Capitolo 28 -Rinascita-
Bianco. Tutto ciò che era, era bianco. O forse... tutto quello che sarebbe stata? Forse era sospesa, come una piuma nel vento. Ricordava ancora come fosse una piuma? Quella parola le diceva qualcosa, eppure non riusciva ad afferrarla, era come se si stesse sciogliendo, come la neve. Era fredda la neve? Lei non sentiva freddo. Lei non sentiva, a ben pensarci. Sapeva di essere parte di un tutto, ma quale tutto e quale parte? Aveva il naso fuori da una porta? O dentro a qualcosa?
Da dove veniva quel pensiero di una porta? Sapeva di esserci in mezzo ma non la vedeva, né, se l'avesse vista, avrebbe saputo descriverla. Eppure qualcosa glielo diceva. Forse quel fastidioso puntino nella luce...
Cosa mai poteva contenere quel punto? Esso l'attirava, come se lo spazio e il tempo attorno a lei vi si curvassero dentro. La luce non l'accecava, perché lei non aveva occhi, non in quel momento per lo meno. Forse un tempo ne aveva avuti, e chissà cos'avevano visto quegli occhi. Eppure, privatane, lei vedeva il punto. Iryil si avvicinò, lo prese fra quelle che un tempo erano state le sue mani. Dov'erano ora le sue mani? Non lì, non dentro lo squarcio del Caos in cui si trovava ora. Anima peregrina, ora era libera dai pesi della vita, ora poteva tornare al tutto, poteva trovarvi lo scorrere di ogni cosa eterno ed immutabile. Una pace infinita. Ma Iryil non la sentiva. Sentiva solo quella piccola sfera che le ruotava fra le dita, imbrigliando la sua attenzione con mille colori. Un prisma, uno specchio di mille sfumature...persino il nero. Sapeva di essere morta. Lo sapeva, certo. Ma si aspettava di accusare ancora i sintomi della malattia. O forse lo schianto col suolo era stato troppo violento? Le sue ossa frantumate, il suo sangue versato, i suoi organi disfatti.
La sfera continuava ad imporsi alle sue attenzioni. Macchie si muovevano frenetiche al suo interno, emozioni vi si agitavano. Iryil le percepiva, riflesse dentro di sé, nella sua parte umana. Ma non avrebbe dovuto cessare di sentire? Avrebbe per sempre percepito quella morsa acuminata al petto? Che maledizione avrebbe potuto colpirla a quel modo? Era dolore. Poteva identificarlo senza ricorrere alla memoria, ma dolore di chi? La sfera tremò, grande ormai quanto la sua testa. Ne provenne un guaito, un pianto e urla.
Iryil riconobbe Rakm, Awryn e Moem. Si struggevano lì, dentro quel globo. Perché poteva distinguerli ancora? Quale scherzo del destino, in tutto quel fluire di vita e morte, la portava lì, con sofferenza, a percepirne quella dei propri cari. Non avevano già sofferto abbastanza? Non poteva il distacco essere totale? Iryil cercò di concentrarsi su qualcos'altro. Voleva essere altrove, voleva un roseto, ma senza spine. Solo fiori, fiori che sbocciavano ovunque riempiendo l'aria con il loro profumo. Ma c'era qualcosa, c'era una spada da qualche parte... cosa ci faceva lì una spada? Che fosse ancora in parte di là?
Iryil ebbe terrore: si vide bloccata in quel limbo a metà. Ma come poteva essere possibile? Era morta, no?
Era davvero così la morte? Si sentiva l'eco della vita tangibile e l'eco del tutto che avrebbe potuto diventare vita? Ma Iryil sentiva distintamente le voci dei suoi amici, così come il profumo dei fiori. No, quella non era la morte. Iryil era viva.
Come poteva essere? Si concentrò su di sé. Com'era la vita prima che lo spirito le offrisse il patto? Faticava a ricordarlo, ma sapeva che c'era dolore. Il dolore che provava ora, tuttavia, non ci somigliava per niente. Non era un male fisico, era distanza, assenza, perdita. Si chiese se fosse l'assenza dello spirito, o di coloro che aveva lasciato dietro di sé, ma conosceva la risposta. Era una nostalgia umana, fortissima, di quegli abbracci che avrebbero riempito ogni istante di luce. Non la luce bianca in cui si trovava, no, di luce dell'anima, traboccante di felicità. Momenti racchiusi in un sorriso, in una carezza. Come poteva sentire così umanamente tutto ciò? Eppure c'era anche qualcos'altro...
C'era la vita, che poteva plasmare ancora con le sue mani. Fiori, ora vedeva le rose. Fiorivano là, lontano da lei, eppur vicine. Era lei che le faceva fiorire all'interno della sfera sopra di lei? Allora forse lo spirito c'era ancora, dentro di lei? Come avrebbe potuto?
Se Awryn, Moem e Rakm erano ancora vivi allora la guerra era finita. Ma certo, il Custode aveva chiuso il portale. E lo spirito oscuro dov'era? Era... era...
***
Iryil fu scossa dalle convulsioni. Awryn iniziò ad urlare, mentre la ragazza schiumava, con gli occhi vitrei rivolti al sole che penetrava nella grotta. Chiamò aiuto, con quanto fiato avesse in gola, proclamando che era viva, che aveva bisogno di aiuto. Rakm iniziò ad uggiolare, Moem la guardava con gli occhi sgranati e le braccia aperte alla volta della grotta, impotente, colto alla sprovvista e atterrito al tempo stesso.
-Dobbiamo aiutarla! Rhielorm, curala!- urlava il tenente, reggendo quella quasi sorella fra le braccia, piangendo e tenendole alta la testa.
-Come può essere viva? Era morta l'avete visto tutti! È caduta da almeno dieci iarde da terra! - s'intromise Nayif, gesticolando freneticamente.
-Questa dev'essere un'altra diavoleria del Caos, non possiamo lasciare che l'ultimo colpo di coda distrugga Dror!- disse Farkas.
-Ha ragione- concordò Aner, terrorizzato -l'ennesimo ostacolo fra noi e la pace. Dovrebbe essere morta, non possiamo portarla a Miorn!-
-Che cazzo vi prende?- gli urlò Moem. -È Iryil, quella che si è sacrificata per voi, idioti! Se c'è anche una sola speranza di salvarla io non la sprecherò. È la persona migliore che io conosca! Non meritate nemmeno di essere al suo cospetto se la pensate così.-
-Ma Moem, prova a pensarci! Cosa potrebbe averla riportata in vita dopo giorni che non respira? Non c'è nulla di buono in questa faccenda! Dobbiamo ucciderla- rincalzò Farkas.
-Qualunque sia il motivo noi dobbiamo salvarla! Diamole una possibilità, lei l'ha data a noi tutti! Per favore...- implorò Moem. Il suo tono si fece lamentoso e il suo viso una maschera di lacrime.
-Vi prego, è Iryil, è come una sorella per noi tutti, non avete motivo di temere! Aiutatemi! Salviamola!- continuò Awryn. Rhielorm le si avvicinò e senza dire altro impose le sue mani sul petto di Iryil. Gli altri protestarono, Moem si lanciò su di loro per fermarli, ma i tre ebbero la meglio. Uriel si frappose, gli rivolse uno sguardo misto di apprensione e compassione.
-Avete giurato di difendere ogni cittadino di Dror, così farete anche con Iryil- disse il comandante. -State lontani da Iryil, lasciate che Rhielorm la curi.-
***
La sfera la inghiottì. Erano lì tutti e due dentro di lei. Li sentiva battersi, furiosi, inconciliabili. La dilaniavano, la distorcevano, la schiacciavano e deformavano, portandola ad un soffio dalla vita, ad un'esalazione dalla morte. Doveva contenerli, doveva farlo per vivere. L'oscurità la voleva soffocare nelle sue spire ardenti, la luce voleva liberarla nel suo candore. Iryil però seppe che erano ormai parte di lei: non più spiriti distanti dal suo, ma vicini, sempre più. Doveva solo riunirli, controllarli, fonderli. Cosa sarebbe successo poi? Non poteva, non voleva preoccuparsene. Forse sarebbe morta, avrebbe avuto finalmente pace. Forse sarebbe tornata in vita, una vita di sofferenza e di malattia.
Percepì il dolore fisico, come lambirle le membra, lontano e cullato da un tepore che lo alleviava. Sentì l'oscurità, bisbigliarle che ora poteva, se avesse voluto, forzare le menti altrui, menti che volevano uccidela... Eppure perché avrebbe dovuto? Sentì la purezza della luce chiederle di illuminarne il cammino. Ogni uomo doveva scegliere, ogni uomo aveva dentro di sé entrambi gli aspetti dell'esistenza ed era, nel suo piccolo, artefice del fato. Ognuno viveva l'era del Caos, un'era in cui non si conosceva così a fondo da poter dire quale via avrebbe percorso. Ed era giusto che sbagliasse, era giusto che tornasse indietro, che provasse dolore, pentimento, gioia, orgoglio, male e bene. Poiché senza la conoscenza dell'uno non era possibile dire di perpetrare l'altro.
E dunque lei cos'era ora? Un'entità in lotta fra vita e morte, gioia e dolore? Aveva, lei, possibilità di scegliere? No, se era al centro fra questi due mondi in collisione, non ne aveva. Lei era entrambe le cose, ed ora era Caos allo stato puro. Era lotta e pace, ma come conciliarle? Cosa la distingueva dal Caos? Il caso mutava da un aspetto all'altro in un fluire continuo, in cui tutto tornava e da cui tutto nasceva. Ma lei era qualcos'altro...
In un istante era come al fondo di un pozzo oscuro e profondo, schiacciata dal peso dell'acqua sopra di lei. Sarebbe rimasta lì? Lontana dalla luce che splendeva sulla superficie? Era sua quella luce, frutto delle sue mani, delle sue mani. La morte le era compagna, lì, annidata nell'oscurità. Fu l'impulso al movimento che la sollevò, bastò il pensiero di raggiungerla e, lentamente, la sua essenza riemerse. Galleggiò, scortata dalla carezza del vento. Tese quindi il braccio e intinse il dito nella sfera.
***
Iryil aprì gli occhi, mentre l'aria umida e fredda permeava i suoi polmoni, assieme al profumo delle rose. Era di nuovo umana ma sapeva di avere poco tempo. Il volto di Awryn che piangeva e rideva si delineò davanti a lei, così come Moem , Uriel e la Custode. Dietro di loro, espressioni terrorizzate e stanche di combattere. Come fare a spiegare ciò che le era accaduto? Come pronunciare un addio alle persone che aveva amato?
Prese fiato, -no, non sono viva- disse in risposta ad Awryn. Vide l'amica spegnere il sorriso e scuotere la testa.
-Ma come, che intendi?-
-Gli spiriti non sono vivi, non nel modo in cui l'intendi tu, giacciono a metà fra il Caos, la vita e la morte, quando sono nella loro forma completa, quando le controparti che erano alla nascita si ricongiungono.-
Iryil percepì che Awryn non capiva, sentì una stretta sulla propria mano e sollevando lo sguardo vide Moem colmo di angoscia. Moem aveva afferrato.
-Dentro di te hai anche lo spirito di Gorn ora, ecco perché non sei morta- le disse il ragazzino.
Iryil annuì. -Cosa sei?- s'intromise Farkas, con fare bellicoso.
-È difficile comprenderlo... come chiami un'entità che ha dentro di sé bene e male, creazione e distruzione? Il Caos mi concede poco ancora in questa forma...- aggiunse passando lo sguardo su di loro con urgenza -sono qui per salutarvi.-
-Cosa? Tu non puoi andar via ora!- la implorò Moem. Iryil gli prese fra le palme il mento, ancora tondo eppure già coperto di barba. -Tu hai capito, piccolo Moem, quindi sai che non posso restare. La mia essenza non è più umana. Non ho ancora certezza del mio futuro, ma so che ho un'udienza speciale col Caos.-
-Sei l'Errante ora?- chiese Awryn, confusa. Iryil fece un cenno di diniego. -No, l'Errante era un messaggero, ora la sua essenza è divisa in due, una parte all'Erede, l'altra al Custode- rispose indicando Rhielorm.
-Vedete, tutto nell'universo è in equilibrio. Non si tratta di una condizione immutabile, anzi esso sta proprio nel continuo cambiamento. Il perno di tutto ciò è l'uomo, le sue azioni spostano l'equilibrio, ma come viene spostato in un senso, può esserlo in senso opposto. Tutto ciò che è al di sopra dell'agire umano viene al mondo già con la sua controparte. Così l'Errante ha generato un'Erede che sia capace di aprire i portali, di usare la mente per ferire, e una Custode che possa chiuderli, guarendo il mondo delle sue ferite. Allo stesso modo il Caos aveva generato uno spirito di luce per ogni ombra. Gorn fu l'ultima oscurità dopo che gli spiriti furono cacciati, io l'ultima luce. Ora entrambi sono stati riuniti, l'Errante è intervenuto, dopo la grande distruzione che è venuta dal nostro scontro, e ha scelto me. Gorn è stato privato del suo spirito, è tornato umano. Io ho ricevuto anche il suo spirito e l'ho fuso col mio...-
-Cosa sei?- ripeté Awryn sta volta, con gli occhi colmi di meraviglia. Iryil sorrise, -lo sai. E sai che è per questo che ora devo andare. No, a quelli di voi che credono che gli farò del male col potere che ne è derivato, la risposta è no. Solo l'uomo può fare del male ad un altro uomo- sibilò tagliente verso Farkas ed Aner. -È giunto il momento, vi devo salutare.
Moem, sii l'uomo che prometti di essere- disse al ragazzo stringendolo a sé. Iryil si rese conto che la presa non era salda come quando era stata umana, era più come una brezza... una lacrima minacciò scavare la sua guancia. Seppe che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe pianto e la lasciò andare. Passò la mano sulla testa di Rakm, -prenditi cura di lui-. L'animale guai', leccandole il viso, mentre lei scoppiava di disperazione.
-Uriel, proteggili, so che puoi essere migliore dei demoni che ti tormentano- ammonì il Comandante, lasciando Moem e Rakm, fissando l'uomo negli occhi. Poi si volse ad Awryn, le prese dolcemente la mano, la cinse, posando la propria fronte contro quella dell'amica.
-Non disperarti, sarò sempre con te in qualche modo. Riprendi la tua spada, ne conosci il peso a sufficienza da poterla tenere con te, no?- la schernì. Awryn sorrise fra i pianti, -sei una donna forte, Awryn, puoi affrontare tutto questo. Ti vorrò sempre bene.-
Iryil si staccò da lei, si rimise in piedi e guardò in alto, verso la luce che permeava dal foro nel tetto della grotta. Si sfogliò, librandosi in un turbinio di mille petali. Ora non era più umana, ora era un dio.
Spazio autrice:
wow, è la penultima volta che scrivo questo spazio autrice. Già ragazzi, il prossimo capitolo sarà l'Epilogo di questa storia, con un piccolo bonus per i ringraziamenti. Ci vediamo presto,
Wendy
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