0. Terzo Incipit "Illusione O Realtà?" _1989
Pov Juliet
_"La musica è poesia nell'aria"_
Così citava Richter, uno dei più grandi pianisti mai esistiti, di origine sovietica.
Quando le note si propagano nell'aria, inebriandoti con il loro delicato suono, tutto è pace e nulla può scalfirti; i pensieri, che ti arrovellavano in precedenza, si dissolvono.
Anche ora, in questa stanza così elegantemente decorata e allo stesso tempo logora della mia ansia, è lo stesso.
I miei occhi azzurri scrutano il violino riposto elegantemente nella sua custodia rigida, sul tavolino in un legno lucido che pare si intoni a pieno con il colore dello strumento.
In questa grande sala così avvolta dalla luce delle ampie vetrate, i mobili risplendono rivelando la medesima colorazione del violino e del tavolino; rischiara il marmo bianco della pavimentazione.
Centralmente si può intravedere un salottino costituito da due divani bianchi e una poltrona. Distante di un paio di metri, sono situate delle bianche vetrinette in cristallo che ripongono tanti premi e riconoscimenti, avvezzi dei traguardi della scuola di musica più prestigiosa al mondo, o almeno lo è oggi, nel 1989.
Non posso far a meno di cercare le mie risposte dal violino, come se questo fosse possibile. Tutto ciò è inspiegabile, nonostante sia soltanto uno strumento.
Sarebbe così semplice porre fine a questa distanza e abbandonarmi a esso, alle sue dolci note, ma oggi è tutto così complicato.
Con passi lenti e cadenzati, mi ritrovo di fronte alla causa del mio spasimare.
Le mie dita lo accarezzano lievemente, come se fosse la cosa più preziosa che ho, intanto ruoto il capo nella direzione dello specchio barocco, la cui cornice sembra riprodurre la forma di tante onde dal colore dell'oro più sfavillante.
La mia silhouette, che appare così slanciata in un tailleur nero, si riflette nello specchio.
La mano, mossa da primordiale istinto di paura e agitazione, si precipita a sistemare il ciuffo ondulato che è fastidiosamente sfuggito alla presa ferrea ed elegante dello chignon.
Labbra carnose, piene di un rosa pallido, si mordono le une con le altre, per smorzare la tensione dei minuti restanti.
Tra circa cinque minuti attraverserò questa stanza, varcherò quella soglia e tanti occhi si poseranno sulla mia figura, attendendo che io li diletti con la "Moonlight Sonata" di Beethoven.
E non importerà quanto io sia preoccupata, malinconica e ansante per lui.
A loro, così impettiti, avidi di perfezione ed eleganza, interesserà solamente vedermi sbagliare quella maledetta nota, ancora e ancora.
Vedere in quale modo lui seguita a distruggermi: saranno pronti a pungermi con i loro giudizi sulla nostra turbolenta relazione amorosa.
Rideranno di me, Juliet Rawell, figlia di John Rawell, il preside di uno dei conservatori più grandi.
La Juilliard.
Un nome imponente che trasuda potere e virtuosismi dal 1905 a oggi, nel 1989.
Sono sempre cresciuta seguendo una rigida educazione, una vocazione pilotata da mio padre, ma che - mio malgrado - sentivo parte di me. Ho sempre odiato dover essere al seguito di John Rawell, al seguito di quell'uomo che mi diceva come dovevo vestire, gli amici che dovevo incontrare, quale ragazzo frequentare e quanti respiri trarre.
Ma su un aspetto io e lui ci siamo sempre ritrovati: la musica classica.
Per il resto sino ai miei diciannove anni, ho sempre vissuto sotto la sua tirannia, occultando dentro di me un irrefrenabile desiderio di sentirmi libera.
Poi, un bel giorno ho incontrato lui, e tutto è cambiato.
- Non è stupefacente come la vita vada in un certo modo e poi, in un istante, cambi tutto? All'improvviso... -
Il piccolo televisore a tubo catodico mi distoglie dai frammenti di questi intensi ricordi: una donna in un tailleur giallo, lungo sino alle ginocchia, siede su una sedia mentre riporta le ultime notizie.
Una notizia in particolare mi annebbia la mente:
<< Ci è giunta notizia che questa notte la Rockstar planetaria, Rush Finlay, è stata ricoverata d'urgenza al Presbyterian Hospital. Il ragazzo è stato trovato in overdose nella sua Villa di Los Angeles, ed è stato portato nel prestigioso ospedale con un elicottero. Non sappiamo in quali condizioni si trovi ora ma gli auguriamo una pronta guarigione, attendiamo notizie... abbiamo invitato proprio qui un suo conoscente che può dirci cosa può aver spinto la controversa Rockstar a un gesto così estremo, quali meccanismi siano scattati nella mente di queste persone così folli. D'altronde, la vita di questi musicisti è al limite, non sarebbe il primo a mo... >>, interrompo l'irritante sproloquio di quella donna spegnendo il televisore, per poi scagliare a terra il telecomando.
- Sono solo degli speculatori che marciano sulle sventure delle persone famose! Esseri immondi e insensibili! Dipingono Rush come un pazzo da mesi! -
Ansimo al pensiero che lui possa morire.
Tutto ciò che mi attornia si offusca, a causa delle lacrime che rigano pesantemente il mio volto.
- Lui... no! Non può... non può finire così! -
<< Nooooooooooo! >>, e una forza a me sconosciuta muove il mio braccio che collide violentemente con il violino.
Un boato riecheggia nell'aria per via dell'urto di quest'ultimo col pavimento.
Inspiro ed espiro.
Inspiro ed espiro.
Inspiro ed espiro.
Mio padre nel suo elegante completo nero, appena sopraggiunto, aggrotta la fronte, perché è preoccupato per me.
<< Juliet ! >>
<< Pa-pà-a Ru-sh sta-aa-a ma... >>, la sensazione di apnea è opprimente e mi impedisce di parlare fluidamente.
Seguito a prendere profondi respiri, e lui mi cinge le spalle.
Non riesco a evitarlo.
Inspiro ed espiro.
Un vortice sta risucchiando il mio respiro intrappolandolo dentro di sè, ed è sempre meno presente, sempre meno mio, incontrollabile e opprimente.
Un malore mi aggroviglia lo stomaco, la schiena e i polmoni. Il braccio è intorpidito, e mi riesce impossibile muoverlo; ci provo, ma si solleva in un movimento più lento di quello che avevo programmato. Tutto si sussegue tremendamente a rilento; anche gli arti inferiori non sono esenti da questo, come se tardassero nel compiere anche la più piccola azione.
Ma un briciolo di quell'energia, che mi contraddistingueva prima che tutto andasse in malora, mi induce a respingere il sostegno di mio padre.
<< Papà-a i-io de-devo an-dare da lui... lu-lui... >>, inizio a correre come una pazza per i corridoi bianchi della scuola. Il mio viso saetta da una parte all'altra alla ricerca dell'uscita, come se me ne fossi dimenticata.
<< Dove diavolo è l'uscita? Dov'era quella maledetta uscita? >>, strepito grondante di rabbia, frustrazione, impotenza e disorientamento.
In seguito, improvvisamente, mi sovviene la soluzione.
- Devo calmarmi! Sono nel panico! -
Ma in fondo all'immenso corridoio, trovo la via d'uscita, mi affanno per raggiungerla in un ciondolare continuo.
Come se ciò non bastasse, mi coglie impreparata, l'intenso scrosciare di una torbida pioggia, accompagnata da un tuono che squarcia il suolo.
L'acqua gelida si impone su di me, scompigliando la mia pettinatura che viene ridotta ad una massa informe di ricci scuri.
Papà mi cinge la schiena.
<< Dove pensi di andare? Pensi di poter fare qualcosa per lui? Quel ragazzo è perduto! Non ti è bastato tutto quello che ha combinato? E' solo uno squilibrato, io te l'ho sempre detto! Ma non mi hai mai voluto ascoltare! >>, riversa su di me tutti i suoi crudeli giudizi, tutto l'odio verso Rush.
<< Hai ragione, però... lui, attraversa un per-periodo difficile, lui... lui non è quello che credi! >>, farfuglio faticosamente, lasciando che le parole si sovrappongano le une alle altre.
<< Certo! Come no! Ha saputo solo incantarti con le parole, con le sue bugie e promesse, ma in realtà è uno squilibrato! Il suo mondo - io te l'avevo detto - è pieno di squilibrati! Non hanno valori ed etica morale! >> strilla, fulminandomi con i suoi grandi occhi castani mentre digrigna i denti in una smorfia di disgusto e rancore.
<< Papà, tu non lo hai mai voluto conoscere! Devo andare da lui! Non ti mettere in mezzo! Non mi fermerai mai! Lo sai! >>
Un sorriso malinconico adombra il suo volto.
<< Lo so, tu sei caparbia! E ti ostini a credere che quel ragazzo possa uscire dall'abisso in cui è sprofondato, perchè credi che lui sia diverso, ma la tua è solo un'illusione, illusione che lui ti ha fatto credere, perchè è solo un essere infame e subdolo! Quel ragazzo sarà la tua rovina, e infatti guardati... stai annullando te stessa, i tuoi sogni per lui! Ma ok, fa' come credi. Sappi solo che se vai da lui adesso, non sei più mia figlia! >>.
Questa sua affermazione riecheggia in una risonanza vibrante che ha l'effetto di tante lame sottopelle, ma non mi importa.
La mia mente elabora un'unica risposta: senza voltarmi, agisco meccanicamente in un eco di passi che rimbombano nel verso opposto alla pioggia.
Lo incontrai circa due anni fa, così bello, pungente, cupo, strafottente, estremamente talentuoso, e non mi piacque per niente.
Era tutto ciò che mio padre mi aveva insegnato a temere, tutto ciò che ripugnavo allora, ma qualcosa cambiò quando fu la sua musica a parlarmi, così diversa in apparenza ma così uguale, in grado di toccare le corde del mio animo, quelle più profonde e labili.
Quella notte, su quel palco, in quel putrido pub annebbiato da un fitta coltre di fumo, rammento le sue dita graffiare quella chitarra con velocità, maestria e tecnica da far sembrare lo strumento imbracciato un'estensione naturale della sua persona. Quella melodia, così malinconica e rabbiosa, seppe trasmettermi passione, indipendenza, e per la prima volta mi sentii viva e libera.
La mia testa ritorna a quel giorno, di circa due anni fa, in cui nulla fu più come prima.
Angoletto:
Dal prossimo capitolo inizierà un lungo flashback che ci permetterà di ritornare a due anni prima. Nei prossimi incontreremo Rush Finlay e la sua Band con tanti segreti, Juliet verrà travolta da un flusso di eventi agghiaccianti e inspiegabili che daranno vita alla trama Crime.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top