Capitolo XIV - Uccello in gabbia

Pov Adrianna:

Il rumore asfissiante dell'infrangersi di una goccia su una pendola mi stride nella testa.

Supina su questo morbido letto, spalanco gli occhi e tutto ciò che mi circonda si materializza intorno a me: un fottuto posto debolmente illuminato dalla luce di una piccola finestra, a sua volta situata in alto; questo luogo farebbe schifo fin'anche ad Ozzy Osbourne nel pieno di una sniffata di formiche, farebbe ribrezzo anche a me sotto l'effetto delle pillole magiche.

Il terreno si presenta privo di pavimentazione.

I muri, così vicini, così grigi, sembrano nascondere il desiderio di crollarmi addosso e soffocarmi.

Il materasso è collocato al centro di questo spazio ristretto e spoglio.

Unici particolari capaci di catturare la mia attenzione sono quel pendolino nero e quella goccia, distanti di un paio di metri.

Quella fottuta goccia che cade su quel grezzo materiale ancora, ancora e ancora.

Produce un suono continuo e logorante, come se tutto ciò volesse decretare il momento in cui arriverà quel pazzo che mi ha rapita e mi farà fuori per chissà quale cazzo di ragione.

Mi sporgo con il capo, tutt'ora dolente, verso l'alto; poggiando i gomiti sulla morbidezza del letto, tento di tirarmi su.

Intravedo una scalinata in ferro a destra.

-Sono in un sottoscala? -

Dei passi riecheggiano, lenti e decisi.

Provengono dall'esterno, da quella porta.

-Fa' qualcosa, Adrianna! Svegliati, cazzo! -

Le gambe, avvolte nella stoffa in pelle dei pantaloni, ricordano finalmente che dovrebbero reggermi e, tirandomi su, corro verso la finestra.

Ma vengo colta da uno strano tremito, nel sentire lo spalancarsi brusco della porta.

Sobbalzo nell'udire lui, l'incidere degli scarponi sulla scalinata, i suoi passi.

Senza neanche voltarmi afferro la pendola e infine mi volto.

Un cocktail di rabbia, paura e desiderio di sopravvivenza figura sulle mie mandibole contratte, sui solchi della mia fronte aggrottata, sul sudore che bagna la mia pelle.

Lui è privo di volto e identità: si presenta rigorosamente coperto da un passamontagna nero; un cappuccio mi impedisce di mettere a fuoco i suoi capelli; un maglione grigio e dei jeans.

Nonostante ci sia questo gioco di sguardi tra una me pietrificata dalla paura e un individuo freddo come tutti gli psicopatici, mi scaglio nella sua direzione: la mano, che stringe la pentola, porta con sè il desiderio di colpirlo, ma il colpo non va a segno.

Le sue dita grandi e callose afferrano rudemente il mio braccio, applicando non poca forza su di esso.

Delle smorfie di dolore attraversano il mio volto inducendomi a serrare quasi lo sguardo, e la pentola piomba a terra.

Mi strattona a sè con forza e - come da manuale - sbatte il mio corpo contro il muro freddo.

Digrigno i denti a causa del male che provo alla schiena; con la punta della scarpa assesto un colpaccio all'animale dei bassifondi e - mentre il coglione agonizza sul pavimento emettendo tante parolacce - accorro sulla scala.

La percorro di fretta, come guidata dalla galoppata dei puledri che sono racchiusi nel mio petto.

Ma ecco che, ovviamente, la sfiga si ricorda di urinarmi addosso: il pazzoide mi spintona giù.

A stento non perdo l'equilibrio nello scendere le scale a causa della forza da lui esercitata.

Mi alzo, intenta a fuggire da quelle braccia che - mio malgrado - mi intrappolano ad un petto sconosciuto.

<< Te lo avevo detto che nessuno è senza spine, neanche tu. Adesso, tutto ritornerà al suo stato originale >>, sussurra ad una me scalpitante prima di premere le mani sul collo, per togliermi ogni respiro.

***

Pov Juliet:

Strofino, in modo fin troppo vigoroso, il bicchiere che risplende come cristallo sino al fondo.

Sono 21:30 pm.

Mi sento totalmente assopita da un'altra devastante giornata di lavoro, ma il pensiero resta ancorato lei, Adrianna.

La ragazza con cui, nonostante l'attrito, vorrei costruire qualcosa.

Vorrei che superassimo le nostre divergenze e lei tornasse a casa.

Socchiudo gli occhi a causa dei fasci tra il giallo, il fucsia, il blu e il viola del locale, che si infrangono sugli alti muri blu, sul bancone, sul legno delle sedie e dei tavoli circostanti.

Emetto un sospiro nel vedere la chioma riccia di Rush Finlay ai piedi del palco, intento ad accordare la chitarra.

Divento paonazza nello scorgere il suo addome lasciato scoperto dalla camicia marrone, i cui lembi sono uniti da un nodo.

I pantaloni sono del medesimo colore in una tonalità più chiara.

Gli anfibi neri battono freneticamente sulle mattonelle multicolori.

Irrompono, baldanzosi ed euforici, i ragazzi vestiti da cowboy con una giacca in pelle nera e deo pantaloni beige.

Intravedo la chioma cotonata di Stevie che, dopo avermi lanciato un occhiolino impertinente e birichino, imbraccia la chitarra.

Io scuoto il capo facendogli un cenno di saluto col capo.

Sopraggiungono anche le lunghe e scure onde di Neil, che si accinge a sedersi con compostezza e apatia dietro la tastiera.

Come un fulmine a ciel sereno mi sovvengono nuovamente i ricordi dei suoi occhi nocciola ridotti a due fessure, dell'irruenza con cui mi si è appressato contro quel muro, come se fosse stato improvvisamente posseduto da un demone.

-Mi chiedo come possa, ora, essere così tranquillo e apatico! Chi sei in realtà Neil? -

Adam, il ragazzo scheletrico dalla pelle ambrata, labbra carnose, occhi neri come la pece e setosi capelli scuri, si avvicina a piccole falcate.

Anche il suo volto sembra essere ferocemente contratto da un'agitazione quasi opprimente.

Le linee nere, che gli solcano le guance, calamitano la mia attenzione e conferiscono a lui un'aria più selvaggia.

Si posiziona dietro le percussioni.

<< Salve gente! Come state? Pronti per un po' di sano Rock n Roll? >>, inizia Rush, nel tentativo di catturare il coinvolgimento del pubblico.

Vuole insinuarsi nel loro cuore e farlo suo.

Le ovazioni e i fischi del pubblico palesano un apprezzamento.

Alcune espressioni mi lasciano interdetta.

<< Dai! Vogliamo sballarci! Facci sballare ragazzo! Vogliamo rumore e chiasso! >>

Lui ridacchia continuando:

<< Bene! Se fossimo ad un fottuto concerto di musicisti perbene e perfettini, saremmo cacciati a pedate per il lato strumentale e i messaggi subliminali del testo! >>, e per un attimo i suoi occhi sfrontati intrecciano i miei resi furenti dalla palese allusione a me.

<< Ma se volete del fottuto Rock n roll senza pensare al domani, senza pensare a ieri, senza farvi delle fottute domande inutili e noiose, allora ascoltateci! Noi siamo i Floating Drea-ms-ssss! >>, si presenta al pubblico, andato totalmente in visibilio.

<< Voglio dedicare questa canzone alle persone che vogliono dirci come vivere, alle persone che vogliono dirci come vestire, alle persone che vogliono dirci come parlare! Ma nonostante ciò ci faranno sempre sentire quelle meledette catene >>, si dilunga nella spiegazione introduttiva della canzone con un'attitudine e una voce trascinante << Bird in cage! >>.

Neil, alla tastiera, inizia a suonare le prime note di una melodia lenta, calda e dolce.

Viene accompagnata dal suono lento della batteria di Adam che decreta l'inizio.

Rush attacca con un assolo melodico, che funge quasi da introduzione strumentale.

Le parole espresse dalla voce sorprendentemente soave del biondino, albergano nella stanza, incantando tutti.

"Even though I left the nest

Will the memory of those rending blades remain forever indelible?

The desire to fly is compelling

It burns like fire

(Anche se ho abbandonato il nido

Resterà per sempre indelebile il ricordo di quelle lame laceranti?

Il desiderio di volare è impellente

Brucia come fuoco)


The source of Eden is here, bright and vivid

It wants to be caressed

It wants to be savored

From me, caged bird

(La fonte dell'Eden è qui, lucente e vivida

Desidera essere accarezzata

Desidera essere assaporata

Da me, uccello in gabbia)


The fire envelops me in its coils

But the bird takes flight

Close to the one who knows everything

(Il fuoco mi avvolge nelle sue spire

Ma l'uccello spicca il volo

In prossimità di colui che tutto sa)


Goodbye, goodbye, but they are indelible memories

The caged bird wants to take flight

The comet wants to mark the darkness of the firmament

In proximity to the One who knows everything

(Addio, addio, ma sono ricordi indelebili

L'uccello in gabbia vuole spiccare il volo

La cometa vuole segnare il buio del firmamento

In prossimità di Colui che tutto sa)


I elbow and move to get rid of these coils

Burning coils that surround me

But please don't take it so badly

Because He who knows everything has ruled

And this bird wants to take flight

Even if the caged bird flounders

God, help me clear these burns

(Sgomito e mi agito per liberarmi di queste spire

Spire infuocate che mi avvolgono

Ma per favore non prenderla così male

Perché Colui che tutto sa ha sentenziato

E questo uccello vuole spiccare il volo

Anche se l'uccello in gabbia annaspa

Signore aiutami a cancellare queste bruciature)


Goodbye, goodbye, but they are indelible memories

The caged bird wants to take flight

The comet wants to mark the darkness of the firmament

In proximity to the One who knows everything

(Addio, addio, ma sono ricordi indelebili

L'uccello in gabbia vuole spiccare il volo

La cometa vuole segnare il buio del firmamento

In prossimità di Colui che tutto sa)


The source and the whiteness of the dust cannot transfigure reality

Pale illusion of a caged bird

(La fonte e il biancore della polvere non possono trasfigurare la realtà

Pallida illusione di un uccello in gabbia)"_


Ma in un istante, al termine dell'ultima strofa, il ritmo della canzone cambia drasticamente.

Diventa incalzante frenetico; tutto esplode in una lunga cavalcata chitarristica di Rush, accompagnata dalla chitarra di Stevie.

I suoni delle percussioni si intervallano, rapidi e dinamici, pregni di un'euforia sempre più trascinante.

La gente si muove a ritmo di musica, totalmente fuori controllo.

In questo putrido pub, annebbiato da un fitta coltre di fumo, le sue dita graffiano quella chitarra con velocità, maestria e tecnica. Lo strumento imbracciato sembra essere un'estensione naturale della sua persona.

Questa melodia, dalle sfumature così malinconiche e rabbiose, mi pervade con passione, indipendenza e - per la prima volta - mi consente di assaporare l'inafferrabile.

Quella strana sensazione che è sempre stata inafferrabile, proibita e intensa: la libertà.

Giunti al termine della performance, i ragazzi lasciano il palco.

Traballante, Stevie, si avventa sul bancone, afferrando un'intera bottiglia di vodka per trangugiarla con ingordigia.

-Ma cosa diavolo... -

<< Grazie Baby, ne avevo bisogno, poi paga Rush! Ci si vede! >>, mi urla pimpante, per poi darmi le spalle e saltellare via con la bottiglia tra le mani.

Distratta in precedenza da Stevie, non ho potuto capire dove siano andati gli altri.

Sembra si siano dispersi nel caos di persone tra vestitini striminziti dai colori più sgargianti e capelloni avvolti in grandi chiodi.

La cortina di fumo diventa sempre vivida e fitta, annebbiando totalmente l'ambiente, ora caliginoso.

La fragranza di odori tra erba, tabacco, alcol, mi disgusta non poco; dunque mi allontano, sebbene i jeans stretti alle cosce fungano da impedimento.

Apro la porta sul retro e, appoggiati ai muretti in pietra nel perimetro circoscritto dai cancelli in ferro, si trovano Neil e Rush.

Neil se ne sta con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni beige e uno stivale aderente al muro.

<< So-sono qui alla fi-n-ne, quin-d-di le tue preoccupazioni erano inu-ti-i-li >>, pronuncia con voce impostata dall'alcol o da chissà cos'altro.

Abbondando in risa sguaiate, si lascia cadere a terra.

-Prima era imperscrutabile e apatico, adesso sembra ubriaco? Ma questo ragazzo è bipolare? -

Rush, a braccia conserte, lo scruta scuotendo il capo.

<< Era ora che ti facessi vedere, Neil! Passi più tempo con loro che con noi! >>, lo redarguisce in un timbro basso e sottile.

<< E tu tr-roppo >>, arresta le parole per affogare in una risata << P-pco >>.

Cingendogli la vita, lo aiuta ad alzarsi, ma lui farfuglia frasi assurde del tipo: << Co-cosa vuoi fare? V-vuoi diventare fro-ci-cio? A me pia-ce al-ltro, all-lontan-ati. De-vi prova-r-re e veni-re da loro. De-devo par-rtire e ved-dere le stel-le! >>.

Il suo compagno di avventure, dopo avermi guardato in tralice, preme una mano sulla sua bocca, intimandogli: << Taci >>, fa segno nella mia direzione, ma il malcapitato inclina la testa e, dopo essersi divincolato dalla presa dell'amico, ciondola verso la porta.

La chiude in un tonfo, producendo un sussulto in me.

<< Bella canzone! >>, esordisco placidamente.

<< Ma non mi dire... mai mi sarei aspettato i sentirmi dire queste parole così lusinghiere proprio da te! Cos'è, per caso, hai bevuto? >>, mi canzona in un tono beffardo, lui.

Gonfio leggermente le guance, per far in modo che il falso fastidio - dipinto sul mio viso - occulti il sorriso che minaccia di spuntare sulle labbra.

<< Che simpatico ah ah ah. Te le prepari la notte? >>, ribatto, visibilmente divertita.

Vengo travolta da un'ondata di imbarazzo che mi induce ad inchiodare la vista al pavimento, quando lui - con un esasperante ed elegante atteggiamento flemmatico - riempie lo spazio che ci separa.

Ad un palmo dal mio naso, mi prende il mento per inchioda a quei suoi smeraldi così destabilizzanti e intensi.

<< Solo per te >>, mi soffia in un timbro basso, caldo e suadente che, tuttavia, manifesta un intento irrisorio.

I suoi risolini colmano il silenzio, in armonia con le sue provocazioni beffarde: << A cosa devo tutto questo imbarazzo? >>, dopo un'ennesima risata riprende << Ah... immagino che quel bacetto ti abbia mandato in completo black-out, stravolgendo il tuo piccolo mondo fatto di ordine. Non iniziare a farne una tragedia, ok? >>.

Successivamente mi sorpassa, privandomi della possibilità di rispondergli.

<< Ti sbagli, cosa vuoi che mi interessi... >>, ribatto in un'aria fintamente decisa, seguendolo nel Club.

<< Bene >>, ghigna sgomitando nell'orda di persone, desiderose di conversare con lui.

Alla fine riusciamo a svincolarci da loro e a prendere fiato nella frescura della notte, illuminata fiocamente dalla luna piena.

La scritta viola dell' Hard Rock Club, l'asfalto e il pandino bianco del Ricciolone sfavillano con una maggiore intensità sotto le carezze del lume lunare.

Ci avviamo verso il veicolo e ci accomodiamo al suo interno.

E come sempre, l'auto sfreccia nell'oscurità cupa della notte; con il suo chiarore persistente, riflette un faro che squarcia il buio in un lampo.

Gli alberi e la vegetazione circostante schizzano ai miei occhi in un contrasto di luce e buio; l'eccessiva velocità della Panda cosparge l'ambiente statico di quel frenetico desiderio di allontanamento. Registro di sfuggita la sagoma di una ragazza dai capelli cotonati e un vestitino nero in pelle, intenta a correre.

E come sono solita a fare in momenti di assoluto imbarazzo, sistemo - con l'incertezza di una mano tremolante - un'onda della mia scura chioma dietro l'orecchio.

Tuttavia, ncora più assurdo è il suo arcano atteggiamento: con entrambe le mani ancorate allo sterzo nero, i ricci scarmigliati sulla fronte, guida in tutta tranquillità.

La mascella squadrata, le labbra serrate e le sopracciglia quasi congiunte, ritraggono sul suo volto un cipiglio che esterna una totale concentrazione, imperturbabile, che - nonostante la segretezza e il mistero di cui esso si avvolge - desta in me fascino e attrazione.

<< Comunque... prima intendevo dire che il testo è molto bello. Racchiude una moltitudine di significati occulti. La fonte dell'Eden, le spire infuocate, l'uccello in gabbia sono delle metafore, vero? >>, gli domando con una punta di curiosità.

<< Sì lo sono. E sentiamo, cosa credi simboleggino? >>, sfodera il suo attacco, carico di sfrontata curiosità.

<< Oppressione e libertà. Ma, la fonte dell'Eden, non riesco a capire cosa sia... >>, sfodero la mia difesa.

<< Il desiderio di bagnarsi nella fonte dell'Eden è associabile al desiderio di trovare il proprio angoletto di pace nella libertà contro l'oppressione e il dominio di chi ci vuole in catene >>, mi spiega pacatamente.

<< Esplica un bel significato, davvero. Quello che tutti vorrebbero >>, ripiego.

-Quello per cui ho logoratamente lottato per anni, io! -

Nel pieno di una sterzata, le gomme rilasciano un rumore stridente; la macchina frena, proprio in prossimità della struttura in cui abito, delle rose alla porta, dell'albero di ciliegio al fondo della strada, anch'essi bagnati dai raggi lunari.

Precisamente nel momento in cui mi accingo ad uscire, la mano di Rush - ancorata al mio braccio - mi accosta a sè; mi beo del suo respiro sulle mia fronte.

<< Il significato della canzone che tutti vorrebbero, lo hai sempre voluto anche tu e lo vorresti anche oggi, vero? >>, mi stuzzica con uno dei suoi ennesimi interrogativi che, come quella mattinata all'alba, ha il potere di farmi sentire nuda nell'animo, spoglia di ogni segreto.

<< S-sì... ma non di certo sballarmi come voi >>, chiarifico e sobbalzo al tocco delicato e ardente del palmo di una sua mano sulla mia guancia.

Tocco che si propaga sino alle mie labbra, intenzionato a disegnarne il contorno, sebbene il mio respirare accelerato invii a lui un chiaro segnale di arrestare il movimento della mano impertinente e invasiva.

Un segnale che rappresenta la necessità impellente di rituffarsi sulle sue labbra e lasciare che esse divorino ogni singolo centimetro delle tue.

Una necessità che, congiuntamente alla ragione, fa paura e frena bruscamente ogni mio desiderio.

Ma, tutto ciò a Rush non sembra importare: seguita a fissarmi e a stuzzicare sensualmente le labbra.

Una vibrazione manda in frantumi la bolla di strane emozioni che ci avvolgeva.

Caccio fuori dalla tasca il catorcio che ho per cellulare; il nome anonimo lampeggia sul piccolo schermo.

<< So che sei a casa. Ti osservo, bella maglia rossa >>, leggo a gran voce, esternando un'agitazione intrisa di terrore.

- Chi sarà mai? -


Note:

Qualora qualcuno fosse interessato, il testo è una mia invenzione ma ho tratto una piccola ispirazione dalla celebre "FREE BIRD", il significato è - però - totalmente diverso. Per quanto concerne il lato strumentale, esso è preso fedelmente da una cover della suddetta nel CLASSIC ROCK SHOW . Vi linko il video, così sentirete la cavalcata chitarristica di Rush.


https://youtu.be/start_radio

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