4.
Ema
Aprii gli occhi e un conato di vomito mi fece venire un colpo di tosse.
Quanto cazzo avevamo bevuto il giorno prima?
Cercai di ricordarmi qualcosa ma gli ultimi ricordi che avevo erano quelli di me che entravo alla villa per fare festa.
Avevamo trovato Ginevra?
Sì, certo, era casa sua ovvio che l'avevamo trovata.
Cazzo, c'era anche Mila ed era ubriacchissima! Chissà in che stato si era svegliata oggi. Non che io fossi un fiore.
Mi alzai lentamente per non sentirmi male e un corpo accanto a me si mosse lamentandosi.
Mila si tirò le coperte fin sotto al naso e continuò a dormire.
La guardai per alcuni secondi sorridendo per la sua posizione innaturale e i capelli sempre più selvaggi sparpagliati sul cuscino.
Poi inorridii.
Mi si fermò il battito.
Mi passò la nausea.
Sussultai mettendomi le mani davanti agli occhi e lei aprì i suoi di scatto.
Lanciò un urlò e si tirò su a sedere allontandosi da me.
-Che cazzo ci fai nel mio letto?-
Chiese sconvolta.
Entrambi ci guardammo intorno.
-Merda!-
La sentii imprecare.
Era lei che si trovava nel mio letto. Quella era la mia cazzo di camera!
Si mise in ginocchio e mi puntò un dito contro ma mentre la coperta scivolava via, il suo corpo semi nudo si mise in mostra.
Aveva solo un reggiseno e delle mutande abbinate in pizzo.
Spalancai la bocca, sia per la sorpresa che per la divinità che stavo osservando e lei lanciò un altro urlò.
-Sei nudo anche tu?-
Tuonò iniziando a tirare le coperte.
-Lasciami stare!-
Implorai io agitato per paura di scoprire che..
Ero in mutande! Ma per mia difesa, non eravamo totalmente nudi nonostante per lei sembrava essere la stessa cosa.
I suoi occhi indugiarono un istante sui miei pettorali e poi si riempirono di rabbia.
-Sei un porco!-
Mi diede un pugno fortissimo in pieno petto ma sbilanciando il suo corpo, complice la sbornia del giorno prima, cadde in avanti finendo a terra ai miei piedi.
Si mise le mani sulla testa e socchiuse gli occhi.
-Che cosa mi hai fatto bere?-
Scoppiai a ridere.
-Io? Eri ubriaca fradicia quando sono arrivato.-
Mi alzai in piedi e andai ad afferrare i pantaloni di una tuta da indossare.
Poi ne lanciai una anche a lei con una mia maglietta da mettere sopra.
Andai in bagno a lavarmi la faccia.
-Abbiamo scopato?-
Mi chiese lei allora dalla stanza.
Ci pensai un attimo.
-Se dovesse essere, non è stato così bello. Non lo ricordo.-
Non rispose alla mia battuta.
Provai a pensare a quello che era successo.
-fammi vedere come si diverte Emanuele.-
Io e lei che balliamo.
Io e lei che beviamo dalla stessa bottiglia.
Lei che inciampa nel tappeto e finisce a terra.
Lei che mi bacia.
Io che la bacio..
-Cazzo, ci siamo baciati.-
Sorrisi compiaciuto finché non la sentii tirare su con il naso.
Allora mi catapultai nella stanza spaventato da quella reazione.
-Tutto bene?- le chiesi dolcemente ma lei aveva già tirato fuori la sua maschera e fingeva che nulla fosse successo.
-Si, perché non dovrebbe.-
Scosse la testa indossando la maglietta.
-Non è la prima volta che mi ubriaco e nemmeno che qualcuno prova ad approfittare della situazione ma..-
Spalancai la bocca a quelle parole.
-Come ti permetti! Ti sembro uno che approfitta di queste situazioni? Ero ubriaco anche io!-
Mi guardò piena di odio.
-Avresti dovuto impedirmelo!-
-Di fare cosa? Non sappiamo nemmeno se abbiamo scopato!-
Mi grattai la testa.
-Cerca un preservativo.-
-Magari non lo abbiamo usato!-
Si agitò lei.
Aprii il cassetto e mi misi a contare i preservativi.
-Quanto sesso fai scusami? A che ti servono tutti questi affari?-
Domandò lei schifata.
Alzai gli occhi al cielo.
-Niente. Non abbiamo scopato.-
Mi tirò un pugno fortissimo sulla spalla.
-Finiscila di picchiarmi!-
-Abbiamo fatto sesso non protetto, sei un'idiota!-
Tuonò disperata mentre si muoveva da una parte all'altra della stanza.
-Sei un cazzo di guaio. Ti avevo detto di starmi lontano! Non ci volevo uscire con te e ora guarda che casino..-
Le misi le mani sulle spalle per calmarla.
-Non toccarmi!-
-Stai zitta e ascolta. Cosa ricordi?-
Le rimisi le mani sulle spalle.
-Ero ubriaca. Sei arrivato tu. Continuavamo a bere. Abbiamo deciso di divertirci insieme. Abbiamo ballato. Tu mi sorreggevi perché cadevo. Io ti ho baciato..-
Mi guardò sconvolta a quell'affermazione.
-E io sono andato avanti a baciarti per un po' ma poi mi sono reso conto che eri troppo ubriaca e ho smesso perché non volevo approfittarmi della situazione..-
Le feci notare fiero di me.
-Fino a quando non ho vomitato nei bagni di Ginny. Tu mi hai detto che mi portavi a casa mia..-
-In taxi sei scoppiata a piangere perché non volevi tornare a casa.-
Mi beccai un'occhiata di fuoco a quell'affermazione.
-Siamo arrivati qui e mi hai fatto bere dell'acqua.-
-Volevi portare fuori Poker ma te l'ho impedito. Il mio labrador.-
Aggiunsi quando mi guardò confusa.
-Abbiamo mangiato dei noodles riscaldati.-
Si ricordò lei e poi si mise le mani sugli occhi.
-Ti ho chiesto di fare sesso.-
Piagnucolò sconvolta.
-Ma io ti ho detto di no. Tu ti sei spogliata e stavi spogliando anche me ma ti ho fermata e ti sei messa a dormire.-
L'ennesimo pugno mi colpì la spalla.
-Per quale motivo mi hai rifiutata?-
Scoppiai a ridere.
-Non sapevi nemmeno come ti chiamavi. Ti ho detto che non approfitto di questi momenti.-
La sentii sospirare.
-Quindi abbiamo dormito e niente sesso.-
Sorrise sollevata.
-Quello sarà per il secondo appuntamento, non avere fretta.-
Mi guardò di nuovo schifata.
-Ieri non siamo usciti insieme. Eravamo insieme perché ero ubriaca.-
-Ti svegli sempre nei letti di uomini diversi quando sei ubriaca?-
Il suo sguardo mi fece capire di aver esagerato.
-Ti aspetto giù. Fatti una doccia. Io porto fuori il cane e preparo la colazione.-
La vidi osservare orripilata il bagno e per la prima volta in vita mia mi vergognai di dove abitavo.
-Questa non è una reggia principessa. Benvenuta nel mondo normale. Non prenderai il cimurro se entrerai in quella doccia e altrimenti, cazzi tuoi, resta pure sporca del tuo vomito.-
Mila
Scesi di sotto quaranta minuti più tardi, quando sentii Ema rientrare dalla passeggiata e mi ero rinfrescata a sufficienza in quella doccia talmente minuscola da faticare a chiuderla.
Poker mi venne incontro scodinzolante mentre scendevo le scale e mi ricordai di averlo coccolato a lungo la notte precedente.
-Siediti.-
Mi ordinò Ema di cattivo umore e io lo raggiunsi in cucina.
Mi posò una grande fetta di torta davanti agli occhi e una tazza di caffè con il latte.
Storsi il naso. Solitamente non mangiavo queste cose a colazione.
-Sei una da croissant francese?-
Mi domandò prendendomi in giro.
-Da doppio cheeseburger direi.-
Mi osservò stranito.
-Miglior rimedio post sbornia.-
Sorrise.
-Chi lo avrebbe mai detto.-
Addentai il primo pezzo di torta al cioccolato e chiusi gli occhi per la libidine.
Quando li riaprii beccai Ema osservarmi pensieroso.
-Avrei fatto sesso con te a sapere che mi avresti riservato queste facce.-
Ignorai il suo commento e continuai a mangiare.
-Con chi vivi?-
Gli domandai curiosa.
-Oltre a Poker ovviamente.-
-Mia madre e mia sorella.-
Mi guardai in giro impanicata.
-Sono entrambe a lavoro. Entrambe infermiere. Non le si incontra spesso.-
Mi rilassai a quelle parole.
-Tu con chi vivi?-
-Da sola.-
Risposi prontamente.
-E tuo padre?-
Lo guardai male a quella domanda.
-Non sono affari tuoi.-
Lo ammonii seria.
Poi mi ricordai di essere scoppiata a piangere ieri sera, io, Mila Martens piangere di fronte a degli sconosciuti!
-Non vive qui ma ha intenzione di trasferirsi. Si sposa.. Solite cazzate da uomo di mezza età.-
-E tu hai preso male il fatto che abbia rimpiazzato tua madre?-
Lo fucilai di nuovo con gli occhi.
Perché si intrometteva nella mia vita.
-Mia madre è stata rimpiazzata decine di volte, sia quando era in vita che da dopo morta. Prendo male che torna a controllare la mia vita che non sarà mai sufficientemente brillante per lui. Ma questi..-
-Sono affari privati.-
Aggiunse Ema facendomi l'occhiolino.
-Parliamo di ieri.-
Proposi intimorita. Odiavo quello che era successo.
-Non si ripeterà mai più.-
-Fai giurin giurello.- mi prese per il culo il fetente.
-E nessuno deve sapere che ho dormito qui.-
-Poker, hai sentito?-
Sbuffai.
-Ema, sono seria.-
-Ti vergogni a dire che hai quasi fatto sesso con un pezzente come me? Eppure ieri sembravo piacerti.-
Mi rattristai per le sue parole.
Non c'entrava nulla il suo stato economico ma ero troppo incasinata in quel momento per aggiungere altro.
-Io e te non abbiamo nulla da condividere. Non voglio che tu ti illuda. Tutto qua. E no, non mi vergogno per il tuo stato economico! Non mi serve un uomo ricco. Io sono l'uomo ricco della mia vita!-
Si riaccese a quelle parole e sembrò rilassarsi.
-Allora esci con me!-
Scoppiai a ridere.
-Non vuoi uscire? Fai sesso con me.-
Risi più forte e rise anche lui.
-Perché?-
-Perché siamo giovani e folli, viviamo a mille e non ci importa del domani. Perché indossi i pantaloni della mia tuta e hai dormito nel mio letto e ho un comodino pieno di preservativi presi in offerta. Sappiamo di appartenere a due mondi diversi e di poterci divertire senza impegno. Non ti serve leggerezza nella vita? Io posso dartela.-
Scossi la testa elettrizzata dalle sue parole.
-Credi di avere a che fare con un oggetto pronto a soddisfare i tuoi desideri sessuali?-
-No. Ma io sarei volentieri il tuo oggetto.-
Si avvicinò così tanto a me da poter sentire il suo alito caldo sul mio mento.
All'improvviso mi mancò il respiro e sentii il bisogno di fuggire.
Misi una mano sulla sua bocca e lo spinsi via.
-Trovati un'altra vittima.-
Scattai in piedi e corsi via, aprendo la prima porta che mi trovai davanti e trovandoci un bagno.
Mi voltai per vederlo ridere e lo maledissi con tutta me stessa. Passai alla seconda porta e trovai l'uscita. Feci i primi passi sbattendo la porta dietro di me.
E poi mi bloccai.
-A te non serve leggerezza?-
Fu questione di un secondo, un singolo secondo del quale sapevo mi sarei pentita in seguito ma cambiò totalmente ogni mio piano.
Presi un respiro profondo e feci dietro front.
Spalancai la porta e lo trovai in piedi, in cucina, con una fetta di torta in mano.
-Solo per questa volta. Non succederà mai più.-
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