Capitolo 24 -Abbattere l'odio-

Awryn si rimise in piedi e si guardò intorno, quindi diede l'ordine di fermare il combattimento. Alle spalle di Syas c'erano centinaia di uomini col capo coperto da turbanti variopinti. La ragazza si spinse oltre la zona alberata: no, non erano centinaia, erano migliaia. Uomini dalla pelle color miele e con gli occhi cerchiati di nero, che riponevano le scimitarre nei loro foderi e si ricomponevano dopo lo scontro, rabbonendo destrieri dalle chiome fluenti e color pece. Uno di loro diede un ordine in una lingua che Awryn non conosceva, e quelli riorganizzarono la formazione. L'uomo si avvicinò ad Awryn e le porse il palmo. Awryn tese la mano e l'uomo ne sfiorò appena il dorso con i baffi. Aveva la pelle più chiara degli altri e lunghi capelli legati dietro le orecchie.

-Io sono il Khalifa di Noume, per servirvi dama guerriera- disse.

-Oh no, nessuna dama- si affrettò a chiarire, lei. –Io sono il tenente Awryn Archlorves, è un onore fare la vostra conoscenza- aggiunse poi, portandosi l'anulare al mento e trascinandolo fino al petto, come tante volte aveva visto fare a Syas. Awryn era sorpresa, ma cercava di non darlo troppo a vedere. Non aveva notizie di Syas da mesi ormai e non aveva idea di quello che fosse successo a sud.

-Tutte le donne sono dame, ma noi non permettiamo siano anche guerriere- le rispose il khalifa.

-A Noume si ritiene che una dama guerriera valga quanto cento uomini- si affrettò ad aggiungere Syas, prima che Awryn potesse fraintendere. –Tuttavia cercano di non farle combattere per non creare guerre intestine, dato che ci sono interi clan di donne in certe zone. Diciamo che le fanno intervenire solo in casi molto particolari, quindi il khalifa ti ha fatto un gran complimento chiamandoti dama guerriera.-

Awryn annuì, ma una fitta la colse lungo la spina dorsale. Il suo viso si accartocciò in una smorfia di dolore, quindi Syas la sorresse. –Meglio muoversi, prima che tornino i Sunek, dobbiamo spostarci a sud di Hast. Tenente?- le chiese poi, con un mezzo sorriso.

-Decisione di Uriel, è al centro del bivacco con i feriti- rispose lei. –Meglio non farli entrare tutti fra gli alberi, possono aspettare un attimo qui?- chiese Awryn, alludendo all'armata di Noume.

-Una piccola delegazione verrà con noi- rispose il Khalifa, che fece cenno a cinque dei suoi uomini, quindi il gruppo si inoltrò nel nascondiglio arboreo. Alla loro vista Uriel s'irrigidì, quindi fu Syas a farsi avanti per fornire qualche spiegazione.

-Non avevamo molte speranze di trovarvi vivi, devo ammetterlo- sorrise il noumeniano. –Non si hanno più vostre notizie da Thon.-

-Abbiamo avuto qualche problema- ammise Uriel, quindi proseguì, abbassando la voce –ciò che vedi sono tutte le unità rimaste a nord. Ad ogni modo sono contento di vederti.-

-È stata un'esploratrice a tornare a Miorn e a riferirci che le tue ultime intenzioni erano proseguire per Acasti, e che di fatto le industrie di Rellang sono state sabotate- a quel punto Syas narrò di come fosse andata la guerra a sud, del suo allontanamento da Rhyg e del suo viaggio prima verso Miorn, poi verso Noume. Raccontò del suo ritorno, dell'incontro con Martia e poi di ciò che lei gli aveva riferito.

-Quindi Rhyg ci ha traditi?- chiese Uriel, con gli occhi sgranati e il labbro inferiore tremante.

-Non ne siamo sicuri - gli rispose Syas. Il noumeniano continuò il racconto, narrando l'arrivo dei suoi compatrioti e l'avanzare delle loro truppe da sud, fino a giungere alle porte di Hast. Avevano conquistato quasi tutta Raleb, ma la cittadina resisteva e continuava a far sciamare nugoli di soldati Sunek corrotti.

-È come se venissero prosciugati del sangue e dei muscoli, non resta che pelle adesa alle ossa. Eppure sono feroci e temibili, come se fossero mossi dall'odio più irrefrenabile- descrisse il capitano.

Awryn vide Uriel tenere lo sguardo basso e aggrottare le sopracciglia. Le vene che correvano sotto la sua pelle si gonfiarono, mentre stringeva i pugni. –Questo è quello che è successo al colonnello?- chiese.

-Sì, così me lo ha descritto Martia.-

Awryn posò con delicatezza il palmo sul braccio di Uriel, incurante degli sguardi incuriositi dei musshim. –Quindi ora cosa facciamo?- chiese con calma, intuendo la delicatezza del momento.

-Dobbiamo attendere le truppe da Miorn- rispose Uriel tra i denti.

-Scherzi?- chiese Syas, aggrottando le sopracciglia –dov'è finito il mio comandante? Hai qui migliaia di uomini a spalleggiarti e vuoi ritirarti?-

-Siamo troppo pochi, non possiamo fare affidamento su Noume- fu la risposta sibilante di Uriel.

-E allora come mai siamo qui?- lo affrontò l'altro.

-Dov'erano fino ad ora Syas? È vantaggioso arrivare giusto prima di pranzo e con lo stomaco vuoto vero? Ma sì, sediamoci assieme al tavolo della vittoria!- sussurrò quasi Uriel, ma fu comunque udito dal Khalifa.

-Cadi in errore, soldato- gli disse pacatamente. Fu in quel momento che Uriel, nonostante le ferite scattò. Syas si interpose, fermandolo.

-Calmati, comandante. Sei provato e stanco, ma questa non è una buona scusa per compiere delle idiozie- gli disse all'orecchio. Awryn gli afferrò ancora il braccio, stringendogli la mano.

-Non è un soldato- affermò fissando negli occhi il Khalifa. –Egli è il nostro comandante, un signore al pari di voi stesso- disse lei, con tono fermo.

-Un re?- chiese l'altro, tradendo la scarsa conoscenza che aveva della politica di Dror.

-Non un re, ma il migliore condottiero sul campo di battaglia- rispose lei.

Il Khalifa aggrottò le sopracciglia folte. –È ferito- osservò –comprendo perché non voglia combattere, non può guidare lui i vostri soldati, la dama-guerriera lo farà meglio di lui. So che queste decisioni non vi piacciono, ma se il mio popolo è corso qui in aiuto lo dovete ad un voto di fedeltà: nessun musshim lo tradirà, tanto meno il Khalifa. Siamo al vostro servizio e faremo ciò che desiderate, ma sapete bene che ciò che andrebbe fatto è continuare e abbattere Hast, ora che il vantaggio è nostro.-

Awryn guardò Uriel, lo teneva per la vita, cingendolo e sorreggendolo. Avvicinò le labbra al suo orecchio e gli sussurrò una supplica.

-Fidati ancora di me, so che ho tradito la promessa che ti avevo fatto, ma non ti deluderò ancora. Facci continuare con Noume, siamo vicini alla vittoria.-

-Quanto ci è costato questo essere vicini? E quanto ci costerà ancora? Ti raggirerà- ringhiò lui, scoprendo i canini e tenendo lo sguardo fisso sul noumeniano. –Non potrà farlo, ha rispetto per la dama-guerriera- disse lei, -se non di me, fidati di Syas.-

Uriel la fissò a quel punto, i loro sguardi si incatenarono. Awryn vide tutto il rancore che sgorgava dentro di lui in quel momento. –Uriel, i miei genitori sono morti nella guerra di Noume- rammentò con voce tremante –se io posso fidarmi, puoi farlo anche tu.- Awryn pregò che il tono triste e strozzato non tradisse emozioni diverse da quelle che voleva esprimere. Sapeva di non avere altra scelta, dovevano fidarsi. E forse fidarsi non era una così brutta idea: nonostante le guerre che avevano separato Dror da Noume in passato, i due popoli erano ormai lontani decadi dai motivi che li avevano separati allora. I musshim che aveva davanti non erano coloro che avevano ucciso i suoi genitori, Awryn lo sapeva bene. Syas le aveva raccontato di quante cose fossero cambiate a Noume e lei stessa conosceva quante ne erano cambiate a Dror. -A che pro perpetrare un astio atavico privo di fondamenta? Questo è il modo di fare di Gorn, non il nostro.-

Uriel inspirò profondamente, buttando poi l'aria fuori dalle narici. –Va bene, ma non voglio che tu prenda decisioni senza consultarmi.-

Awryn si rivolse al Khalifa e gli tese la mano, come si usava fra i Tarkir, cinse il suo palmo e fece sfiorare appena le loro spalle, -assaltiamo Hast.-

***

-Stai meglio?- chiese al comandante qualche ora dopo, quando si erano riposizionati a sud, a dorso dei possenti stalloni dell'estremo Est. Lui annuì, fissando le braci scoppiettanti, ma sembrava poco convinto. –Le bruciature sono quasi secche, la pelle cadrà presto credo.-

Lei gli carezzò con cura il cranio calvo. –Riesci ancora a guardarmi?- le chiese lui all'improvviso.

-Certo che ci riesco, non potrei mai smettere di farlo.- Awryn gli sorrise appena, mascherando quel peso che gravava ora sulle sue spalle.

-Anche dopo che ho condotto i nostri alla rovina?- continuò lui, colmo di rabbia.

-Cosa stai dicendo? Ci hai portati a grosse vittorie, se siamo giunti fin qui è grazie a te-

-E a te- rispose lui. –Sai perché alla fine ho ceduto, sta mani? Perché fino ad ora mi sono fidato delle persone sbagliate.-

-Rhyg...- mormorò lei.

-Esatto. Credevo fosse un amico, un fratello quasi- Uriel scalciò della terra sulle fiamme, causando un gran fumo.

-Magari è stato corrotto, non puoi saperlo- rispose lei.

-Il colonnello? Hai una vaga idea di chi lui sia? Proviene da una delle famiglie più antiche di Dror, tutti Tarkir di generazione in generazione, ed hanno combattuto per il paese da quando è stato fondato.-

-Anche la mia famiglia- rispose lei. Uriel la guardò di traverso.

-Gli Archlorves discendono dai primi guerriglieri arrivati qui a combattere i Sunek. Sulla carta della pace di Irdia c'è la firma di un mio antenato. Poi ci siamo stabiliti a Loxiet, abbiamo continuato a raccontarci la storia di famiglia, come se fossimo grandi eroi. Eppure, a ben vedere, anche io sono stata corrotta.-

-Non credo che sia il suo caso.-

-Lo ritieni troppo perfetto, ma ognuno di noi è umano e ha le sue ragioni, ciò che determina la bontà di un'azione è il 'come'.-

Lui scosse la testa. –Ascoltami, Uriel. Ciò che conta ora è andare avanti, abbiamo perso troppo per fermarci ora, non credi? E poi ci sono io al tuo fianco.-

-Ti fidi davvero di Noume?- le chiese lui, in tutta risposta.

-Sì. Potevano sedersi al tavolo dei vincitori con Gorn, ma hanno scelto noi.-

Lui annuì, ma restò in silenzio e con lo sguardo in terra. Il Khalifa si avvicinò e si rivolse ad Awryn.

-Mia dama, tutto è pronto e le stelle sono favorevoli- disse con un mezzo inchino e un sorriso quasi maligno.

-Domattina attaccheremo- rispose lei.

***

Dalla collina nera, intravedevano lo scheletro della città ergersi contro il blu appena rischiarato dell'alba. Il sole sorgeva da qualche parte alle loro spalle. Ma le nuvole impedivano la sua vista, così che la sua luce era appena visibile nel grigiore biancastro dei riflessi sulle nuvole. La distesa nera e secca sotto di loro li lasciava basiti. Come era possibile vivere in un posto simile? Da cinque anni nessuno aveva più visto Raleb, almeno nessuno che fosse tornato indietro per raccontarla. C'era stato un tempo in cui sorgevano intere foreste, in cui la terra non era bruciata, ma fioriva e fruttava per i suoi grati contadini. Questo era il destino cui Nirel, Rileel, Taniarda, Dydesh, sarebbero andate incontro se Gorn avesse vinto. Iryil si portò le mani allo stomaco, disgustata. E i suoi abitanti dov'erano? Fra le fila di quelli che stavano per fronteggiare? Iryil rammentò la descrizione di Syas. Cosa li aveva trasformati a quel modo?

Moem le si avvicinò. –Non vorresti mai vedere quello che succederà oggi, credimi.-

-Non credo di potercela fare, ma voglio farlo.-

-Sei sicura?- chiese lui. Lei annuì. –Allora sarò al tuo fianco.-

-D'accordo, ragazzino. La donna che ti prenderà in marito sarà fortunata- scherzò lei scompigliandogli i capelli, mentre Moem arrossiva. Lui le porse la mano, dopo essersi risistemato la chioma, -stiamo per partire-. Lei annuì e lo seguì.

***

I cavalli sbuffavano appena, mostrando la loro indole selvaggia. Awryn si era sistemata in groppa ad uno di loro, dietro di lei Uriel aveva insistito per dare il proprio contributo. Awryn era tesa e nervosa: benché il Khalifa le avesse assicurato che i suoi avevano contenuto i Sunek fino a quel momento e che fosse giunto il momento di sferrare l'attacco decisivo, aveva come un presentimento che quel che avrebbe visto li avrebbe sconvolti. Il fatto che fosse a cavallo di un destriero orientale non aiutava.

-Sembra che siano in tregua ora- osservò.

-Lo sono. Ma non farti trarre in inganno dama, ci attaccheranno con tutto ciò che potranno scagliarci contro- asserì il noumeniano.

Syas al loro fianco scrutava l'orizzonte. -È ora- disse.

-Andiamo- assentì lei. Il Khalifa urlò qualcosa nella sua lingua e spronò il proprio destriero. Awryn lo seguì a ruota, appiattendosi contro il collo dell'animale per sfruttare la carica dall'alto della collina, mentre Uriel le abbracciava la vita. Le schiere di Noume si riversarono nella piana, lanciate a tutta velocità contro Hast, sollevando con gli zoccoli la polvere nera, che li avvolgeva come un'onda. Il sole penetrava le nubi proprio in quell'istante, scaldando le loro fiere schiene.

Fu però allora che il boato ruppe le loro fila. Diversi metri alla sinistra degli apri fila, qualcosa si schiantò al suolo, facendo volare uomini e cavalli. Le urla si levarono nell'alba, seguite dal nitrire terrorizzato delle bestie. Subito un altro colpo arrivò alla loro destra ed Awryn vide: lingue di fuoco nero avvolgevano per metri il punto in cui l'oggetto aveva colpito terra. Sentì il proprio cuore schizzare in gola, mentre realizzava che erano le stesse armi per le quali lei stessa aveva già rischiato la vita. Il suo sguardo cercò il Khalifa affianco a lei.

-Cosa facciamo?- gli gridò, mentre la polvere le entrava nei polmoni e negli occhi, facendoli bruciare.

-Rompere le fila!- ordinò l'uomo, ripetendo il comando nella sua lingua. I suoi sottoposti ripetevano a gran voce quelle parole, con l'effetto immediato che i cavalieri iniziarono a incrociarsi nella loro corsa, confondendo il nemico.

Gli ordigni continuavano a piovere su di loro, mietendo vittime senza alcuna pietà. Noume non si scoraggiò tuttavia, proseguì la carica, senza esitazioni. Awryn stringeva le palpebre, riducendole a fessure dietro al turbante che il Khalifa aveva insistito per farle indossare. La sagoma di Hast nel frattempo si delineava con chiarezza. Edifici grigi e rettangolari, bassi e vuoti. Ai loro piedi, tuttavia, li attendeva una folla.

L'impatto fu violentissimo: Awryn vide gli avversari sbalzati dalla sua carica. Un moto di disgusto la forzò a rimandare nello stomaco quello che le aveva risalito la gola: erano degli esseri indefinibili, con la pelle violacea adesa alle ossa, che sporgevano bianche e spigolose. Uriel dietro di lei sguainò la spada e iniziò a falciarne le teste.

***

-Continuate a far fuoco! Non fermatevi, combattete i Tarkir, dimostrate che non siete solo feccia- ordinò Rhyg con disprezzo. Hitl gli rivolse le orbite infossate, mentre i suoi biondi capelli, ancora adesi alla testa, ondeggiavano nella brezza. Non sarebbe durato molto... Sarebbe morto per sua mano, per riavere l'ammirazione di Gorn tutta per sé. Lo avrebbe incolpato di quella sconfitta e poi avrebbe riportato il suo signore alla gloria. Attese che i soldati si allontanassero verso il fronte, dove le folate si alzavano mischiando terra nera e fiamme e corpi.

-Sai chi li giuda, Rhyg?- insinuò con fare mellifluo. –Dovrebbe essere una tua vecchia conoscenza, il comandante Uriel Tonk, affiancato dal Khalifa di Noume in persona. Pensa se riuscissimo a batterli...-

Rhyg fu come scosso da un brivido, poi volse il capo verso il suo braccio destro, nel quale rifluiva tutta la sua potenza. Hitl poté quasi leggere il pensiero che si formava nella mente dell'uomo. Egli non era più corrotto, ma era rimasto al fianco di Gorn ugualmente. E questo perché voleva la gloria. Dunque una piccola spinta come quella era sufficiente per farlo rotolare dalla sua montagna.

Rhyg spronò il proprio cavallo verso l'orizzonte, mentre la sua figura muscolosa si stagliava come un'ombra contro il sole.

***

-Io scendo da cavallo- strillò Awryn. –Voglio cinque squadre con me, negli edifici- mimò. Il Khalifa assentì, -il comandante resterà al mio fianco?- chiese lui mentre spazzava le fila nemiche con sforzo.

Uriel annuì, poi Awryn invertì la rotta del destriero, spostandosi per poter smontare. Uriel la guardò, fissandosi sulle sue labbra. Avrebbe voluto imprimerne ogni colore nella sua mente, avrebbe voluto non lasciarla sola in quella cloaca. Con una smorfia si raccomandò, mentre lei annuiva e lasciava la sua mano. La vide voltargli le spalle e alzare la spada al cielo per guidare le squadre, poi cavalcò ancora nella mischia.

Fu in quell'istante che Uriel vide la sua figura, scintillante tra le fila nemiche, andare incontro ai suoi. Uriel sperò che Rhyg fosse tornato, decise quindi di andargli incontro. Lo chiamò a gran voce, ma nel tumulto dello scontro era impossibile che lo sentisse. Si sbracciò, pronto a rimangiarsi i suoi dubbi, ma quando Rhyg incrociò il suo sguardo non vi lesse gioia o fratellanza. Sul viso del colonnello era immortalata una smorfia di puro odio, un concentrato di sprezzo e cinismo. Rhyg lo puntò e caricò.

Uriel ne fu spiazzato, riuscì a stento a togliersi dalla sua traiettoria, mentre lo spadone del suo avversario colpiva duramente il fianco del suo cavallo. La bestia nitrì dal dolore, ma non si impennò, mentre il comandante, sballottato, ne tirava le redini riportandolo sotto al suo pieno controllo. Cosa ti è successo? Non sei corrotto come gli altri: il tuo corpo è vigoroso, forse come non lo è mai stato. Cosa ti ha portato a combattere per Gorn? Perché provi odio nei miei confronti, fratello?

Rhyg lo caricò ancora, sta volta azzoppando il cavallo e facendolo ruzzolare. Uriel si ritrovò con la terra nei denti, quasi fra gli zoccoli di altri cavalli e schiacciato dai Sunek. Sentì dita scheletriche afferrarlo con una forza che non avrebbe mai immaginato, graffiarlo e strappargli da dosso la pelle, mentre il dolore si diffondeva nel suo corpo come un fiume di lava. Poi d'un tratto lo lasciarono, Rhyg gli si apprestò col proprio cavallo.

-Tu morirai, comandante. Questo è il destino che è riservato ai deboli, è la ruota che gira- disse quasi trasognato. Uriel sgranò gli occhi e sollevò la spada, fermando quella dell'altro appena prima che colpisse la sua testa. Riuscì a deviarlo e a scivolare, piegando le ginocchia, sotto al ventre del cavallo di Rhyg, aprendone le budella. Il cavallo s'impennò, disarcionando il colonnello, che finì spalle a terra, mentre Uriel riceveva uno zoccolo sul proprio ginocchio. Il comandante urlò con tutto il fiato che aveva. Sentì le forze venirgli meno, anche se la bestia si era allontanata da lui, imbizzarrita, l'altro si era rialzato e ora si avvicinava implacabile.

Non dopo tutto questo... "abbiamo perso troppo per fermarci ora". Uriel attese, stringendo l'elsa nella terra.

-Così muore un debole, alzati!- gli ordinò Rhyg. –Alzati ho dett...-

Le parole furono soffocate dal gorgogliare del sangue dalla sua carotide. –Così muore un traditore- disse Uriel, sfilando la spada e lasciando cadere il proprio braccio per terra. Rhyg cadde sopra di lui, schiacciandolo e mozzandogli il respiro. Forse dopotutto morirò anche io qui, pensò Uriel mentre vedeva la calca richiudersi su di lui. Chiuse gli occhi, mentre qualcuno gli toglieva Rhyg di dosso. Si sentì caricare su di un cavallo, quindi mise a fuoco l'uomo che lo stava portando via. Aveva un turbante e folti baffi, era il Khalifa di Noume.

***

Le mura del forte in cui si erano fermati risuonavano del rombo marino contro gli scogli. Verkela guardava dalla piccola finestra ogivale la furia delle acque scatenarsi e portarle l'aria salmastra fra i capelli. Okksel dormiva, sulla branda dietro di lei, illuminato appena dalle lame danzanti delle fiaccole. Ma Ver non lo guardava, avrebbe preferito trovarsi all'esterno in quel momento, persa fra i flutti, piuttosto che legata a lui in una delle stanze di Gorn ad Herod. La mistica voleva urlare, voleva sfogare tutto ciò che le si agitava dentro: le spiegazioni insoddisfacenti, il senso di colpa, la paura. Voleva solo il vuoto, non pretendeva nemmeno la pace. Si rendeva conto ora che aveva compiuto delle scelte errate e molto, troppo pericolose. Avrebbe voluto essere avvolta dal Caos...

Fu quella l'idea che la spinse a guardare indietro al ragazzo che aveva creduto di amare e al quale si era ritrovata schiava, in un gioco perverso fatto di bugie e voti. Okksel aveva un respiro lento, segno del fatto che ora riusciva a dormire profondamente. Ver scosse la testa,poi si volse verso il mare e guardò di sotto: la scogliera scendeva a picco fra rocce aguzze. Ci passava appena da quella finestra, tuttavia salì sul davanzale con i piedi nudi. Una lacrima le scese sulle guance, mentre pensava a Rhielorm, che non avrebbe mai più rivisto...

Verkela si diede la spinta sull'infisso e si lanciò nel vuoto.


Spazio dell'autrice:

ragazzi spero di non dover mettere dei bollini per questa scena che è un po' forte, lo ammetto. Ad ogni modo, senza farvi troppi spoiler, non è come sembra...

Come state? So che è diverso tempo che non pubblico, ma ho dovuto dare priorità alla mia carriera universitaria purtroppo. Sarete fieri di me però ve lo prometto! Ora sono nel mio break estivo, dunque mi dedicherò alla scrittura a 360°. Voglio finire LEDC, non so quando ma come intuite mancano una manciata di capitoli allo scontro finale con Gorn. Quindi stay tuned! Grazie ancora per essere arrivati sin qui, a presto!

Wendy

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top