E.T.
Nash si schiantò sulla Terra mentre cercava di sfuggire a Vector. Il suo inseguitore aveva intenzione di ucciderlo ma, vedendolo svanire su quel pianeta inospitale, aveva rinunciato alla sua missione.
Al suo risveglio non ricordava nulla, aveva battuto forte la testa e la nebbia aveva ammantato la sua memoria, rendendola imperscrutabile. Si alzò a fatica e si guardò intorno, non riconosceva nulla, sfiorò il ciondolo che gli adornarva il collo, aveva un'aria familiare ma non riusciva a capire perché. Notò poco distante un ragazzo che lo fissava incuriosito, la sua aria smarrita doveva aver attirato la sua attenzione.
"Va tutto bene?" Gli chiese incerto
"Credo di sì ma non so dove mi trovo"
"Sei a Los Angeles, non è il posto migliore del mondo ma ti ci troverai bene. Come ti chiami?"
"Io... Non me lo ricordo"
"Oh, sei rimasto vittima di qualche incidente, hai bisogno di un medico?"
"Non credo, sto bene"
"Penso comunque che sarebbe meglio farti visitare, vieni con me" disse, afferrandolo per un braccio e trascinandolo con sé. L'uomo da cui lo portò era strano, faceva un mucchio di domande delle quali sembrava già conoscere la risposta e annuiva comprensivo ogni volta che diceva qualcosa.
"È sicuramente una commozione celebrale, la memoria tornerà ma ci sarà bisogno di un ambiente famigliare e di persone conosciute. Lei è per caso un parente?"
"No, è la prima volta che lo vedo, l'ho portato qui perché ero preoccupato"
"Beh, allora devo chiederle un grande favore, dovrebbe occuparsi di questo ragazzo fino alla fine della sua convalescenza"
"Di che sta parlando? Non posso farlo, ho degli impegni e non mi è permesso portarmelo dietro, ci sarà qualche struttura adatta al suo caso"
"Esistono, certamente ma, per un recupero più rapido, sarebbe meglio condividere le giornate con qualcuno di conosciuto e lei è la prima persona che quel ragazzo ha visto appena arrivato qui"
"Quindi mi sta chiedendo di fargli da baby-sitter fino a quando non sarà guarito, ho capito bene?"
"Esatto"
"E perché mai dovrei?"
"Per lo stesso motivo per cui lo ha portato qui e non abbandonato a sé stesso in mezzo alla strada" Thomas sospirò, chiaramente messo all'angolo da quelle parole
"D'accordo, lo farò ma sappia che sono molto contrariato"
"Questo è evidente ma sono sicuro che prendersi cura di lui le darà soddisfazioni"
"Come no" ribadì poco convinto.
"Andiamo" disse al ragazzo misterioso
"Dove?" Gli domandò ingenuamente
"A casa mia" parve confuso ma non fece altre domande.
Arrivarono ben presto alla sua villa, avrebbe tanto voluto lasciare che se ne occupassero i domestici ma, per qualche arcano motivo, era incuriosito da lui.
"Allora, cos'è che ricordi esattamente?"
"Stavo scappando da qualcuno e sono piombato qui, non credo di provenire da questo pianeta" Thomas trattenne a stento una risata
"Ah no, e da dove proverresti?"
"Non lo so, l'unico indizio è questo" disse, mostrandogli un ciondolo con una pietra danneggiata, "forse, se riuscissi a ripararlo, potrei capire qualcosa in più"
"Sono un attore non un artigiano, non credo di poterti aiutare. In più quel ciondolo è davvero particolare, non so chi potrebbe avere una pietra uguale a quella"
"Non importa, troverò un modo per ripararlo da solo. Grazie comunque..."
"Thomas" rispose
"Thomas..." Sembrò saggiare il suo nome, alla ricerca di un suono familiare che evidentemente non trovò.
"Perché mi stai aiutando?"
"Quel medico mi ha chiesto di farlo e, se dovesse servire a farti recuperare più in fretta la memoria, non sarà stato vano"
"Quindi il "medico" ha un'autorità particolare qui sulla Terra?"
"Diciamo di sì, si occupa di curare le persone e di certo se ne intende più di me di perdite di memoria" sembrò farsi un appunto mentale di quanto appena detto
"Ora dovresti riposare, sarai sicuramente stanco" disse Thomas, conducendolo verso una camera, gli mostrò il letto, che parve essere un misterioso artefatto davanti ai suoi occhi increduli, e si premurò di coprirlo e aspettare che prendesse sonno.
"Sei veramente un tipo bizzarro, sembri un bambino che scopre il mondo per la prima volta, hai gli stessi occhi curiosi di mio fratello Michael" pensò, ricordando con malinconia i fratelli che aveva lasciato in Giappone
"Forse questa è una seconda occasione, la possibilità di dimostrare che, almeno stavolta, non abbandonerò qualcuno che conta su di me" osservò il misterioso ragazzo dormire, sembrava in tutto e per tutto un essere umano ma, al contempo, c'era qualcosa di indubbiamente alieno in lui ed iniziava ad avere paura che, una volta recuperata la memoria, se ne sarebbe andato per sempre.
"Che schiocchezza, è un umano, non andrà da nessuna parte e poi, anche se lo facesse, non ha importanza, lo conosco a malapena, non mi mancherà di certo" pensò poco convinto.
La nottata trascorse serenamente e il mattino dopo trovò il misterioso ragazzo già in piedi, intento a tempestare di domande uno dei suoi domestici
"Che cosa ci fai già in piedi? È presto"
"È quello che ho provato a fargli capire anch'io signore ma non ha voluto sentire ragioni"
"Me ne occupo io, grazie per la pazienza" lo trascinò via, scrutando la sua espressione confusa
"Non puoi metterti a riempire tutti di domande, è strano"
"Strano?"
"Sì, bizzarro, inusuale, qualcosa che non si fa. Se hai bisogno di capire qualcosa dimandalo a me"
"D'accordo" rispose, incerto.
Uscirono e si recarono verso la macchina, l'autista li stava già attendendo lì.
"Che cos'è questa?" Domandò con gli occhi pieni di meraviglia
"Un'auto, serve a spostarsi più velocemente" si sedette, studiando con i suoi occhi blu l'ambiente circostante.
Raggiunsero il set in pochi minuti e quello fu un ambiente ancora più bizzarro e curioso. Ogni cosa era nuova e misteriosa e richiedeva una domanda a cui, puntualmente, Thomas rispondeva
"Si può sapere chi è il tuo bizzarro accompagnatore?" Gli chiese il regista
"Solo un ragazzo che ha perso la memoria"
"E perché sarebbe una tua responsabilità?"
"Perché il medico ha detto che un volto famigliare potrebbe aiutarlo a recuperarla prima"
"Quindi stai facendo da badante a un ragazzino smemorato, ho capito bene?"
"Sì, è così. Comunque è innocuo, è solo curioso come un bambino ma non farà nulla di strano"
"Lo spero proprio"
Le riprese procedettero senza intoppi, permettendo a Thomas di lasciare il set prima del previsto.
"Possiamo andare" disse, prendendolo per mano, senza pensarci.
Passarono mesi con quella routine e il ragazzo sembrava recuperare sempre di più la memoria, le paure di Thomas si intensificarono.
"Pensi ancora di essere un alieno?"
"Credo di sì, questo pianeta non mi è per nulla familiare"
"Però adesso lo conosci un po' meglio, non credi di poter restare qui?"
"Non dico che non mi piacerebbe ma ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa di importante e che ci sia qualcuno che ha bisogno di me"
"E se ci fosse anche qui?"
"Che vuoi dire?" Thomas gli si avvicinò e lo abbracciò, il ragazzo parve leggermente a disagio ma poi parve tranquillizzarsi
"Tu avresti bisogno di me? Direi che è più il contrario" rispose con un sorriso
"Magari all'inizio ma adesso la situazione è cambiata"
"Io... Non lo so, vorrei restare ma non so davvero se potrò farlo"
"Beh, io spero di sì" disse, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
"Buonanotte"
"Buonanotte Thomas"
Il giorno dopo, uno sconosciuto stava parlando con il ragazzo dagli occhi blu
"Chi diavolo sei?" Gli chiese senza troppe cerimonie
"Ossequi terrestre, ti ringrazio per esserti preso cura di Nash ma adesso è ora che torni a casa. La sua gente ha bisogno di lui"
"Nash, quindi è questo il tuo nome?"
"Come faccio a sapere che non sei solo uno svitato venuto qui per rapirlo?" Lui gli mostrò un ciondolo identico a quello rovinato che aveva visto tante volte.
"Vi concedo qualche minuto per salutarvi, dopodiché dobbiamo andare"
Nash gli si avvicinò con sguardo triste
"Vorrei restare, dico davvero, ma ci sono delle persone che contano su di me e non posso deluderle"
"Certo che no" replicò Thomas affranto
"Ti prometto che tornerò appena ne avrò la possibilità, ti devo molto e non ho intenzione di abbandonarti come se niente fosse. Troverò un modo per sdebitarmi"
"Non è necessario, lo hai già fatto più che s sufficienza"
"Non capisco..."
"Lo so, ma non ha importanza, torna pure sul tuo pianeta e non preoccuparti per me, me la caverò"
"Sicuro?"
"Certo, andrà tutto bene" si abbracciarono di nuovo, a lungo e, quando si separarono avevano entrambi gli occhi lucidi, sapevano che, a dispetto delle promesse, non si sarebbero mai più rivisti.
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