Capitolo XXV - Rivelazioni dolorose - 1989

17 Gennaio 1989, New York, Presbyterian Hospital

Un giorno.

Un solo giorno è trascorso.

Ma tutto è rimasto immutato.

Anche ora, il tempo scorre - lento e inesorabile -, e noi siamo qui, in attesa di quel momento particolare in cui tutti i granelli della clessidra cadranno giù.

Aspettiamo Rush.

Attendiamo che si svegli.

-Perchè malgrado ciò non riesco ad arrestare questo languire che mi attanaglia interiormente?-

Mi mordicchio le labbra, per l'ennesima volta; lasciando che uno sgradevole sapore ferroso invada la mia bocca.

Guardo in tralice l'uomo che, contrariamente a quanto avrei mai creduto, mi sta facendo compagnia nella speranza che queste lame interiori smettano di ledere sin nelle viscere.

Fatico ancora a realizzare di star respirando la sua stessa aria così carica di tensione e ansia, mera espressione di una sofferenza che ottenebra l'animo di entrambi.

Scalpito bruciante di impazienza, concedendomi l'ennesimo sbuffo.

La mia vista viene catturata dai flash accecanti delle fotocamere che appartengono ai paparazzi; si riflettono sulla porta in vetro dell'ospedale.

In questa orda di caos che porta il nome di Rush Finlay e che ha le fattezze di tanti paparazzi agguerriti, sgomitando al solo scopo di costruirsi un varco, una donna si fa strada; oltrepassa l'ingresso dell'Ospedale.

Indossa un vestito a fiori verdi che le rende ben visibile la sinuosità del suo corpo formoso, la generosità del suo seno, la protuberanza di un pancione tipico della maternità.

Il ticchettio dei decollete alti di almeno 15 centimetri, incombe nel silenzio circostante.

L'aggrottarsi della fronte tinge sul mio volto un'espressione di mero sconcerto, quando noto il trucco pesante sui suoi occhi nocciola, il rossetto bordeaux e la chioma riccia e ribelle.

Siede accanto a me, masticando una gomma in modo assolutamente rumoroso e fastidioso; pone una gamba sull'altra scoprendo la coscia.

Mai vista una donna più volgare di lei.

Mi scocca un'occhiata persistente, schiude le labbra nel tentativo di iniziare un discorso:

<< Voglio delle informazioni. >>.

Mio padre issa un sopracciglio, visibilmente accigliato di fronte a una donna che, vestita di tanta volgarità, desidera allacciare un discorso con me, con tutta questa irruenza poi...

<< Mi dica pure! >>, replico rivestendo ogni mia parola di un'ostentata e alquanto falsa cordialità.

<< Si sa qualcosa di Rush Finlay? >>, esordisce mentre, prorompente e indesiderata, seguita a mangiucchiare quella gomma; attorcigliando alcuni boccoli biondi.

<< Ancora nulla. Perchè lo cerca? Lei è una sua fan? >>, domando con un velo di agitazione.

L'arrivo frenetico del manager dei Floating Dreams ci distoglie un attimo dalla conversazione avviata; lui le posa una mano sulla spalla con un fare protettivo e al contempo ansioso.

Getta un'occhiata sfuggente nella mia direzione, per poi sottrarsi immediatamente ai miei occhi indagatori.

Umetta le labbra, affonda una mano nei capelli curati in un segno di chiaro nervosismo.

<< Diane... cosa ci fai qui? Ti avevo detto che non era conveniente che venissi qui. >>, sillaba in un tono di rimprovero, con voce ferma e roca.

<< Sono qui, perchè ho saputo di Rush dai giornali. Non posso starmene a riscaldare il culo sulla sedia mentre lui soccombe! Lui... >>, replica elevando i toni, ma una mano posata sulla sua bocca blocca parole che fremono per per uscire.

<< Diane... >>, intima l'uomo.

Respinge il palmo per parlare: << Ti ricordo che Rush Finlay è il padre di mio figlio! >>.

Undici parole.

Undici parole che lacerano i meandri del mio essere, spappolando il fegato.

<< Cosa? >>, esclamo.

Ma loro due non mi prestano attenzione, presi come sono dal loro diverbio.

<< Adesso cosa faccio? Lui aveva promesso di aiutarmi a fuggire da quella vita e dal mio lavoro... aveva iniziato a prendersi le sue responsabilità pagandomi un appartamento, offrendo la sua presenza e il suo appoggio! Ma poi? >>, strilla ansiosa, la ragazza.

<< E questo cosa c'entra... non saresti dovuta venire qui... nessuno sapeva che tu... Adesso cosa c'è? >>, lascia in sospeso la frase, sbirciando nella mia direzione.

Ma posso notarlo, il suo sbattimento di ciglia.

Non voleva che io sapessi, impegnato a rispettare il patto di silenzio suggellato con il mio ex fidanzato.

<< C'è che voglio sapere come sta Rush! C'è che mi ha lasciata nei casini con lui! Prima ha voluto togliermi dal lavoro sulla strada, perchè suo figlio non deve nascere in quel contesto! E poi è finito in overdose! Se lui mi trovasse... >>, strilla, priva di alcun controllo.

Rush, padre...

Mi sembra un incubo.

Tutto ciò è surreale.

L'uomo che mi ha messa al mondo, che ha deposto la sua austerità per amor mio, resta impietrito in un silenzio soffocante.

L'ingresso di Adrianna, intenta a colmare le distanze che ci dividono con passi frenetici, mi distoglie per un attimo da questo incubo a occhi aperti.

<< Juliet... >>, emette un verso strozzato << Perchè non usciamo a prenderci qualcosa? >>.

La verità è evidente, stampata a caratteri cubitali sulla sua fronte: Adry sa.

La seguo uscendo fuori, ci accomodiamo sulla panchina in pietra distante di qualche metro dagli uomini che, armati di macchine fotografiche, assediano lo spazio circostante, ma non si curano minimamente della nostra presenza.

<< Cos'è questa storia? Rush sta per avere un figlio? >>, paleso la paura più agghiacciante.

<< Sì Juliet, ma te lo avrebbe detto. >>, esordisce.

<< E quando? >>, la mia bocca si anima di una sfumatura sprezzante e sarcastica << Prima o dopo aver fatto l'amore con me per l'ennesima volta? >>.

<< Dopo avermi sedotto per l'ennesima volta? >>, concludo soppesando sulle parole, rimarcando la verità, al fine di rilasciare le scariche di rabbia racchiuse in ogni singola sillaba.

<< Dopo aver cercato di farmi capire che poteva cambiare per l'ennesima volta? >>, domande a raffica straripano come un fiume in piena dalle mie labbra tremanti.

<< Juliet... lui... non voleva, ok? Quella sera è capitato, ci sono cose che tu non sai... >>, cerca di farmi capire in una presa di posizione a favore dell'amichetto.

<< E io che pensavo di dover gareggiare soltanto con Emily Valentine, e invece qui si scopre che siamo addirittura in tre! >>, una cortina di ironia caustica aleggia nell'aria prodotta dal mio parlare, desiderosa di esprimere tutto il mio sdegno e disgusto.

Scoppio in una fragorosa risata.

<< Sì... Emily, la sua compagna di follie! Diane, la sua puttana personale che ha messo incinta! E me, la stupida di cui si è palesemente preso gioco! >>, la bomba a orologeria, che è implosa dentro di me, che rassomiglia alla rabbia, sfocia in risa sguaiate.

A causa delle lacrime che rigano pesantemente il mio volto, tutto ciò che mi attornia si offusca.

Inspiro ed espiro.

Inspiro ed espiro.

Inspiro ed espiro.

Mio padre, nel suo elegante completo nero, appena sopraggiunto, aggrotta la fronte, preoccupato per me.

Mi armo di una forza che non possiedo per prendere profondi respiri, mentre mi cinge le spalle.

Non riesco a evitarlo...

Un vortice sta risucchiando il mio respiro intrappolandolo dentro di sè, ed è sempre meno presente, sempre meno mio, incontrollabile e opprimente.

Un malore mi aggroviglia lo stomaco, la schiena e i polmoni. Il braccio è intorpidito; mi riesce impossibile muoverlo, ci provo, ma... si solleva in un movimento più lento di quello che avevo programmato. Tutto si sussegue tremendamente a rilento; anche gli arti inferiori non sono esenti da questo, come se tardassero nel compiere anche la più piccola azione.

Ma un briciolo di quell'energia, che mi contraddistingueva prima che tutto andasse in malora, mi induce a respingere il sostegno per porgere ulteriori interrogativi alla mia ex coinquilina. Un sorriso malinconico adombra il suo volto.

Tutto ciò che vorrei sapere resta incastonato nella mia lingua, incapace di fuoriuscire rumoreggiante di un silenzio carico di frustrazione.

<< Juliet, lui ha preferito tacere, perchè desiderava riconquistarti e sapeva che se avessi saputo la verità, non ci sarebbe riuscito. Non ti saresti mai più fidata. >>

<< Un appartamento! Uno squallido appartamento le ha comprato! Con vista mare o senza? Immagino che ci sia un terrazzo con vista mare, considerando tutti i milioni che ha conquistato la Rockstar planetaria! >>, inveisco contro Adrianna, ma il reale destinatario di questo mio odio è Rush.

<< Voleva prendersi le sue responsabilità. >>, mi risponde, spostando in un gesto di stizza le ciocche dal color del grano.

<< Certo, mentre voleva riconquistare me, mentre andava a letto con Emily in quei suoi sfrenati festini di sesso, droga e Rock n roll! Che padre amorevole! >>, strillo permettendo a questo languire, che porta il segno di un dolore devastante, di venire alla luce.

<< Non lo giustifico, ha sbagliato. Ma lui era come impazzito... la sua vita era come una moto che correva all'impazzata verso una strada sempre più pericolosa. Ci nascondeva molte cose. Non riusciva a fare a meno di Emily, per non sapiamo neanche noi cosa... Ma era come ossessionato da te e dalla coca! >>, confessa in un tono tra lo sconcertato e il rabbioso.

Questa sua affermazione risuona alle mie orecchie e ha l'effetto di tante lame sottopelle.

<< Non voglio più ascoltare nulla che lo riguardi! >>, affermo iniettando tutta la furia che mi logora in lei << Nulla del suo stile di vita da squilibrato! >>.

Ed ecco che la mia mente elabora un unica risposta: senza voltarmi, agisco meccanicamente in un eco di passi, che rimbombano nella direzione opposta alla strada in cui Adrianna tamburella la scarpa.

<< Aspetta! >>, resto avviluppata dai polpastrelli della mia ex amica che si stringono intorno al polso.

<< Voi due non stavate più insieme e, che io sappia... anche tu Juliet non hai sempre agito nel massimo della correttezza. Ricordo che con Neil avevi causato la frattura della Band solo per fare dispetto a Rush. >>, rammenta il vivido ricordo di quel periodo di srregolatezza, trasgressione e musica; proprio mentre si faceva strada nel mio cuore un sentimento sconosciuto e pericoloso.

Mi catapulta a quella notte in cui ci fu un avvicinamento tra noi, proprio la serata in cui ci fu il primo concerto della Band.

Il concerto che avrebbe spalancato a loro le porte di un successo sfavillante, anche se a quel tempo ci attanagliava il timore che tutto ciò potesse rivelarsi fugace come una meteora nel firmamento.

Neil diede finalmente prova di chi fosse in realtà, una realtà che mai avrei immaginato.



NOTE:

Ed eccomi qui con un nuovo capitolo, un capitolo decisamente più striminzito del precendente, ma era necessario per chiudere la narrazione nela linea temporale del 1989, e quanto è narrato non è connesso alle dinamiche del capitolo successivo.

* * *

Proprio così, sappiate che d'ora in poi verrà narrato esclusivamente il flashback che riavvolge i fili del passato.

Fatemi sapere cosa ne pensate, confido nella vostra loquaicità adesso che siamo fuori dal magico mondo dei social xD ahahahaha.





Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top