Capitolo 6.
Just stop your crying
Have the time of your life
Breaking through the atmosphere
And things are pretty good from here
Remember, everything will be alright
We can meet again somewhere
Somewhere far way from here
We never learn, we've been here before
Why are we always stuck and running from the bullet?
Sign of the times - Harry Styles
15 Novembre.
Evangeline.
Consegnai la scheda dell'esame alla professoressa di geografia umana e le feci un cenno con il capo, incamminandomi subito dopo verso la porta dell'aula. Non appena varcai la soglia, mi lasciai sfuggire un lungo sospiro di sollievo e mi portai la mano libera al cuore, non riuscendo a trattenere un sorriso. Avevo finalmente finito la prima sessione di esami del secondo anno ed ero libera per almeno un altro mese, poi avrei dovuto ricominciare a studiare per la seconda sessione.
Avevo passato le ultime due settimane a vagare dalla biblioteca al cortile dell'Università per studiare, perché in camera faticavo a concentrarmi a causa del mio cellulare. Leonard continuava a chiamarmi e a mandarmi messaggi a cui io rispondevo contenta, ma evitavo di uscire con lui per paura che finissi a casa sua e quindi nel suo letto. Mi ero ripromessa che sarei rimasta lontana da quella casa ancora per un po', ma i miei sentimenti erano sempre più chiari: nonostante la delusione e l'amarezza per il suo gesto, io ero ancora indiscutibilmente innamorata di lui. Potevo pensare il contrario e fingere di non provare nulla, ma il mio cuore apparteneva e sarebbe sempre stato di Leonard.
Ritornare a parlare con lui e a sentire la sua voce almeno una volta al giorno, mi aveva trasformata nella stessa ragazza che ero durante la nostra relazione: ero più sorridente e determinata, anche se leggermente persa. Ma era tutta colpa sua: quando non studiavo, passavo i giorni a scrivere il mio romanzo al computer oppure a parlare con Leonard al cellulare del più e del meno. Lui mi raccontava del suo lavoro, di com'era riuscito ad accordarsi con un'impresa edile cinese per costruire un nuovo Crown Hotel a Pechino e, molto probabilmente, anche uno a Tokyo. Insomma, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo di cinque o sei mesi, agli arbori del nostro legame basato sul sesso. L'unica differenza era che non ci eravamo ancora sfiorati.
Più di una volta Leonard aveva avuto l'occasione di baciarmi, soprattutto quando passava a salutarmi al Caliente alla fine dei miei turni, ma si era sempre mantenuto ad una certa distanza. Certo, mi accarezzava i capelli e mi baciava la fronte di continuo ma ciò che bramavo come non mai era la sua bocca sulla mia, le sue mani sui miei fianchi e lui dentro di me. desideravo Leonard come mai prima d'ora ed era questo il problema. Quando raccontai alla mia migliore amica che Justin aveva deciso di lasciarmi, ancora un mese prima, lei era scoppiata a ridere e mi aveva chiesto come mai non fossi già tornata da Leonard. E la sua domanda era più che lecita, dato che non passava un giorno senza che pensassi di scappare da lui nel cuore della notte, ma stavo permettendo a Leonard di riconquistarmi e soprattutto io mi stavo prendendo del tempo per me stessa. La cosa positiva? Sfruttavo ogni suo gesto, ogni suo scherzo, ogni momento della mia giornata per aggiornare il mio romanzo.
Cos'avevo deciso di scrivere? Un piccolo libro sulla mia storia d'amore con Leonard, a partire dal giorno in cui ci eravamo conosciuti al Secret Dreams fino ad arrivare al giorno in cui, trovandolo a letto con Diana, avevo deciso di piangere fino a svenire nel bagno. Insomma, raccontavo ogni dettaglio piccante della nostra storia d'amore cambiando solo il suo e il mio nome, modificando qualche caratteristica fisica perché era lo stesso libro che avrei presentato ad un editore che, all'inizio dell'estate, avrei incontrato all'Università attraverso la professoressa del corso di scrittura creativa. Stavo per realizzare il mio sogno più grande e sapevo che con l'aiuto del docente giusto, avrei potuto sfondare nel mondo editoriale. Mi serviva solo qualche aggancio in giro per Londra. E no, non avrei sfruttato Leonard anche se, durante la nostra relazione, aveva accennato a qualche sua amicizia nel mondo dell'editoria.
Ma ci avrei pensato a tempo debito perché era arrivato il momento di festeggiare insieme a Melanie e a Rebecca, vagando di negozio in negozio nel viale dello shopping. Avevo risparmiato quasi cinquecento sterline, se non di più, da poter spendere tra prodotti di make up e vestiti subito dopo il mio ultimo esame. Avevo un disperato bisogno di fare shopping e nonostante il cielo di quel pomeriggio non promettesse altro che pioggia, non volevo restare chiusa nella mia camera del dormitorio ed annoiarmi davanti al computer. Certo, forse avrei dovuto proseguire il piccolo romanzo che avevo cominciato due settimane prima per raccontare dei fiori che avevo trovato quella mattina davanti alla mia camera, ma la scrittura avrebbe aspettato. E anche Leonard. Come gli era saltato in mente di spedirmi delle rose rosse, quando gli avevo detto qualche settimana prima che odiavo quando Justin lo faceva?
Sulle mie labbra comparve un sorriso imbarazzato e mi coprii le guance rosse con una mano, attraversando a passo svelto il corridoio che conduceva verso l'uscita dell'Università. Salutai con un cenno del capo alcuni degli studenti del mio corso di geografia umana, in fila per l'esame orale che io avevo preparato qualche giorno prima, e poi finalmente uscii dal corridoio. Lanciai un'occhiata al cielo di quella mattina e sospirai quando cominciò a piovere, perciò afferrai l'ombrello che avevo preparato nella borsa e scesi le tre scalette che conducevano al cortile per poi accelerare il passo per raggiungere il cancello del Campus. Non appena lo varcai, qualcuno afferrò il mio braccio e mi costrinse a girarmi; il cuore sprofondò nel mio petto quando mi trovai Leonard davanti, con un ombrello rosso sulla testa, una borsa nera nell'altra e il solito sorriso smagliante sulle labbra. Che ci faceva all'Università? E perché mi stava impedendo di muovermi, quando dovevo raggiungere le mie tre amiche nel bar in fondo al quartiere? Lanciai un'occhiata al parcheggio ma non vidi la macchina di Melanie che avrebbe dovuto anche accompagnare Rebecca, la sua compagna del corso di anatomia. Forse avevano trovato un po' di traffico e non erano ancora arrivate, ciò significava che avrei avuto qualche minuto da trascorrere con Leonard.
«Hai finito gli esami, piccola!» esclamò.
Io arrossii, gettandogli le braccia al collo. «Sì, finalmente! Ora sono libera per le vacanze di Natale!»
«Com'è andato l'esame di oggi? Era difficile?» chiese Leonard.
Afferrò la mia mano destra. «Un po' ma credo sia andato bene!»
Lui annuì appena e mi consegnò la borsa nera, sorridendo. «Un piccolo regalo.»
Schiusi le labbra, arrossendo. «Leonard.. non dovevi!»
Lui fece spallucce, tenendomi sotto il suo ombrello. «Aprilo.»
Aggrottai le sopracciglia e sollevai per un istante lo sguardo, arrossendo ancora quando il ragazzo mi rivolse un sorriso smagliante; io aprii la borsa nera, sussultando quando mi accorsi di quanto fosse pesante, e spalancai la bocca non appena realizzai cosa fosse il cofanetto grigio all'interno. Leonard aveva deciso di stupirmi ancora la volta ma non con un gioiello, anzi: mi aveva regalato il cofanetto completo della saga di Shadowhunters.
«Oh mio Dio, stai scherzando?»
Il ragazzo si mordicchiò il labbro, preoccupato. «Non ti piace? Ho scelto la saga sbagliata, per caso? Preferivi 'Pretty, little liars'?»
Scossi la testa, abbracciandolo di nuovo. «No, assolutamente! È un regalo bellissimo, non so come ringraziarti! Cercavo ovunque questo cofanetto, è esaurito da due mesi in tutte le librerie! Come hai fatto ad averlo?»
Leonard sorrise, baciandomi una guancia. «Te l'ho detto, ho i miei agganci nell'ambiente editoriale e.. forse potrei avere un amico che gestisce una libreria. Mi ha chiamato non appena ha ricevuto il primo cofanetto, perciò io l'ho prenotato e.. te l'ho regalato.»
Mi portai una mano alla bocca, fissando di continuo la borsa che il ragazzo mi rubò per non farmi portare troppo peso. Desideravo quei libri da quasi due anni, li avevo cercati ovunque e non ero mai riuscita a trovarli. E invece.. mi aveva sorpreso, di nuovo.
«Sono bellissimi, grazie. – risposi con un sorriso – Mi farai un regalo ad ogni sessione d'esami? Perché se sì, allora ti darò una lista di libri che mi piacerebbe avere.»
Leonard si lasciò sfuggire una risata. «Perfetto, almeno comprerò..»
Sollevai la mano libera a mezz'aria. «No, basta regali. Stavo solo scherzando, non devi spendere così tanti soldi per me, okay?»
«Mi hai detto le stesse cose ma non ti ho mai ascoltata. Credi che ora lo farò?» domandò il riccio.
Sbuffai, sorridendo subito dopo. «In effetti hai ragione.»
Fissai ancora allibita il cofanetto e scossi la testa, fermandomi e costringendo anche lui a bloccarsi al mio fianco. Spostò leggermente l'ombrello in avanti per evitare che la pioggia mi bagnasse i capelli e alzò un sopracciglio, fissandomi con un'espressione confusa sul viso.
«Beh? Ti va di fare una passeggiata?» chiese Leonard.
Mi morsicai il labbro inferiore. «Uhm, devo uscire con Melanie e Rebecca per festeggiare la fine della session quindi..»
Lui fece una smorfia. «Nessun problema, lo immaginavo ma ho tentato comunque. Potremo uscire domani, se ti va.»
Piegai la testa da un lato, dondolando la borsa. «Certo!»
«Perfetto, allora ci sentiremo più tardi per decidere l'orario del nostro appuntamento. – disse con un sorriso, posando un bacio sulla mia guancia – Ho già in mente alcuni posti..»
Lo interruppi, posando l'indice sulle sue labbra. «Un film nella mia camera o a casa tua sarà perfetto. Sono state settimane molto pesanti e credo che avrò un disperato bisogno di riposarmi almeno per un weekend.»
Leonard annuì, posando un bacio sulla punta del mio indice. «No, sarò io a decidere che cosa fare.»
Arricciai il naso, allontanando il dito dalla sua bocca. «Non essere prepotente e abbi pietà di me, sono molto stanca. – poi la voce di Rebecca giunse alle mie orecchie, richiamandomi – Oh, uhm.. io devo andare adesso.»
Il ragazzo guardò per un momento dietro di me, poi sospirò appena e sfiorò la mia guancia destra con il suo pollice. Feci un passo in avanti per poterlo abbracciare ma lui, senza nemmeno guardarmi negli occhi, indietreggiò e scomparve dalla mia vista. Non mi aveva salutata né baciata né permesso di abbracciarlo: si era davvero offeso perché stavo uscendo con le mie amiche piuttosto che trascorrere una serata insieme a lui?
Mi mordicchiai il labbro inferiore e mi girai verso il parcheggio, notando Rebecca fuori dalla macchina di Melanie con un ombrello sulla testa. Io ebbi un sussulto quando mi accorsi che ero sotto la pioggia perciò cominciai a correre verso l'auto, infilandomi sui sedili posteriori.
Avevo ancora il regalo di Leonard nella mia mano destra e più fissavo il cofanetto, più mi rendevo conto che il nostro rapporto si stava lentamente ricostruendo. Ma sarebbe mai tornato come prima? Io sarei mai riuscita a perdonarlo del tutto per ciò che mi aveva fatto?
«Cosa ci faceva Leonard qui?» chiese Melanie.
Alzai un sopracciglio, osservando la mia migliore amica fare manovra per uscire dal parcheggio. Non mi aveva nemmeno salutata, era andata dritta al sodo come faceva di solito quindi feci una smorfia e mi allacciai la cintura, fissando la strada fuori dal finestrino al mio fianco.
«È passato per salutarmi e per farmi i complimenti per gli esami.»
Rebecca si girò verso di me. «Nient'altro?»
Io feci spallucce. «Mi ha chiesto di uscire con lui ma ho rifiutato perché sono con voi, però ci vedremo domani sera. E mi ha fatto un gran bel regalo.»
Le due ragazze ridacchiarono. «Domani sera? E dove andrete?»
Guardai prima Rebecca e poi Melanie. «Non lo so, ha detto che sarà una sorpresa e che deciderà lui cosa e dove andare. Perché siete così curiose? E cos'avete da ridere? Ho qualcosa sulla faccia?»
«No, assolutamente. È solo.. ti ha invitato a casa sua?» chiese Mel.
Esitai, non potevo dire loro che in realtà ero stata io ad insistere che rimanessimo nella mia camera al dormitorio oppure a casa sua altrimenti mi avrebbero riempita di insulti. Erano contente che cercassi di ricostruire il mio rapporto con Leonard ma speravano che io andassi con più calma, che mi godessi il mio status di donna single per qualche mese in più. Forse non avevano ancora capito che l'unico uomo con cui avrei fatto qualcosa e che avrei amato per sempre sarebbe stato Leonard.
«No, non mi ha ancora detto dove andremo.» mormorai.
Melanie mi fissò dallo specchietto retrovisore. «C'è qualcosa che devi dirci, per caso?»
Piegai la testa da un lato. «No, perché?»
Fece spallucce, tornando a guardare la strada. «Non lo so, hai una faccia.. sei sicura che non ti abbia chiesto altro?»
«Sì, non ti preoccupare per me. Voi che avete fatto questa mattina di così interessante, oltre che a continuare a chiamarmi al cellulare durante il mio esame?»
Rebecca scoppiò a ridere. «Scusa, ero convinta che avresti avuto l'esame verso mezzogiorno! Mi dispiace, sul serio.»
Le pizzicai il gomito. «Per fortuna il telefono era in modalità silenziosa, altrimenti mi avrebbero cacciata dall'aula e non mi avrebbero permesso di fare l'esame. – sbuffai, piegando la testa da un lato – La prossima volta cerca di non chiamarmi quando sai che ho un esame importante, l'ultimo della sessione anche.»
«Lo so, hai ragione. Non lo farò più, te lo prometto!» replicò la ragazza dai capelli corti, gesticolando con la mano destra
Io mi mordicchiai il labbro inferiore e mi girai verso il finestro, sospirando subito dopo. Avevo un rapporto molto particolare con lei: avevo conosciuto Rebecca durante un pranzo con Melanie alla caffetteria dell'Università perché mi aveva rovesciato una tazza di caffè sulle scarpe. Lei era una ragazza alquanto particolare e sinceramente alquanto fastidiosa, ma al tempo stesso adoravo trascorrere i pomeriggi e le notti a discutere con lei; avevamo entrambe una passione per i libri e la serie tv di Shadowhunters, ascoltavamo i The Neighbourhood ed amavamo entrambe il pollo fritto perciò non fu difficile diventare sua amica. Certo, ogni tanto si comportava in modo molto strano con me ma per la maggior parte del tempo ci divertivamo insieme.
«Dove avete intenzione di andare?» domandai.
Melanie si fermò ad un semaforo. «Harrods, che ne dite?»
Io annuii, accavallando le gambe. «Sembra perfetto!»
Rebecca scrisse qualcosa al suo cellulare. «Sì, anche a me va bene ma prima vorrei mangiare qualcosa. Non ho fatto in tempo a pranzare prima!»
Scoppiai a ridere, scuotendo la testa. Era sempre la solita.
***
Qualche ora dopo.
Lanciai un'occhiata all'insegna colorata di Victoria's Secret sopra alla mia testa e con un sospiro, entrai nel negozio. Non avevo acquistato molto per tutto il pomeriggio, nonostante avessi parecchi soldi nel portafoglio, ma ero sicura che avrei trovato qualche cosa di interessante della collezione nuova nel negozio di lingerie. Forse avrei comprato qualche nuovo completo ma poi a chi lo avrei mostrato? Mi avvicinai al bancone della lingerie, sfiorando un paio di mutandine di pizzo quasi trasparenti e sospirai; l'unica persona che avrebbe apprezzato completi simili era Leonard, ma non saremmo finiti a letto insieme ancora per molto tempo.
«Cosa stai cercando?» chiese Melanie, sbucando dietro di me.
Feci spallucce, spostandomi verso la sezione dei reggiseni. «Niente di particolare, sto solo dando un'occhiata qui in giro.»
La mora arricciò il naso. «Sei sicura di non aver niente da raccontarmi? L'ultima volt ache siamo entrate qui dentro, volevi fare una sorpresa a Leonard con un nuovo completino intimo.»
Scossi ancora la testa con un sospiro e alzai gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto e girandomi verso la mia migliore amica. Per quanto avessi una voglia disperata di andare a letto con lui, sapevo che non sarebbe successo ancora per qualche tempo perciò comprare nuovi completi sarebbe stato inutile. Solo una perdita di denaro che mi sarebbe servito.
«Melanie, dovresti smetterla. Ti ho detto che non ho altro da raccontarti, tra me e Leonard non c'è niente.» replicai infastidita.
Lei fece una smorfia, indicando un reggiseno bianco in pizzo che si abbinava perfettamente alle mutandine bianche che avevo visto prima dello stesso tessuto. Forse avrei potuto comprare quel completo e indossarlo per me, o magari.. per Leonard, se mai fosse capitata l'occasione.
«Non ancora, ma ci sarà prima o poi. Dovresti farti arrivare pronto, non credi anche tu? – chiese ed io sussultai – Giusto per fargli capire cosa si è perso per tutto questo tempo.»
Sbuffai, cercando la taglia giusta del reggiseno. «Melanie..»
La mora alzò le mani a mezz'aria, sorridendo. «Vuoi dirmi che non vorresti tornare a letto con lui? Ricordo ancora la tua faccia quando sei tornata a casa dopo la prima notte con lui.»
La colpii sul gomito, arrossendo quando Rebecca si avvicinò a noi con il cestino colmo di intimo da acquistare. Feci un passo all'indietro e mi avvicinai allo scaffale con tutte le mutandine, perciò cercai la taglia anche di quelle in pizzo che avevo visto prima e mi mordicchiai il labbro inferiore. Rebecca aveva saputo della mia precedente relazione con Leonard ma non era a conoscenza di tutto quello che era successo fra di noi, solo che avevamo ripreso a frequentarci. Ma ciò che non conosceva di sicuro era il nostro rapporto a livello fisico, tutto ciò che invece sapeva benissimo la mia migliore amica.
«Allora, avete trovato qualcosa di interessante?» domandò Rebecca con un sorriso, dondolando il cestino.
Io annuii con vigore, mostrandole il completo bianco. «Sì, io sì!»
«Se solo avessi tante tette come te, potrei permettere di indossare reggiseni bellissimi come quello. – disse Rebecca, scuotendo la testa per poi dirigersi verso la cassa – Sbrigatevi, ho ancora fame.»
Lanciai un'occhiata veloce alla mia migliore amica che scosse la testa con un sorriso ma poi seguì la ragazza, mentre io restai ancora a guardare i vari scaffali colmi di bellissimi reggiseni e slip in pizzo ma decisi che ne avevo abbastanza. Avrei speso il resto del denaro in trucchi nel negozio di MAC oppure Nyx: avevo un disperato bisogno di rossetti colorati e fondotinta, avevo terminato anche il correttore e l'illuminante bianco che avevo comprato durante l'estate. Con un sospiro, mi avviai anche io verso la cassa del negozio e qualche secondo dopo, pagai il tutto. Seguii le mie due amiche fuori dal bellissimo negozio di Victoria's Secret e ci incamminammo per la seconda volta verso il McDonalds. Era ora di cena ma nessuna di noi aveva intenzione di spendere troppo per mangiare, perciò ci saremmo accontentate di qualche panino.
Mentre stavamo passeggiando verso il McDonalds, con la coda dell'occhio mi accorsi di un ragazzo che mi fissava dal fondo della via e quando alzai la testa, mi si mozzò il respiro. Cosa diamine ci faceva Leonard vicino al negozio di Victoria's Secret? Il mio cuore cominciò a battere così velocemente da rimbombare nella mia testa e deglutii a vuoto, lanciando un'occhiata a Melanie ma lei era troppo concentrata a parlare con Rebecca per accorgersi della presenza del mio ex fidanzato vicino a lei. Mi sarei dovuta fermare con lui o avrei dovuto fare finta di non vederlo, entrando subito nel fast food senza che lui mi notasse? Oh ma che stupida, i suoi occhi erano posati su di me perciò mi aveva sicuramente vista. Mi passai una mano fra i capelli e cercai di nascondere la borsa di Victoria's Secret dietro di me ma poi sbuffai; si sarebbe sicuramente accorto del mio nuovo acquisto e conoscendolo avrebbe fatto di tutto per stuzzicarmi, infastidirmi e anche eccitarmi.
«E così ci vediamo di nuovo. Mi stai forse seguendo?» chiese Leonard con un sorriso.
Io mi morsicai il labbro inferiore, notando che le mie due amiche proseguirono nella loro camminata verso il McDonalds. Non si erano nemmeno accorte che io mi ero fermata; per loro sarei potuta morire che avrebbero continuato a parlare e a ridere.
«Potrei chiederti la stessa cosa. – risposi contenta – Sto facendo un po' di shopping. E tu invece? Come mai sei qui?»
Leonard indicò l'ingresso del negozio della Kiko. «Gemma è passata a salutarmi ed è entrata qui, ma ora stiamo andando a cena.»
Quando fece il nome della sorella, il cuore sprofondò nel mio petto; l'ultima volta che avevo parlato con lei, ero scappata in lacrime dall'hotel di suo fratello.
«Oh, salutamela. Io devo scappare, non..»
Leonard m'interruppe, indicando la borsa rosa. «Acquisti interessanti, o mi sbaglio?»
Arrossii, ringraziandolo per aver cambiato argomento. Non volevo inventarmi qualche scusa per evitare di vedere sua sorella, ma avrei dovuto assolutamente allontanarmi anche da lì o avrei incrociato Gemma che, conoscendola, avrebbe fatto di tutto per convincermi ad andare a cena con lei e Leonard. Se solo sapesse che stavamo cercando di riallacciare i rapporti, sarebbe impazzita dalla gioia.
«Già, era da un po' che non compravo cose di questo tipo. – spiegai con un sorriso, dondolando la borsa rosa – Non è niente di così particolare però.»
Leonard si leccò il labbro inferiore, alzando un sopracciglio con fare malizioso. «Domani sera potrò vedere di che si tratta?»
Il mio cuore ebbe un sussulto. «Uh, vedremo. Dipende. – lanciai un'occhiata dietro di lui e mi accorsi che le due ragazze si erano finalmente fermate – Okay, adesso devo proprio andare. Salutami tua sorella e smettila di seguirmi, d'accordo? Non è carino!»
Lui scoppiò a ridere e si avvicinò a me, avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo. Io nascosi il viso contro la sua spalla e in quei brevi secondi inspirai il suo profumo; i ricordi mi travolsero come una locomotiva ma mi costrinsi ad allontanarmi prima di scoppiare a piangere o, peggio ancora, di baciarlo.
«Certo, buona serata piccola. Ci sentiamo più tardi.»
Ed entrò nel negozio di cosmetici.
***
Leonard.
Gemma infilò la borsa nera sui sedili posteriori della mia auto e poi si accomodò al mio fianco, allacciandosi la cintura di sicurezza senza smettere di fissarmi come se avessi ucciso un gatto sotto ai suoi occhi. La sua espressione era concentrata e attenta, ma non riuscivo a capire cos'avessi fatto per renderla così. Da quando era uscita dal negozio di cosmetici di Kiko, i suoi occhi erano sempre spalancati e continuavano a guardare i miei mentre le sue sopracciglia erano inarcate. Io misi in moto la macchina, pronto a dirigermi verso il mio appartamento dove avrei cucinato per lei, e quando provai ad inserire il CD 'Divide', Gemma spense la musica e incrociò le sue braccia al petto. Io la guardai per un secondo ma poi aggrottai le sopracciglia, guidando perplesso.
«Cos'hai? Ho fatto qualcosa di male?» domandai.
Lei scosse la testa, dondolando un piede. «No, affatto.»
Esitai qualche secondo. «E allora che ti prende? Perché mi guardi così male da quando siamo tornati in macchina? Ti senti in colpa per aver speso così tanti soldi in make up e hai deciso di prendertela con me?»
Gemma strinse le labbra. «No, nemmeno.»
Alzai gli occhi al cielo, fermandomi ad un semaforo. «Parla chiaro e smettila con questi giri di parole, sai che m'innervosiscono.»
La ragazza si allacciò la cintura, sospirando. Ero pronto a discutere con lei di qualsiasi cosa, argomento 'Evie' compreso, e sapevo che aveva notato quella ragazza fuori dal negozio. Non mi aspettavo di incontrarla anche quella resa e vederla passeggiare, bella come non mai, insieme alle sue amiche mi fece realizzare che nonostante cercassi di allontanarla, non sarei mai riuscito a cancellarla del tutto dalla mia mente. Perciò avevo smesso di provarci e mi ero abbandonato a lei, innamorandomi ancora di più. Non passava in giorno che lei fosse nei miei pensieri; le mandavo ogni mattina il messaggio del buongiorno e la sera quello della buonanotte, volevo che lei capisse che lei era l'unica per me e che ero pronto a cambiare per tornare insieme a lei. Nessuno della mia famiglia sapeva cos'avevo combinato da maggio perché, se l'avessi raccontato anche a mia madre o al suo compagno, mi avrebbero immerso di insulti; loro erano così felici di vedermi insieme ad Evie e quando si accorsero che avevo rovinato tutto per colpa della mia stupidità, si erano infuriati. E non potevo biasimarli. Avevo perso l'unica fonte di felicità. Gemma era stata l'unica a supportarmi un po' nei mesi successivi alla cena disastrosa al mio Hotel: certo, anche lei non era molto contenta di ciò che avevo combinato ed era furiosa perché sapeva che non avrebbe avuto i nipotini che mi aveva supplicato di fare qualche settimana dopo il Galà, ma almeno non mi insultava quotidianamente per aver rovinato il rapporto con Evie.
«Sei tu a dover parlare, non io.» replicò lei.
Aggrottai le sopracciglia, riprendendo a guidare. «Io? Non ho niente da dire, perché dovrei..»
Lei m'interruppe, sbuffando. «Stai di nuovo frequentando Evie?»
Alla sua domanda, le mie guance cominciarono a scaldarsi per l'imbarazzo ma riuscii a mantenere un'espressione neutrale. Mia sorella mi aveva appena visto parlare con la mia ex ragazza, la stessa a cui avevo chiesto di sposarmi e che durante una cena con il resto della mia famiglia, mi aveva lasciato ed era scappata in lacrime per ciò che le avevo fatto.
«Sì, credo.» risposi io.
Gemma si girò verso di me e sbarrò gli occhi, fissandomi con una mano sollevata a mezz'aria. Sapevo che era rimasta scioccata da ciò che le avevo appena detto e non la biasimavo, dato che non credevo nemmeno io che Evie potesse darmi una seconda possibilità ma lei era sempre stata una ragazza piena di sorprese.
«E non me l'hai detto?» domandò.
Feci spallucce, girando nel viale. «No, volevo aspettare che fosse una cosa più seria e ufficiale. Non abbiamo ancora parlato di ciò che abbiamo in questo momento.»
Gemma strinse le labbra. «Dovreste farlo, però.»
Sospirai, aprendo il cancello della mia villa. «Credi che io non lo sappia? Non voglio affrettare le cose fra di noi. Stiamo così bene adesso, ho paura di rovinare tutto ancora una volta.
«Sono così felice, Leo. – disse lei con un sorriso, sfiorando la mia mano destra appoggiata al volante – Evangeline è la ragazza perfetta per te, non puoi permetterti di perderla ancora.»
Parcheggiai l'auto sotto al gazebo, slacciandomi poi la cintura. «Lo so, per questo non ho ancora intenzione di darci un'etichetta o di parlare della nostra situazione.»
«Mamma sarà contenta di sapere che parteciperete insieme al matrimonio, sperava che non invitasse nessun'altro!» esclamò mia sorella, slacciandosi la cintura.
Io aggrottai le sopracciglia. «Non sapevo fosse stata invitata.»
Gemma si girò verso di me, aprendo la portiera. «Mamma non te l'ha detto, scusa? Credevo di sì.»
«No, non abbiamo ancora avuto occasione di parlare del matrimonio perché io sono piuttosto impegnato con il lavoro e lei con tutti i preparativi. – spiegai, scendendo dalla macchina e chiudendo con un tonfo la portiera – Nemmeno Evie mi ha detto che sarebbe venuta al matrimonio.»
La ragazza fece il giro dell'auto, correndo sotto il porticato della mia villa per evitare di prendere la pioggia mentre io aprii il bagagliaio per recuperare le borse di mia sorella. L'idea di passare un intero weekend lontano da Londra con Evie mi fece sorridere; avrei di sicuro chiesto a mamma di prenotare una camera matrimoniale per me e per lei, dovevo assolutamente rimanere da solo con lei almeno a maggio. Con un sospiro, m'incamminai anche io sotto al porticato del mio appartamento e poi aprii la porta dell'ingresso; Gemma entrò prima di me e si lanciò sul divano, sfilandosi le scarpe per poi sdraiarsi con la testa appoggiata al cuscino.
«Credevo ne aveste parlato. – rispose Gemma, girandosi verso di me per poi afferrare le sue due borse – Sarà un'occasione per stare un po' con lei, non credi?»
Feci spallucce, sfilandomi la giacca dalle spalle. «Spero di guadagnare la sua fiducia e magari di tornare insieme a lei molto prima del matrimonio di mamma. – replicai, sedendomi sulla poltroncina accanto al camino – Voglio andare con più calma possibile con lei ma mancano ancora sette mesi al giorno speciale dei nostri genitori.»
Gemma mi guardò con la coda dell'occhio. «Intendi dire che non vuoi andare a letto con lei già domani sera ma preferisci aspettare almeno la settimana prossima?»
Scoppiai a ridere alle sue parole, scuotendo la testa. «No, direi che già settimana prossima è troppo. Domenica sera, forse?»
Mia sorella si coprì le orecchie con le mani. «Ti prego, non voglio immaginare te in certi atteggiamenti con una ragazza.»
Alzai gli occhi al cielo. «Gemma, hai capito che intendo.»
«Io credo che sia finalmente ora che tu metta la testa a posto, Leonard. Il sesso non è la base di una relazione, dovresti saperlo visto che l'ultima volta che hai avuto una relazione tale sei finito per rinchiuderti in casa a piangerti addosso per mesi. – replicò lei con tono acido, incrociando le braccia al petto – Tu ed Evie siete così innamorati che vi basterebbe sedervi su un divano a guardarvi negli occhi per tutta la sera per essere contenti.»
Arrossii alle sue parole, sfilando il cellulare dalla tasca dei miei pantaloni per poi sbloccare lo schermo; notai un messaggio da parte di Niall e due da parte di Alyssa, ma quegli ultimi, senza nemmeno leggerli, li eliminai immediatamente. Ero stanco delle continue avances di quella ragazza.
«E se organizzassi una cena qui per domani sera?» chiesi, ignorando le parole di mia sorella.
Lei chiusi le borse, appoggiandole sul pavimento. «Da quanto va avanti questa storia?»
Io feci spallucce. «Un mese e qualche settimana, circa. Da subito dopo il suo compleanno.»
«Non hai perso tempo, insomma. – disse Gemma con un sorrisetto divertito, incrociando le braccia al petto – Sbaglio o era fidanzata con un ragazzo che si chiamava Justin fino al suo compleanno?»
Io annuii. «Sì, ma diciamo che io e questo tipo abbiamo avuto qualche discussione un po' pesante. Credo di averlo spaventato o perlomeno indotto a lasciare Evie, facendogli capire che lei è ancora palesemente interessata a me.»
Gemma aggrottò le sopracciglia. «Leonard, perché ti devi intromettere nelle relazioni delle altre persone? Magari Evie era davvero innamorata di quel tipo!»
Incrociai le braccia al petto. «Ti assicuro di no. E poi non potevo accettare che un mio dipendente potesse mettere le mani su ciò che appartiene a me. – mia sorella schiuse le labbra, sorpresa – Sì, Justin è uno dei camerieri nel ristorante dell'Hotel. L'ha portata a cenare al suo compleanno lì.»
«Stai scherzando? Ma sapeva che eravate stati insieme?» domandò la ragazza.
«Non lo so, sinceramente. Lui sembrava sorpreso di vedere che ci conoscevamo, perciò non credo che Evie gliel'abbia detto. – spiegai, aprendo la chat sul cellulare con lei – Dio, quanto è bella..»
Osservai la foto del profilo che aveva su whatsapp e mi lasciai sfuggire un lungo sospiro: era lei, in costume da bagnato, sdraiata sulla riva del mare a Brighton, insieme alla sua migliore amica Melanie che invece abbracciava il suo fidanzato. Sapevo che era andata in vacanza con loro per un paio di giorni nell'appartamento che la famiglia di Francisco possedeva, ma poi era dovuta ritornare subito al dormitorio per una serie di problemi con la sua famiglia di cui però non mi aveva ancora parlato.
«Gemma, guardala. – sussurrai, mostrando la foto a mia sorella che mi fissò con un sorriso – Non è bellissima? È un angelo.»
Scosse la testa, accavallando le gambe. «Non avrei mai pensato di vederti così preso da una ragazza dopo Diana. Ancora mi sorprende che tu sia stato in grado di perdere Evangeline per una stronzata ma devi promettermi una cosa. Farai di tutto per riprenderla con te ed essere felice con lei? Non meritava di essere trascinata nel vortice del tuo passato e soprattutto non di essere ferita in quel modo. Hai idea di cosa potrebbe aver provato, vedendoti insieme alla tua ex moglie dopo tutto ciò che le avevi detto?»
Mi mordicchiai il labbro inferiore, abbassando lo sguardo sulla foto che chiusi immediatamente; osservai il suo ultimo messaggio, una semplice 'buona giornata' con un piccolo cuoricino rosso. Mia sorella aveva ragione e non mi sarei mai perdonato per ciò che le avevo fatto, ma lei sembrava disposta a dimenticare quello che era successo per poter tornare ad essere mia. Cosa volevo di più?
«Non voglio nemmeno immaginarlo, Gemma. So di aver sbagliato e ogni note maledico me stesso per aver permesso a Diana di sedurmi così tanto ed insultarmi per essere caduto nella sua trappola, ma ero così confuso in quel periodo. Adesso so ciò che voglio, so che Evie l'unica donna che probabilmente riuscirò ad amare. – risposi, scendendo dal divano – Non voglio fare più stronzate, desidero essere felice insieme a lei e..»
Gemma sollevò una mano a mezz'aria. «Un consiglio? Non correre, non chiederle di sposarti così in fretta e aspetta almeno la fine dei suoi studi. Ha bisogno di stare tranquilla durante il periodo dell'Università e soprattutto non devi spaventarla con mille discorsi sul matrimonio o sui figli. Ti conosco, Leonard.»
Io annuii con vigore, infilando il cellulare nella tasca dei miei pantaloni per poi sfilarmi i calzini e la maglietta. Mia sorella aveva ragione, ancora una volta, ed io avevo commesso quella cazzata da ubriaco fradicio: le avevo chiesto di sposarmi e lei, anche se convinta che stessi scherzando, aveva accettato. Poi c'eravamo lasciati ma ero convinto che, nel giro di qualche mese, saremmo tornati insieme e avrebbe accettato quella proposta senza un battito di ciglio se le avessi dimostrato che non l'avrei più tradita.
«Lo so, Gemma. Non ti preoccupare.» replica con un sorriso.
Lei mi squadrò dalla testa ai piedi, alzando un sopracciglio. «Vai a farti la doccia, puzzi di cane bagnato.»
Fui tentato di lanciarle la maglietta addosso ma decisi di limitarmi a sbuffare e, recuperati il resto dei miei vestiti, m'incamminai su per la rampa di scale che conduceva al piano superiore. Sarei rimasto finalmente da solo almeno per un'ora, perciò avrei avuto il tempo di rilassarmi a dovere e magari di chiamare anche Evie. Dopo ciò che mi aveva telefonato in certe condizioni, non osò sollevare l'argomento ed io decisi di non metterla in imbarazzo. Parlare con lei di sesso significava finire a masturbarsi con le immagini del suo corpo nudo che si aggrappava al mio, e in quel momento non avevo bisogno di eccitarmi per colpa sua.
Per quanto mi mancasse fare l'amore con lei, non era un'esigenza così urgente come pensavo. Preferivo prima sistemare il nostro rapporto a parole, farle capire attraverso i miei gesti che avevo sbagliato a combinare quel terribile casino a maggio. Desideravo riuscisse a fidarsi ancora una volta di me e sapevo che, frequentandola così senza tentare di baciarla e limitarmi a fare qualche battutina insolente, sarei riuscito a riguadagnarmi la sua fiducia in meno tempo possibile.
Dopo essermi spogliato di tutti gli indumenti, entrai nel bagno della mia camera da letto e chiusi la porta a chiave. Non volevo che Gemma decidesse di farmi qualche strano agguato per rubarmi il cellulare, come invece aveva fatto a luglio durante il suo breve soggiorno a casa mia. Si era intrufolata nel bagno mentre io facevo la vasca e, senza che potessi uscire, afferrò il mio telefono e scappò al piano inferiore. E tutto per vedere gli ultimi messaggi con Evangeline e Diana. Al pensiero della mia ex moglie un brivido di disgusto attraversò il mio corpo: era riuscita a farmi perdere la testa e a sedurmi, come aveva fatto con Simon. Mi aveva indotto a tradire la fiducia di una ragazza che mi amava con tutto il suo cuore, e tutto per rovinare la mia felicità.
L'ultima conversazione che avevo avuto con Diana era stata nella Hall del mio albergo: le avevo gridato contro di lasciarmi in pace e di andarsene da Londra, le avevo augurato di fare un incidente sotto lo sguardo scioccato ma compiaciuto e soddisfatto di Niall, Simon e Gregory. Mi ero sfogato, avevo gridato ogni cosa che mi passava nella mente in quel momento e tutto ciò che non avevo mai avuto il coraggio di gridarle contro nei precedenti anni. L'avevo sommersa di insulti e lei era stata sommersa dalla verità: era una sporca manipolatrice che spera sempre nell'infelicità altrui. Una volta finito di gridare, la fissai con così tanta rabbia da farla scoppiare a piangere ma non m'importava; meritava tutto ciò che le avevo detto, mi aveva fatto soffrire nel peggiore dei modi e poi mi aveva indotto a ferire la persona più importante della mia vita. Non mi pentii di nessuna delle parole che uscì dalla mia bocca.
Infilai i vestiti sporchi nel cesto dei panni accanto alla doccia e aprii poi l'acqua, posizionandomi davanti allo specchio con il cellulare nella mano destra. Notai un messaggio da parte di Evangeline e le mie labbra s'incurvarono in un sorriso malizioso non appena aprii la conversazione; l'immagine che mi si parò davanti agli occhi mi fece quasi perdere l'equilibrio. La ragazza era posizionata davanti allo specchio proprio come me con un completino di pizzo bianco che non lasciava niente all'immaginazione: le mutandine bianche fasciavano alla perfezione lo splendido sedere sodo che mi mancava accarezzare e i suoi seni erano trattenuti a stento dal reggiseno senza spalline che avrei desiderato strappare. Era estremamente bella, una dea greca. Non avevo mai visto nulla di simile. Aprii quindi anche io la fotocamera del cellulare e, posizionandomi qualche passo indietro dallo specchio, scattai una foto che mi ritraeva, completamente nudo. Le parti intime erano coperte dal bordo del lavandino, ovviamente. Si divertiva a stuzzicarmi ma non ricordava che io ero molto più bravo di lei a quel gioco. La sua risposta non tardò ad arrivare:
"Mi manchi tanto."
Il mio cuore si gonfiò a quelle parole.
"Mi manchi anche tu, Evie."
"Domani sera vieni qui?"
Mi morsicai il labbro inferiore: sarei dovuto andare al suo dormitorio? Ero indeciso: dormire da lei significava forse perdere il controllo, mentre portarla a casa mia.. no, avrebbe portato alla stessa identica cosa. Forse sarei riuscito a trattenermi, pensando al fatto che non saremmo stati da soli su quel corridoio.
"Sei così stanca da non riuscire ad uscire dalla camera?" e mi immaginai la ragazza che, leggendo il mio messaggio, ridacchiava con una mano appoggiata su quelle labbra piene.
Quanto mi mancava baciarla, morderle il collo, accarezzare quel corpo dalla pelle morbida e candida, tutta da marchiare.
"Proprio così, preferisco restare qui a guardare un film con te."
Non riuscii a trattenere un sorriso.
"E va bene, ti raggiungerò verso le sette circa. Ti va bene o è troppo presto?"
Appoggiai il cellulare sul lavandino e preparai il deodorante accanto al rubinetto, poi mi girai verso la doccia e aprii l'acqua che, gelida, mi colpì l'avambraccio. Richiusi i vetri e mi avvicinai di nuovo al bordo del lavandino, notando la risposta di Evie.
"No, è perfetto. Non vedo l'ora che tu sia qui."
Soffocai una risata.
"Ci siamo visti due volte oggi, ti manco davvero così tanto? O ti manca una parte di me più di tutte?"
Sapevo che stuzzicarla così tanto sarebbe potuto essere rischioso, ma desideravo dimostrarle che il ragazzo scherzoso e malizioso che aveva conosciuto non sarebbe sparito. E che, se una volta riacquistata la sua fiducia in me, saremmo potuti tornare insieme per vivere una relazione come quella di prima.
"Sì, mi manca solo il tuo cazzo. Il resto di te è inutile. Forse dovrei tagliartelo e imbalsamarmelo, usandolo come soprammobile. Che ne dici? Sarebbe carino, no?"
Scoppiai subito a ridere per quel messaggio e scossi la testa, scattando un'altra fotografia di me allo specchio con il dito medio della mano sinistra alzata. Ogni tanto sapeva essere più divertente di me e anche più disgustosa, ma l'amavo sempre di più. Anzi, quando si comportava in quel modo, il mio amore aumentava.
"Hai scoperto il regalo che desideravo farti per Natale.. Adesso dovrò inventarmi qualcosa di nuovo!"
E inviato quel messaggio, aspettai che rispondesse ma non appena bloccai lo schermo, lei cominciò a chiamarmi. fissai la sua foto comparire e illuminare il mio telefono, perciò risposi senza esitare alcun secondo.
«Ti prego, non farmi un regalo simile. – disse Evie, senza nemmeno salutarmi – Mi serve anche il resto, non solo quella parte.»
Ridacchiai ancora. «Non ti preoccupare, le mie parti intime rimarranno incollate al mio corpo ancora a lungo.»
«Ottimo, ti ringrazio. Potrebbero tornarmi utili in questi giorni, giusto per rilassarmi un po'.» rispose lei.
Le mie guance si tinsero di un rosa intenso e un calore iniziò a diffondersi dal mio viso in tutto il resto del mio corpo, scatenando una particolare reazione nel mio basso ventre. L'idea di poter fare di nuovo l'amore con lei mi mandava in visibilio: mi mancava la sensazione del suo corpo caldo che stringeva il mio, le sue mani che graffiavano la mia schiena, i suoi piccoli ma acuti gemiti di piacere, le sue labbra che vagavano sul mio collo..
«Sono sempre a tua disposizione, lo sai.» dissi senza esitare.
La ragazza sospirò. «E se ti chiedessi di venire qui?»
«Ti direi di no, principessa. Dovrai aspettare fino a domani sera, sono un po' impegnato in questi giorni. – replicai, appoggiandomi con il sedere al lavandino – Sai che Gemma è qui.»
Evangeline sbuffò e m'immaginai il suo viso increspato da una smorfia infastidita, perciò ridacchiai.
«Che tempismo. E perché allora oggi desideravi portarmi fuori per festeggiare la fine dei miei esami?» chiese.
Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Lei ti avrebbe fatto una sorpresa al ristorante, desiderava vederti.»
Sospirò ancora. «E fino a quando rimarrà a Londra?»
«Domani pomeriggio, quindi alla sera sarò libero e tutto per te.» dissi io con un sorriso, dondolando la mano sinistra.
Evie sbuffò. «Che noia, devo proprio vederti? – poi rise – Dille che se desidera vedermi, potremmo uscire domani mattina per mangiare qualcosa insieme. Magari solo io e lei, senza di te. Non ti voglio vedere anche alla mattina.»
«Dovrei sentirmi offeso?» borbottai io.
La ragazza scoppiò a ridere. «Sì. Dai il mio numero a tua sorella e chiedile se può chiamarmi più tardi, adesso devo.. fare una cosa.»
Alzai gli occhi al cielo. «Non ti masturbare troppo pensando a me, d'accordo? Conserva un po' di voglia anche per me domani.»
«Quando si tratta di te, ho sempre voglia.»
E senza permettermi di rispondere, chiuse la chiamata.
Quanto mi mancava possederla.
🍪🥛🍭🍫
Dieta? Palestra? Scusate di cosa stiamo parlando?
Oggi non mi sono mossa dal divano, no aspettate mi sono alzata per fare il caffè quindi dai qualcosa l'ho fatto.
💁🏼♀️😂
I miei coinquilini sono incazzati perché li ho abbandonati a fare palestra da soli ma oggi non ho proprio voglia mi fa freddo quindi me ne sto tranquilla tranquilla sul divano a fissarli ed a mangiare come una scrofa!
Mi sono fatta fuori due pacchetti di M&M's, un pacchetto di patatine una tazza di latte con i cereali al cioccolato ed ovviamente per non esagerare ci ho aggiunto un pacchetto di M&M's.
Ps:
I ragazzi mi stano guardando malissimo, sì perché mentre sto scrivendo questo angoletto mi sto tranquillamente mangiando un panino con la nutella.
Oggi proprio non ho speranze🤦🏻♀️ ho superato ogni limite!
See you soon guys❤️
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