Make hate to me
Reginald non era pienamente consapevole di come la sua storia con Thomas fosse iniziata. Sapeva solo di averlo odiato profondamente per anni, e di non aver ancora del tutto superato quel sentimento, ormai fin troppo radicato in lui per poterlo estirpare. Eppure, dopo l'ennesimo duello, si erano ritrovati ad andare a letto insieme. Non erano stati guidati dall'amore o da qualche altro nobile sentimento, si era trattato di puro e semplice sesso durante il quale, proprio come quando duellavano, ognuno cercava di imporsi sull'altro, rendendo l'atto primitivo e, a tratti, quasi brutale.
Il ricordo di quei momenti lo aveva accompagnato a lungo, come d'altronde avevano fatto i graffi sulla sua schiena. Si ripromise di non cascarci più, di non lasciare che quel vortice impazzito di emozioni e istinti primordiali avesse nuovamente la meglio su di lui, ma fallì.
Ogni settimana si incontravano, spesso anche più di una volta, e, puntualmente, si dicevano che era l'ultima, che non sarebbe ricapitato, nonostante fossero entrambi ben consci di mentire a sé stessi.
Dopo l'ennesimo amplesso privo di dolcezza e parole, Reginald si azzardò a chiedere
"Thomas, che cosa sono io per te?" Lo vide irrigidirsi, come se gli avesse dato uno schiaffo e non fatto una semplice domanda.
"Perché dobbiamo per forza dare un nome a quello che c'è tra noi? È andato bene ad entrambi fino ad ora, non vedo ragioni per complicare la situazione"
"Con "complicare la situazione" intendi parlare di sentimenti? Perché ad essere sincero io vorrei capirci qualcosa, è tutto quasi surreale e non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo se non rispondi a quella domanda"
"D'accordo. Vuoi la verità? Non ho la più pallida idea di cosa ci sia tra noi, di certo non è amore, ma questo lo sapevi anche tu. Direi quasi sia stato l'odio e il rancore provato in questi anni ad avvicinarci" Reginald lo guardò sorpreso, era giunto alla stessa conclusione e non era convinto fosse positivo.
"Mi stai dicendo che abbiamo una relazione basata sull'odio... Non mi sembra una buona base su cui costruire un rapporto"
"Non abbiamo bisogno di costruirne uno, possiamo semplicemente continuare come abbiamo sempre fatto, godendoci il momento e non pensando troppo a cosa ci sia dietro"
"Quindi a te sta bene così?"
"Sì, e, ad essere sincero, ho avuto l'impressione che per te valesse lo stesso" Reginald distolse lo sguardo, cercando di capire se fosse vero. In effetti non si era mai opposto e, anzi, era fatalmente attratto da lui, i momenti di intimità con Thomas erano gli unici in grado di farlo sentire vivo. C'era poco da dire, ormai era dipendente da quei fugaci attimi e attendeva trepidante l'arrivo dell'incontro successivo.
"È così, ma avrei preferito trovare un nome a tutto questo"
"Perché? Per sentirti meno in colpa? O sporco? O per avere una giustificazione alla tua attrazione per me? Se si tratta dell'ultima ti risparmio la fatica, sai bene che sono irresistibile" Reginald si lasciò sfuggire una risata
"Se con irresistibile intendi un colossale pallone gonfiato, egocentrico e vanitoso allora sì, posso darti ragione" Thomas sorrise a sua volta, era strano per lui parlare apertamente con Shark, avevano passato mesi limitandosi a rapporti occasionali, non aveva mai pensato che la situazione si sarebbe stabilizzata. In fondo però non aveva importanza, avevano stabilito che quella tra loro era mera attrazione fisica e avrebbero continuato ad essere liberi di vedere altre persone.
Andò tutto bene per un po' ma poi iniziarono a vedersi le prime crepe. Four aveva continuato a vedersi con diverse ragazze, sciacquette insignificanti di cui si dimenticava nel giro di qualche giorno. La stessa libertà era concessa a Reginald che però aveva scientemente deciso di non usufruirne. Questo creò un ulteriore squilibrio nella loro già impari relazione, portando a litigi continui e furibondi, che si concludevano in rapporti sessuali altrettanto violenti.
Erano passati da una situazione di calma apparente a una relazione tossica che tirava fuori il peggio di entrambi, eppure nessuno dei due riusciva a farne a meno. Era una sorta di droga adrenalinica, uno sfogo per l'odio e la rabbia che entrambi provavano.
Ci furono dei periodi di rottura, ma non durarono mai troppo a lungo, si trattava più che altro di timidi tentativi di distacco in seguito a discussioni particolarmente accese.
"Perché non riesco a fare a meno di lui? Continuo a detestarlo eppure sono sistematicamente qui, non riesco a sfuggirgli e sento che, nel profondo, non voglio nemmeno farlo. Allora perché dopo ogni volta sto così male? Per quale motivo sono così indissolubilmente legato a lui?"
La risposta era semplice ma nessuno dei due era riuscita a trovarla. Non si sopportavano ma, al contempo, erano in grado di capirsi come nessun altro. Si somigliavano più di quanto fossero disposti ad ammettere, si facevano del male ogni volta ma, al contempo, trovavano una sorta di contorto sollievo in quella dinamica malata. Erano come falene con una fiamma, irremendiabilme attratti l'uno dall'altro a dispetto del dolore che ciò provocava.
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