My december
Mizar camminava solitario per Barian, da quando Kite non c'era più quel pianeta gli appariva ancora più gelido e inospitale, come un'eterno dicembre. Dicembre, un termine umano che aveva appreso da lui e di cui, almeno fino a quel momento, non aveva capito appieno il senso.
Ricordava ancora con disarmante chiarezza il modo in cui il suo corpo aveva iniziato a contorcersi, annaspando per un po' di ossigeno, per poi giacere immobile tra le sue braccia. Quella battaglia aveva segnato il destino dell'universo, risvegliando un antico drago sopito, ma anche quello di qualsiasi rapporto ci fosse tra di loro.
Aveva riflettuto a lungo su cosa Kite significasse per lui e non era ancora giunto a una risposta. Sapeva di essere profondamente legato a lui ma non sapeva dare un nome a quel rapporto e questo lo spaventava.
"Che importanza ha? Lui non c'è più" pensò con una punta di amarezza.
"L'unico su cui posso contare è Occhi Tachionici, finché esisterò lui sarà con me, devo fare affidamento solo su di lui" ma per quanto se le ripetesse quelle parole gli suonavano vuote, prive del significato che gli aveva sempre dato.
"Darei qualsiasi cosa pur di rivederti un'altra volta, ho bisogno di capire e non posso farlo senza di te. Dannazione! Perché te ne sei andato prima di me? Non è giusto!" Quei pensieri lo tormentavano, alimentando la tempesta che albergava nel suo cuore, ammantandolo in uno spesso strato di neve e ghiaccio, in grado solo di intorpidire le sue emozioni ma non di annullarle del tutto, lasciandolo a combattere con esse, come un'escursionista in mezzo alla bufera.
Non comprendere ciò che provava lo faceva sentire smarrito, come un naufrago in mezzo alla tempesta e la zattera di illusioni su cui si trovava era sempre più malconcia, non sarebbe riuscito a sorreggerlo a lungo.
"Ho bisogno di capire e, per farlo devo tornare dove tutto è iniziato, sulla luna". Richiamò a sé Occhi Tachionici e si sollevò in volo con lui. Il drago sembrava percepire la sua inquietudine e si comportava di conseguenza, muovendosi nervosamente. Atterrarono sulla luna, il suo paesaggio bianco e desolato era molto simile all'inverno terrestre "e a quello nel mio cuore" pensò Mizar. Sfiorò con delicatezza i crateri, ricordando gli ultimi momenti di vita di Kite, il modo in cui lo aveva accarezzato prima di perdere le forze.
"Mi manchi" pensò Mizar, senza riuscire più a trattenere le lacrime, le lasciò scivolare lungo le sue guance, argentee perle di tristezza alimentate da dolore e nostalgia. Kite era diventato il suo mondo e perderlo lo aveva devastato, lasciandolo smarrito nel mezzo dell'universo. Aveva paura che quella sensazione permanesse in eterno e non era pronto ad affrontarla.
"Dannato bastardo, mi hai lasciato indietro, ma ti raggiungerò presto, te lo assicuro"
Fu con questi pensieri autodistruttivi che affrontò Don Thousand, perdendo. Non gli importava, finalmente era in pace, sentiva che la sua anima aveva raggiunto la quiete e trovato le risposte a tutte le sue domande.
"Lo amo, io amo Kite" quella consapevolezza lo rasserenò, avrebbe voluto capirlo prima ma era comunque contento di avercela fatta e di essere riuscito a fare risplendere un raggio di sole sulle lande fredde e ghiacciate del suo cuore.
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