Capitolo 27 -Perdita-

A Mauro...

Nayif era madido di sudore. Le fiamme attorno a lui crepitavano stanche, soffocate dal peso di gocce leggere. Il ragazzo sentiva ancora i corpi che lo toccavano, che lo bramavano. Ne percepiva l'odore di morte addosso a sé, anche se l'illusione era svanita. Davanti a lui Nihil si fermava, sospesa in un sassolino a mezz'aria; gli uomini lasciavano andare le spade, si portavano le mani al viso, increduli e attoniti di ritrovarsi in un corpo che un tempo gli era proprio e che negli ultimi mesi non lo era stato. Nayif si alzò, con le gambe tremanti, e iniziò ad urlare i nomi dei propri amici. Altri come lui iniziarono a chiamare, in un mondo già perduto tutto ciò che gli restava erano, forse, gli affetti. Una voce roca rispose al suo richiamo, Nayif l'inseguì, trovando Aner chino in terra, il viso verdognolo gli restituiva un'occhiata fugace prima di ritornare a fissare Farkas che gli sussultava fra le braccia. Nayif non disse nulla, neanche gli altri lo fecero. Si limitarono a scambiarsi sguardi muti, colmi del vuoto di mille parole.

Le urla di chi scopriva di aver perso qualcuno si susseguivano senza sosta, affondando nei loro cuori come un coltello arroventato. Nayif vide i noumeniani accerchiare un corpo: il Khalifa si inginocchiò in terra e posò la propria fronte su di una mano carbonizzata.

-Syas!- urlò Nayif, scattando in piedi e correndo nella loro direzione. –No! No!- continuava a ripetere. Dietro di lui sentì le urla di Farkas che cercava di liberarsi della stretta di Aner e lo inseguiva. Nayif si gettò ai piedi dei resti umani, mentre calde lacrime gli rivelavano quello scempio insensato che aveva portato via un amico. Farkas latrò, la dovettero tener ferma, ma si agitava e scalciava come se una furia l'avesse posseduta. Nayif la guardò e conobbe il dolore di chi ha perso colui che ama. Aner li raggiunse, strofinando gli occhi e singhiozzando, poi la strinse a sé, cercando di quietarla.

***

Moem strinse Rakm, che uggiolava disperato a fianco al corpo di Iryil, piangendo lacrime mute. Uriel gli carezzava una spalla, mentre con l'altra mano si teneva la ferita allo stomaco, solo parzialmente rimarginata dalle doti di Rhielorm. Anche il comandante piangeva, guardava Awryn e la vedeva distrutta, annientata da qualcosa che era più grande di lei. Rhielorm l'aveva abbracciata, le teneva la testa sulla propria spalla, mentre Awryn fissava il vuoto negli occhi di Iryil. Moem si avvicinò a lei, che solo pochi istanti prima era con loro e ora non lo sarebbe mai più stata, e le baciò la fronte morbida.

-Diventa fredda- commentò con tono quasi sorpreso dalle sue stesse parole. Le passò con dolcezza una mano sui capelli rossi e poi col dorso sul viso. –Dobbiamo proteggerla dalla pioggia- aggiunse, quasi come volesse prendersene cura.

-La porteremo via da qui- disse Awryn. Solo allora la ragazza lasciò andare le stille dalle sue ciglia, liberando la loro corsa verso il vuoto. Strinse i pugni, fremendo.

-Perché è andata a finire così?- chiese. Perché tu e non lui? Perché non sono riuscita a salvarti? Perché questo mondo è così ingiusto? Evandrus, Olb, tu... Perché voi e non me? Forse avrei potuto... forse, se solo io fossi stata più decisa, se ti avessi impedito... Awryn scostò Rhielorm e si accovacciò affianco a quella che per lei era stata una sorella. Cosa restava ora? Solo dolore e domande che non avrebbero mai avuto risposta. Non l'avrebbe più rivista. La visione perfetta del suo futuro era andata in frantumi, Iryil non avrebbe più scherzato con Moem, non le avrebbe più donato forza e serenità, non avrebbe più potuto esserle vicina, non sarebbe stata più... eppure Iryil era morta per salvare tutti loro, era andata incontro al proprio destino fieramente e forse nulla al mondo avrebbe potuto distoglierla da quell'intento. Iryil aveva compreso che il cambiamento, per quanto a volte sia doloroso, fa parte della vita stessa ed anche affrontare le difficoltà è ciò che rende l'uomo padrone di se stesso. La scelta, solo ora Awryn se ne avvedeva fino in fondo, era fra agire o farsi trasportare dalla corrente. Chi prende la prima strada andrà incontro a pericoli e dolori, ma saprà cosa significa vivere e morire. Chi si perde sulla seconda non avrà mai conoscenza dell'amore, della felicità, della pace dopo la tempesta, ma anche del dolore.

Awryn lasciò che tutto quel dolore l'attraversasse: i brividi corsero sulla sua pelle, come promesse rotte, l'angoscia l'avvolse, come demoni affrontati, le lacrime la inondarono come una piena, il fantasma di quel sentiero era ancora là, mentre lei cercava di riafferrare il proprio respiro. Ora sembrava più che mai arduo affrontare il futuro. Ma avrebbe dovuto farlo per lei, come lei avrebbe fatto. Avrebbe ripreso a respirare, a muoversi, a parlare, a sentire. Non era come era stato per Evandrus, non avrebbe lasciato che quella perdita la paralizzasse. Aveva affrontato tanto, troppo, per non aver compreso che l'unico rimedio è la vita stessa. Una parte di lei ora giaceva lì, a Nihil. Era Awryn del passato quella che rimaneva, Awryn del presente, così, si rialzò.

-Le dobbiamo dare degna sepoltura. Avrà un rito funebre, fiori e candele. Sarà la testimonianza di ciò di cui è capace l'umanità. Porteremo con noi il suo messaggio di concordia, non lasceremo che il mondo ripiombi nell'oscurità e nel Caos.

***

La barella che avrebbe portato Iryil era pronta, l'esercito di Noume e di Dror riunito. Uriel aveva deciso di lasciare un piccolo contingente a presidiare Nihil, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno. I Sunek ancora non si capacitavano di come potesse essergli accaduto di essere raggirati a tal punto da perdere il controllo di sé. Avevano implorato pietà, chiesto perdono, proclamato un'innocenza in parte genuina. Uriel si era chiesto se fosse sufficiente, ma si era subito risposto che ognuno di noi è in parte innocente e in parte colpevole. Non aveva idea di come il Consiglio avrebbe gestito le regioni più ad Ovest ora, ma sperava in fondo che tutto il torto subito venisse semplicemente dimenticato, per non far sorgere altro risentimento ed odio. Il mondo doveva capire, doveva imparare dagli errori del passato e non ripeterli ancora, seguendo i vaneggiamenti di folli leader. Poteva essere possibile? Uriel non lo sapeva, ma ci sperava.

Strinse Awryn forte, mentre la pioggia batteva sulle loro teste sempre più insistente, diede l'ordine di partire e spronò il cavallo al passo. La carovana si mosse, lenta e ritmica per le gocce che risuonavano sulle loro armature, lavandone il sangue e facendole brillare appena. Come poteva consolarla? Come poteva mostrarsi forte e incrollabile quando anche lui era a pezzi? Aveva perso Syas e Rhyg, Iryil, Corse. Il macigno che gravava sulle sue spalle gli imponeva di aiutarla, ma non avrebbe saputo come. Persino parte di sé stesso era andata perduta: la parte che credeva di dover domare la rabbia e sfruttarla come forza motrice delle proprie azioni, ora non c'era più. C'era il dolore, ma anche la voglia di serenità, il bisogno che a muovere le sue azioni fosse la luce e non più il buio.

Uriel scambiò occhiate con Aner, Farkas e Nayif. Tutti loro ora capivano cosa significasse perdita e cosa significasse vita. Che senso avevano l'ambizione, l'arroganza, la paura? Non erano forse cose da nessun conto a confronto degli affetti e dell'umanità? Avevano occhi così giovani, eppure pregni di orrori che mai avrebbero scordato... sarebbero mai riusciti a ritrovare l'equilibrio? Lui, paradossalmente, l'aveva appena trovato. Se ne rendeva conto molto bene, Uriel. Aveva già vissuto l'era del Caos dentro di sé, l'era della fuga da se stesso, della via facile, ma ora sapeva che non era percorribile in eterno e che a un certo punto la scelta non può che essere respirare ancora.

La piana fumante di Nihil, così, li salutò in quella mattina di novembre. Attraversarono il fiume, ritrovandosi nella bruna Raleb dove si accamparono per la notte. Accesero dei fuochi, con la poca legna che erano riusciti a trovare, e si strinsero in silenzio nella notte. Uriel non lasciava il fianco di Awryn nemmeno per un istante, mentre Moem restava con Iryil assieme a Rakm, accarezzandola e coprendola se il lenzuolo che l'avvolgeva si spostava. Non lo fermavano le labbra violacee, né il freddo pallore cereo del suo viso inerte. La guardava ancora con amore, piangendo e coccolando Rakm. Di contro l'animale teneva il muso a terra e la coda fra le gambe, uggiolando di tanto in tanto. Alla fine era stato vinto dalla stanchezza e si era acciambellato fra il braccio di Iryil ed il suo corpo. Awryn socchiudeva le palpebre, mentre Uriel le lisciava i capelli, ma non dormiva. Il comandante poteva vedere il riflesso delle sue iridi rilucere quando le lacrime avevano il sopravvento. Così il giorno seguente, quando il corteo funebre riprese il cammino, Uriel dovette quasi sorreggerla e forzarla a mangiare qualcosa. Andarono avanti così per giorni interi, fino a che non giunsero a Telar. La popolazione qui chiese notizie della guerra e parve molto sollevata nello scoprire che era finita. Le mura di Zeghr riportavano i segni delle palle di catapulta e i villaggi che la circondavano delle depravazioni di Rhyg e delle corruzioni che li avevano investiti. Si diressero quindi verso nord, cercando il confine per Tirija.

Qui, fra i monti che facevano da scudo alle tombe dei guerrieri antichi, si fermarono per rifugiarsi in una grotta. Uriel ordinò di proseguire nelle viscere della montagna per un po', per ripararsi dal freddo ormai pungente della notte. Fu così che, prima di accendere le torce, videro uno spettacolo inatteso. Il tetto della grotta riluceva di mille luci, come un cielo stellato, scintillando di astri che si accendevano e si spegnevano.

-Lucciole- disse Moem ammirando l'oscurità. –Potessi vederle anche tu...-

Awryn l'udì e gli si accostò. –Le vede, puoi star sicuro che dovunque lei sia ora riesce a vedere questo e molto altro. Moem, non devi perderti. Non dobbiamo perderci, nessuno di noi deve farlo.-

Uriel la osservò: piangeva ancora, ma la sua voce ora non tremava più. Rakm le si avvicinò e le strofinò la testa sulle gambe. Così Awryn si accovacciò, lo coccolò e strinse lui ed il fratello. Uriel si disse che ora aveva un compito: far ritrovare il sorriso a tutti loro. Non sapeva come avrebbe fatto, ma ci sarebbero ancora stati giorni felici, anche se sembravano così lontani. Fu così che caddero addormentati, stretti gli uni agli altri.

***

La luce penetrò in uno spiraglio fra le rocce. Awryn aprì gli occhi. C'era un profumo di rose, di fiori fra i più puri, che non si spiegava da dove provenisse. Guardò il pavimento della grotta: fra i muschi c'erano dei petali rossi che si rincorrevano sempre più numerosi, coprendo la sua spada, fino a raggiungere la barella di Iryil. Il viso era baciato da quel singolo raggio e muoveva le palpebre appena percettibilmente. Awryn si precipitò verso di lei, pensando di avere un'allucinazione, ma ciò che vedeva era vero: Iryil era ancora viva.

PERDITA

Perdita è una porta chiusa,

un dialogo muto nel vuoto.

Perdita è rabbia verso il cielo

Mancanza di sorrisi e di parole. Perdita

È labbra fredde, incredulità e dolore.

Perdita sei tu, che non ci sei più.

Spazio autrice:

salve a tutti. Ho pensato di tenere questo capitolo più corto, dato che è decisamente impegnativo. La dedica va ad una persona molto importante che ora non c'è più... non sono molto credente, ma spero che lui, ovunque si trovi, abbia trovato la pace.

Wendy

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