente che ci sia qualcosa che non va ma avverto una certa urgenza nel suo tono di voce quindi non so come ma rispondo prontamente " E' andato con Mark nella zona delle piantagioni di tabacco , pare che ci fossero dei problemi con la rete di irrigazione e sono andati a verificare." Il suo sguardo si rasserena un po', mi ringrazia e si allontana velocemente senza dare ulteriori spiegazioni. Zaira mi si avvicina e con la sua sensibilità unica si limita a passarmi un braccio sulle spalle e a sorridermi per incoraggiarmi, mi dice che andrà tutto bene e che probabilmente hanno solo un'emergenza tecnica per cui hanno bisogno di Alex ma che in molte zone i cellulari non prendono quindi le comunicazioni sono difficili. Spero che abbia ragione e riprendo le mie attività cercando di non pensare. Credo che siano passati circa trenta minuti e una suora è venuta a chiamarmi , dicendomi che Suor Cristina è molto impegnata con una partoriente e chiedendomi di accompagnare i bambini in mensa e poi occuparmi di loro , quindi mi sto avviando verso la zona scuola quando sento arrivare due persone correndo , sono Padre Enoch e Alex . Mi salutano con un cenno rapido della mano , mi superano e si dirigono velocemente verso l'ambulatorio.
Una parte di me è sollevata , a quanto pare Alex sta bene ma vorrei capire cosa sta accadendo , si respira aria tesa e questo non mi piace affatto.
Come mi è stato chiesto recupero i bambini e li accompagno in mensa per il pranzo , Faruk si è arrampicato tra le mie braccia come al solito e Inza mi sta raccontando tutto ciò che le è capitato questa mattina , le sorrido e ogni tanto annuisco ma sono distratta e non la ascolto, spero che non mi faccia domande.
I bimbi mangiano avidamente e giocano tra loro , io non ho preso nulla, ho lo stomaco chiuso e non mi va di mangiare.
Mi sento osservata e sento il suo profumo , mi volto e Alex si sta dirigendo verso di me con un vassoio. Sembra incolume ma ha un'espressione seria , preoccupata e stanca. Guardandolo attentamente noto delle piccole rughe agli angoli degli occhi e una sorta di piega sulla fronte , non c'è traccia del solito sorriso sereno ed affascinante.
Si siede accanto a me " Buongiorno tesoro , ho portato qualcosa anche per te , con questo caldo devi nutrirti e bere molto!". Come sempre è semplicemente meraviglioso , è evidente che ci sia qualcosa che non va ma lui riesce comunque a preoccuparsi per me , gli sono così grata per questa sua sensibilità che non riesco a trattenermi e nel ringraziarlo gli sciocco un bacio sulla guancia ispida e questo , incredibilmente, gli strappa un sorriso tirato.
Fissando il cerotto che spicca , bianco sul suo braccio abbronzato oso fargli la domanda che mi tortura da tempo ." Stai bene ? " Lui annuisce lentamente prima di rispondere " Fisicamente si ma ci sono cose a cui non mi abituerò mai !" " Potresti spiegarti meglio ?" " Questa sera a casa , ti spiegherò tutto . Ora non credo che sarebbe opportuno " e il suo sguardo si posta sui bambini.
" Ora vorrei solo stare qualche minuto in tua compagnia , poi Enoch mi accompagnerà a casa a riposare un po', ho appena fatto una donazione di sangue e con queste temperature è meglio che oggi non faccia sforzi.
Tu dovresti rimanere qui e sostituire Cristina con i piccoli, non credo che oggi possa spostarsi dalla zona medica ma ha detto che ti farà avere gli abiti nel pomeriggio. Mark verrà a prenderti dopo il lavoro e ti porterà da me. Non preoccuparti dolcezza , per la cena di questa sera sarò come nuovo e al rientro potremo parlare con calma." Si sforza di sorridere ed ha appoggiato la mano sulla mia.
Mangiamo con calma ed in silenzio , vorrei consolarlo in qualche modo ma credo che abbia bisogno di un po' di solitudine e di tranquillità, ci sarà tempo questa sera.
Dopo aver pranzato si alza , chiede ad Enoch di guardare per un attimo i bimbi e mi accompagna nel corridoio. Cerca un angolo un po' riservato e mi abbraccia teneramente, mi tiene stratta come se fossi la sua ancora di salvezza , sento il suo cuore che batte velocissimo , poi appoggia la sua fronte sulla mia e mi guarda intensamente.
I suoi occhi scuri sono due pozzi profondi di tristezza , mi sembra di affogare guardandoli ma in questo momento lui ha bisogno di questo legame , lo ha volutamente cercato , e non posso distogliere lo sguardo.
Non riesco a capire quanto tempo sia passato ma ora ha gli occhi chiusi e un respiro più calmo, mi da un dolcissimo bacio a fior di pelle sulla fronte e sussurra " Grazie , ci vediamo più tardi."
E, tenendoci per mano torniamo in mensa.
Il pomeriggio passa tranquillamente , ho letto una favola ai bimbi , abbiamo guardato gli episodi di Tom e Jerry e abbiamo giocato un po' all' aperto. Cristina non si è vista ma Zaira ci ha raggiunti mi ha consegnato l'abito da monaca e mi ha riferito ciò che ha sentito.
A quanto pare questa notte una giovane donna, ospite qui a Camp Jesus, è entrata in travaglio , il parto però è stato particolarmente complicato. La ragazza era giovane e minuta e il bambino molto grosso e posizionato in modo strano. Cristina e il personale medico hanno fatto tutto il possibile per assisterla e finalmente in tarda mattinata il bimbo è nato. Il neonato è sano e forte ma la madre è in condizioni critiche, non è possibile trasferirla in città perché è troppo debole ma aveva bisogno urgentemente di una trasfusione. Sono andati a chiamare Alex di corsa perché ha un gruppo sanguigno compatibile e , a differenza di altri abitanti del villaggio , conduce una vita sana quindi il rischio di trasmissione di malattie è ridotto. Certo qui non è possibile fare tutti gli esami e gli accertamenti che si fanno abitualmente in Europa , ed in Italia in particolare, ma lo ritengono una persona affidabile e in caso di emergenza hanno deciso di fidarsi e di rischiare.
Mi sovviene il discorso che mi aveva fatto in Hotel la prima sera , vive qui da tanti anni ma non è africano , non ha quella capacità innata di sorridere sempre e di affrontare anche le difficoltà più grandi con ottimismo e allegria , convinti che sia giusto accettare tutto ciò che il destino ti propone.
In Africa la morte per parto è ancora normalità ma per noi è inaccettabile.
Basterebbe poco per garantire maggiore sicurezza, e domani , dalla città vorrei iniziare a fare un po' di telefonate e a mandare un po' di E-Mail. Credo che sia arrivato il momento di valutare la possibilità di creare un piccolo ospedale nel villaggio e questa sera stessa o domani durante il viaggio vorrei parlarne con Alex.
Mark è arrivato e durante il tragitto verso casa abbiamo parlato un po'. E' molto scosso dall' accaduto , lui qui al villaggio ha incontrato il suo grande amore Miha , si sono sposati recentemente e vorrebbero avere tanti bambini e una famiglia numerosa ma la loro vita è qui, non desiderano trasferirsi e lui teme che possa accadere qualcosa a sua moglie o ai loro futuri figli. Mi racconta un po' di come si sono conosciuti ed innamorati, lui temeva che la famiglia di lei fosse contraria al loro legame perché lui è francese , invece non ha avuto nessuna difficoltà , essendo europeo qui al villaggio ha una certa posizione e poteva garantirle una vita migliore. Il padre aveva dato il suo assenso alle nozze e la madre gli aveva solo chiesto di essere un buon marito , attento e non troppo violento ma sono raccomandazioni superflue , Mark è un uomo generoso e schietto e , da come ne parla , adora la sua compagna , credo che non le torcerebbe nemmeno un capello.
Mi lascia davanti a casa di Alex salutandomi rapidamente , ci rivedremo tra un'ora circa e andremo tutti insieme a casa di Partice Lumumba , il capovillaggio.
Apro lentamente la porta e Alex è lì seduto sul divano , indossa solo i pantaloncini grigi , nessuna maglietta , ha i capelli umidi come se avesse appena fatto la doccia e con mio sollievo sembra tornato sereno . Mi sorride con fare malizioso mostrandomi le splendide fossette che adoro , si alza , si dirige verso di me , sposta la mia solta ciocca dietro l' orecchio e mi saluta
" Bentornata , ho sentito la tua mancanza." Sono confusa, ogni fibra del mio corpo mi suggerisce di gettargli le braccia al collo e baciarlo , per mettere fine a questa continua tortura tra istinto e ragione ma è lui il primo ad allontanarsi e a dirigersi verso la sua camera , " dobbiamo prepararci per la cena , abbiamo meno di un'ora e io sono più lungo di voi signore a prepararmi. A dopo !" Mi lancia un bacio a distanza e fa l'occhiolino per poi sparire dalla mia vista.
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