Capitolo 7.

Same lips red, same eyes blue
Same white shirt, couple more tattoos
But it's not you and it's not me
Tastes so sweet, looks so real
Sounds like something that I used to feel
But I can't touch what I see
We're not who we used to be
We're not who we used to be
We're just two ghosts standing in the place of you and me
Trying to remember how it feels to have a heartbeat
Two ghosts - Harry Styles


Sabato mattina, 1 pm.
Evangeline.

Scesi dalla metropolitana con la borsa stretta al mio petto e m'incamminai verso la lunga scalinata che conduceva alla strada sopra la mia testa, mentre il mio cuore cominciò a battere così rapidamente da potermi schizzare fuori dalle orecchie. Avevo organizzato un pranzo con la sorella di Leonard, dato che desiderava così tanto vedermi, ed ero parecchio agitata perché non avevo idea del perché volesse parlarmi. Avevo forse fatto qualcosa di male nei suoi confronti o in quelli del fratello? Era forse successo qualche fatto di cui Leonard non aveva voluto parlarmi? Mille domande affollavano la mia mente e, mentre l'agitazione saliva, uscii finalmente dai corridoi sotterranei affollati di gente che passeggiava avanti e indietro.

Forse desiderava parlarmi del matrimonio di sua madre e quando quel pensiero comparve nella mia mente, mi ricordai che non avevo ancora detto a nulla a Leonard: sarei dovuta andare con lui come sua compagna? Avrei dormito nella sua stessa camera o avrei dovuto prenotare una stanza tutta mia, da sola? Mi avrebbe fatto molto più piacere trascorrere due giorni insieme a lui, mattina e sera, piuttosto che vederlo solo nel pomeriggio durante la cerimonia e il ricevimento perciò avrei chiesto tutto a Gemma. O forse no? Sapeva che stavo di nuovo frequentando suo fratello? Ma certo che sì, di sicuro Leonard le aveva accennato qualcosa il giorno precedente. Ormai la nostra situazione andava avanti da quasi un mese e qualche settimana, e conoscendo bene quel ragazzo non era riuscito a stare zitto con la propria sorella. E di sicuro Gemma mi aveva vista la sera precedente quando, dal nulla, avevo visto Leonard fermo davanti al negozio di cosmetici di Kiko.

Uscita dalla metropolitana, mi incamminai nel viale affollato con la borsa stretta nella mia mano sinistra e raggiunsi il ristorante italiano nell'angolo; non appena vidi Gemma accanto all'entrata, le mie labbra s'incresparono in un sorriso smagliante. Lei si girò verso di me e aprì le braccia, fiondandosi verso di me per stringermi in un abbraccio soffocante dal quale cercai di liberarmi il prima possibile con una risata. L'ultima volta che avevo visto Gemma era stato nel giorno più brutto della mia vita, la serata più intensa; ma per fortuna quel giorno era passato e sicuramente anche da dimenticare.

«Evie! Quanto mi sei mancata!» esclamò felice.
Stampò un rumoroso bacio sulla mia guancia.

«Ciao Gemma! Anche tu, è da parecchio tempo che non ci vediamo.»

«Sì, in effetti è vero. Leonard non ti ha detto che sarei passata a salutarlo?» chiese lei.

Scossi la testa. «No, ha detto che il tuo è stato un viaggio sorpresa. Non si aspettava nemmeno lui che venissi qui a Londra!»

Gemma schiuse le labbra. «Che idiota, non è vero. Ci eravamo organizzati ancora due settimane fa, è un bugiardo.»

Ridacchiai alle sue parole, prendendola per il braccio. «Mi dispiace, non immaginavo che saresti venuta qui altrimenti avrei cercato di mettermi in contatto con te ancora ieri.»

«Ti ho vista di sfuggita ieri sera infatti! Ma poi ho notato che eri leggermente impegnata a parlare con mio fratello, non volevo disturbarti. – replicò lei con un sorrisetto malizioso, entrando nel ristorante – Leonard mi ha detto che hai finito la prima sessione di esami del secondo anno! Come sono andati?»

Feci un cenno del capo al cameriere che ci condusse al nostro tavolo accanto al vetro del ristorante e mi sedetti al mio posto, appendendo la mia borsa alla sedia su cui presi posto. Accavallai le gambe e aspettai che anche Gemma si sistemasse: l'ultima volta che ci eravamo viste aveva i capelli di un rosa pallido, mentre in quel momento li aveva tinti di un biondo molto chiaro che metteva in risalto le numerose lentiggini sul suo nasino all'insù e sulle sue guance. Era del tutto struccata se non per un filo di mascara, ed era estremamente bella. Proprio come Anne e suo fratello Leonard. Com'era possibile che fossero tutti così dannatamente affascinanti e meravigliosi? Li invidiavo. Nella mia famiglia la bellezza era finita nei figli della sorella di mia madre: tutti lavoravano in agenzie di moda ad Oslo, tutti modelli.

«Molto bene, devo dire. Adesso posso riposarmi per qualche lezione, subito dopo le vacanze natalizie, quindi metà gennaio circa, dovrò ricominciare a studiare per la seconda sessione. – spiegai con un sorriso, ignorando le sue parole iniziali – E tu? Come va a Manchester?»

Gemma afferrò una fetta di pane. «Sono contenta! Dai, manca un anno e poco più per finire l'Università! Comunque a Manchester va tutto bene, ho conosciuto un ragazzo che lavora con me..»

Schiusi le labbra. «Cosa? Davvero? State insieme? Leonard lo sa?»

La ragazza scoppiò a ridere, aprendo poi il menu che il cameriere ci consegnò. Io la imitai e cominciai a scorrere lo sguardo sui numerosi piatti che offriva il ristorante, scegliendo poi un semplice piatto di pasta con il sugo alla Bolognese. Non volevo esagerare con una pizza, dato che avrei di sicuro mangiato qualche schifezza quella sera insieme a Leonard, perciò scegli qualcosa di relativamente leggero e digeribile.

«Non stiamo ancora insieme, ci stiamo frequentando da un po'. Si chiama Richard e non vedo l'ora di presentarlo a Leonard, anche se già lo conosce. – disse lei ed io piegai la testa – Lavoriamo entrambi al museo.»

Annuii, chiudendo il menù. «Ah, d'accordo. Sono contenta per te!»

«Grazie, anche io. Pensa che sono innamorata di lui da quasi due anni e lui si è accorto di me solo qualche mese fa quando gli ho rovesciato addosso il caffè prima del suo turno. – mormorò lei, appoggiandosi con la schiena alla sedia – Ero imbarazzatissima, non sapevo cosa fare!»

Ridacchiai, osservando le sue guance tingersi di rosa. «Conosco benissimo quella sensazione, quando fissi quella persona senza riuscire ad emettere un solo suono.»

Gemma ammiccò. «Era successo anche con mio fratello?»

«Sì, mi è sempre successo anche durante la nostra relazione. – spiegai con un sorriso, abbassando lo sguardo sulle mie mani – Comunque si è accorto di te un po' tardi, ma almeno ora vi state frequentando. Immagino sia una cosa molto seria per te.»

La ragazza annuì, lasciandosi sfuggire un sospiro. «Sì, ma non sono sicura lo sia anche per lui. So che sta avendo alcuni problemi con la sua ex fidanzata che non vuole lasciarlo in pace, ma dice di stare bene con me.»

«E allora non ti preoccupare, Gemma. Gli ex danno sempre molti problemi, te lo posso assicurare, ma alla fine se vi piacete davvero o se vi amate, riuscirete a tornare l'uno dall'altro. L'amore è più forte.»

Lei piegò la testa da un lato, addentando un'altra fetta di pane. «Parli per esperienza, non è vero?»

Annuii, sorridendo. «Sì, credo di sapere abbastanza bene cosa può succedere se un'ex decide di ritornare dal nulla per infastidire il proprio compagno.»

Allungò la sua mano verso di me. «Mi dispiace per quello che è successo con Diana, ma purtroppo non mi aspettavo diversamente da una come lei. È una sporca manipolatrice, avrebbe fatto di tutto per dividere te e Leonard, per non vedere lui felice.»

Deglutii a vuoto, non mi piaceva ricordare quello che era successo fra me e il mio ex fidanzato ma poterne parlare con la sorella di lui era sicuramente più utile che discutere della faccenda con le mie amiche. Loro non conoscevano Leonard come Gemma, perciò decisi di farmi coraggio e accantonare quella sensazione di disagio che quasi arrivò a chiudermi lo stomaco.

«Anche a me dispiace per ciò che è successo, ho passato dei mesi d'inferno dopo quella sera, ma come ti ho detto, se è destino e se l'amore è forte, si ritorna sempre l'uno dall'altro. – risposi con un sorriso, girandomi verso il cameriere che si avvicinava a noi per prendere le nostre ordinazioni – E a quanto pare, il destino ha voluto far incontrare per la seconda volta me e Leonard.»

Gemma mi guardò intenerita ma poi spostò i suoi occhi sul ragazzo che si avvicinò al nostro tavolo. Ordinammo rapidamente i nostri piatti con delle patatine fritte come contorno e poi due bottiglie d'acqua, una naturale ed una frizzante. Ero così affamata che avrei potuto mangiare qualsiasi cosa in quel momento ma, riuscendo ad avere un po' di autocontrollo, mi ero tenuta un posto nello stomaco per un possibile gelato subito dopo quel pranzo.

«Sono davvero contenta che tu stia di nuovo frequentando mio fratello, lo sai? Non pensavo sarebbe più riuscito a conquistarti, è un emerito coglione. Come fa a piacerti? Oh aspetta, non rispondere a questa domanda. Che schifo!» borbottò lei, sollevando una mano a mezz'aria.

Arrossii alle sue parole, abbassando lo sguardo. «Non solo per quello, anche se devo dire che è il motivo principale!»

Gemma scoppiò a ridere, schiaffeggiando la mia mano. «Evie!»

«Hey, sei tu che hai iniziato!» esclamai divertita.

La ragazza fece una smorfia. «Non voglio sapere certi dettagli, ma ora voglio che tu sia sincera. Vi siete baciati?»

Alzai un sopracciglio. «No, non ancora. E credo che succederà fra molto, molto più tempo di quanto tu possa immaginare. Voglio fargli sudare i miei baci e..»

Gemma arricciò il naso. «Ho capito e fai bene. Dovete tornare assolutamente insieme entro il matrimonio di mia madre, altrimenti saranno due giorni carichi di tensione sessuale fra di voi e credimi, non è molto piacevole.»

Notai la sua espressione divertita e scoppiai a ridere anche io, scuotendo la testa. Afferrai una fetta di pane dal cestino al centro del tavolo e l'addentai, lanciando un'occhiata fuori dal ristorante: desideravo anche io ritornare con Leonard prima di maggio, ma di certo non stava a me decidere ma alla situazione, a ciò che sarebbe successo fra di noi in quel periodo.

«Si notava così tanto l'attrazione fisica fra di noi?» domandai.

Gemma sorseggiò dell'acqua, sbarrando poi gli occhi. «Spero tu stia scherzando, Evie! Si vedeva lontano un kilometro che, una volta vicini, vi sareste divorati la faccia a vicenda!»
Mi portai una mano alla bocca, arrossendo.
«Non è vero, dai.»

«Credimi, era parecchio evidente. – replicò lei – Ma non è una cosa negative, anzi! Siete carini insieme. Anzi, siete perfetti.»

Mi lasciai sfuggire una risata. «Gemma..»

«Perdonami, hai ragione. Che ne dici se cambiamo argomento?»

Annuii, piegando la testa da un lato. «Sì, credo sia meglio.»

Gemma appoggiò il bicchiere sul tavolo. «Parteciperai al matrimonio di mia madre?»

«Sì, credo di sì, anche se dovrò organizzarmi per via degli esami che dovrò fare anche a maggio. – risposi, spostandomi contro la sedia quando il cameriere appoggiò i nostri due piatti sul tavolo – Ma come funzionerà la prenotazione per le camere?»

La ragazza afferrò la forchetta. «Ci penseranno i miei genitori! Devi solo confermare la tua presenza entro fine anno e poi organizzeranno il tutto.»

Annuii, mangiando il primo boccone di pasta. «Perfetto, allora più tardi manderò una mail a tua madre.»

«Vuoi dormire insieme a Leonard?» chiese Gemma.

Sbarrai gli occhi alla sua domanda. «Uhm.. non lo so.»

Fece una smorfia. «Lo prendo per un sì. Dirò a mia mamma di prenotare una Suite per te e Leonard.»

Non ebbi il coraggio di ribattere perché, a dir la verità, desideravo davvero dormire insieme a lui almeno quei due giorni durante il matrimonio di sua madre. Sarebbe stata un'occasione per ricostituire il nostro rapporto, e magari permetterci di avvicinarci ancora di più per ritornare come prima.

«Ti prego, non dirle niente. – replicai, continuando a mangiare il mio delizioso piatto di pasta – Ne parlerò prima con Leonard.»

Gemma alzò un sopracciglio, pulendosi la bocca con il tovagliolo che poi piegò sotto al suo piatto. Io appoggiai la forchetta sul tavolo e afferrai il mio bicchiere, bevendo un po' d'acqua.

«Sei così tenera quando sei imbarazzata. – rispose con un sorriso, riprendendo poi a mangiare – Comunque va bene, come preferisci ma sappi che se non sarete nella stessa stanza, non voglio sentire alcuna lamentela. Chiaro?»

Arricciai il naso. «Non ti preoccupare, troveremo in ogni caso un modo per dormire insieme. Sempre se gli permetterò di avvicinarsi a me, ovviamente.»

La ragazza alzò gli occhi al cielo. «Per favore, Evie, permetterai a mio fratello di farti qualsiasi cosa.»

Spalancai la bocca per la sorpresa e il sangue defluì sulle mie guance che divennero rosse come il fuoco. Era così imbarazzante parlare di certe cose con la sorella del ragazzo che stavo frequentando, ma ero certa che Leonard non si fosse trattenuto dal raccontarle i particolari delle nostre notti. A lui piaceva discutere sempre di sesso e soprattutto amava mettermi in imbarazzo.

«Gemma.. stiamo mangiando. – mormorai con il cuore che batteva all'impazzata – Possiamo fare certi discorsi più tardi? Magari dopo pranzo, mentre passeggiamo qui fuori?»

Lei fece una smorfia. «D'accordo, come preferisci.»

Tirai un sospiro di sollievo e ricominciai a mangiare con più tranquillità, discutendo con Gemma del più e del meno. Mi raccontò dei dettagli del matrimonio di sua madre: si sarebbe svolto in una sala conferenze di un Hotel in riva al mare e, in caso di bel tempo, saremmo poi usciti tutti quanti per il ricevimento che si sarebbe svolto sulla spiaggia. Mi disse che l'hotel che sua madre aveva scelto era un quattro stelle superiore e ciò significava che le stanze sarebbero state meravigliose; verso la fine del mese di gennaio i suoi genitori sarebbero andati a preparare il menù per il ricevimento mentre sua madre avrebbe chiesto, probabilmente anche a me, di partecipare alla sua scelta dell'abito.

Leonard invece si sarebbe occupato semplicemente di aiutare Robin con il completo, dato che se ne intendeva parecchio di moda. Io speravo solo che non costringesse quel pover'uomo ad indossare i completi che piacevano tanto al mio uomo, quelli con i fiori o i pois. Per fortuna Anne non aveva pensato di chiedermi di farle da damigella d'onore perché ciò significava espormi ancor di più a tutta la famiglia Styles che già probabilmente mi conosceva per via di Leonard. Sarebbe stato tutto così imbarazzante, pensai senza smettere di ascoltare Gemma che invece mi raccontava dell'abito che avrebbe scelto lei per la cerimonia; poi mi concentrai anche io sugli indumenti che avrei potuto mettere e sospirai. Il matrimonio si sarebbe svolto in maggio perciò non avrei dovuto indossare vestiti troppo pesanti, anche perché la cerimonia si sarebbe svolta in spiaggia o sul mare perciò avrei avuto molto caldo. Chissà, forse avrei chiesto una mano a Leonard. Ma ovviamente avrei pagato da sola il mio vestito, non doveva nemmeno azzardarsi ad aprire il suo portafoglio per me.

«Posso chiederti una cosa? – domandò Gemma – Però non ti devi arrabbiare nè andare via da qui. È solo una mia curiosità.»

Osservai per qualche secondo la ragazza ma poi annuii. «Dimmi.»

«Su Facebook ho visto che eri fidanzata fino a qualche tempo fa, e Leonard mi ha detto che quel ragazzo era un suo dipendente. Come mai poi vi siete lasciati? E come hai fatto a vedere di nuovo mio fratello, quando hai cercato di cancellarlo dalla tua vita?»

La sua domanda mi lasciò perplessa per qualche secondo ma poi mi ripresi, cercando di mantenere un'espressione neutrale sul viso. Ero certa che Leonard avesse già raccontato tutto a Gemma ma forse lei desiderava ascoltare anche la mia versione.

«Ho conosciuto Justin qualche giorno prima della cena per la proposta di Robin a tua madre e ci siamo scambiati il numero di telefono, ma non è successo nulla fino a metà luglio. Ha cominciato a scrivermi e a chiedermi di uscire, ma non era niente di serio. Io continuavo a pensare a Leonard nonostante avessi provato ad eliminarlo dalla mia vita. Ho dovuto cambiare numero di telefono e impedirgli anche solo di entrare all'Università perché stavo soffrendo troppo e lui faceva di tutto per contattarmi quando io gli avevo chiesto più di una volta di lasciarmi in pace. – dissi con un sospiro, appoggiando la forchetta nel piatto vuoto – Ho sofferto più di quanto immagini per la situazione, per ciò che tuo fratello ha combinato perché ero.. uhm, sono ancora innamorata di lui. Così ho usato in parte Justin per distrarmi, per dimostrare a me stessa che sarei riuscita a trovare qualcun'altro che non fosse Leonard così alla fine, dopo svariati appuntamenti, Justin mi ha chiesto di diventare la sua ragazza ed io ho accettato. Siamo stati insieme per circa un mese e una settimana, da fine agosto fino alle prime settimane di ottobre. La sera del mio compleanno ha organizzato una cena all'hotel di Leonard e, nel bel mezzo della serata, mi sono ritrovata tuo fratello davanti. Credo che fosse scioccato tanto quanto me. Poi una sera sono andata al ristorante dove Justin lavorava per fargli una sorpresa, dato che dopo mi avrebbe dovuto accompagnare ad un concerto, e l'ho trovato nello spogliatoio a discutere insieme a Leonard. Ero sicura che si trattasse di me, ma nessuno dei due mi ha detto nulla. Poi, dopo il concerto, Justin è venuto a dormire da me al Campus dell'Università e mi ha semplicemente detto che fra noi non sarebbe funzionato perché aveva capito che il mio cuore apparteneva ad un altro. E sono stata male per questo: aveva ragione, io sono ancora innamorata di Leonard e credo lo sarò per sempre perciò ho deciso di dargli un'altra occasione. Senza di lui non sto bene, non vivo.»

Gemma mi guardò con gli occhi lucidi e afferrò di nuovo la mia mano che strinse con forza, poi mi fece una carezza al polso con il pollice ed io mi mordicchiai un labbro inferiore. Era così imbarazzante confidare tutte quelle cose alla sorella dell'uomo di cui ero ancora follemente innamorata ma chi poteva capirmi meglio di lei, che lo conosceva bene? Ero tentata di chiederle se Leonard le avesse detto qualcosa di me, ma non desideravo ricevere qualche delusione in quel momento. Ero così felice, la mia vita sembrava andare per il verso giusto perciò rimasi in silenzio.

«Sono contenta che tu abbia deciso di dare un'altra possibilità e continuerò a ripeterlo fino alla fine dei miei giorni: tu e Leonard siete fatti per stare insieme. Non sto difendendo ciò che ha fatto a maggio perché ha sbagliato e ha mandato a puttane una delle relazioni più belle che abbia mai avuto, probabilmente quella che sarebbe durata per sempre, ma almeno ora sta cercando di riparare per conquistarti. Leonard è davvero innamorato di te, Evie, e se anche ogni tanto non lo dimostra, ti assicuro che tu sei sempre stata l'unica per lui. È solo troppo stupido per realizzarlo e riuscire a dirlo ad alta voce, ma lo sa. Sa bene di amarti, sa bene che il suo amore è ricambiato e sa anche che ti ha perso nell'istante in cui ha pronunciato il nome di quell'arpia quel pomeriggio a casa sua. – io arrossii e Gemma sorrise – So tutto, Leonard non mi ha risparmiato un solo dettaglio perciò non ti scandalizzare. La vostra relazione non è stata un segreto per me, lui non è in grado di tacere e tenere tutto per sé anche se è convinto di sì.»

Afferrai il mio bicchiere, finendo di bere l'acqua. «Mi piace il fatto che tu riesca ad essere oggettiva anche se stiamo parlando di tuo fratello, non molte ragazze riescono ad esserlo. E non insultarlo!»

Gemma sbuffò alle mie parole. «E non ho nemmeno usato il peggiore aggettivo del mio repertorio, potrei sputtanarlo in altro modi e strapparti anche qualche insulto verso di lui.»

Ridacchiai, piegando la testa da un lato.
«Esagerata.»

«Tu credi? Non sai tutto quello che mi ha combinato quando eravamo più piccoli per gelosia! – esclamò lei, versando dell'acqua nel suo bicchiere – Mi ha bruciato più di una volta i vestiti con l'accendino di Robin nel cuore della notte perché io potevo tornare più tardi dalle feste mentre lui era costretto a rincasare prima. Una sera ha preparato la cena per tutta la famiglia e a me ha preparato della pasta ancora cruda, mentre ai miei genitori no. È andato a dire al ragazzo che mi piaceva l'ultimo anno del liceo che desideravo fare sesso con lui e che, una volta arrivato a casa mia, lo avrei incatenato al mio letto. Non è così carino come credi!»

M'immaginai un ragazzino tutto riccioli e fossette che vagava per casa ad infastidire la sorella, perciò mi portai una mano alla bocca e continuai a ridere.

«Erano i soliti dispetti tra fratello e sorella, dai!» replicai.

Gemma fece una smorfia. «Io non mi sono mai permessa d'infastidirlo, lui invece si divertiva a rendere la mia vita un inferno e a rovinare tutte le occasioni che avevo con i ragazzi.»

Io mi appoggiai allo schienale della sedia. «Tu eri la sorella maggiore, eri decisamente più matura. Leonard era un ragazzino!»

Lei strinse le labbra. «Smettila di difenderlo! Non se lo merita.»

Sollevai le mani a mezz'aria, arrossendo. «Sto zitta!»

Gemma agitò la sua forchetta nella mia direzione con un sorriso sulle sue labbra e poi finì rapidamente il suo piatto, appoggiando subito dopo la posata sul tovagliolo accanto al suo bicchiere. Tutta l'ansia che avevo avuto prima di vedere Gemma era scomparsa nell'istante in cui lei mi aveva rivolto un sorriso. Ero preoccupata che potesse farmi chissà quali domande o convincermi che in realtà ero io ad aver sbagliato a maggio, ma fu parecchio rilassante discutere con lei e sentire un parere oggettivo. Nonostante fosse la sorella di Leonard, non si era mai azzardata a difendere il fratello; anche perché non poteva affatto coprirlo, lui aveva sbagliato ed entrambi ne avevamo pagato le conseguenze. Ma ciò che mi lasciava comunque perplessa erano i suoi continui discorsi sul fatto che io ero la donna perfetta per Leonard. Stava cercando di combinare già il nostro matrimonio? Per quanto mi piacesse l'idea di diventare la signora Styles, non era il caso di proiettarmi così in fretta sul futuro perché prima dovevo finire l'Università.

E poi chissà. Forse sarei tornata in Norvegia per far contenti i miei genitori e far morire sul nascere le loro malelingue; forse sarei scappata anche da Londra per andare in qualche altro Stato, senza lasciare alcuna traccia di me per la mia famiglia; forse sarei riuscita a realizzare il mio sogno di diventare scrittrice e, nell'ambiente editoriale, avrei conosciuto un uomo che mi avrebbe uccisa. Insomma, nessuno poteva conoscere la verità e soprattutto Gemma non doveva fare progetti su me e suo fratello. Certo, mi piacerebbe moltissimo diventare sua moglie e avere un bambino da lui però non era ancora il momento di pensarci. Ero troppo giovane. Vent'anni erano ancora pochi per essere incastrata a qualcuno con un anello. Il mio cuore però era stato catturato da Leonard, non sarebbe appartenuto a nessun'altro. Arrossii a quel pensiero, mi sembrava assurdo essere innamorata di una persona in quel modo.

«Come mai hai deciso di fare visita a Leonard? È successo qualcosa?» domandai.

Gemma scosse la testa, leccandosi le labbra.
«No no! Non vedevo Leonard da quasi un mese e mezzo, mi mancava.»

La fissai intenerita. «Oh, che cosa dolce.»

Lei agitò la mano destra. «Tra tre ore dovrò tornare a casa, purtroppo. Dovrò passare più spesso di qui, altrimenti.. tu e Leonard potreste venire ad Holmes Chapel o a Manchester per fare visita a me e a mia mamma.»

Schiusi le labbra, sorpresa. «Uh.. Sì, credo si potrebbe fare! Ma sai bene che non dipende da me ma da Leonard. È lui che decide fra di noi, lo sai.»

Lei ridacchiò. «Hai ragione, ma adesso ne parlerò anche a lui.»

Annuii con un sorriso. «Mi piacerebbe molto visitare Holmes Chapel, Leonard me ne ha sempre parlato ma non ha mai voluto portarmi lì. Dice che non è un paesino adatto ad una vacanza.»

Gemma aggrottò le sopracciglia. «È un coglione. È un posto stupendo e non lo dico solo perché ci sono cresciuta, credimi! È immerso nel verde e ci sono tantissimi boschi dove passeggiare, ruscelli accanto ai quali ti puoi sedere e fare un picnic. E soprattutto potrai vedere tutte le foto più imbarazzanti di Leonard a casa dei miei genitori! Sono sicura che mia madre sarà contenta di mostrartele, adora mettere in imbarazzo il figlio.»

Non riuscii a smettere di sorridere. «Allora costringerò Leonard a partire per le vacanze di Natale, mi hai incuriosita.»

Batté le mani, contenta. «Perfetto! Che ne dici se ora paghiamo il conto e usciamo a fare una passeggiata? Ho bisogno di digerire tutta quella deliziosa pasta che ho mangiato.»

Annuii, alzandomi dalla mia sedia. «Direi che è perfetto.»

E seguii la ragazza che si avvicinò alla cassa del ristorante.

***

16 novembre, ore 7 pm.
Evangeline.

Spostai la tenda dalla finestra per poter guardare il cortile semivuoto dell'Università e sospirai, appoggiandomi con entrambi i gomiti al piccolo balconcino. Sapevo che Leonard era andato ad accompagnare sua sorella all'aeroporto e subito dopo sarebbe partito per venire da me. L'ansia cominciò a salire quando intravidi il ragazzo fare il suo ingresso nel cortile dell'Istituto, perciò lo fissai con attenzione mentre passeggiava nel giardino e il mio cuore cominciò a battere velocemente.

Era così bello.

E aveva deciso di presentarsi, di passare la serata con me, pensai felice. Mi avvicinai quindi alla porta della mia stanza e aspettai che Leonard bussasse, quindi mi guardai intorno e sperai che la mia camera non fosse così disordinata. Purtroppo, dopo il pranzo e la passeggiata con Gemma, mi ero fermata in centro città per comprare qualche cosa da mangiare per me e Leonard ma poi avevo anche incontrato Lauren insieme a Marissa, perciò mi ero fermata a bere qualcosa con loro.

E, senza rendermi conto del tempo trascorso, mi ero ritrovata sulla metropolitana con mezz'ora di tempo per arrivare al Campus e fare una doccia veloce prima dell'arrivo di Leonard. Insomma, avevo fatto tutto di corsa. E per l'occasione, non mi ero nemmeno vestita abbastanza decentemente: ero così stanca che avevo indossato il mio pigiama preferito, quello con i pantaloni neri ed una semplice camicia larga bianca. Certo, non era il massimo ma non ero nemmeno così poco presentabile, anzi. Stavo bene anche conciata in quel modo, con la mia classica divisa da sonno.

Non appena Leonard bussò alla porta della mia camera, m'incamminai verso essa con il cuore sul punto di scoppiare e mi mordicchiai il labbro inferiore. Appoggiai una mano sulla maniglia, non avendo il coraggio di aprire per l'imbarazzo, ma poi presi un respiro profondo e spalancai la porta. Le mie labbra s'incurvarono in un sorriso non appena vidi Leonard davanti ai miei occhi: era così bello e in più aveva anche portato la cena. Sollevò a mezz'aria un sacchetto bianco con la scritta 'Doner Kebab' e capii di aver scelto anche l'uomo giusto per me. Conosceva bene i miei gusti e mi aveva sorpreso con un delizioso panino kebab per la nostra serata.

«Hey Leo!» esclamai con un sorriso

Le sue labbra s'incurvarono. «Ciao Evie!»

Gli rubai il sacchetto dalle mani, spostandomi dalla porta per permettergli di entrare e poi la richiusi dietro la sua schiena con un tonfo. Il forte profumo di carne penetrò nelle mie narici e il mio stomaco brontolò per la fame, perciò dopo aver chiuso con la chiave la porta della mia stanza, m'incamminai sul letto per poter finalmente mangiare con quel delizioso panino. Mi sedetti quindi sul materasso, seguendo Leonard che si stava sfilando le scarpe con lo sguardo, e poi mi spostai verso il muro per permettergli di accomodarsi al mio fianco.

«Grazie per aver portato la cena. Non credo ci sarebbero bastati i popcorn e le caramelle alla Coca Cola.» dissi con un sorriso, scartando i due panini.

Leonard sfilò dal sacchetto anche una lattina di Birra ed una di Tè al limone che appoggiò dietro di noi sul comodino, poi afferrò il panino con la carta rossa e prese una forchetta.

«Scusa, questo ha la salsa piccante ed è mio. – mormorò, mantenendo gli occhi sul mio viso – Stai guardando con più amore questo panino piuttosto che me. Dovrei sentirmi minacciato anche da un kebab? Questo, e la borsa di Louis Vuitton mi fanno ancora concorrenza, a quanto pare.»

Schiusi le labbra alle sue parole e scoppiai a ridere, scartando con delicatezza il panino da cui uscì un forte profumo di carne. Era incredibile come si ricordasse la battuta che mi aveva fatto quel pomeriggio in cui mi aveva portata a prendere l'abito di YSL in centro a Londra per il Galà.

«Sì, sentiti minacciato. Questo è sicuramente meglio di te e di quella borsa messi insieme. – replicai divertita, prendendo la forchetta di plastica dal sacchetto – Non hai messo le cipolle, vero? Sai che le odio.»

Leonard lanciò un'occhiata al mio panino. «No, solo maionese, pomodori, insalata, patatine fritte, carne e un po' di ketchup nell'angolo. Ti va bene?»

Annuii, mangiando la prima forchettata di carne. «Perfetto.»

Calò un po' di silenzio fra di noi ed io mi concentrai sul delizioso panino che il ragazzo aveva comprato per me. La maggior parte delle sere in cui non facevamo sesso, passavamo il tempo in quel modo, mangiando in silenzio e semplicemente godendoci la presenza l'uno dell'altro. Ed era bellissimo. Poi però mi ricordai che avrei dovuto parlargli del matrimonio di sua madre, perciò ingoiai il boccone che avevo appena messo in bocca di panino e mi pulii le labbra con un fazzoletto.

«Com'è andata oggi con mia sorella?» chiese Leonard.

Alzai le sopracciglia. «Oh, ehm.. Tutto bene! Siamo andate a mangiare da Eataly, il ristorante italiano vicino a Piccadilly Circus, quello nuovo.»

Il ragazzo annuì, leccandosi le labbra. «Sì, lo so. Ho prenotato io  il vostro tavolo. Intendevo.. non ti ha messa in imbarazzo o altro, vero? Le avevo chiesto di non farti certe domande ma, conoscendola, non sarà riuscita a stare zitta.»

Ridacchiai alle sue parole, mangiando ancora un po' della carne all'interno del mio panino. Non gli avrei riferito ogni cosa che ci eravamo confidate, però di sicuro non potevo non dirgli che lo aveva insultato per avermi tradito.
«No, è andato tutto bene. Non ti preoccupare. – risposi con un sorriso, pulendomi poi le labbra con il fazzoletto – E davvero hai prenotato tu? Come mai non sei venuto con noi allora?»

Lui fece spallucce, masticando il boccone di carne. «Voleva parlarti da sola, diceva di avere delle cose importanti da riferirti così non ho forzato e sono rimasto a casa. Ti avrebbe fatto piacere se fossi venuto con voi?»

Scossi la testa. «No, hai fatto bene a restare a casa.»

Leonard si girò verso di me con gli occhi sbarrati alle mie parole e poi appoggiò il suo panino sui tovaglioli, afferrando la sua lattina di birra che aprì; ne bevette un sorso e poi incrociò le braccia al petto, fulminandomi con lo sguardo.

«Occhio a come mi rispondi, principessa.» borbottò.

Io arricciai le labbra. «Non mi fai paura, lo sai.»

Leonard si avvicinò leggermente a me ed il mio corpo rispose immediatamente, facendomi venire la pelle d'oca sulle braccia e spedendo mille scintille nel mio bassoventre. Doveva allontanarsi o non sarei riuscita a trattenermi, pensai allarmata.

«Posso punirti quando e come voglio.» replicò con voce rauca.

Inspirai profondamente. «E perché non l'hai ancora fatto?»

Calò del silenzio fra di noi ed io rischiai di strozzarmi con  il mio kebab per le parole che mi erano sfuggite dalla bocca. Gliel'avevo detto sul serio o forse la mia mente mi aveva giocato un brutto scherzo, esponendomi in quel modo? Quando però il mio sguardo finì sulla sua espressione maliziosa e sulle sue labbra incurvate in un sorriso malizioso, capii che non ero riuscita a tacere e che non mi ero limitata a pensare a quell'affermazione. Maledizione.

«Lo farò quando meno te lo aspetti, piccola. – replicò Leonard, prendendo di nuovo il suo panino con la mano destra – Comunque mia sorella mi ha detto che sei stata invitata anche tu al matrimonio di mia madre!»

Annuii con un sorriso, ingoiando il boccone. «Sì, mi sono dimenticata di dirtelo ad ottobre. Non so come mai, mi è semplicemente sfuggito dalla mente.»

Il ragazzo finì di mangiare il suo panino, poi si pulì le dita con il tovagliolo e si sedette davanti a me con le gambe incrociate. Non sembrava arrabbiato ma Leonard era un uomo imprevedibile, perciò non avevo idea di come avrebbe potuto reagire.

«Parteciperai? Gemma non me l'ha detto.»

Io annuii di nuovo, addentando il panino. «Molto probabilmente ci sarò, non dovrei avere esami in quel periodo. Sono contenta che tua madre mi abbia invitato, anche se non credevo..»

Leonard m'interruppe. «Mia madre ti adora, lo sai.»

Arrossii alle sue parole quindi spostai lo sguardo sul panino ancora a metà che mi aspettava. Mi si chiuse lo stomaco, così appoggiai il kebab sui fazzoletti e mi pulii la mano sul tovagliolo di prima. Per quanto fossi contenta di partecipare al matrimonio di Anne, ero preoccupata che qualcuno della famiglia di Leonard potesse criticarmi o comportarsi in modo ambiguo con me. Avevo avuto l'occasione di conoscere Robin, Gemma ed Anne; fortunatamente loro sembravano persone molto normali, ma temevo che qualche altro membro degli Styles potesse essere come i miei genitori, o forse peggio.

«Sì, ma dopo quello che era successo fra di noi, non credevo mi avrebbe voluta invitare. – replicai con un'alzata di spalle – Ti ho lasciato la sera in cui Robin le ha chiesto di sposarlo, insomma.»

Leonard alzò lo sguardo su di me e tacque per qualche secondo; si limitò a bere un po' della sua birra e poi a sfilarsi la giacca nera dalle spalle, restando in canottiera con la schiena appoggiata al cuscino del mio letto. Io lo seguii con lo sguardo e quando i suoi occhi incontrarono i miei, arrossii e mi costrinsi a riprendere a mangiare anche se non sarei riuscita a digerire più nulla.

«Me lo meritavo, Evie. – disse Leonard – Comunque non importa, sono contento che tu abbia deciso di partecipare. Sarai da sola?»

Lo fissai per qualche secondo poi annuii. «Sì, non mi pare di avere un fidanzato da portare con me.»

Il riccio aprì bocca ma poi la richiuse. «Domanda idiota.»

Mi lasciai sfuggire una risata. «Già, parecchio. E tu invece? Andrai da solo o porterai qualcuna come tua compagna?»

«Pensavo di accompagnare te. – disse Leonard con tranquillità – Io sono da solo e tu sei da sola, quindi..»

Il mio cuore si gonfiò di gioia. «A me va bene.»

Lui tacque, poi schiuse le labbra. «Davvero?»

Annuii di nuovo, finendo di mangiare il mio panino. «Sì, mi farebbe piacere essere la tua compagna al matrimonio di tua madre. È così strano che io ti abbia detto di sì?»

Leonard alzò un sopracciglio. «No, è solo.. d'accordo, allora.»

Infilai i tovaglioli sporchi all'interno del sacchetto di nylon che lanciai nel cestino accanto al mio letto e poi mi sedetti al fianco del ragazzo dai capelli ricci ora fin troppo corti, quindi afferrai la mia lattina di tè al limone e me la portai alle labbra. Leonard si allungò verso il comodino per prendere il mio computer e lo aprì, sbloccando lo schermo con il solito pin che non avevo cambiato e aprì l'applicazione di Netflix. Io lo seguii con lo sguardo e mi mordicchiai il labbro inferiore, facendo scorrere i miei occhi sul suo profilo illuminato dalla luce del computer.

Era così bello.

Non mi sembrava vero che un uomo del suo calibro potesse essersi innamorato di me ma ero certa che Gemma non mi avrebbe mai mentito su una questione così importante. E poi, se non fosse interessato a me, di certo non mi avrebbe invitato fuori a pranzo o qualche appuntamento due o tre volte alla settimana.

«Come mai ti sei tagliato i capelli? – chiesi – Erano così belli!

Leonard si girò verso di me, sorridendo. «Non ti piaccio così?»

Arrossii, scuotendo la testa. «Certo che mi piaci, ma i tuoi riccioli..»

Entrò nel suo account di Netflix, digitando rapidamente il suo username e la password per poi cominciare a scorrere nella bacheca alla ricerca di qualche film carino da guardare.

«Avevo bisogno di cambiare, tutto qui. – replicò con un sorriso, appoggiando poi la mano destra sulla mia coscia – Per fortuna, i miei capelli crescono in fretta perciò nel giro di qualche mese tornerò ad avere la lunghezza di prima.»

Arricciai le labbra, poco convinta. «Erano più belli lunghi e riccioli, ti davano un'aria più matura e sensuale. Ora sembri un ragazzino di diciotto anni, una matricola dell'Università.»

Assottigliò i suoi occhi. «Vuoi dirmi che ora non sono più sensuale come prima? Posso dimostrarti il..»

Lo zittii, portando l'indice sulle sue labbra. «Zitto, cerca qualcosa di carino da poter guardare e chiudiamo qui il discorso. Non è il caso di parlare di certe cose, signor Styles.»

Lui alzò gli occhi al cielo, sorridendo. «E tu non chiamarmi così, sai che mi eccito quando lo fai. O meglio, mi eccito sempre quando si tratta di te.»

«Leonard, basta!» esclamai con le guance rosse per l'imbarazzo.

Lui scoppiò a ridere alla mia reazione infastidita e spostò la mano destra dalla mia coscia al computer, riprendendo a scorrere verso il basso nella categoria di film 'romantici'. Io appoggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi, aggrappandomi subito dopo al suo braccio con le dita appoggiate sul suo bicipite. Il forte profumo di Bleu De Chanel, il suo preferito, penetrò nelle mie narici e mi fece sentire improvvisamente meglio. Com'era possibile che rimanere accoccolata a lui in quel modo mi calmasse così tanto? Mi mordicchiai il labbro inferiore e scivolai con la mano verso il basso, appoggiandola sul suo petto nel momento in cui la sigla di Shadowhunters risuonò dalle casse del mio computer.

Aprii quindi gli occhi e schiusi le labbra, sorridendo. Aveva capito che non desideravo vedere altri film ma proseguire con quella serie Tv. Mi accoccolai al suo petto con un braccio stretto intorno al suo bacino e Leonard fece partire il primo episodio della seconda stagione, portando poi la sua mano sinistra sulla mia schiena mentre usò la destra per tenere il computer sulle gambe. Lui era appoggiato con la schiena alla spalliera del mio letto e aveva le lenzuola sollevate fino alle ginocchia, mentre io avevo il viso praticamente nascosto contro il suo petto con un occhio che mi permetteva di vedere lo schermo.

«Solo un episodio, poi ci mettiamo sotto le coperte.» sussurrò il ragazzo dai capelli ricci.

La sua mano s'intrufolò fra i miei boccoli che cominciò ad accarezzare con delicatezza e un brivido attraversò il mio corpo dalla testa ai piedi. Mi morsicai il labbro inferiore e fui tentata di girarmi, afferrare la sua mano e schiudere la mia bocca intorno alle sue dita per stuzzicarlo. Maledizione, mi mancava così tanto.

«Va bene, ora fai silenzio.» replicai con un sorriso.

Leonard mi tirò una ciocca di capelli ma poi mi accarezzò subito la nuca come a scusarsi, intrecciando i miei riccioli alla punta delle sue dita che mi massaggiarono il capo. Se avesse proseguito con quei gesti, mi sarei addormentata nel giro di poco tempo e non sarei riuscita a guardare la seconda puntata della mia serie Tv. Però non volevo che si fermasse, era così piacevole ma cercai di concentrare la mia attenzione sul viso di Alec che occupò lo schermo del computer, strappandomi un sussulto.

Matthew Daddario era uno dei ragazzi più belli che io avessi mai visto. Poteva quasi fare concorrenza a Leonard. O forse no.
Mentre la puntata scorreva davanti ai miei occhi semi-nascosti dal petto del ragazzo sdraiato al mio fianco, mi persi nei miei pensieri dovuti alla vicinanza con lui. Avrei dovuto scrivere assolutamente il giorno dopo alla mia migliore amica per avvisarla di ciò che era successo in quella giornata, a partire dal pranzo con Gemma fino alla sera in cui Leonard si sarebbe fermato a dormire da me.

Io sarei riuscita a tenere le mani a posto? Lui si sarebbe trattenuto o uno dei due sarebbe esploso prima, cedendo alla tentazione di baciare l'altro? Una parte di me pregava che Leonard non si azzardasse a fare mosse strane dato che non ero del tutto pronta a perdonarlo, ma l'altra bramava il suo tocco come dell'acqua in una giornata di caldo afoso. Ero una contraddizione vivente: un giorno pensavo solo ed esclusivamente al fatto che Leonard mi aveva tradita con la sua ex moglie che diceva di odiare, quello dopo volevo che mi raggiungesse nella mia camera al Campus e passasse l'intera notte a baciarmi, a coccolarmi e a fare l'amore con me.

Melanie era convinta che se Leonard non avesse fatto una mossa prima della fine dell'anno io sarei impazzita e non potevo che darle ragione, anche se quella piccola parte di me che ancora lo odiava, sperava che non ci provasse. La mia migliore amica si comportava proprio come Gemma: era estremamente felice che io avessi deciso di dare un'altra possibilità a Leonard perché sicura che lui fosse l'uomo per me, ma io avevo comunque deciso di proseguire nella nostra nuova 'relazione' con i piedi di piombo. Non volevo correre per poi rischiare di soffrire ancora, desideravo godermi più tempo possibile con lui e capire se era davvero cambiato durante l'estate o se Diana era ancora nei suoi pensieri.

Mi accorsi che Leonard spense il computer non appena la puntata di Shadowhunters finì ma non riuscii a muovermi, ero così stanca e già per metà nel mondo dei sogni che mi limitai a nascondere del tutto il viso contro al petto del ragazzo. Lui mi fece una lieve carezza ai capelli e appoggiò il mio computer sul mio comodino, poi si sdraiò con delicatezza sul letto senza muovermi troppo; m'intrappolò fra le sue braccia e stampò un bacio sulla mia fronte.

«Buonanotte piccola.»

E pronunciate quelle parole, beata, mi addormentai.

🌚🌚🌚

Sera ragazzuole! Scusate se non ho aggiornato ma ho avuto problema con internet🤦🏻‍♀️

Anyway, ho messo su 5 kg quindi domani si va a correre perché sennò questa quarantena finisce male. Ho fatto promettere ai miei coinquilini di buttarmi giù dal letto e di trascinarmi a correre con loro così sono sicura di fare esercizio.

Ci ho messo così tanto a dimagrire e non ho intenzione a tornare come quella di 2 anni fa. NO.  💪🏼

A voi come sta andando? Mi piacerebbe un sacco sapere qualcosa in più di voi.

See you soon guys❤️

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