Can you feel my hearth
Thomas strinse incredulo il corpo esanime della ragazza
"Non può essere morta, non è possibile..."
"Ti prego, svegliati!" Urlò, ma la sua voce cadde nel vuoto, non sortendo alcun effetto.
Osservò il volto martoriato dalle fiamme, i capelli blu ormai distrutti, i lineamenti rovinati.
"Che cosa ho fatto?" Pensò prima di scoppiare a piangere, le lacrime si mescolarono al sangue che colava dalla ferita sopra il suo occhio. Non sentiva dolore, non fisico perlomeno.
Fu in quella posizione che lo trovò Reginald, in altre circostanze gli avrebbe intimato di andare via ma ora era troppo sconvolto per farlo.
Si avvicinò e crollò in ginocchio di fianco alla sorella
"Rio..." Nessuna risposta, il suo nome venne portato via dal vento, lontano.
"Che cosa le hai fatto?" Trovò la forza di mormorare
"Niente... Io... Non volevo... Non sapevo che cosa sarebbe successo, lo giuro"
"Che importanza ha? Mia sorella è morta e la colpa è tua!" Urlò, in preda ad una rabbia che non aveva mai provato. Lo staccò di peso dal corpo della sorella e lo attaccò al muro, deciso a vendicarsi di quanto appena successo, ma poi gli parve di sentirla
"Lei non avrebbe voluto questo"
"Vattene" disse gelido e Thomas ubbidì, correndo via.
Reginald strinse a sé il corpo della sorella, scostando delicatamente i pochi capelli rimastole dalla fronte
"Mi dispiace, non sono arrivato in tempo..." Mormorò prima di scoppiare in lacrime. Recuperò a fatica il contegno e trovò la forza di chiamare un'ambulanza, li osservò coprire il corpo di Rio con un telo e chiuderla nel furgone.
"Signore, dovremmo farle alcune domande" a parlare era stato un agente della polizia ma Reginald lo sentì appena.
"Signore?" Shark si riscosse a fatica e puntò il suo sguardo sull'uomo
"Sa cos'è successo?"
"Sì, c'è stato un incidente, è scoppiato un incendio e mia sorella è morta"
"Ne è sicuro? Pare che l'origine dell'incendio sia dolosa"
"Non è così glielo posso assicurare"
"Molto bene, allora raccoglierò la sua testimonianza ma sappia che effettueremo comunque ulteriori indagini" poi aggiunse come se lo avesse notato solo in quel momento "mi dispiace per la sua perdita" Reginald si limitò ad annuire e lo guardò andare via. Rimase bloccato, in piedi per un tempo imprecisato, dopodiché si avviò verso casa. Si sentiva svuotato da ogni emozione, intorpidito e confuso ma sapeva cosa doveva fare
"Ti troverò, fosse l'ultima cosa che faccio"
Thomas tornò di corsa a casa, il suo viso era una maschera di sangue e questo allarmò i suoi fratelli.
"Cos'è successo?" Gli domandò Chris ma non ottenne risposta.
Michael si occupò della ferita, disinfettandola e coprendola con una benda pulita che si impregnò subito di sangue.
"Dovresti andare in ospedale"
"Non lo farò, una ragazza è appena morta per colpa mia, non andrò in ospedale per una ferita insignificante come questa"
"Com'è successo?"
"È stato un incidente, ho usato la carta che mi aveva dato papà, si è scatenato un incendio e lei è... Stata avvolta dalle fiamme, non sono riuscita a salvarla..."
"Non è stata colpa tua" disse Chris, sconvolto quanto lui
"Sì invece, mi sono fidato di nostro padre, mi sarei dovuto aspettare un risultato del genere. E poi... Poi è arrivato suo fratello, avrebbe potuto massacrarmi di botte ma non lo ha fatto e non capisco perché. Devo trovarlo, ho bisogno di parlargli."
"Sei per caso impazzito? Il fatto che ti abbia risparmiato una volta non significa che lo farà di nuovo. È pericoloso"
"Lo so, ma non mi interessa, ho intenzione di assumermi le mie responsabilità, senza scappare"
"Chris, Thomas ha ragione, non possiamo impedirgli di farlo ed è corretto che la giustizia faccia il suo corso, non possiamo intralciarla."
"Non possiamo intralciare la polizia ma lasciare che il fratello della vittima abbia la sua vendetta mi sembra sbagliato "
"Non mi farà nulla, ha già avuto l'opportunità di colpirmi mentre ero accanto al corpo della sorella. Se non ha ceduto in una situazione del genere non lo farà di certo ora"
"D'accordo, ho capito, non cambierai idea ma stai attento" Thomas annuì e uscì di casa alla ricerca del ragazzo che aveva visto di sfuggita qualche ora prima.
Reginald non riusciva a stare fermo, camminava per casa, senza una meta, inquieto. Perdere la sorella lo aveva sconvolto ma, per qualche arcano motivo, voleva parlare con il suo carnefice, capire cosa lo avesse spinto a tanto.
Era assorto in queste riflessioni quando sentì suonare il campanello, aprì senza pensarci troppo e se lo trovò davanti. Aveva un occhio coperto da una benda insanguinata e un'espressione afflitta.
"Ciao, posso entrare?" Reginald si fece da parte, troppo sconvolto per dire qualcosa
"Sono qui perché ti devo una spiegazione e delle scuse. So che ciò che è successo è imperdonabile ma è stato un incidente. Ho usato una carta durante il nostro duello, non ne conoscevo l'effetto e, quando l'ho visto era troppo tardi. Ho cercato di salvarla ma non ci sono riuscito, mi dispiace" il silenzio divenne assordante ma, per quanto assurdo, Thomas sperava che quel ragazzo sofferente potesse perdonarlo dopo aver sentito quelle parole, provenienti direttamente dal suo cuore martoriato.
"Lo so, dubito che qualcuno sarebbe così stupido da soccorrere una persona che ha appena provato ad uccidere" Four parve sollevato da quelle parole, non erano un perdono vero e proprio ma erano meglio della pura rabbia mista ad odio che si aspettava di ricevere.
"Mi dispiace per tua sorella, era un'abile duellante e sono sicuro fosse anche una brava persona"
"Aveva i suoi alti e bassi, come tutti, ma le volevo bene, era la sola famiglia che mi era rimasta" Thomas ammutolì, sconvolto da quelle parole.
"Sai, la polizia ti sta cercando, non ha creduto alla teoria dell'incidente, dovrai dargli delle spiegazioni"
"Sono pronto a consegnarmi, è giusto che la giustizia faccia il suo corso, prima però volevo parlarti"
"Beh, lo hai fatto, ora puoi anche andare" Thomas annuì ed uscì di casa.
Reginald si sentì immediatamente sollevato, tutta la tensione che rivedere quel ragazzo gli aveva provocato era svanita. Tutto sommato però non riusciva a detestarlo, aveva fatto il possibile per sua sorella, rischiando anche di perdere un occhio. Una parte di lui sperava non fosse arrestato, che non dovesse pagare per un errore umano, mentre l'altra, più selvaggia e vendicativa, desiderava che trascorresse il resto dei suoi giorni a marcire in prigione.
Thomas raggiunse rapidamente la stazione di polizia più vicina.
"Buonasera, devo fare una confessione"
"Siediti ragazzo e rilassati, mi sembri estremamente agitato" Four obbedì
"Allora, cos'è che dovresti confessare?"
"L'incidente che ha coinvolto Rio Kastle non è stato casuale, sono stato io a provocarlo, con questa carta" disse appoggiando un rettangolo bruciacchiato sul tavolo. L'investigatore lo studiò a lungo per poi restituirglielo.
"Ascolta ragazzo sarò franco con te. Provieni da una delle famiglie più influenti della città e tuo padre ha già pagato per insabbiare il tutto. Ora noi faremo sparire questa carta e il problema sarà magicamente risolto, niente prove, niente caso" Thomas lo guardò scioccato
"Questo è profondamente sbagliato, è giusto che io paghi per ciò che ho fatto"
"Oh, ma lo hai già fatto, non mi sembra che tu stia bene o sbaglio? Il senso di colpa ti accompagnerà per tutta la vita. Dopotutto hai rubato la sorella a un orfano dalla vita in bilico, potresti averlo spinto verso il baratro ma a te cosa importa? In fin dei conti sei il genere di persona che pensa di poter risolvere tutto con i soldi. Fila via di qui, torna a casa tua e vedi di non farti rivedere da queste parti."
Thomas ubbidì, contrariato, tornò a casa e non uscì dalla sua camera per diversi giorni.
Nei giorni seguenti furono celebrati i funerali di Rio, Reginald aveva optato per la bara chiusa, rivedere quel corpo martoriato dalle fiamme non avrebbe giovato a nessuno. Non pianse, non disse una parola e si guadagnò sguardo carichi di sdegno da parte di molti dei partecipanti
"Sua sorella è appena morta e lui non versa una lacrima, c'è chiaramente qualcosa che non va in lui"
Probabilmente avevano ragione, dopotutto qualcosa si era rotto per sempre in lui e non riusciva a provare più nulla. Si sentiva intorpidito, anestetizzato, come se fosse sott'acqua, ma non riusciva ad affogare ed annaspava, disperato, senza mai riuscire a raggiungere la superficie.
Tornò a casa, incapace di trattenersi più a lungo al cimitero, si sedette e si mise a contemplare il vuoto. I ricordi della sorella gli invasero la mente, impedendogli di distrarsi in qualsiasi modo. Sentì le lacrime rigargli le guance, le asciugò con rabbia, non si sarebbe permesso quella debolezza, era un lusso che non poteva concedersi.
Gli ci vollero diverse settimane prima di trovare il coraggio di visitare la sorella. Trovare la sua lapide e vedere il suo sorriso gli strinse il cuore. Vide che c'era già qualcuno, in preghiera davanti alla sua bara, non capì subito di chi si trattasse ma, quando si avvicinò gli fu tutto più chiaro.
"Che ci fai qui?" Chiese stancamente
"Sono venuto a rendere omaggio a tua sorella, mi sembrava l'unico modo per farle ottenere un po' di giustizia" Reginald non fu sorpreso da quelle parole
"Non ho pensato nemmeno per un secondo che saresti stato arrestato. Le persone come te non pagano per i loro sbagli"
"Non è vero, pagherò e lo farò per tutta la vita, non supererò mai il senso di colpa che provo"
"Non sei l'unico... Se solo fossi arrivato prima forse avrei potuto salvarla, impedirle di duellare contro di te, scusarmi per il mio stupido commento e convincerla a tornare a casa... Ma non l'ho fatto e ora è troppo tardi" rimasero in silenzio s contemplare la lapide, entrambi avevano esposto il loro cuore e ora si sentivano vulnerabili e questo li spaventava. Nonostante tutto però condividere quel peso li aveva resi più leggeri, restituendo a entrambi la speranza di stare meglio.
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