Capitolo 20 - Crolli

E così avevano mandato qualcuno a chiedere rinforzi a Noume, in nome dell'alleanza stipulata al termine delle guerre dell'est. Gorn fece schioccare una per una le articolazioni, prima delle mani, poi del collo ed infine la mascella. Il khalifa non li avrebbe aiutati, ne era quasi certo, ma Rhyg gli aveva rivelato che un giovane musshim era stato inviato a negoziare e ciò avrebbe forse potuto cambiare le carte in tavola.

Si chiese se fosse quello il momento giusto per spingere da sud, ma voleva essere certo di ciò che stava per fare. Aveva perso molto, troppo terreno, un brutto tiro della sorte che non si aspettava. Eppure, cercava di analizzare la situazione, mentre si esercitava con lo spadone. Le correnti del caso non erano indomabili per lui, tutt'altro, potevano essere cavalcate, distorte a proprio piacere, indirizzate in maniera dirompente verso l'obiettivo.

Tutto ciò che doveva fare adesso era plasmarle per ottenere quello che desiderava: non solo il governo del paese, ma anche il collo di Rhielorm spezzato fra le sue mani. Aveva ripensato sempre più spesso a lei, fino a che non era tornata un chiodo fisso. Sapere dove fosse e dover attendere il momento propizio per smembrarla, gli dava un tremolio che faceva fatica a contenere. Quella ragazzina era stata il suo primo ostacolo, il primo scoglio che si era opposto alle sue onde furiose. L'aveva rifiutato e non c'era stato modo di farla piegare.

Gorn la voleva, ma non desiderava fare passi falsi e perdere occasioni a sud. Doveva ammettere con se stesso che pure le sue truppe erano state messe a dura prova, ma come era stato possibile? Le sue nocche si sbiancarono, come ogni volta che quel pensiero lo coglieva. Come avevano potuto dei semplici uomini resistere a lui? E soprattutto se Rhielorm gli aveva rivelato la propria natura, perché non si erano arresi? Speravano forse che in uno scontro diretto avrebbero potuto farcela?

Dal canto suo Gorn capiva che per ottenere la cieca obbedienza dei propri uomini e per far sì che la corruzione reggesse, era necessario che si mostrasse per quello che era il meno possibile. Dunque avrebbe lasciato quell'opzione come ultima spiaggia. Al momento i suoi sforzi si concentravano su Rhielorm, grazie a Okksel. Ma Okksel sarebbe stato all'altezza? Forse sarebbe stato meglio non puntare solo a nord. Sì, decisamente, meglio riorganizzare il fronte a sud e far spingere le truppe di Hitl.

***

Awryn aveva un respiro corto e affaticato. La sua fronte scottava e non riusciva a riposare. Rhirm si affaccendava al suo capezzale senza sosta da più di quarantotto ore. Sentiva la stanchezza ormai, ma non si sarebbe fermata fino a che la ragazza non si fosse quietata. Dietro di lei, abbandonato su uno sgabello di fortuna, il volto scavato di Uriel oscillava, sfinito dalla veglia.

Un mugugno si levò dalla branda vicina, rompendo l'atmosfera. Nayif aprì gli occhi con difficoltà, staccando le palpebre sigillate dalle lacrime che aveva versato nel sonno. Mise lentamente a fuoco il lettino di Awryn e il suo volto emaciato e verdognolo. Ricordò ciò che era accaduto: stavano prendendo Itysia, erano nei sotterranei lui, Awryn ed Okksel, quando aveva percepito una strana sensazione... era stato come essere risucchiato dalla risacca del lago Rikinja, ogni suo pensiero era stato portato via, ogni senso di colpa, ogni impulso all'azione era svanito nel nulla. Poi era svenuto, Awryn doveva averlo portato fuori, ma Okksel?

-Okksel? Dov'è?- chiese con voce flebile.

-Sta bene, vi ha trovati lui- gli rispose Uriel. La voce del comandante giunse come un'eco alle orecchie di Nayif, tanto si sentiva intontito, ma quella notizia lo rincuorò. Tentò di tirarsi su a sedere.

-Resta giù!- gli intimò la mistica. Nayif si volse verso di lei e sgranò gli occhi. Il viso delicato, il naso all'in su della ragazza erano spariti! Ora tentacoli viscidi e ventose ricoprivano il suo capo, arricciandosi e vorticando minacciosi attorno al corpo di Awryn, stringendole la gola. Un sorriso maligno e uno sguardo torvo rispondevano al suo: Rhirm era stata corrotta.

Nayif lanciò un urlo e si catapultò fuori dal letto, afferrando lo spadino di Uriel, lasciato sul tavolino lì affianco. Lo sguainò e lo puntò direttamente al volto della mistica. Come aveva fatto Uriel a non rendersene conto?

I piedi di Nayif percepirono scalzi una sensazione di umidità. Abbassò per una frazione di secondo lo sguardo, per notare che una pozza d'acqua si andava allargando ai piedi di quel mostro.

-Nayif cosa stai facendo?- strillò la mistica di rimando, arretrando verso il muro.

-Allontanati da lei, essere immondo!- le intimò.

-Nayif calmati, è solo Rhielorm!- gli disse Uriel, interponendosi fra i due contendenti.

-No! Non è più lei! Come fai a non vedere che orrida bestia è diventata! È stata corrotta, comandante! Sta cercando di uccidere Awryn!-

Uriel sgranò gli occhi e li spostò lesto verso la ragazza priva di sensi.

-Awryn si sta riprendendo grazie alle cure di Rhirm- gli rispose –non c'è nessuna bestia-.

-E invece sì, è dietro di te!- Nayif rifletté un secondo, ripensò alla sensazione strana che aveva avuto nei sotterranei. –Io la vedo! Io vedo che è corrotta, capitano! Dev'essere successo durante la presa di Itysia, per questo sono svenuto!-

-Di cosa stai parlando?- chiese Uriel.

-Devo aver acquisito la dote di vedere i corrotti, non so come spiegarlo-.

-Nayif sei ancora scosso da tutto quello che è successo, hai le visioni- cercò di calmarlo Uriel, mentre con una mano riduceva con cautela la distanza fra di loro, cercando di afferrare il pugnale.

-No! Io so quello che sto vedendo!- si difese il ragazzo.

Con gesto fulmineo Uriel scattò, afferrò il suo polso e lo chiuse sotto al proprio braccio, costringendolo a mollare la presa con un pugno sul polso. Nayif percepì un forte dolore al ponte del naso, poi si afflosciò a terra.

***

Rhielorm si lasciò cadere su di una branda, nel silenzio di una piccola stanzetta vuota. Aveva bramato un po' di riposo, non solo perché il proprio corpo era allo stremo delle forze, ma anche perché aveva bisogno di rimettere ordine nei propri pensieri.

Awryn era fuori pericolo, anche se aveva perso molto sangue e far riassorbire l'ematoma aveva richiesto in cambio tutte le sue energie fisiche. Rhirm non se ne pentiva, avrebbe fatto questo ed altro per quella che ormai considerava un'amica, quasi una sorella più grande. In più curare le persone non era mai stato un peso, anche se la lasciava spesso sfinita. Lo sentiva quasi come una vocazione, era la sua natura e l'avrebbe seguita sempre. La ragazza si rigirò sul fianco, socchiudendo la vista. Purtroppo non poteva salvare tutti quelli che avrebbe voluto, era una lezione che aveva imparato fin da bambina, ma ciò che era capitato a Nayif proprio non riusciva a spiegarselo. Era convinta che il ragazzo non avesse nulla, ma allora perché aveva reagito a quel modo? In più quella reazione la feriva: Nayif, quel ragazzo dolce e combattivo, leale e premuroso, proprio lui che in cuor suo...

Rhirm sentì le congiuntive bruciare. Non era l'unico che la stava abbandonando in maniera così inspiegabile. Verkela, la sua compagna di vita, aveva percepito per lei un fortissimo legame, più forte di qualsiasi cosa avesse mai provato in vita sua. Non c'era persona al mondo che Rhirm amasse di più della ragazza del nord. Non le era mai importato della sua diversità, mai delle mani evanescenti, mai di quella strana dote di difendersi usando esclusivamente il pensiero*.

Aveva visto in Verkela soltanto la purezza d'animo, la tristezza di chi ha avuto un destino crudele, la forza di quelli che rialzavano la testa, nonostante tutto. E le era rimasta affianco, l'aveva accompagnata in ogni suo passo, in ogni decisione, eppure ora, inspiegabilmente, Ver la rifiutava. Le stille bagnarono la federa logora del cuscino. C'era stata una sola persona per la quale aveva provato quell'attrazione che l'aveva portata da Verkela, ma il sentimento che l'aveva legata a lui non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che legava il suo destino a quello dell'Erede. Quella persona era Gorn, proprio colui per colpa del quale ora si versava il sangue di centinaia di uomini e donne.

Rhirm strinse il lenzuolo, si disse che la guerra stava cambiando ognuno di loro, Verkela inclusa. E a scatenarla era stato proprio lui. Rhielorm ripensò a quando era solo una bambina che giocava a nascondino con il giovane rampollo dei Tai'ir. Si chiese se ci fosse mai stato un momento in cui anche lui era solo un bambino, o se lei lo fosse mai stata. Infondo anche lei aveva scoperto le proprie doti in tenera età e col senno di poi sapeva che per Gorn aveva provato una sorta di tensione. Mise a fuoco quei ricordi: sì, si trattava di una percezione, non solo il fascino di un carattere carismatico. Rhirm ne era certa, fin da bambina aveva sempre percepito che qualcosa in Gorn non andasse e, forse, quella sua attrazione ingenua era dovuta a una volontà di curarlo, anche se non aveva potuto avvedersene in tenera età. Ora, forse, non c'era più la possibilità di farlo.

***

Okksel fremeva d'impazienza. Finché Awryn fosse rimasta priva di sensi, lui sarebbe stato al sicuro. La ragazza aveva visto, ne era certo. Avrebbe potuto negare, ma Uriel le era ormai troppo legato e le avrebbe dato credito. Dunque non gli rimaneva molto tempo per agire e fu grato al comandante quando sollevò la questione del proseguimento.

-Questo piano ci sta portando via più tempo del necessario- aveva detto Uriel, poi lo aveva ringraziato per aver trovato Awryn e Nayif. Nulla ne sapeva Uriel del fatto che Okksel stesse per uccidere la ragazza, quando erano arrivati gli altri. Sta volta, però, doveva scompaginare le truppe dell'Est. Gorn era stato chiaro: il suo modo di fare stava mettendo a rischio la vittoria della guerra, non poteva sperare di manovrare uno per uno gli uomini di Uriel. Dovevano cadere in una trappola.

Arteg si ergeva apparentemente quieta, nell'ombra delle nuvole cariche di pioggia che lampeggiavano sopra le loro teste quando si apprestarono alle sue porte, vestiti da soldati Sunek come le altre volte. Uriel aveva sottolineato come questa volta fosse più rischioso procedere con lo stesso piano, dato che ad Itysia la baraonda era stata consistente e temeva che qualche Sunek potesse essere scampato, -forse- aveva detto, -sarebbe meglio un attacco più studiato-. Quindi Okksel lo aveva dovuto convincere, facendo leva sull'urgenza dei tempi.

-Dobbiamo rischiare, Uriel. Fidati del mio istinto, per la miseria! Non ho mai sbagliato, no?- gli aveva detto, ricacciando indietro il ciuffo.

-No, ma sei ancora molto giovane, ne hai di tempo per sbagliare e noi non possiamo permettercelo- aveva risposto il comandante. Il suo volto era cereo, lustrato dalla preoccupazione per la salute di Awryn.

-Allora cosa vogliamo fare? Aspettare qui non ci porterà a nulla di buono! Se qualcuno dei loro ha dato l'allarme, l'unica cosa che possiamo fare è accelerare i tempi!-

Uriel lo aveva squadrato, interdetto e sfibrato, ma alla fine aveva acconsentito. Forse sospettava di lui, ma la stanchezza del comandante giocava a suo favore. –D'accordo, Aner sarà a capo della retroguardia, noi proseguiremo.-

Un ronzio costante giunse alle attente orecchie del nireliano, mentre le porte del distaccamento di Arteg venivano aperte, lasciandoli entrare. Tutto è pronto, si disse sorridendo.

Uriel, davanti a lui, sembrava teso, mentre recitava la sua parte coi soldati Sunek. Le porte si richiusero, con un sonoro tonfo, foriero del pericolo che correva sulle teste dei soldati Tarkir, ignari. Il ronzio si fece più potente, Okksel diede il segnale.

-Siamo giunti in pace, ma armati- sussurrò a un soldato Sunek, con le parole che aveva concordato con Gorn come segnale.

Gli uomini dell'Ovest iniziarono a urlare e sguainarono le spade. Uriel ebbe un momento di sgomento, esitò, finché non gli fu intimato di consegnare le truppe. Okksel lo vide tentennare, gli occhi sbarrati dalla sorpresa, mentre una miriade di pensieri gli attraversavano lo sguardo. Forse stava persino pensando che qualcuno li avesse traditi, ma tutto quello che fece fu dare l'urlo di guerra ed incitare i suoi a resistere.

Okksel sguainò la spada, ingaggiò lo stesso soldato cui aveva passato l'informazione, con movimenti rigidi e costruiti. Recitò la sua parte e non batté ciglio quando iniziò a sentire i propri compagni cadere. Le truppe dell'Est, schiacciate dalla superiorità numerica del nemico, vennero spinte fuori dall'edificio. A quel punto Okksel iniziò i suoi giochi.

Acqua salì alle caviglie dei soldati, spingendoli e mettendoli in difficoltà. Il nireliano chiuse gli occhi e si concentrò: li portò alla paura, li portò alla follia. Disegnò immagini orrifiche nelle loro menti, tirando i fili delle loro debolezze. Si fece strada, come una voce che echeggiava in ognuno di quegli incubi, come un uccello che sbatteva furente nella gabbia della loro mente. I soldati cadevano, si lasciavano vincere, si arrendevano.

Nel frattempo I Sunek avevano portato all'esterno le immense torri rosse, da cui ora sparavano palle plumbee che esplodevano in mille schegge di metallo e brandelli di carne, fra i militi Tarkir. Quelli correvano terrorizzati, condannati da visioni che gli impedivano di distinguere la realtà e dalla furia dei Sunek.

Invano Uriel urlò di resistere.

***

Uriel vedeva di nuovo quella donna urlargli in faccia, ma ora sapeva che era una visione. Riusciva, a sprazzi, a vedere la realtà: non c'era acqua alle sue caviglie, anche se la poteva sentire, non c'era nemmeno quella donna, se non nella propria testa. Guizzava quindi, fra le palle di cannone tirate dalle torri rosse, cercando con lo sguardo una via di fuga lungo le pareti di cinta. Il fiato era corto, i muscoli ardevano, così come gli bruciava l'essere caduto in una trappola. Chi aveva potuto rivelare i loro movimenti? Era stato forse qualche soldato Sunek, scampato a Itysia? O chi lo aveva spinto a proseguire con quel piano? Non poteva quasi credere che Okksel, il suo pupillo, fosse implicato in quella faccenda. Lo aveva cercato lesto fra la folla tumultuosa, ma non era riuscito a scorgerlo.

Scattò verso le mura, fendendo l'aria con le mani e con lunghe falcate. Il gruppo d'avanguardia era in ginocchio, la missione compromessa, non c'era via d'uscita. Avevano perso la guerra.

Quella costatazione amara gli scivolò dentro come una colata di ferro, mentre l'aria iniziava a scarseggiare nel suo petto. Ma se avevano perso, perché correva ancora? Gli sembrò quasi che una voce femminile gli ponesse quel quesito. Per trovare una via di scampo, perché voglio vincere... e perché voglio uscire vivo da qui e baciare ancora le sue labbra. Gli occhi di Uriel si offuscarono, tutto crollava, ma non poteva smettere di cercare la sua scappatoia.

Poi, come un miracolo, una scaletta apparve nel suo campo visivo. Era piccola e posta a qualche metro da terra, avrebbero dovuto saltare e pochi si sarebbero salvati, i Sunek si sarebbero resi fin troppo presto conto e avrebbero direzionato i colpi delle torri verso quel punto.

Uriel si fermò e sguainò la spada, si lanciò nuovamente fra la folla: non dovevano rendersi conto che aveva notato quella scaletta. Si prese del tempo per pensare. In quanti avrebbero potuto salvarsi? Dieci? Venti? Forse meno.

Menò fendenti ai soldati Sunek che ora cercavano di sottrarsi allo scontro per non essere investiti dalle loro stesse palle di cannone. Ne atterrò alcuni, sfilando agilmente fra le loro fila. Si chiese chi avrebbe potuto salvare. Farkas e Corse entrarono nel suo campo visivo, al fianco della disordinata formazione.

La ragazza stava lanciando i suoi coltelli sui nemici, mentre Corse li bersagliava con le sue frecce. Li chiamò a gran voce e gli si affiancò.

-Dov'è Okksel?- ringhiò loro.

-Comandante ma le pare che in mezzo a questo macello sappiamo dove si trovi? La smetta con le domande idiote!- lo rimbeccò Farkas, con un sorriso amaro sulle labbra.

-Sta zitta, insolente ragazzina!- ruggì Uriel. Farkas rabbrividì e sollevò lo sguardo per una frazione di secondo su di lui. Uriel si pentì subito di averla offesa, ma sentiva il rumore del proprio sangue ribollirgli nella testa. Chiunque fosse responsabile, doveva pagare, incluso se stesso.

-Siamo spacciati, non è vero, comandante?- gli chiese Corse.

-Sì, la battaglia è persa, ma forse almeno noi riusciremo a salvarci. Prima trovate Okksel, dobbiamo uscirne vivi.-

-Eccomi, comandante- sussurrò Okksel, trafelato, giungendo alle loro spalle.

Uriel lo squadrò, doveva portarlo via da là, vivo. Okksel aveva salvato Awryn, era vero, ma aveva anche cercato di prendere il suo posto, ormai ne era certo. Il comandante rivelò l'esistenza della scaletta, dando l'ordine di continuare a bersagliare i nemici come nulla fosse.

-E gli altri?- chiese Farkas. Uriel restituì al suo sguardo disperato il proprio. Serrò le labbra e scosse la testa.

-Al mio segnale, correte più forte che potete dietro di me. Okksel tu mi seguirai per primo, Corse chiuderà la formazione.- Gli altri annuirono in silenzio. –So che queste parole vi sembrano una condanna per tutti gli altri, ma non possiamo fare altro, ora... correte!- urlò Uriel, scattando in avanti.

Le truppe Sunek inizialmente non si accorsero dei loro movimenti, per cui riuscirono a portarsi a trecento piedi dall'obiettivo. Macinavano la distanza che li separava dall'unica via di salvezza senza guardarsi indietro, ma con gli occhi serrati e umidi. Fu allora che i Sunek si accorsero e direzionarono le torri verso di loro.

Un tonfo sordo e una nuvola di polvere investì Uriel, che tirò su le mani, facendo da scudo al volto.

-Correte! Correte più forte!- gridò, per poi iniziare a tossire e ad ansimare. –Non fermatevi!- continuò tra una boccata d'aria e un'altra. Non si volse indietro ma sentì Corse incitarlo a sua volta.

L'ultimo tratto fu percorso quasi volando, nemmeno Uriel seppe dire come, ma scattò, afferrò l'ultimo piolo e si issò agguantando il successivo, facendo dondolare le gambe di lato. Le palle di cannone iniziarono a colpire il muro affianco a lui e fu investito da schegge e frammenti di roccia. Serrò gli occhi e si spinse più su, spanna dopo spanna. Sentì uno strattone, poi un altro e un altro ancora, sintomo del fatto che anche gli altri ora erano appesi.

A quel punto la scala ondeggiava lungo le pareti e reggersi diventava molto più arduo.

-Oscillate a destra!- si rivolse agli altri sotto di lui. Ci volle un po' perché capissero che era necessario coordinarsi per facilitare i movimenti ed evitare i colpi di cannone. Iniziarono a spingere coi piedi sulle mura, prima a destra, poi a sinistra. Un botto sotto di loro fece vibrare la scala nelle loro mani, il muro era stato colpito alla base, presto avrebbe ceduto.

-Più in fretta!- continuò Uriel, artigliando ora anche le rocce, che iniziavano a slittare. Afferrò il bordo della parete, lanciò il proprio corpo sul parapetto e si volse per tirare su Okksel. Corse mancò la presa dell'ultimo piolo. Uriel gli tese la mano e riuscì a trattenerlo per il bordo del guanto, mentre il ragazzo dalla voce nasale stringeva a sé la piccola Farkas, che urlava improperi, terrorizzata.

Uriel sentì i propri denti sbriciolarsi sotto la pressa dello sforzo che stava compiendo. –Tienili impegnati!- grugnì a Okksel, mentre soldati Sunek li caricavano minacciosi.

Uriel puntò i piedi e tirò, mentre Corse e Farkas scalciavano i mattoni che franavano sotto di loro. Corse trovò un appiglio più stabile e ringhiando tirò su la ragazza. Farkas incastonò un pugnale e riuscì a oltrepassare la balaustra. Poi la ragazza aiutò Uriel a issare anche Corse. I quattro si ritrovarono senza fiato, a dover correre e caricare un nemico molto più numeroso di loro.

-Possiamo farcela!-li incoraggiò il comandante.

-Dobbiamo lanciarci!- gli intimò Farkas. Uriel passò in rassegna le opzion e si rese conto che non ce n'erano altre. Annuì, -dal lato dove c'è quella specie di rampicante con le liane! Seguitemi!-

Invertirono la rotta e si scagliarono fuori dalle mura, appigliandosi come potevano alla pianta. Le frecce dei Sunek nel frattempo li puntavano. Corse fu colpito ad una spalla e perse la presa. Farkas si dondolò fino a lui e piantò un altro coltello nella roccia, offrendogli l'appiglio. Corse fu l'ultimo a toccare terra, con Farkas che lo sorreggeva al suo fianco. –Correte! Verso la macchia, dove non potranno trovarci!-

***

Da tre giorni Uriel, Farkas e Corse cercavano di raggiungere Itysia, sperando di trovare i loro compagni. Se loro erano caduti in una trappola, con buona probabilità anche la retroguardia aveva subito la stessa sorte. Uriel rifiutava di mangiare, livido e silenzioso come non mai. Si nascondevano di giorno e proseguivano alla cieca di notte.

-Non sappiamo dove stiamo andando, comandante. Abbiamo perso l'orientamento, lo sai- era stata Farkas a parlare, mentre cercavano di scaldarsi attorno a un piccolo fuoco. Avevano scelto un posto riparato, ma la legna era umida e la sottile linea di fumo presto sarebbe stata visibile. Uriel era stato categorico: si sarebbero scaldati e riposati solo pochi minuti, poi sarebbero andati avanti. L'odore della palude era sempre più forte e gli impediva di dormire, così come le mosche e le zanzare che li tormentavano, non appena cedevano a qualche istante di riposo.

Uriel non rispose, murato nel suo silenzio carico di risentimento, quindi Farkas continuò, –non hai nemmeno la certezza che qualcuno dei nostri sia riuscito a fuggire-. Sputò quelle parole come fossero veleno.

-Mi fido di Aner, Farkas, so che li ha portati in salvo da qualche parte.-

La disputa fu interrotta da uno schiocco secco, uno scalpiccio e un sibilo. Il gruppo si guardò attorno, sollevando solo allora lo sguardo dalle fiamme. Erano circondati.

-Beh, sapevo di essere diventato bravo, ma addirittura riuscire a catturare il mio stesso comandante- disse una voce amica.

-Aner!- urlò Farkas, gettandosi al collo dell'amico. Uriel tirò un sospiro di sollievo: erano là, ma lei dov'era? La cercò fra i volti dei suoi sottoposti ed amici, ma non riuscì a scorgerla. Si tirò su e si avvicinò al capitano dalle occhiaie profonde.

-Dove sono gli altri?- gli chiese Aner. Uriel fece un cenno di diniego.

-qualcuno ci ha traditi e adesso è fondamentale capire se sia stato un soldato Sunek che è sfuggito o qualcuno dei nostri- asserì greve.

-Siete gli unici sopravvissuti?- chiese Barn, con gli occhi che già si riempivano di lacrime. La sua bocca era spalancata, il labbro inferiore tremava.

-Sì, purtroppo- fu la risposta di Okksel, che s'intromise.

Barn levò l'unica mano che gli era rimasta, stretta in un pugno. –Dobbiamo trovare quel bastardo! Dobbiamo farlo fuori!-

-Sono d'accordo, ma è facile intuire chi sia il responsabile- disse Okksel, serio. Tutti gli sguardi furono puntati verso di lui. -È stata Rhielorm, lei ci ha traditi-

***

Awryn si reggeva alla mistica, seminascosta dagli altri, quando udì le parole di Okksel. Quello stronzo era ancora vivo e adesso cercava di dare la colpa a Rhirm! Sentì l'amica piegarsi sulle proprie ginocchia, sconvolta.

-Menti! Bugiardo!- gli urlò, arrancando fra i compagni.

Vide alcuni di loro muoversi in maniera scomposta e capì. –Prendetelo! È lui il traditore! L'ho visto con i miei occhi! È lui il responsabile di tutto questo!-

Scostò Aner e Barn, per notare che lo spiazzamento era stato tale da consentire a Okksel un bel vantaggio.

-Inseguitelo!- fu l'ordine di Uriel, mentre correva a sorreggerla.

***

L'Est è perso mio bel tesoro, la guerra sarà vinta dall'Ovest. Non ci rimane che fuggire, amore mio. Vieni via con me, raggiungimi. Non temere se senti la mia voce nella tua testa, ti spiegherò tutto, te lo prometto. Tutto ciò che voglio è che tu sia al sicuro. Dunque scappa, raggiungi Rellang. Ti troverò io, promesso. Sarai salva, fosse l'ultima cosa che faccio. Non devi pensare agli altri, amore, solo io e te. Non c'è nient'altro che abbia importanza.

Verkela annuì, certa che quella voce dolce nella sua testa fosse di Okksel. Sentiva il cuore cavalcare senza controllo, ma afferrò ugualmente un paio di manti e qualche veste di ricambio. Le infilò nella propria borsa e guardò fuori dalla finestra. La notte le sarebbe stata amica nel lasciare Belwor. Sentì un ago nel centro del petto: e tutti gli altri soldati Tarkir? Okksel aveva detto di non preoccuparsene, ma... Scosse la testa ed aprì la porta.

***

-Osserva bene Martia, lo vedi quel fumo laggiù?- chiese Syas alla sua accompagnatrice. Martia annuì con enfasi, spostando le foglie del loro nascondiglio per mettere a fuoco meglio lo scenario.

-È più vicino di quanto non lo fosse ieri- gli rispose.

-Significa che stanno avanzando- Syas la guardò con apprensione. Abbassò lo sguardo sul ventre della ragazza.

-Tu, sarai tu ad andare a Miorn a dare l'allarme, e poi non ti muoverai più da lì- le ordinò.

-E tu che diavolo credi di fare? Sei da solo, capitano! Non puoi fermare un esercito!- protestò lei.

-Li studierò, non intendo arrendermi e consegnare Dror a questi mostri- rispose lui col petto gonfio.

Lei sorrise rassegnata, -non è nemmeno la tua patria, saresti potuto restare a Noume, perché darti tanta pena per noi?- gli chiese.

-Perché Dror è il mio sogno di bambino, non posso permettere che venga portato via- rispose lui sorridendo.

Spazio autrice:

come iniziare? Le scuse servono ancora? Forse no, vero? Non pubblico un capitolo da settembre ormai, quindi so che chiedere scusa è inutile. Vi dirò, ho avuto un blocco enorme, sia per colpa della casa, per cui non trovavo un ambiente sereno dove scrivere (che ora sembro aver trovato), sia per via di una sorta di blocco emotivo mio. Ora penso di essere ripartita. Non assicuro nulla, come sempre, per non tradire le vostre aspettative, ma ce la metterò tutta. Vi prometto che darò il massimo e vi ringrazio ancora se siete rimasti.

Ancor più del solito vi prego di dirmi in tutta onestà quello che pensate di questo capitolo. Non è facile rimettersi a scrivere dopo così tanto, quindi potrei non essere stata brillante o, per dirla senza mezzi termini, il capitolo potrebbe fare schifo. Quindi ditemi quello che ne pensate. Vi abbraccio,

Wendy

*P.s.: da questo momento in poi potreste trovare delle incoerenze nella trama. Ciò è legato al fatto che ho cambiato i miei programmi per il finale e quindi devo aggiustare alcune cosine. Cercherò di farvi notare queste differenze con delle note come questa. In sostanza qui Ver non ha più come potere la telecinesi, ma può ferire le persone con il pensiero. Capirete tutto meglio nel finale, promesso! Vi chiedo solo un po' di fiducia, ma vi giuro che sarà ricompensata!^^

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