Capitolo V - Giochi pericolosi (Prima parte)

L'auto sfreccia nelle ombre cupe della notte; con il suo chiarore persistente, riflette un faro che squarcia il buio in un lampo.

Gli alberi e la vegetazione circostante schizzano ai miei occhi in un contrasto di luce e buio; l'eccessiva velocità della Panda cosparge l'ambiente statico di quel frenetico desiderio di allontanamento.

Mi concedo un sospiro quasi di frustrazione, al pensiero che quel tipo possa essere al nostro seguito.

Sistemo, nervosamente, un'onda della mia scura chioma dietro l'orecchio.

È usuale per me fare un gesto simile in momenti di ansia assoluta come questo.

Ancora più assurdo, però, è il suo atteggiamento: con entrambe le mani ancorate allo sterzo nero, i ricci scarmigliati sulla fronte, guida in tutta tranquillità.

La mascella squadrata, le labbra serrate e le sopracciglia quasi congiunte, ritraggono sul suo volto un cipiglio che esterna una totale concentrazione, imperturbabile.

Tuttavia, non riesco a comprendere se il suo agire imperscrutabile è altresì un modo per mantenere la calma.

-Ma come diavolo fa ad essere così calmo? -

Colta dall'ennesimo tremito del mio corpo, il volto - contratto dalla paura - saetta per registrare presenze indesiderate nell'erba retrostante.

<< E' almeno la quinta volta che ti giri. Cos'è? Hai un tic nervoso? >>, mi fa presente con tranquillità apparente.

Una tranquillità di facciata che malcela un leggero fastidio.

<< Ma no, è che so-no a-gita-ta! >>, gli rispondo - ansante - in una manciata di minuti.

<< Ma dai-ai! Da-vvero? Non me ne er-o reso conto-oo! >>, sillaba ironicamente, strappandomi un sorriso a fior di labbra.

<< Che simpatico! Ma cosa stai... >>, non porto a termine la frase, a causa del rumore stridente delle ruote nel pieno di una sterzata improvvisa.

Si accosta sul ciglio di una scura stradina laterale, situata a sinistra.

<< Per-rchè ti sei fermato? >>, chiedo, presa da una strana agitazione.

<< Non è chiaro? Voglio ucciderti e occultare il tuo corpo proprio qui >>, sussurra con una punta di sarcasmo, dilatando le pupille.

Roteo gli occhi al cielo, falsamente stizzita; le labbra mi si increspano in un lieve sorriso.

<< Rush sei una delle persone più stravaganti che ho mai conosciuto. Non so se strangolarti o ridere con te >>, affermo in un tono tra l'esasperato e il divertito.

<< Mh... un modo sottile per... adularmi o... insultarmi? >>, ribatte prontamente, in una chiara provocazione.

Al suono della parola "adulare", un leggero calore mi pervade le guance.

Incrocio le braccia al petto.

Azione che faccio involontariamente, per difendermi da questo opprimente senso di disagio.

<< Un po' come il modo sottile in cui tu stai sviando la mia domanda >>, controbatto, decisa a non perdere la partita.

Se mostro la mia timidezza, crederà di avermi in pugno.

Devo avere il controllo, anche se con lui non sono in grado di mantenerlo completamente; ciò mi rende inquieta, a disagio e tremendamente debole.

Ragazze come me, pur essendo timide, pudiche e controllate, non perdono mai la parola, anche se talvolta essa non esprime tutto ciò che proviamo, perché il disagio è sempre limitante.

Ci sono argomenti, situazioni e persone che imbarazzano e imbarazzeranno sempre.

Rush appartiene a questa categoria di persone; lo noto dal modo in cui mi induce a sfregare le mani le une nelle altre e a sviare lo sguardo.

Sfrontato, fissa la mia figura, che è più tesa di una corda di violino.

Orbene io lo conosca da pochissimo tempo, mi ha sbigottito così tante volte, che le parole sono rimaste incastonate sulla lingua in più occasioni.

Senza che io abbia il tempo materiale di realizzarlo, improvvisamente esce dalla macchina.

Chiude la portiera, sbattendola distrattamente.

Io lo seguo a ruota, per capire le sue intenzioni.

<< Adesso mi spieghi cosa facciamo qui? >>, domando perplessa, lasciando che una ruga solchi la mia fronte.

Lui, privandomi delle spiegazioni che cerco, passo dopo passo, cammina nella mia direzione.

-Ma cosa... -

A piccole falcate, mi si avvicina.

-Oddio, si sta avvicinando a me! -

Azzera le distanze.

Le sue braccia sull'autovettura, precisamente alle estremità del mio corpo, mi inchiodano ad essa, su cui mi spalmo sempre di più per arginare questa inaspettata vicinanza.

-Ma cosa sta facendo? -

Gli smeraldi sul suo volto mi osservano nel silenzio più assoluto.

Avverto il fiato mancarmi, come se vivessi un'apnea destabilizzante.

Lui è destabilizzante.

Annienta totalmente le mie capacità di discernere cosa potrebbe da cosa non potrebbe fare, in questo momento.

<< Co-co-sa fai? Rush... >>, biascico, ansimante per via della violazione del mio adorato spazio vitale.

<< Non è chiaro? >>, soffia con strafottenza.

<< No >>, risposta secca, rapida, pregna di un tumulto interiore troppo intenso.

<< Hai paura? >>, la sua domanda mi spiazza.

Ed ecco che la mente si perde in terribili vaneggi, in logoranti pensieri; pensieri secondo cui lui potrebbe - ora - avere malsani intenti.

Respiro ancora più affannosamente, perché - anche se è un ragazzo discretamente interessante sul piano fisico - e sottolineo discretamente... mai gli darei una tale concessione, adesso.

Farfuglio alzando i toni in una sfumatura di rabbia e decisione:

<< Tu sei un... azzardati a toccarmi e ti darò un colpo negli stinchi! >>.

Un riso beffardo gli abbonda sulla bocca.

Sussulto quando poggia una mano sui miei ricci, inspirando ed espirando sulla pelle della fronte.

Sottrae qualcosa dai miei capelli, che è chiara alla mia vista quando allontana le braccia: una foglia tra le sue mani, precedentemente nella mia chioma.

<< Avevi questa tra i capelli >>, afferma; io sbatto le ciglia, accigliata.

Ne approfitto per sgattaiolare via da lui e dalla sua presa sfrontata.

E finalmente, sfodero - di nuovo - una sicurezza superficiale.

<< Non ti azzardare più! Sei simpatico, ma non prenderti confidenze, Rush! Io non ti conosco e quel che vedo non mi piace! >>, chiarisco con fin troppa enfasi, perché questo ragazzo non mi piace per niente.

<< Mh... volevo togliere una foglia dai tuoi capelli e - ribadisco - non. sei. il. mio. tipo >>, contrattacca in un timbro elevato e fluido, per poi scandire le ultime parole.

<< Comunque, ci siamo fermati, perché aspetto che tu mi dia spiegazioni riguardo la tua ansia >>, aggiunge, seccato.

<< Me lo stai chiedendo davvero? Rush, abbiamo commesso reato di vandalismo! >>, gli rammento, dal momento che questa verità non lo sfiora minimamente.

<< Juliet - permettimi di dirti una cosa - questi tuoi sensi di colpa sono arrivati un tantino in ritardo. Se me li avessi esposti prima, avrebbero avuto un significato >>, sottolinea con saccenza.

<< Ho capito. È colpa tua, mi hai convinta, hai toccato i tasti giusti per convincermi! >>, lo accuso con livore, additandolo.

<< Mh... dillo al giudice quando sentenzierà, per entrambi, la "pena di morte" >>, virgoletta; issa gli occhi verso il firmamento.

Uno sbuffo sfugge alla mia bocca.

Al contempo, inizio a girovagare velocemente in mezzo al verde di fronte alla sua espressione allibita.

Tutto questo teatro precede sempre la sfuriata.

Sfuriata che arriva tra 3, 2, 1 e...

<< Tu non capisci! Io non volevo, ma mi sono lasciata persuadere da te come una stupida! Ma quale potere hai? Ci sai fare con le parole! Cos'è, sai plasmare le parole per far risultare - la cosa sbagliata - maledettamente giusta? Quell'uomo, adesso, ci starà cercando, lui... chiamerà la polizia, ci verranno a prendere e ci porteranno in una sudicia cella, in attesa della cauzione che non arriverà mai, perché - voglio dire - chi la pagherà? Nessuno! Mio padre, quando lo saprà, forse la pagherà, e poi dovrò sorbirmi ancora una volta le sue critiche opprimenti, mi rinchiuderà nella torre, impedendo a chiunque di entrare, diventerò vecchia lí dentro, e... >>, un immenso e asfissiante monologo, strepita come un fiume in piena da una me nel panico più assoluto, intrappolata in una morsa opprimente e logorante.

Ma lui irrompe su di esso per arrestarlo: le dita premono sulle mie labbra.

<< Mi hai sforato un timpano con la tua voce ansimante e con questo fiume di parole. Mai pensato di scrivere un diario di pensieri intitolato "Le turbe mentali di santa Juliet"? Ah, no, verrai scomunicata dalla diocesi! Peccato sarebbe stato un bel romanzo! >>, ironizza tra lo stressato e...

-L'intrigato? -

<< Rush, potresti non fare del sarcasmo, per piacere? Io sono in ansia, se non si fosse capito! >>

<< Juliet, stai tranquilla, domani quel tipo, l'unica cosa che ricorderà, sarà il sapore dell'alcol, non di certo noi due. L'hai visto? A stento si reggeva in piedi, ha bevuto come una spugna. E quando è così, fidati, non ricordi nulla il giorno successivo. Inoltre, prima che il tuo cervello ansiogeno andasse in black out, hai avuto la brillante idea di coprire la targa >>, mi spiega lentamente, animato da un'inquantificabile pazienza.

Mi schiocca un'occhiata rassicurante, che io ricambio in modo impercettibile.

<< Bene, adesso che ti sei calmata, possiamo andare >>, sentenzia all'improvviso, per avviarsi immediatamente in macchina.

<< Dove? >>, faccio sentire - ancora una volta - la mia voce, posizionandomi accanto al posto guida.

<< Ho fame, che ne dici di mangiare qualcosa? >>, irrompe all'improvviso con questa strampalata proposta alle 05:00 am.

<< Ma sono le 5 del mattino, Rush >>, gli faccio presente.

<< E quindi? Ribadisco, ho fame. Tu programmi anche quando il tuo stomaco deve brontolare? >>

<< No, semplicemente a quest'ora sarei alla... ventesima girata nel letto! >>

<< Wow! Mia nonna conduceva una vita più emozionante! >>, si prende beffa di me, ma mi suscita ilarità.

<< Questo è uno dei discorsi più deliranti ed estenuanti che ho mai fatto >>, gli confesso

<< Hai ragione >>, esprime il suo assenso pacatamente, intento a guidare.

Nell'arco di 15 minuti, inchioda in uno spazio dinanzi ad una misera struttura in viola.

Affissa su di essa, c'è una scritta: "Bar".

Ci accomodiamo fuori, sui tavoli collocati sotto un gazebo.

<< Ehy, Rush Finlay! Da quanto tempo! E lei chi è? È davvero deliziosa! >>, una voce squillante prorrompe e anticipa l'arrivo di una signora bassina, cicciotta e tenera, dai capelli neri, la pelle olivastra, gli occhi castani.

<< Signora Brown, è un piacere anche per me! Lei è Juliet, una mia nuova amica. Abbiamo suonato all'Hard Rock Club, anche lei suona, suona il violino >>, interagisce, il diretto interessato, introducendo una me alquanto intimidita.

<< Uh, che cosa singolare! Una violinista al club! Mh, però è diversa da quelle ragazze tutte disinibite che hai portato qui altre volte, finalmente hai trovato una ragazza dolce e... >>

<< Ehm, io e Rush non stiamo... insieme >>, tento di precisare, balbettante.

<< Sì, io e lei siamo amici, e niente di più >>, concorda con aria disinteressata.

<< Due cornetti al cioccolato >>, la informa.

Arrivano in men che non si dica, sicuramente li avrà preparati in prevenzione.

Mentre ci abbuffiamo di questo eccesso di calorie, decido di spezzare questa tensione.

<< Non mi aspettavo che fossi così bravo con la chitarra >>, esordisco alla ricerca di una conversazione che possa spezzare questo stato di mutismo imbarazzante.

<< Mh. L'accozzaglia di suoni messi a caso, a quanto pare, forse, è più complessa di quanto tu creda >>

<< Intendevo dire che te la sei cavata molto bene, anche con quella cover degli... >>

<< U2, Juliet. U2. Credo che tu debba ampliare i tuoi orizzonti musicali. Mi prodigherò, affinché ciò accada >>, mi consiglia con leggerezza.

<< Hai ragione, lo ammetto. Accetto! Anche se mi hai stupito quando hai suonato Moonlight Sonata. Quei movimenti di dita così sicuri... non so, ho avuto la certezza che tu conoscessi quei pezzi molto bene >>

Fa cadere la forchetta a terra e il rumore mi fa sobbalzare.

Un respiro, prepotente e funesto, si scarica dalla sua bocca.

Ma avverto qualcosa da lui, come se stesse cercando di occultare il suo reale stato d'animo.

La sua mascella si irrigidisce, permettendo ai denti di digrignarsi in una smorfia.

Gli occhi, adesso ridotti a due fessure, infiammano sui miei quasi a volermi incenerire.

<< Ti sbagli, conosco solo quella. Mh. Sono stanco! Andiamo! >>, proferisce, completamente adirato, freddo e livido in volto.

Balza in piedi come se fossero spuntate le spine sulla sedia.

A grosse falcate, raggiunge la signora per consegnarle frettolosamente i soldi.

Ai saluti della donna risponde con un cenno del capo, per poi uscire.

Sbatte la porta.

Lo seguo nel tentativo di stare al suo passo.

In macchina, privata della possibilità di chiedere spiegazioni, vengo sospinta all'indietro in un contraccolpo causato dall'accellerata che ha preso.

Accellera sempre di più.

<< Stai andando velocemente. Ma cosa... Rush cosa stai... >>, lo sbattere violento del suo palmo sullo sterno mi fa trasalire, costringendomi a tacere. Rimbomba nel misero spazio, considerata la forza che ci ha impresso.

<< Non si vede? Voglio arrivare a casa! Sono stufo di mangiare e di stare qui a perder tempo con una come te quando potrei passare la notte diversamente! >>, scatta - velenoso e furente - verso di me, come se fossi un insetto fastidioso << Quando potrei passarla con una donna più elettrizzante di te. >>.

Chiude lo sportello, furiosamente.

Oltrepassata la soglia del portone in legno e un connubio di colori ci acceca: il blu delle pareti, il nero del divano in pelle, il viola dell'altro sofa, gli striminziti abiti rossi e neri delle ragazze; tutte persone che non conosco occupano il ristretto spazio dell'appartamento.

Inquadro i capelli cotonati e biondi di una Adrianna che, un po' alticcia e sorridente, arranca nella nostra direzione.

Una coltre di fumo e odori nauseabondi di alcol e erba, aleggiano qui dentro.

Il vestito in pelle nero le sale su per via dei movimenti scoordinati che attua, ma lei non sembra curarsene.

Si afferra a me temendo di cadere e ride sguaiatamente.

Porge una bottiglia nera a Rush che inizia a trangugiare l'alcolico senza riguardo o moderazione.

<< Si-siete ve-n-nut-iiii! Ru-sh, t-tu, de-vi pro-vare una cosa >>, lo tira a sé per trascinarlo al centro del soggiorno.

Lui finisce la bottiglia in 20 minuti.

Gli occhi, di un verde dalle striature rossastre, seguitano sgranati, come rapiti da un punto indefinito della stanza.

Un'altra bionda, che riconosco essere Nancy del locale, dalla chioma bionda, il fiocco tra di essa e lo striminzito vestito sgargiante tra il fucsia e il nero.

<< Ades-z-so, è il mo-men-nto del giuo-co che v av-vo det-to >>, farfuglia confusamente, quest'ultima, Nancy.

Afferra i lembi del vestito, ma le sue mani circondano il corpetto, al fine di tirarlo giù.

Aggrotto la fronte e spalanco la bocca nel vedere quella ragazza in reggiseno, con un vestito a coprirle solo la parte intima.

Si sdraia sul sofà tra le risate e ovazioni smodate di tutti.

Rush, come intrappolato in una coltre di ghiaccio, totalmente annebbiato, la guarda con indifferenza e apatia.

Il battito inizia a galoppare quando caccia fuori quella bustina, consegnatagli qualche minuto fa.

È una bustina contenente una polverina bianca che riversa sul petto della ragazza.

<< Oh, mio Dio! Non vorrà... no! Non può essere! >>

Si china su di lei in modo tale da esserle ad un millimetro di distanza.

Nonostante il lume sia fioco e quasi offuscato, scorgo il naso di Rush aspirare quella sostanza davanti a tutti.

Un brivido a titolo indefinito mi scuote terribilmente nel momento in cui il petto fa su e giù.

Tutto ciò che mi attornia, appare ovattato e distante.

Un conato di vomito mi assale; un calore arde interamente nella mia testa e nel mio corpo, che comincia a sudare; un senso svenimento mi coglie alla sprovvista.

La mia schiena sbatte contro il muro per non crollare a terra.

Abbranco la maniglia del portone e, in una sequenza veloce e impersonale, le mie gambe si muovono, sfuggenti alla mia volontà.

L'aria fresca mi punge e rilassa.

Ma non basta, perché un malessere - ancora più intenso del precedente - si impone.

Gli alberi vibrano e oscillano e in un attimo...

Il buio.



Note:

Ed eccoci qui, a una prima scena molto cupa di cui mi servo per trattare determinate tematiche importanti. Purtroppo, devo rispettare il contesto anni 80! Ci tengo a precisare che ce ne saranno altre più avanti, ma non saranno descritte in modo eccessivo e disturbante. Però andando avanti, è sempre peggio perchè subentreranno altre storie di personaggi della storia compreso un omicidio, come anticipato dalla sinossi. Ma in questa storia vorrei far evincere anche un messaggio di speranza, di risalita dal buio!! Spero che nel prosieguo non vi destabilizzi troppo e spero commentiate :).

Un bacio ❤️.

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