Capitolo XIX - Schiavo Di Un'illusione
*** AVVERTENZE PER I MINORENNI O PER I SENSIBILI: il capitolo contiene una scena (che vi segnalerò con gli asterischi) disturbante di violenza o (quasi) stupro che potrebbe urtare la sensibilità; purtroppo ragazzi, come anticipato nelle avvertenze e nel rating, per quanto la storia non sia basata sulla droga e per quanto mi ripugni scrivere di un determinato tipo di scene, narrativamente parlando per via del contesto della storia (musicale di droga) era necessario per darvi un'immagine realistica della nocività di queste sostanze psicotrope capaci di rendere schiavi gli uomini, per darvi una parvenza reale del cocainomane (ovviamente parvenza perchè la storia non è sulla droga).
Anche un uomo di buon cuore sotto l'effetto di queste sostanze può diventare un mostro e una bestia, perchè essa crea una distorsione della realtà, del desiderio sessuale e delle percezioni, dopo aver oltrepassato la barriera ematoencefalica.
Come può, un uomo, preservare la propria umanità se reso schiavo da una sostanza che annienta ogni capacità di intendere e di volere? Come può salvarsi dal baratro che lo attende? Come può diventare un tale mostro?
Tutto questo dovrebbe farci riflettere su quanto sia difficile, dovrebbe farci capire che la droga è un terreno minato in cui conviene non insinuarsi mai, neanche per gioco, neanche una volta, perchè quella volta può distruggere ogni cosa. In un istante non si è capaci di discernere cosa è giusto da cosa è sbagliato, cosa è reale da cosa è illusorio.
Un attimo solo e si può perdere tutto, anche se stessi.
Questo è lo scopo della scena, non ha l'intento di normalizzare un atto così deplorevole per l'essere umano. Se sentite di non riuscire a leggerla, non leggetela. ***
Pov Juliet:
La coerenza è l'affermazione di se stessi nelle azioni, l'attuazione della grandezza che crediamo di avere nell'animo.
Giunta a questa conclusione, una domanda sorge spontanea ottenebrando il mio animo ormai inquieto:
-Cos'è l'incoerenza?-
Ho sempre pensato che dare una giusta definizione a questa forma di agire fosse qualcosa di tremendamente difficile, perchè a seconda delle situazioni il coerente può diventare incoerente e viceversa. L'essere umano non è fatto sempre di solide certezze , ma molte volte queste devono essere conquistate oltrepassando muri di incertezze.
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*** INIZIO SCENA DISTURBANTE ***
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Riconosco in me stessa molti aspetti che rassomigliano alla figura delineata da tale concetto, e ciò accade quando fatico ad ammettere quel che è arduo accettare nei meandri della mente.
Seguito a girovagare come animata dal desiderio di conversare con lo stronzo, ora.
Quello che muove questa mia controversa attitudine è la volontà di ricevere notizie su Adrianna, perchè poc'anzi è andato dalla polizia, precisamente dopo il nostro acceso diverbio. So che non dovrei, ma io vorrei trovarla; sono passati giorni dalla scomparsa della mia coinquilina che sembra essersi dissolta nel vento.
Un vento crudele che porta il nome di quell'essere spietato che l'ha rapita impedendole di vedere la luce, relegandola al buio di chissà quale fetida stanza.
<< Toc toc! >>, lo sbattere del mio pugno sulla superficie liscia della porta rumoreggia.
In questa attesa snervante la vista saetta da una parte all'altra delle pareti gialle del lungo e spoglio corridoio che è parte della Pensione.
Uno scricchiolio mi coglie di sorpresa, inducendomi a trasalire e a stringere la camicia bianca che scende morbidamente sino alla vita e copre una piccola parte dei jeans che indosso.
Un tremito mi attraversa la schiena nel vederlo appoggiarsi allo stipite e abbrancare la maniglia, quasi cercasse un qualsiasi appiglio per non capitolare a terra.
Incatena il mio sguardo smarrito al suo in un vortice di oscurità espressa dalla cupezza del suo volto: mascella contratta e labbra serrate; le pupille smeraldine, intrise di sfumature rossastre, si dilatano nel mettere a fuoco la mia presenza; la pelle è pervasa da un pallore innaturale da sembrare quasi funerea.
Curva le labbra in un sorriso accennato, un sorriso sinistro che per la prima volta mi mette i brividi.
Non ha una bella cera; non sembra stare bene.
-Perché diamine mi scruta in questo modo senza dire nulla? -
<< M-monache-lla s-sei tu? Ha-hai i cap-pelli vio-viola? >>, biascica con voce impastata e, al contempo, pervasa di una strana euforia.
-Non sembra lucido! -
Prima che io sia capace di articolare mezza sillaba, sulla sua bocca abbondano risa sguaiate e, preso dall'euforia del momento, sospinge all'indietro la testa che sbatte contro il muro.
-Sta ridendo da solo? -
Decido di simulare indifferenza, forse così facendo si calmerà.
<< Volevo sapere di Adrianna. >>, esprimo con tono fermo e deciso di fronte al suo traballare, preso com'è da insoliti risolini.
Entro con passo incerto gettando un'occhiata alle condizioni in cui riversa il pavimento: cocci di bottiglie vuote e caotiche lenzuola bianche.
Ma ciò che calamita la mia attenzione, a tal punto da causare l'ennesimo tremito, è quella polverina sul comodino.
-Ha sniffato di nuovo? Mi ha mentito quando mi ha detto che non ne fa un uso abituale? -
Un frenetico annaspare si impossessa di me e intrappola ancora di più il mio respiro in una morsa soffocante.
Scruta le mie gambe, come se fossero un chiodo fisso, pronunciando con aria assente: << Mh... no-non lo so, ero preso da altro, sai? Che ne dici di unirti alla festa? >>.
Non riesco neanche a carpire il reale motivo per cui provi questa strana sensazione.
<< Quale festa, Rush? >>, domando dopo l'ennesimo singulto che suscita in lui ilarità.
Perde l'equilibrio sbattendo contro il muro giallo.
<< Quale festa... quella delle nuvole, Juliet! >>, farnetica cose prive di senso per poi scoppiare in un'altra risata, anch'essa priva di fondamento.
Una strana tensione nell'aria elettrizza ogni singola cellula del mio corpo e aggroviglia lo stomaco.
Il senso di inquietudine aumenta nel momento cui lo vedo chiudere a chiave la porta, per poi posare la chiave nelle sue tasche posteriori.
-Co-cosa ha in mente? -
<< Pe-per-rché hai chiuso la porta a chia-chiave, Rush? >>, l'ansia e l'agitazione incagliano la fluidità della frase sotto il suo ghigno beffardo e perso nel vuoto.
Ignora totalmente la mia sete di informazioni, troppo impegnato a fissarmi dalla testa ai piedi, soffermandosi un po' troppo sulle gambe e sul seno.
<< Se ti unisci a me tutto balla! >>, urla all'improvviso facendomi sobbalzare per poi assestare un pugno alla parete retrostante.
<< Sai... >>, inizia per poi ridurre la distanza tra noi con grosse falcate e afferrarmi prontamente dalle braccia.
Io mi libero dalla sua stretta instantaneamente allo scopo di arretrare, ma ciò non sembra fermarlo perché mi segue.
<< No-non sembri molto lucido, Rush. Sei molto strano. Apri quella porta, Rush! Ora! >>, gli intimo intimiditoria, ma non mi presta ascolto mentre un sorriso beffardo si estende sul suo volto.
<< Potremmo divertirci adesso, ho in mente un bel gioco, Juliet! >>, graffia per poi spingermi verso di sé.
La mano indugia a mezz'aria per poi articolarsi intorno alla mia nuca, che attira rudemente il mio viso verso il suo.
Si avventa sulla mia bocca in modo violento, vorace.
A un ritmo impetuoso muove le labbra per consentire libero accesso alla sua lingua che, ruotando, intrappola la mia in un vortice violento.
Mi scaraventa letteralmente sul pavimento e, a causa di questa sua irruenza, appoggio le mani su di esso, per paura di farmi male.
Inaspettatamente in ginocchio, sbatte la mia schiena su di esso senza alcun riguardo.
Mentre le nostre bocche duellano tra di loro in uno scontro violento di baci e morsi, stringe i miei capelli.
Sporge il bacino contro il mio, e lambisce le natiche con violenza.
Prende a divorare ogni singolo centimetro delle labbra, incurvando il capo da una parte all'altra.
Induce la sua intimità coperta a strusciare sulla mia, provocandomi un gemito che mi fa sussultare.
Aumenta la velocità dello strusciamento che in seguito sfocia in una serie di spinte.
Queste stesse spinte che mi portano a collidere ancora una volta contro le mattonelle.
Sobbalzo dal dolore a causa di questo suo fare così brusco e impetuoso.
Il fluire di parole resta incastonato nella lingua a causa del patto suggellato da questa passione violenta e inaspettata.
Poggio le mani sul suo petto per respingerlo, ma non si sposta neanche di un millimetro.
È come se avvertissi in lui la totale assenza di un barlume di lucidità.
Desidera solo avermi qui, sotto di lui, su questo pavimento freddo.
Un ansimo vibra intensamente via da me quando morde il collo.
<< La-lasciami, Rush! >>, sillabo con voce offuscata da un piacere che mi mozza il fiato.
E malgrado le sensazioni che suscita dentro di me, sento che questa volta è diverso.
Lui è diverso.
Non è mai stato così rude e incurante del mio pensiero.
C'è qualcosa nei suoi movimenti che instilla dentro di me tanta paura.
<< Rush, ti ho detto... lasciami! >>, insisto alzando i toni tentando nuovamente di fare pressione sulle sue braccia.
Ma lui non si ferma e, come perso in un mondo fatto di lussuria e droga, farfuglia: << Lo-lo vuoi anche tu. Sei come Nancy, volevi essere al suo posto! >>, incomincia a palpare tutto il mio corpo, soprattutto il seno.
Brandisce il mio collo con eccessivo ardore per poi strapparmi letteralmente la camicetta.
<< Rush, lasciami! Non voglio! >>, strillo invano.
Provo a respingerlo nuovamente, ma non mi ascolta, ancora.
Le sue mani inchiodano i miei polsi al suolo, rendendo impossibile ogni tentativo di scrollarmelo di dosso.
Il verde delle sue iridi, ora screziate dalle fiamme di un qualcosa che non comprendo, bruciano sul mio reggiseno rosa in bella mostra.
<< Non voglio, Rush! >>, rimarco nel vano tentativo di liberarmi dalla stretta delle sue dita, per poter muovere le braccia.
Una scarica elettrica di paura mi paralizza nelle scorgere in quelle iridi un leone furioso pronto a ruggire, una bestia desiderosa di avventarsi su di me.
Non desidera fare l'amore con me, lui vuole solo sesso, un sesso violento, sebbene io non voglia.
-Vuole avermi contro la mia volontà! -, realizzo interiormente e una lacrima sgorga via dai miei occhi, mentre i suoi denti prendono ad avvolgere ogni singolo centimetro dei capezzoli e, successivamente, del ventre.
Mi divincolo ma non sortisco l'effetto sperato.
Il mio respirare si fa sempre più affannoso in concomitanza al pulsare del cuore nelle tempie.
<< Ti-ti scongiuro, Rush... la-lasciami, ti-ti pre-prego, no-non voglio! >>, farfuglio singhiozzando per via di questo lacrimare incessante.
Preso dalla foga e da questo demone che sembra essersi impossessato di lui, mi sbottona i pantaloni tirandoli rapidamente giù.
E io ne approfitto per strisciare via da lui che afferra una mia caviglia, ma - ancorandomi alla tastiera del letto - riesco sciogliere la sua presa.
Sguscio via da lui e corro a perdifiato verso la porta chiusa.
Sebbene pregassi il contrario, una forza estrema mi scuote dalle spalle, inducendomi a urtare contro la parete.
<< Vuoi giocare a fare la difficile? Vuoi qualcosa di più del tradizionale... >>, graffia con una voce roca che stento a riconoscere.
-È completamente fatto da non discernere la realtà dalla fantasia! -
Avverto la sua pelle essere preda di una sudorazione sempre maggiore.
<< Ti scongiuro, la-lasciami. >>, lo prego in un sussurro strozzato dal pianto.
Ed eccolo, finalmente quel barlume di lucidità e coscienza che lo attraversa avvolgendolo in una nuova luce; mi molla all'istante, quasi fosse scottato.
Questa luce gli rammenta una realtà che, a giudicare dal modo in cui sgrana gli occhi, lui stesso fatica a comprendere.
Guarda da una parte all'altra proprio mentre delle righe solcano la sua fronte, intente a inarcare le sopracciglia.
...
...
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*** Fine scena disturbante
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...
*** ***
Sembra confuso e inorridito, totalmente in balia di una situazione che gli è sfuggita di mano, in balia di quella sostanza meschina che lo ha reso schiavo in quei momenti.
<< I-io... tu-tu non volevi? >>, mi pone una domanda in un sussurro intriso di vergogna verso se stesso e verso quello che mi ha quasi fatto.
Aderisce totalmente alla porta per aprirla e, non lasciandogli neanche un secondo per parlare, mi affretto a uscire da questa stanza infernale.
Mi volto una seconda volta per vederlo a terra, in ginocchio come se volesse implorare il mio perdono, come se fosse sopraffatto da un essere che è più forte di lui e lo rende schiavo. La bocca rigetta tutto quello che ha introdotto dentro di sé come se il suo corpo esprimesse il desiderio impellente di cacciare fuori ogni suo male.
Quello stesso male che ha annebbiato il cervello poco fa e ha iniettato in me uno struggimento capace di pervadere ogni singolo millimetro del mio essere per annientarlo.
Con passi lenti e cadenzati, senza voltarmi, mi avvio verso il corridoio desiderosa di fuggire da lui, il ragazzo che mi piaceva, il mostro che mi ha quasi fatto del male lacerandomi dentro.
Ma il rumore di un deambulare pesante mi blocca e, in un sussulto di paura, mi giro; scorgo solo una lunga chioma di capelli legati in una coda, una barba sul mento e dei tatuaggi sulle braccia.
Questo Tipo entra nella stanza di Rush per poi chiudere la porta in un tonfo.
Mi sembra di udire mio malgrado la voce di quell'uomo in un velo di intimidazione: << Il regalino, che ti ho dato, noto che ti ha tirato su! Mi fa piacere! >>
<< Cosa cazzo vuoi? Non ho i soldi per pagarti! >>, ringhia Rush.
Il Tizio ribatte tra un risolino e l'altro: << Tranquillo, qualcuno nell'Organizzazione tiene alla tua pellaccia, hai un angelo protettore che non ti fa pagare niente! Ritieniti fortunato ora, ma se dovessi cambiare Pusher sei fottuto! >>, poi aggiunge << Ricordati, però, che anche per lui tutto ha un prezzo e presto questo prezzo verrà pagato. Sarete di nuovo insieme, tu e J Al! >>.
Uno dei due spacca tutto sbattendo i bicchieri a terra.
<< Vattene via! Non mi interessa di lui! Digli che non voglio vederlo! Vattene e portati questo schifo che mi hai dato! >>, strilla Rush, e da ciò desumo che sia lui quello che sta distruggendo la stanza.
La maniglia si abbassa e il Pusher viene spedito, con una violenza inaudita, fuori.
Io mi nascondo in una stanza aperta, perché temo che lui mi abbia vista.
Ma per fortuna va via, del tutto ignaro della mia presenza.
-Chi è J Al? -, mentre questi pensieri mi incatenano a un interrogativo senza risposta, rammento l'espressione furibonda di quel ragazzo, di quel pazzo squilibrato che adesso odio.
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