Capitolo XXVI - Effetto domino (Prima parte)

NOTE AUTRICE:
Sono consapevole dei lunghi tempi di attesa dunque ho deciso di scrivervi un riepilogo dei 26 capitoli precedenti. Come già detto, questo non sarà l'epilogo ma avrà altri capitoli successivi.
Come noterete, in questo capitolo si approfondisce il concetto del purismo musicale dei musicisti classici. La gente, che legge CN I, crede che io abbia reso Juliet una snob e purista della classica all'inizio per creare la dinamica amorosa degli opposti che si attraggono, ma non è propriamente così... Negli anni 80 non c'era molta contaminazione musicale, i musicisti classici non sperimentavano nuovi generi, ancor meno il rock che veniva malvisto e, nelle dicerie popolari alimentate dal pregiudizio, veniva associato al satanismo, a un'accozzaglia di suoni e rumore, veniva criticato per via dello stile di vita anticonformista e degli ideali di sovversione sociale, politica, delle tematiche scabrose nei testi.
Noterete, infatti, che non ci sono stati esempi di musicisti classici che suonavano anche pezzi rock negli anni 80, non c'erano collaborazioni tra musicisti di genere diverso, a differenza di David Garrett e Two Cellos oggi. Dunque Juliet e suo padre simboleggiano i musicisti classici degli anni 80.

Riepilogo: Juliet e Rush si incontrano per la prima volta, perché Adrianna - la coinquilina di Jul - è un'amica di Rush; odio a prima vista, frecciatine pungenti e scontri a suon di violino e chitarra. Due filosofie di vita e musicali a confronti che, però, riusciranno col tempo a trovare un punto di incontro, un'affinità intellettiva molto avvolgente per così dire. Tra baci rubati e sentimenti repressi, Adrianna - una Groupie spaventata da minacce che originano dal passato - viene rapita da Irwin, un amico dei suoi genitori che aveva cercato di instillarla nel mondo della prostituzione anni prima quando era minorenne. Lei si era rifiutata e ciò ne ha conseguito che la famiglia, ignorante e credulona, l'abbia diseredata. Costretta a non poter scorgere la luce del sole durante la sua prigionia, Adrianna ricorda il modo in cui la fame l'abbiano indotta negli anni ad accettare quel lavoro miserabile: la prostituzione e il lavoro di spogliarellista. Ciò scatena l'ira di Stevie, un componente della band di Rush da sempre segretamente innamorato di Adry ma troppo immaturo per ammetterlo a se stesso.
Mentre Adrianna è scomparsa, Juliet riceve minacce da messaggi anonimi molto inquietanti, ma non si sa chi sia.
Mentre Stevie, Rush e Jul iniziano un rocambolesco viaggio nel Bronx per scoprire chi possa aver rapito la loro amica, quest'ultima trova il modo di fuggire e tutto ciò sfocia nella colluttazione e in uno sparo che sembra sia diretto al corpo del rapitore. Adrianna sconvolta ritorna a casa, nel mentre i rapporti tra Rush e Juliet si fanno sempre più tesi a causa dei comportamenti incoerenti di Rush e a causa di un errore che il ragazzo paga con i calci e i pugni del padre di Juliet. Ciò li separa irrimediabilmente, nel frattempo Rush viene quasi ucciso da Irwin in realtà sopravvissuto allo sparo di Adrianna; l'uomo vuole uccidere il ragazzo per averlo denunciato alla polizia per rapimento, ma un uomo dall'aria crudele lo salva uccidendo a sangue l'uomo. Viene alla luce anche la ragione per cui Adrianna è stata rapita: Jim, il suo nuovo capo e padrone del nightclub e giro di prostituzione, lavora per la mafia; Irwin, l'uomo che l'ha rapita, è al servizio di un'altra famiglia mafiosa a cui in passato ha rubato dei soldi e un carico, motivo per cui loro da un bel po' di tempo vogliono farlo fuori. Allora Irwin per ottenere la protezione di Jim il capo di Adrianna, ha deciso di rapire la prostituta Adrianna, un modo per costringerlo a dargli protezione usando come mezzo di ricatto la ragazza e altre. Alla fine viene quindi ucciso da un boss mafioso dell'organizzazione dall'identità sconosciuta. Ritornando nel 1989, dopo l'overdose di Rush, si scopre che il ragazzo (in futuro) metterà incinta una ragazza, Diane. Juliet si sente presa in giro dal suo ex fidanzato, ma come saranno andate le cose realmente?

* * * *
_"COS'È L'EFFETTO DOMINO?
Si definisce effetto domino l'innesco a cascata di eventi indesiderati da parte di un evento primario.
Una serie di reazioni a catena.
Un abisso senza fine."_

SOTTO IL CAPITOLO

Pov Juliet :

Quanto proferito da Adrianna mi rammenta quel periodo di sregolatezza, trasgressione e musica.

La mia mente vaga nei ricordi, libera di perdersi nei meandri di quella notte in cui ci fu un avvicinamento tra me e Neil.

La serata dell'ultimo concerto della Band che avrebbe spalancato loro le porte di un successo accecante, sebbene al tempo temessimo che potesse rivelarsi fugace come una meteora nel firmamento.

* * * *

25 Febbraio 1987, New York

Tre giorni.

Tre soli giorni sono trascorsi dal mio ultimo scontro con Rush, e tutto sembra essere parte di un adrenalinico fermento: i ragazzi sono esagitati e ansiosi per l'ultimo concerto, - o perlomeno, così mi ha riferito Adrianna, anche lei impegnata ad abbozzare l'idea riguardo la copertina dell'album su un disegno.

_"Tutto in me è ondeggiante, indeciso, incerto, vago e mobile. Io temo di concludere, di affermare, di volere, e anche di vivere. Non sono che esitazione, dubbio, apprensione, sospensione."_

Citazione di Henri Frédéric Amiel, un filosofo, poeta e critico letterario svizzero vissuto fino alla fine dell'800.

Una frase che ha ritratto il mio stato emotivo delle ultime due ore; attanagliata come sono dall'incertezza di presenziare all'ultimo concerto della Band al Club, in vista dell'incisione del loro primo album.

Giunta alle 01:00 pm, il desiderio di vedere cosa sono stati un grado di produrre ha preso il sopravvento.

Il concerto è iniziato già da due ore, e considerando che non erano l'unico Gruppo a doversi esibire, avranno già terminato.

L'agitazione scuote le gambe che traballano sulla lunga scalinata, dinanzi alla scritta in lilla sfavillante.

"Hard Rock Club".

Il lume lunare accarezza la struttura bianca e l'asfalto retrostante, il quale costituisce lo spiazzale in cui sono posizionate le autovetture, e su cui ha sostato per un breve attimo il mio taxi.

Proprio così, ho preso un taxi per venire qui.

Ho approfittato dell'assenza dei miei genitori impegnati per un viaggio di lavoro, per raggiungere lo StripClub e ascoltare i Floating Dreams di Rush.

A ogni scala avverto un formicolio che brulica sino ai palmi delle mani, sempre più avvolte da uno strato di sudore persistente e appiccicaticcio.

Al flettere delle gambe ricoperte dalle calze, si solleva il vestito aderente che indosso; un tubino nero abbastanza succinto.

Non voglio sfigurare e voglio apparire adeguata al contesto.

La lunga chioma riccia ondeggia al soffiare del vento, mentre uno sbuffo rilascia un quantitativo considerevole di ossigeno in un suono che si infrange nel silenzio.

Respiro faticosamente, colta dallo spasmodico desiderio di sentire i testi che mi ha fatto leggere Adrianna.

In realtà me ne ha fatti leggere due dal significato totalmente dissonante.

Il primo rispecchiava la libidine, il sesso focoso, lo scontrarsi di due corpi sino al raggiungimento dell'estasi.

Una perversione che ti cattura e fa spasimare al pensiero di quel che lui potrebbe farti su quel letto, persa in fantasie erotiche che ti mozzano il fiato, ma al contempo ti disgusta.

-Come può, un ragazzo, pensare solo al sesso quando vede una donna, pensare al come sarebbe sprofondare in quel letto e possederla? -

Si concentra sull'atto sessuale senza alcuna barriera o timidezza: in modo quasi beffardo e crudo, elenca le differenti posizioni da cui si trae maggiore godimento.

-Questo ragazzo ha una depravazione senza limiti! Ma almeno non parla di bondage! Almeno non ha molto interesse a riguardo! Sebbene parlasse di legarle le mani prima della penetrazione e tanto altro... -

L'altro, invece, ritraeva un rapporto conflittuale con una donna che suscitava da un lato stizza, un'attrazione che rimandava al desiderio sessuale e le perversioni, dall'altro un sentimento quasi innocente e puro.

Non pensavo che Rush potesse avere un lato così romantico e controverso.

Sembra che questa donna sia capace di smuovere dentro di lui la passione più cieca e un'inconsueta dolcezza, ancora impercettibile, che lo disorienta.

Leggendola percepivo un'anima persa, destinata alla caducità in un oceano di incertezze, in un abisso di passione, in un baratro di depravazione, tormento e anche tenerezza.

Questo suo lato così riflessivo e profondo da poeta maledetto tocca le corde più labili e sensibili dell'anima.

Tuttavia non devo lasciarmi incantare, perché prima o poi - come recita una sua canzone - il serpente ritornerà ad avvolgerti nelle sue spire velenose e letali.

È un stronzo completo, nonostante le sue canzoni parlino una lingua sconosciuta e totalmente opposta a quel che mostra il suo comportamento.

Proprio così, non riesco ad apostrofarlo diversamente: qualche giorno fa si è mostrato un arrogante, strafottente; mi ha rivolto parole crude, piene di quel sarcasmo pungente che raschia dentro di me causando istinti omicidi.

Malgrado abbia mostrato un lato quasi sensibile, di quasi impercettibile dolcezza; tre giorni fa Rush, dinanzi a me, si è rivestito nuovamente della medesima barriera impenetrabile, lasciando che l'arroganza e il sarcasmo forgiassero ogni punzecchiatura.

-Come riesce a essere un profondo, sensibile e brillante musicista un attimo, e un cinico, arrogante, provocatore il successivo? -, domanda che mi attanaglia sino all'ultimo scalino.

Caccio l'ennesimo sospiro e, in concomitanza a un battimento di ciglia, entro.

Il Club è come lo ricordavo: un connubio di colori tra il lilla e il blu che proviene dai fasci di luce e si riflette sul legno dei tavoli; accarezzandolo congiuntamente al riverberarsi della sfavillante lucentezza della palla sospesa.

Tra le ovazioni del pubblico impazzito, risuona la sinfonia del caos che ha il suono gutturale e adrenalinico dello strumento imbracciato da Rush. Quest'ultimo è impegnato in una cavalcata chitarristica che è così frenetica, ma a causa del mio tempismo la canzone termina proprio ora.

Trattengo a stento un sorrisino nel vedere tutti i ragazzi a petto nudo, con dei pantaloni di pelle a coprire le gambe e le parti basse.

La scarmigliata chioma, sino all'altezza del collo, incornicia quei lineamenti di eterea e delicata bellezza, a loro volta invasi da una barba sottile; conferisce luce a quello sguardo malandrino che urla di audacia e indipendenza.

Questo ragazzo mi attrae come una calamita per il modo in cui riesce ad abbandonarsi al suono della musica; così liberatoria, adrenalinica, cupa, ma anche profonda e piena di significati occulti.

Ho sempre conosciuto musicisti costretti a conformarsi a un'essenza musicale convenzionalmente imposta dalla scuola di provenienza.

Persone che suonavano senza convinzione e si limitavano a riprodurre gli spartiti di Beethoven, Chopin e Mozart senza quella stilla di piacere.

Rush, invece, è diverso: in lui arde il fuoco della passione quando compone i suoi pezzi.

Si lascia andare alle malinconiche note di Bach, perché condivide gli ideali del musicista, e non perché qualcuno glielo impone.

È un idealista, liberale.

Riesce a essere se stesso senza filtri, e ciò si riflette nei suoi testi, nella sua musica così vera e autentica.

Forse è proprio in quest'ultima che riversa quel mondo interiore inaccessibile e misterioso; una stanza della quale nessuno ha la chiave d'accesso, unico mezzo per raggiungerla è la musica.

Raggiungo lo spiazzale fuori che è circoscritto da un muretto di pietra e un cancello in ferro.

L'aria fredda mi punge.

Odo una porta sbattere, ed eccolo...

Il ghiaccio, che riveste la sua andatura resa lenta da piccoli passi flemmatici, accompagna quella fiamma racchiusa nel cristallo dei suoi occhi.

Fiamma così ardente che farebbe accapponare la pelle di qualunque ragazza.

Le labbra carnose restano sigillate nella morsa del silenzio, che si rivela assai opprimente e teso per me, e piacevole per lui.

Affonda una mano nei ricci, atto a mostrarmi nonchalance e strafottenza, o perlomeno in apparenza.

Mi fissa da capo a piedi e issa le sopracciglia alla vista del mio vestito quasi sexy.

<< E tu cosa ci fai qui ? >>, mi domanda in un raschiare quasi roco e sensuale << Perché indossi questo vestito? >>.

Un lampo di sorpresa lo attraversa.

Con una rinnovata eleganza ad accompagnare ogni sua falcata, si accosta posizionandosi dinanzi a me.

Cerco di simulare una sicurezza che non mi appartiene e, nel tentativo di farlo, non distolgo l'attenzione da lui, incrocio le braccia sotto il seno.

<< C'è una legge che me lo vieta? >>

Inarca il labbro in un ghigno e solleva una mano allo scopo di lasciarmi una carezza lieve sulla guancia; sussulto istintivamente trattenendo il fiato.

<< Alle bambine innocenti come te sì. Sai, potresti incontrare il lupo cattivo. >>

Arretro di un piccolo passo che comunque non pone distanza tra noi.

<< Non sono una bambina! >>, affermo lanciandogli un'occhiataccia furente al quale lui ricambia con uno sguardo penetrante, in seguito spezzato da un sogghigno.

<< Ah... sì? >>, rilancia con noncuranza, indugiando le dita sulla guancia.

Questo contatto produce su di me delle reazioni inspiegabili e intense.

Per quanto io sia restia ad ammetterlo, Rush è l'unico ragazzo in grado di farmi provare la medesima sensazione che si ha nello stare scalzi sui ceci ardenti.

La bocca carnosa, che diverse volte tempo fa aveva suggellato un patto di passione con la mia, si disserra lasciando che un respiro caldo mi invada.

<< Non lo sai che le brave bambine come te dovrebbero essere nel loro caldo lettino? >>, mi rimbecca con il suo solito sarcasmo.

Ormai, sebbene io non ne comprenda la ragione, queste punzecchiature non mi lasciano più stizzita.

Un sorriso flebile minaccia di far capolino sulle mie labbra; prova indicibile del sano divertimento che prende forma sul mio viso.

<< E i cattivi ragazzi, o presunti tali, non sanno che anche le brave bambine vogliono divertirsi ogni tanto? >>, ribatto decisa a vincere questo duello verbale.

Intenzionata a mostrarmi sicura e decisa, voglio capire a chi sia dedicata quella canzone così romantica e appassionata.

Mi era mancato questo strano ed elettrizzante gioco di sarcasmo tra noi, lotta sino all'ultimo sangue in cui nessuno dei due vuole dare la resa.

Nonostante i miei propositi; il suo sguardo persistente, l'idea che il testo possa essere connesso a me si rendono complici di un vistoso imbarazzo che mi accarezza le guance rosee.

<< Sono qui, pe-perché volevo congratularmi con te per le canzoni che avete eseguito >>, gli confesso in un sussurro esitante e pieno di imbarazzo che assume un retrogusto di dolcezza << Il vostro sogno è vicino. >>

Chino il capo di fronte a lui, così alto e possente, brillante di una luce pericolosa.

Il suo ridacchiare invade l'aria tesa che ci attornia, cospargendola di una rinnovata felicità, tanto agognata e sperata. Dopo avermi pizzicato teneramente la guancia, posa la mano nelle sue tasche.

<< Tu non avresti scommesso neanche un soldo bucato sulla nostra ascesa musicale >>, pronuncia con una punta di sarcasmo, ghignando.

<< No! Io ho sempre creduto in t-in voi! >>, un fiume di parole incontrollabili straripa via da me << Sie-siete molto talentuosi anche se pazzi e anticonformisti >>, abbasso i toni di un'ottava sull'ultima frase.

La sorpresa sgorga sul viso di Rush; si infrange nei suoi occhi come onde sulle rocce.
Rassomigliano a due fari nell'oscurità più bieca.

Quell'acqua cristallina sembra ancora più grande e rischiara nel viso, inghiottendomi nella sua vastità.

Lo avverto: un tremito che sfugge al controllo della sua aria imperscrutabile e sfrontata frantumandola.

Un soffio teso fuoriesce dalla sua bocca.

Appoggia nervosamente le mani nelle tasche e guarda a terra.

Sospira ancora, in modo lieve, nel mentre increspa impercettibilmente le labbra in un tenero sorriso, per un attimo.

Un solo attimo che mi concede di vedere cosa nasconde.

Successivamente si dipinge, su quei lineamenti delicati, un'espressione sfacciata che trapassa da membra a membra.

<< Immagino tu ti riferisca a Wild instinct... >>, esala con voce lasciva e penetrante.

La rugiada delle sue iridi perfora sulla mia palle, dal volto imbarazzato alle gambe elettrizzate; la cute, così pervasa da una tripudio di brividi, si accappona.

Gli occhi mi imbrattano, sin nel profondo, di un desiderio primitivo e viscerale che è in grado di raschiare facendomi sentire nuda.

E così mi ritrovo nuovamente priva di ogni barriera; così inerme di fronte a quello sguardo bruciante di una libidine inspiegabile, totalizzante.

La stessa che palpita in me ora, nel petto; in quello scrigno dove custodisco un cuore pulsante.

Pelle d'oca mi fa rabbrividire.

<< E così la piccola pudica ha pensieri impuri >>, sillaba in una nota bassa, pervasa di una suadente provocazione.

<< Sappiamo entrambi la verità che si cela dietro quell'innocenza... tu vuoi avvinghiarti a me come lo voglio fare io. >>

Parole, così imperlate di una sensualità sporcata di erotismo, strisciano tra noi sfiorandomi la guancia e il collo.

<< Vuoi avvinghiarti a me implorandomi di non smettere, di spingere sempre più forte, di andare più veloce, di sentirmi profondo e penetrante dentro di te, vero Juliet? >>, dolce e carezzevole striscia come un serpente prima di avvolgerti nelle sue spire; aumenta la presa sul mio fianco, che non mi ero neanche accorta stesse stringendo.

Delle increspature sul vestito prendono forma a causa delle sue dita così grandi e vigorose, intente a lambire il fianco.

Un ansimo roco si estende nell'aria, mi è sfuggito, << Ma-ma-a cosa-a... >>

Poi le parole spariscono in quel nonnulla che sussiste tra me e lui.

Riduce ulteriormente la distanza permettendo, all'ebrezza del suo respiro, di invadere il mio in un connubio letale ed elettrizzante che permea sin nelle viscere.

Un mare tempestoso desidera travolgermi; Rush desidera piegarmi a questo suo volere perverso, e io non so se sono capace di fermarlo.

Un respirare frenetico mi assale, mentre cerco di farlo desistere dai suoi propositi: << Ma-a cosa-a dici-i? >>

Le labbra carnose mi calamitano al pensiero di come sia stato baciarle e morderle.

Un altro colpo all'orifizio della vagina si impone con vigore sino al basso ventre sottoforma di uno sfarfallio.

Sfarfallio che brulica in modo asfissiante sino a risucchiare il respiro in un vortice senza vita, privo di controllo o pudore; e un calore mi invade proprio lì.

<< Be-be'... che tu fossi un perverso si sapeva... >> farfuglio, abbasso lo sguardo nel tentativo di nascondere il rossore sulle gote e la respirazione affannosa.

Il petto si muove freneticamente; prova di questa pulsione sessuale che sento.

<< Forse non ti converrebbe sapere di cosa sono capace in quel campo. >>, rivela con un'audacia che serpeggia in lui facendo vibrare ogni parte del mio essere, respiro compreso.

Soffia al mio orecchio in una carezza calda, delicata e virile; io ansimo, rabbrividisco.

<< O forse vuoi capire quanto io sia in grado di sbatterti e sporcare questa innocenza che ti ostini a indossare, come questo abito? >>

Avverto lo stomaco attorcigliarsi permettendo a una sensazione predominante di prendere il sopravvento.

Questa si propaga lungo tutta la colonna vertebrale attraverso una scarica di brividi che accapponano la pelle delle braccia.

Palpa il sedere con vigore causando un'altra galoppata del mio cuore che batte furiosamente.

<< Basterebbe poco per toglierlo questo abito, sai? >>

La sensazione si estende sino alla base della mia vagina, che viene colta da una vibrazione interiore, profonda e destabilizzante.

Una vampata di calore proprio lì mi fa sussultare, e sento che potrei spegnerla solo se mi strofinassi sulle sue parti intime, in modo continuo e rapido.

Azzera ulteriormente le distanze, intensificando la stretta sempre di più sul didietro, ed è proprio grazie a questa presa che mi spinge rudemente a sé.

Entro a contatto con la sua intimità intrappolata nei pantaloni, avverto la sua durezza; ciò mi fa sussultare in un'apnea soffocante.

Ed eccolo, un ennesimo tremito proprio in quella parte proibita, invade in modo martellante e quasi opprimente.

Come un librarsi verso l'infinito; una fiamma letale.

Poggio istintivamente i palmi delle mani sul suo petto nudo e avverto il sangue fluire sulle gote.

Assume la forma di una pulsione primitiva e intensa.

Se mi lasciassi trasportare da essa almeno la metà di quanto lo sia stata dalle dolci e appassionate parole della sua canzone, dovrei strusciarmi su di lui consentendo al suo respiro affannoso di risucchiare l'ossigeno.

Traendo un profondo sospiro, sposta lo sguardo vorace su tutto il mio corpo, e un fremito immediatamente mi assale nel constatare dove ha focalizzato la vista.

Tutta l'attenzione, così desiderata, arde proprio sulla pelle esposta delle mie gambe.

<< Sei venuta qui a provocarmi, Juliet? >>, sussurra strisciando il naso sul collo in modo leggero.

<< La canzone. E-ero qui per parlarti della canzone >>, chino il capo paonazza, accaldata; lo respingo ma sono ancora preda di quel pulsare ai piani inferiori.

Inclina la testa e mi osserva imperturbabile, in attesa che io continui.

<< Non mi riferisco a quella perversa, dalle tematiche rivoltanti! >>, alla mia affermazione scoppia in una risata strafottente, << Detto dalla bimba che fremeva tra le mie braccia poco fa >>, mi redarguisce con una punta di malizia.

<< Ma mi riferisco a quella romantica in cui associ una donna ad un angelo capace di suscitarti emozioni contrastanti >>, gli spiego meglio col volto ancora in fiamme, inchiodato a terra.

E poi eccola, l'ultima ammissione, quella più difficile: << Non-non pensavo avessi un lato dolce, quasi romantico. Sono parole capaci di toccare profondamente qualunque donna >>, schiodo la vista dalle mattonelle per indirizzarla alla sua figura slanciata e penetrante.

Riduce gli occhi a due fessure quasi volesse incenerirmi, quasi volesse memorizzare la mia presenza, le sillabe pronunciate.

<< Toccare anche te? >>, domanda a bruciapelo con un rivolo di ansia e una leggera esitazione, sebbene seguiti a essere protetto da una fortezza inespugnabile di freddezza.

<< Ehm... be-be'... mi sorprende ecco tutto... che avessi talento lo sapevo, ma che avessi un lato da poeta maledetto... >>, confesso in un timbro di voce flebile.

<< Perché vivi ancorata al cliché del ragazzo bello e cattivo, ma la vita è fatta di sfumature, Principessina >>, mi pungola con un sarcasmo, poi aggiunge << Non sono un romanticone, non sono capace di dire frasi poetiche a una donna o di fare le stronzate dei salamelecchi, riesco a esternare questo lato di me solo in un testo, ma i restanti testi si concentrano su altre tematiche, anche più crude. >>

<< È comunque bello che ogni tanto tu butti giù qualche strofa di questo tipo. >>

Gli afferro il viso che si tinge di una bellezza glaciale in questo istante.

<< Sei ancora una bambina che vive nel mondo delle favole, Juliet >>, mi stuzzica in una nota bassa che esprime sensualità.

<< La canzone è dedicata a una donna che non c'è più nella mia vita, e mai ci sarà >>, mette in chiaro in tono distaccato.

Allontana bruscamente le mie mani da sé.

<< Tienile a mente, bambina... tieni a mente queste parole così capirai che non sono il mostro che pensi >>, e con due dita lascia un leggero colpetto sulla fronte, quasi fossi davvero una bimba. Nel mentre incurva l'angolo della bocca in un sorriso sghembo.

Mi cinge le spalle, e un tremolio si propaga, perché - superata l'eccitazione del momento - l'immagine di lui che si avventa su di me ritorna a logorarmi. << No-non ce la faccio, scusami >>, lamento con tono lacrimevole.

Lo fa ogni giorno, continuamente.

Sbuffa e impreca a mezza voce: << Cazzo! >>

Come a volermi fulminare mi scruta, serra la mandibola: questo arrogante è visibilmente irato dall'odore della paura che avverte in me.

Mi spintona senza grazia, con violenza contro il muro.

Ad occhi socchiusi digrigno i denti, a causa del dolore provocato dall'urto con la superficie dura del muro.

Allo sbattere furioso dei palmi delle mani di Rush contro di esso ai lati della mia testa - una, due, tre volte -, salto letteralmente come una corda di violino.

<< Non sopporto i tuoi sussulti di paura e singulti! Mi fai sentire un mostro! >>
Graffia e, mosso dall'ira, ripete la medesima azione violenta strepitando contro il muro.

<< E non lo sono, cazzo! Mi sono fermato! Mi sono fermato! Non ti ho scopata con la forza! >>, mi urla come impazzito, dandomi delle percosse lievi, per poi mollarmi bruscamente quasi fosse scottato.

Retrocede rapidamente.
Gocce di rugiada scendono copiose sulla sua pelle; espressione di un dolore che non posso neanche immaginare: Rush versa delle lacrime.

Fissa il vuoto, come se si trovasse in un altro luogo.

<< Mi dispia-ce, credevo di poterlo superare, ma no-non riesco a soppo-rtare che mi tocchi anche superficialmente, ho paura che ti fai di nuovo >>, pagnucolo, intanto il sapore salato delle lacrime stuzzica le papille gustative.

Guarda nella direzione di una ragazzina lacrimevole; Rush è spossato, prosciugato di ogni energia.

Colma la distanza che ci separa per intrappolarmi in un abbraccio delicato.

Schiocca un bacio dolce sulla fronte.

Fa aderire la fronte alla mia tenendomi la nuca.

<< So cos'è la violenza, quella vera. Tu non sai qual è la vera violenza >>, mi accarezza con la delicatezza di queste parole, così inconsuete per uno come lui.

Si discosta dando bella mostra di quegli occhi lucidi, ora privi di lacrime.

<< La vera violenza, bruta e cruda, l'ho vista contro Irwin. Quando è stato ucciso brutalmente davanti a me! >>, subissa di informazioni terrificanti.

<< Cosa? E non hai denunciato? >>, paleso il mio sconcerto, aggrotto la fronte.

<< No >>, risposta secca e cruda.

Quell'aria truce non lo abbandona; ed è la riprova di uno stato d'animo inquieto disegnando, sui lineamenti contratti e la mascella serrata, un tormento lacerante.

<< Ma come hai potuto renderti complice di un omicidio? Tu sei pazzo! >>, esclamo totalmente fuori dai gangheri al ragazzo che mi abbranca senza stringere.

<< Non posso farlo, Juliet. Non posso >>, ripete a ritmo incessante << Non posso >>
<< Tu-tu non sei un delinquente, non puoi cop-prirli >>, balbetto pietrifcata dalla paura, le sillabe restano parzialmente incastonate nella lingua.

Una risata terrificante e quasi sadica elettrizza ogni singola cellula del mio corpo.

<< E chi ti dice che io non lo sia? Non sai niente di me. >

Il suo cinismo punge come tanti aghi sottopelle.

<< Tu-tu non lo sei. >>

Lo dico, ma il dubbio si insinua e mi terrorizza.

<< Non mi conosci >>, conclude in modo imperscrutabile nel momento in cui un'ombra sinistra sovrasta lui e tutto ciò che c'è intorno a sé.

<< Se non lo farai tu, lo farò io! >>, mi divincolo da lui che mi volta le spalle, non prima di avermi ribattuto con una severità indicibile: << Non iniziare a mettere il becco in faccende più grandi di te! Non farai un bel niente! >>

Sembra così temerario.

Percorre, con grosse falcate, un paio di metri prima di rientrare e sbattere la porta.

Io lo seguo ma non desidero più conversare con lui, sono seriamente provata da questo nostro confronto.

Tutte le nostre interazioni sono sempre così intense da sfiancarmi.

Sgomito per costruirmi un varco in quell'orda di esaltati, in quell'ammasso di chiodi e vestitini neri, rossi, fuxia.

Arrivata allo spiazzale delle auto, mi incammino senza meta per rilassare la mente, ma non ho intenzione di allontanarmi troppo.

Il terreno è impervio, la vegetazione è selvaggia.

Svolto a sinistra, e lo sgomento si estende sul volto per via di ciò che mi appresto a vedere.

Un molo abbandonato nella natura selvaggia, in mezzo alle fronde, la cui ombra si riflette sull'acqua.

C'è solo un lampione che contrasta il buio della notte.

È un luogo inquietante ma al contempo molto suggestivo.

Lo attraverso sino a raggiungere il punto che apre la possibilità di specchiarsi nell'acqua.

All'improvviso la luce inizia a sfarfallare, in segno di un affievolimento congiuntamente ad un vento gelido; proprio nell'istante in cui il rumore di un ramo spezzato mi fa trasalire.

Un secondo ramo spezzato.

In terzo.

Un quarto.

Ad ogni ramo spezzato incalza una galoppata feroce nel petto e un'ansia che mi indice a tremare.

Il lume pare quasi voglia scomparire.

Poi si spegne.

Le tenebre, dalle fattezze mostruose, inghiottiscono in un istante.

Il coraggio, che mi animava, viene sostituito dal terrore vivido e terrificante che qualcuno possa sorprendermi alle spalle e uccidermi.

Ma è solo un momento: al ritorno della luce devo riconoscere che questi laceranti pensieri sono solo il frutto di una paura irrazionale.

Mi guardo le spalle e noto solo i rami che circondano il molo.

-Devo smetterla di vedere film! -, rimprovero a me stessa.

Fissando giù, constato che il fondo dell'acqua è vicino, non è profonda, potrei farmi un bagno.

Uno scalpitare mi induce a saltare sul posto, e non ho neanche il tempo di voltarmi, perché vengo presa dalla spalle e spinta in acqua.

L'acqua mi avvolge sin dentro, nuoto per tenermi a galla, ma una mano grande e callosa mi spinge nuovamente giù.

Il flusso della corrente è forte, mi sovrasta totalmente entrando dalla bocca, dalle orecchie sino ai polmoni.

-Cosa diavolo, vogliono affogarmi! -

Esagitata, dimenante, preda dell'adrenalina e di un desiderio di sopravvivenza, graffio la mano con le unghie e il braccialetto che indosso.

Per un attimo riesco a sfuggire alla morsa che mi rattrappiva e nuoto fino al fondo per darmi una spinta necessaria per ritornare a galla.

Fuori posso di nuovo respirare e, per un solo secondo, noto una sagoma inginocchiata pronta a uccidermi.

Riesco solo a intravedere degli stivali verdi in pelle prima di essere gettata nuovamente sott'acqua.
Il sapore salato del mare è come se incendiasse la gola, la orecchie, il naso, i polmoni, il diaframma, senza via di scampo, priva di aria.

-Non respiro! No-n... -

Annaspo nel tentativo di trovare una stilla di ossigeno, anche misera, ma penetra altra acqua.

Sempre di più fino a quando non inizio ad avvertire i polmoni gonfi.

Muovo il diaframma freneticamente ma non riesco a concludere un respiro.
Non sono in grado di arrivare al termine di un sospiro.

Tutto ciò che mi attornia viene ottenebrato dal buio.

Un cuore che non ce la fa in un'alternanza irregolare di battuti, un corpo lontano e incapace di reagire.

Sono schiacciata da un'insufficienza respiratoria che mi toglie il fiato, che si appropria dell'ossigeno, che prosciuga la mia linfa vitale.

E in un solo secondo tutto scompare: le preoccupazioni, la paura, l'attrazione e odio verso Rush, e comprendo solo una cosa.

È arrivata la fine.

Sono in un luogo indefinito a stagnare, totalmente immobile.

Ma in seguito qualcosa, improvvisamente, mi tocca.

Un respiro giunge dentro di me.

Avverto qualcosa premere non so in quale regione del corpo.

L'ossigeno si fa strada, e ciò mi consente di ispirare ed espirare seppur con fatica.

Quel qualcosa che mi ostruisce dentro, desidero cacciarlo.

Colpi di tosse si susseguono continui, sino a quando posso mettere a fuoco cosa si cela.

Due mani esercitano pressione sul torace; questo mi consente di espellere altra acqua.

E finalmente, sono di nuovo in grado di respirare normalmente.

Sono supina sul molo, hanno cercato di affogarmi in mare, e l'ultima persona che avrei immaginato mi ha salvata.

Neil.

- Volevano affogarmi! Volevano uccidermi! -



Note:
A chiunque è giunto sin qui e ha stellinato, volevo dire grazie, e un grazie speciale a chi mi ha lasciato dei commenti❤️
Mi permetto di farvi qualche domanda...
Cosa ne pensate di Juliet e Rush?
Perché Rush non può denunciare l'omicida di Irwin?

Al di là delle dinamiche precedenti, chi credete ci sia dietro l'attentato alla vita di Jul?
E quale sarà il ruolo di Neil nella vicenda?

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