Scarecrow

Da quando Tron era tornato Thomas aveva iniziato a sentirsi un estraneo nella sua stessa famiglia. Aveva provato a farsi andare a genio quella nuova versione di suo padre, così diversa dal Byron che aveva conosciuto, ma senza successo. Al contrario i suoi fratelli sembravano aggrapparsi all'inesistente speranza che, obbedendo a quel bimbo sadico, malvagio e vendicativo sarebbero riusciti a riavere indietro almeno parte del padre che conoscevano.
Chris e Michael, o meglio Five e Three - perché agli occhi di Tron erano semplici pedine immeritevoli di un nome - si erano abituati rapidamente alle nuove dinamiche e lo guardavano con occhi diversi. Era diventato la pecora nera della famiglia, in quanto incapace di eseguire gli ordini senza farsi domande o protestare. Questo lo portò a chiudersi in sé stesso, ad alienarsi completamente, a cercare inutilmente di riconquistare l'approvazione della sua famiglia.
Arrivò ad alienarsi a tal punto da non provare più nulla, l'anedonia era diventata la sua più fedele compagna di viaggio e gli permetteva di avere un distacco sufficente ad impedirgli di essere coinvolto nelle terribili azioni che era costretto a compiere. Questo atteggiamento non fu però sufficiente, dovette annullarsi completamente e ricostruire sé stesso secondo le aspettative di Tron, diventando freddo, cinico e crudele, una marionetta nelle sue mani.
"Ironico" pensò, solitamente era lui ad essere il marionettista, questo ribaltamento di ruoli lo lasciava interdetto. Si ritrovò a cercare di ritrovare il controllo e, per farlo, iniziò ad affrontare i suoi fan, sconfiggendoli nel modo più subdolo possibile ma nemmeno vederli ai suoi piedi, terrorizzati, riusciva a donargli la pace a cui anelava.
In seguito Tron sviluppò un piano che ruotava intorno al suo "fan numero uno", un promettente duellante soprannominato Shark.
Four fu spinto a fare inconsapevolmente del male a sua sorella, per la prima volta da molto tempo sentì il vero sé stesso, sepolto in qualche recondito angolo della sua anima, urlare e cercare di tornare allo scoperto. Aveva soffocato anche quel rigurgito di coscienza ma non era comunque riuscito a liberarsi dall'angoscia che quell'evento aveva causato in lui.
In seguito arrivò il momento del duello finale dei Mondiali d'Asia. Andò tutto secondo i piani con la squalifica di Shark e la sua vittoria. La tappa finale era il Carnevale Mondiale di duelli. In quel piano era coinvolto anche suo fratello Three anche se, come di consueto, era all'oscuro di quale fosse il suo ruolo.
Guardò un istante lo sguardo carico d'odio e rabbia di Shark, vi vedeva uno specchio delle emozioni che aveva sepolto, aveva dinanzi un'anima affine alla sua e questo lo spingeva a detestarlo. Non poteva permettergli di liberare la parte di sé che aveva tanto faticosamente incatenato, quindi lo avrebbe annientato prima che potesse riuscirci, trascinandolo a fondo con lui. Se ne andò, pregustando il loro imminente duello.
Quando iniziò il piano di suo padre gli fu finalmente chiaro, anche quel ragazzo era destinato a diventare una pedina nelle mani di suo padre. Provò a convincerlo a concedere a lui l'onere di quella missione, per qualche strano motivo non voleva più che Shark avesse il suo stesso destino. Tron però non volle sentire ragione, asserendo che Reginald gli fosse superiore come duellante. L'unico modo per dimostrargli che si sbagliava era vincere e per farlo non si sarebbe risparmiato.
I suoi sforzi non furono però sufficienti, vide il suo avversario scivolare nella stessa rete in cui anche lui era imprigionato. Con le ultime forze provò ad avvisarlo del pericolo che correva ma non ce la fece, esattamente come non riuscì a ringraziarlo per averlo riportato indietro e fatto tornare in sé. Le energie iniziarono ad abbandonarlo, riuscì solo a teletrasportarsi a casa prima di perdere i sensi, poi il buio dell'incoscienza lo colse.

Passarono mesi e, dopo una dura lotta contro Don Thousand e i Bariani, la vita sembrò tornare alla normalità. Suo padre ridivenne il Byron che aveva sempre conosciuto ma, sebbene stesse facendo del suo meglio per perdonarlo, non riusciva ancora a lasciarsi alle spalle le sue azioni. Anche in questo caso non riusciva ad essere in sintonia con i suoi fratelli e con la loro gioia incondizionata.
C'era una sola persona con cui sentiva di poter condividere ciò che provava ed era Reginald. L'ultimo duello con lui gli aveva fatto capire quanto avesse sofferto per la sua decisione di schierarsi con i Bariani e, inevitabilmente, questo suo gesto aveva lasciato degli strascichi. A dispetto dei buoni propositi non era riuscito a ricostruire il suo rapporto con Yuma e gli altri, il senso di colpa gli impediva di lasciarsi il passato alle spalle e di perdonarsi, altro punto che Thomas sentiva di avere in comune con lui.
Avevano iniziato a vedersi periodicamente, inizialmente parlavano di frivolezze ma, con il passare del tempo, iniziarono ad aprirsi di più.
"Thomas, ti capita mai di sentirti fuori posto da quando tutto è tornato alla normalità? Come se fossi presente fisicamente ma altrove con i pensieri"
"Sì, di continuo. Da quando mio padre è tornato sta facendo di tutto per ricucire il nostro rapporto, organizza pranzi e gite in famiglia ma mi sembra tutto surreale, quasi fasullo" rimasero in silenzio qualche istante prima di proseguire.
"Già, lo capisco, anche Yuma sta provando a fare tornare tutto come prima, non ha ancora capito che per me è impossibile dimenticare ciò che ho fatto" c'era un chiaro sottinteso in quella frase, da quando era tornato non avevano mai discusso del loro ultimo duello e questo aveva dato adito a dubbi e sofferenze in Reginald.
"Non devi darti la colpa per quel che è successo. Ti sei ritrovato a dover fare una scelta e non era semplice con la confusione che avevi in testa"
"So che non dovrei ma non riesco a farne a meno. Ricordo ancora lo spaesamento di avere ricordi di due vite distinte, di non sapere più chi fossi. Ho fatto l'unica scelta possibile ma è stato davvero complicato portarla avanti e tentare di lasciarvi alle spalle" Thomas lo capiva, comprendeva bene quel conflitto interiore, anche lui aveva dovuto annientare una parte di sé stesso e ora stava facendo molta fatica a recuperarla.
"Capisco quello che provi, anche per me è ancora difficile scendere a patti con quello che ho fatto. Sto ancora provando a recuperare il vero me stesso ma la strada è lunga e ho paura di non farcela"
"Questo non succederà, non ti sei mai perso del tutto e so che, gradualmente, potrai ricostruirti e ricreare il legame con la tua famiglia. So che è difficile ma puoi contare sui tuoi fratelli, credo che stiano affrontando i tuoi stessi dubbi, anche se magari non vogliono ammetterlo"
"È possibile ma non riesco ancora a rapportarmi con loro come dovrei. Li sento lontani, o forse sono semplicemente io ad essere distante. Non credo potrei riuscire a fare questa conversazione con loro, non sarebbero in grado di capire, non fino in fondo" Reginald annuì, anche lui stava avendo problemi a rapportarsi con Rio, si sentiva in colpa per averla trascinata con lui nella guerra dei Bariani e non riusciva ancora a togliersi dalla mente l'immagine della sua morte.
"Ora è meglio che vada, mio padre ha organizzato un picnic non so dove, e anche se la prospettiva non mi entusiasma, non posso mancare" si salutarono e andarono ognuno per la sua strada. Avevano percorsi diversi da affrontare ma con difficoltà simili e la chiacchierata di quel giorno era stata in grado di restituire ad entrambi un po' di speranza per il futuro.

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