Capitolo 6 -Rivelazioni-
Awryn sentiva uno strano tremolio percorrerle le mani mentre aspettava che Uriel parlasse. L'aveva fatta chiamare appositamente e ora stava in silenzio, con lo sguardo basso e la fronte aggrottata.
-Ti devo ringraziare- le disse con una nota di asprezza nella voce.
-Per cosa comandante?- chiese lei sollevando un sopracciglio.
-Per avermi salvato da quel gigante- Uriel si prese un attimo per pensare -ho perso la concentrazione quando ho visto che ti stava caricando...- ancora una volta lasciò una frase incompleta. Awryn improvvisamente si sentì infastidita: cos'era quell'attenzione che le riservava? Perché continuava a comportarsi così con lei?
-Non dovrebbe, sono uno dei suoi uomini, non può deconcentrarsi ogni volta che qualcuno viene ferito- rispose lei seccamente.
-No, hai ragione, ma tu non sei un uomo...- Uriel stava per dire qualcosa, ma Awryn sentì una rabbia profonda gorgogliarle nella gola.
-E con questo? Sono un soldato come tutti gli altri!- protestò quasi urlando -Non vedo il motivo per cui ci si debba preoccupare di me- concluse a denti stretti.
Uriel rimase allibito, per un istante un velo di collera oscurò il suo sguardo, ma subito si raddolcì. Tornò a guardare verso il basso e con voce mesta parlò ancora.
-Perché per me non sei come chiunque altro. C'è qualcosa di diverso in te...-
-Ora basta! Smettila! Smettila subito! O hai il coraggio di dire qualunque cosa ti stia passando per la mente oppure questa conversazione finisce qui- rispose lei sprezzante. Si rese conto che stava mancando di rispetto al comandante, ma non le importava.
I due rimasero qualche secondo a fissarsi. Awryn non capiva, eppure quello sguardo le raccontava un turbamento di cui forse voleva sapere. Con un gesto fulmineo Uriel la prese per mano, intrecciando le dita con le sue e la tirò verso di sé, mentre le pupille di lei si dilatavano dall'incredulità.
-C'è qualcosa di diverso in te- ripeté bisbigliandole all'orecchio, mentre il dolce odore dei capelli di lei gli riempiva le narici -è come mi fai sentire- egli posò la mano che stringeva sul suo petto, -il mio cuore batte così ogni volta che ti vedo, mentre tace quando tu non ci sei-.
Awryn non sapeva cosa dire, si sentiva immersa in un flusso di pensieri, dei quali non riusciva a cogliere le sfumature. Era come tentare di acciuffare un pesce rosso in una pozza di emozioni.
-Posso disturbare?- chiese una voce famigliare alle sue spalle.
Awryn si allontanò dalla stretta di Uriel velocemente, tentando di ricomporsi. Fu grata a Barn per quell'interruzione, anche se poteva solo immaginare i risolini che il ragazzo avrebbe fatto non appena fossero stati fuori dalla portata dell'orecchio del comandante.
-Barn! Stai bene, vedo!- la voce di Uriel ancora mostrava un filo di eccitazione, ma cercò di essere disinvolto come sempre.
Barn sollevò il moncherino sorridendo, aveva il volto scavato ma sembrava sereno.
-Diciamo che ho imparato a usare l'altra mano per tante cose- disse mentre si metteva di profilo, esibendo una spada nuova di zecca dal taglio sottile e preciso, un'arma orientale come se ne vedevano poche in quelle terre.
-Ho imparato a usare questa- disse mentre con un movimento della testa indicava la lama. -Ad ogni modo sono qui per portare notizie che sono giunte di recente a Irdia.-
-Parla pure- tagliò corto Uriel.
-I Sunek hanno sfondato le linee di difesa a Catyra: sono penetrati, nonostante fossero arrivate altre legioni da Miorn, passando dal ponte sul Grande Fiume. Ora sono diverse miglia oltre il confine per Telar e i nostri fanno fatica a tenerli a bada-. A quelle parole Uriel si rabbuiò.
-Potrebbe essere una trappola per distogliere la nostra attenzione da questo fronte, dobbiamo capire che intenzioni hanno e per farlo abbiamo bisogno di un diversivo che li tenga a bada per un po'-.
Il comandante cercò una soluzione mentalmente. La rastrelliera rientrò nel campo visivo di Uriel, mentre ancora la sua fronte increspata mostrava le sopracciglia bionde arcuate e la cicatrice sull'occhio sinistro.
-Manda un messaggio a Irdia da parte mia: che siano inviati a Catyra dei carri. Devono sembrare a tutti i costi dei rinforzi. Ogni postazione fortificata deve apparire occupata e minacciosa. È necessario resistere finché non capiamo quale sarà la loro prossima mossa, non possiamo lasciare scoperta Nirel- disse rivolto ad Awryn. La ragazza si rilassò, il comandante le stava dando modo di pensare a ciò che era successo, quindi si congedò.
***
Verkela sbuffò, infastidita da tutte quelle formalità. Aveva condotto il suo cavallo e quello della sua compagna di viaggio attraverso le rocciose montagne della regione solo per arrivare lì ed ora le avevano bloccate e non le facevano passare.
-Insomma quante volte ve lo dovrò dire? Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo vedere il comandante, o chiunque sia il più alto in grado in questo insulso accampamento!- protestò seccata.
Rhielorm le posò delicatamente una mano sul braccio e con uno sguardo le due ragazze si capirono.
-La prego sia comprensivo, abbiamo delle informazioni riguardanti i Sunek- il sorriso di Rhielorm era fresco e sincero e la guardia sembrò incerta sul da farsi.
-Informazioni sui Sunek?- chiese un ragazzo gracile avvicinandosi al terzetto. La mano sinistra era posata sulla vita, con una posa impertinente, la mano destra non c'era.
Barn le guardò divertito, fece un mezzo inchino galante e disse rivolto alla guardia:
-lasciate che queste signorine mi seguano-.
***
Awryn era tornata nella tenda di Uriel per fargli controllare il messaggio che stava per mandare, quando Barn entrò accompagnato da due figure incappucciate.
-Comandante queste ragazze sostengono di essere due mistiche e di avere informazioni sui Sunek.-
Uriel chiese a Barn di uscire dalla stanza, Awryn fece per seguirlo ma il comandante la fermò stringendole un braccio.
-Devo ancora finire di parlare con te, resta- le disse.
Le due figure sollevarono il cappuccio e Awryn rimase sorpresa da quello che i suoi occhi stavano vedendo.
Davanti a lei c'erano due splendide fanciulle, che avevano pressappoco la sua età. Si tenevano per mano e la postura di entrambe era perfettamente speculare. Eppure erano così diverse. Una bionda, con un viso ovale e nordico, la pelle lattea che faceva risaltare i suoi occhi di ghiaccio e un'espressione risoluta. L'altra esile, bassa e con un viso sottile, coperto di lentiggini e incorniciato da capelli castani.
Ad Awryn sembrò che entrambe fossero molto belle, la bionda fasciata in un abito nero e rosso, la mora stretta in un paio di pantaloni aderenti e in un gilet severo. La più alta delle due abbandonò la stretta dell'altra e tese la mano, avvolta in un guanto nero.
-Io sono Verkela e lei è Rhielorm- disse semplicemente mentre lui le stringeva la mano, per poi tenderla verso di lei.
-Io sono il comandante Uriel e lei è il soldato semplice Awryn. Vi ascolto.-
-Io e la mia compagna siamo due studiose del Caos comandante, ci siamo conosciute proprio per questo nostro comune interesse e da quell'istante non ci siamo più separate. Abbiamo saputo che recentemente avete battuto delle entità, dei giganti, creature distorte e deviate, bramose di schiacciare le vostre fila.
Ebbene comandante, voi non avete idea di quello con cui vi state battendo, noi si- la ragazza tacque qualche istante, analizzando l'effetto che le sue parole producevano.
-No, ammetto che non avessimo mai affrontato prima nulla di simile- ammise Uriel -ma i miei uomini si sono battuti con coraggio e non dubito che affronteremo qualsiasi cosa ci riservi il futuro a testa alta.-
-Ascoltate quello che hanno da dire comandante- chiese Awryn, ricordando quell'inquietudine che aveva pervaso l'accampamento in quei giorni.
-Vi chiediamo solo pochi minuti della vostra attenzione, sarete poi libero di disporre come volete delle informazioni che vi stiamo per fornire- disse Rhielorm, poi aggiunse -d'altra parte, comandante, voi non conoscete Gorn come lo conosco io.-
Uriel sgranò gli occhi, Verkela sorrise. Rhielorm era riuscita ad avere l'attenzione che cercavano.
-Parlate- disse il comandante a denti stretti.
***
-Ricorderete forse il signore di Tirija, Codlor di Tai'ir. Ebbene quello era il padre di Gorn.
Prima che i Tai'ir cadessero in disgrazia e le loro cave si esaurissero, erano tra le famiglie più ricche e più potenti di tutta Dror. Mia madre e mio padre erano a servizio presso di loro e io sono cresciuta tra le loro stanze. Gorn era mio compagno di giochi quando ero piccola. Era un bambino viziato e maligno, ma all'epoca non credevo che fosse più di uno smorfioso- la ragazza sospirò con aria sconsolata.
-Gorn era un amico per me, nei confronti del quale confesso che provavo in qualche modo dell'ammirazione. Era bello, sempre distinto, qualche anno più grande di me e con quel piglio carismatico di chi può sempre fare ciò che desidera. Eppure ricordavo di averlo visto intento in qualcosa di strano, lo avevo sorpreso più volte con atteggiamenti violenti verso il gatto di casa e qualunque animale finisse sotto le sue grinfie spariva. Una volta, giocando a nascondino, lo trovai nascosto tra i cespugli, dopo ore di assenza, circondato dai corpi esanimi degli usignoli che sua madre tanto amava, mentre si passava le mani sporche di sangue sulla lingua. Corsi via prima che mi vedesse, ero terrorizzata. Sapevo che mi aveva sentita e mi tenni alla larga per qualche tempo. Dentro di me non volevo credere a quello che avevo visto, come poteva, quello che credevo essere un amico, avere una natura tanto crudele?-
Gli occhi di Rhielorm sembrarono offuscati da una patina biancastra e lucente, ma la ragazza ricacciò indietro le lacrime.
-Era sempre più prepotente, borioso e la sola idea di restare con lui mi terrorizzava.
Una sera non riuscii a prender sonno, avevo fatto un incubo e sapevo che leggere mi distendeva i nervi. Scivolai silenziosamente verso la biblioteca della grande casa immersa nel sonno, ma quando fui sul punto di abbassare la maniglia un sottile fremito mi bloccò.
Qualcuno era dentro, la porta non era chiusa e uno spiraglio di luce penetrava dal battente. Dall'interno proveniva un febbrile sfogliare di pagine e il graffiare di una penna sulla pergamena.
Rimasi congelata dal terrore, potevo scorgere chiaramente la figura di Gorn, seduto di spalle, stagliarsi contro la luce diffusa da alcune candele. Egli s'interruppe come se avesse udito qualcosa e io mi portai istintivamente le mani alla bocca, per paura che mi sentisse respirare.
Poi sollevò la sua mano sinistra e la guardò intensamente. Le sue spalle furono scosse da una risata trattenuta e mentre con l'altra mano si teneva lo stomaco, la pelle di quella che teneva tesa nel vuoto, davanti al suo viso, mutò. L'arto iniziò a tremare, le dita a distorcersi e a gonfiarsi. Un nido di serpi sembrò esplodere dal suo polso e la sua risata si fece sguaiata, mentre quegli orridi tentacoli si agitavano nell'aria. Arretrai terrorizzata, inciampando nel tappeto.
Gorn spalancò la porta e vedendomi i suoi occhi dardeggiarono, colmi di rabbia. Riuscii a scappare alle sue grinfie, ma sapevo che non potevo evitarlo a lungo. Il giorno dopo lui mi si avvicinò, tentò di convincermi che avevo sognato. La sua voce era melliflua, ma ero certa di quello a cui avevo assistito.
Sin da quando ero piccola, mia madre mi aveva raccontato leggende sul Caos e sugli spiriti che da esso provengono, quindi sapevo ben riconoscere la corruzione di uno spirito maligno, quando la vedevo. Gorn era uno di quegli spiriti, ne ero certa e glielo urlai in faccia. Mi mise una mano sulla bocca, mi minacciò, ma capì che non avrei taciuto. Qualche giorno dopo i miei genitori furono scacciati dai Tai'ir. Ora che i miei occhi si erano aperti sulla realtà celata dietro gli antichi racconti, ero decisa a saperne di più. Fu seguendo i miei studi sul Caos che incontrai Verkela, qualche anno più tardi.-
-Quindi voi state dicendo che le storie sugli spiriti sono vere?- chiese Awryn esterrefatta.
-Possiamo provarlo- s'intromise Verkela. Ella sfilò il guanto, mostrando la sua mano. Awryn schiuse le labbra in un'espressione di sconcerto. Davanti a lei le affusolate dita dell'asceta sembravano dissolversi nell'aria come se fossero state inconsistenti. Rilucevano argentee, lasciando trasparire, dietro, il volto contratto della donna.
In quel momento entrò Okksel, la cui incredulità arrestò le parole che stava per proferire sulle sue labbra. Uriel gli fece cenno di tacere, ma il ragazzo non aveva intenzione di parlare. La mano evanescente di Verkela non era la sola cosa che aveva attirato la sua attenzione. Egli fissò a lungo la ragazza, mentre lei ricambiava il suo sguardo quasi pietrificata. Chi era quell'angelo stupendo dal volto perfetto, cesellato in un marmo così finemente lavorato? Chi era quella ninfa i cui occhi gelati lo trafiggevano al cuore in modo tanto inarrestabile, infuocando la sua corsa e accendendolo d'incanto?
-Chi siete?- chiese Uriel.
-Vedete comandante, voi credete che il Caos sia frutto di antichi miti, eppure non è così. Per quanto assurdo vi possa sembrare, voi siete figlio del Caos, come chiunque altro.-
Verkela sorrise ed aggiunse:
-si può dire, però, che io lo sia per discendenza diretta. Conoscete la figura dell'Errante, immagino. Egli è l'emissario del Caos, colui che riposa nella tomba degli uomini, si dice, poiché ogni sua venuta è accompagnata da guerre e carestie. In realtà non è così. L'errante è l'unico spirito neutrale, per questo egli è l'emissario e nessun altro potrebbe esserlo al suo posto. Per capire cosa egli faccia è necessario che io spieghi prima cosa sia il Caos-.
-Le storie narrano che il Caos sia la cloaca del male dell'universo, un'immensa fonte di mostruosità che vengono rigurgitate di continuo sulla terra. Ebbene nulla è più sbagliato. Il Caos è tutto ciò che potrebbe essere e tutto ciò che è stato, un'indefinita mescolanza di possibilità. Dal Caos proviene tutto ciò che nasce e al Caos torna tutto ciò che muore, in un ciclo senza fine, eterno e perfetto nella sua ritmicità. Da esso derivano i fiori, il pianto di un bambino, o lo splendido viso della donna che vi sta di fianco- la ragazza ammiccò verso Awryn, sorridendo.
-Il Caos è artefice della creazione, quanto della distruzione stessa dell'universo. Sembra, dai nostri studi, che queste creazioni e distruzioni non siano completamente casuali, a differenza di quello che si potrebbe pensare, ma una compensa e regola l'altra, come se ci fosse un equilibrio invisibile dietro.-
Verkela si rese conto che ancora non riuscivano a capire le sue parole e provò ad essere più specifica.
-L'Errante ha un ruolo fondamentale. Egli ha il compito di aprire le porte del Caos, in modo tale che qualcosa da quella materia informe si stacchi e acquisisca caratteristiche proprie. In questo l'Errante non è responsabile di quello che fuoriesce, non è lui a scegliere. Egli non può essere fermato, può essere solo indebolito, ma è il suo stesso padrone a rallentarne il passo. Quando l'Errante ha aperto un certo numero di porte, sembra che si dissolva nella sua tomba d'etere, come citano i canti. Ciò da il tempo a quello che è fuoriuscito di alterarsi e incorporarsi nella cornice del mondo, poiché l'unico tratto fisso di questa terra è il mutamento eterno che lo caratterizza. Niente è mai uguale.-
-State forse dicendo che Gorn è una creatura non umana?-
-No, non è esatto. Dalle porte del Caos arrivano anche gli spiriti, della luce o del buio che siano. Ormai sono sempre più rari, ma c'è stato un tempo in cui erano molto frequenti. Li chiamavano Aina e Cilyia. I Cilyia, ovvero le ombre, trovano albergo nel cuore degli uomini impuri e ciò è spesso causa di guerre. Questo è il caso di Gorn. Egli ha un'ombra dentro di se, ma non è stata l'ombra a determinarne l'indole malvagia, anzi è tale indole spontanea che gli consente di attirare e ospitare lo spirito.-
A questo punto della conversazione i guerrieri erano ammutoliti e sorpresi. Rhielorm prese la parola per un'istante e disse:
-quando Gorn scoprì l'esistenza dello spirito dentro di sé era solo un bambino, ma ciò lo distrusse definitivamente. Penso che abbia iniziato a credere di essere un dio e a sviluppare idee su come avrebbe potuto conquistare il dominio sulle terre di Dror.-
-C'è ancora qualcosa che non avete spiegato- disse Uriel -la mano della vostra compagna-.
-Questo è molto più semplice da spiegare- disse la bionda sorridendo -io sono la figlia umana dell'Errante.-
-Non è possibile- commentò Okksel.
-Invece è così, vi dico. Quando nacqui io, fu aperta una porta del Caos; per errore l'errante trasferì parte della sua essenza in me. Ricordate cosa dicono i racconti? Che di lui si percepisca solo il rumore dei suoi catenacci, o che lo si scorga con la coda dell'occhio. Ebbene io sono l'unica al mondo che è in grado di vederlo e l'unica in grado di evocarlo.-
Ora Uriel, Awryn e Okksel erano decisamente esterrefatti, forse avevano ricevuto troppe rivelazioni tutte assieme, ma il comandante si rese conto dell'importanza che quelle informazioni potevano avere.
-Quindi per quale motivo siete qui? È forse per dirci che stiamo combattendo una guerra inutile? Che Gorn è invincibile?- chiese Okksel.
-No, al contrario, vi stiamo dicendo che è sorprendente che siate riusciti ad abbattere quei giganti e che forse tra le nostre conoscenze e le vostre abilità, possiamo trovare un modo per batterlo.-
Verkela si avvicinò al giovane e gli posò delicatamente una mano sulla spalla:
-il vostro animo dev'essere forte e incorruttibile, perché se cedete non ci sarà più speranza.-
Il viso di Okksel avvampò, ma non riusciva a sottrarsi agli occhi magnetici della mistica.
Rhielorm decise di interrompere quel momento di imbarazzo, rivolgendosi al comandante e ad Awryn:
-sapete cosa fossero quei giganti comandante?- Uriel rispose con un cenno di diniego.
-Uomini, come voi- disse lei. Il comandante fu percorso da un brivido -ma con un cuore consumato dall'odio, dalla brama di potere, dal desiderio e dalla superbia, le cui menti Gorn può manipolare a proprio piacere, grazie ai suoi poteri. Una coscienza impura può essere distorta dalle lusinghe che egli gli offre. Una volta che quell'animo è stato intaccato, Gorn può disporre come vuole della natura umana. Di quelle creature ha fatto crescere il corpo proporzionalmente all'ego. Ora, capitano, avete finalmente capito con cosa avete a che fare.-
Spazio autrice:
salve a tutti! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (nonostante sia un po' corto) e che ora alcune cose siano più chiare. L'ho dedicato ad un profilo condiviso che hanno due ragazze meravigliose, @Asuna-senpai e @Syami98, le mie Verkela e Rhielorm, per così dire. Spero che le parti "concettuali" siano sufficientemente esaustive e che quelle "romantiche" non siano troppo melense D:
Ditemi cosa ne pensate.
Vi ringrazio moltissimo del supporto che mi state dimostrando! Grazie mille veramente!! Spero di poter aggiornare presto. <3
Wendy
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