24.

Ema
-Muoviti!-
Voltai gli occhi al cielo e tornai indietro per spingerla fuori da casa.
-Ma che maniere!-
Mi rimproverò lei strappandomi un sorriso.
Era proprio una bambina quando faceva così.
-Ho i pantaloni della tua tuta che mi vanno larghi, la tua felpa, larga! Le scarpe di tua sorella che mi vanno piccole..-
Le diedi un'altra spinta facendo ridere anche lei.
Era contagiosa. Quando gli angoli della sua bocca si incurvavano in sù, mi brillava la strada che avevo davanti.
-Se avessi saputo che eri così lamentosa, avrei portato a casa un'altra ieri sera.-
-Ah ah, simpatico come un dito infilato..-
Le presi la mano ed iniziai a correre trascinandola con me.
Poker seguì l'invito e si fiondò in avanti tirando come un mulo al guinzaglio.
-Siete insopportabili!-
Ci sgridò Mila alzando l'indice e puntandolo verso entrambi.
Poi però afferrò il guinzaglio di Poker iniziando a farlo giocare.
-Chi è il cane più bello del mondo? Pokeeeeer!-
Urlò in mezzo alla strada facendomi venire i crampi alla pancia dal ridere.
-Tu sei pazza.-
Mi avvicinai a lei dandole una spallata e andammo avanti così fino al campo di basket.
Appena varcai i recinti, liberai la belva lasciandola andare a fiutare l'erba intorno a noi a destra e a manca.
-Vieni, ti presento gli altri.-
Mila mi seguì serena mentre mi avvicinavo al gruppo dei miei amici.
-Cazzo amico! Ce l'hai fatta!-
Tuonò Said guardando verso Mila.
-Ad arrivare.-
Aggiunsi io imbarazzato.
-Mila, lui è Said, Bryan e Francesco.-
Mila si avvicinò stringendo la mano ad ognuno di loro.
-Io sono Fiona!-
Si presentò la ragazza di Fra dandole la mano.
-È un piacere conoscervi.-
-È tutto nostro in realtà.-
Si esaltò Said scoppiando a ridere.
Poker corse verso di noi andando a prendersi la sua dose quotidiana di coccole.
-Ema parla di te dal primo giorno di scuola ormai!-
Mi sputtanò il fetente con un gran ghigno sul volto.
-E che dice?-
Alzai la mano per metterlo a tacere.
-Che sei una gran figa!-
Il gruppo scoppiò a ridere di fronte al mio imbarazzo.
Alzai le spalle guardando verso di lei dispiaciuto.
-Come dargli torto?-
Domandò allora lei facendo lo stesso mio gesto.
-Dice altro?- Domandò curiosa cercando di aizzare Said, cosa non difficile.
-Sì!-
-No!-
Urlai io rubandogli la palla per zittirlo in preda all'imbarazzo più totale. Con Said avevo detto fin troppe cose che non volevo fossero rivelate.
-Bene Mila. Facci vedere che tipa sei!-
Disse allora Said con un sorriso furbo sulla faccia.
Mila lo guardò non capendo cosa intendesse.
-Le persone si capiscono giocando a basket insieme. Sei una che corre? O non giochi per non rovinarti le unghie? Sei competitiva? Assertiva? Ti arrabbi se perdi? Mostrami come giochi e io ti dirò chi sei.-
Sorrise accogliendo la sfida.
Said alzò la mano davanti a sè compiaciuto.
-Io, Ema e Fiona. Tu, Bryan e Francesco.-
Mila fece un cenno e corse verso di me rubandomi la palla come un allocco.
Poker si mise in movimento rincorrendola come un pazzo.
Passò la palla a Bryan che tirò canestro da poco più di metà campo.
Mila si girò verso di noi.
-Fatemi vedere che persone siete.-
Rispose sfidandoci apertamente.
Tutto si poteva dire di lei tranne che fosse una che si tira indietro. Questo non glielo avevo mai visto fare.
Said si sistemò a metà campo e le fece segno di avvicinarsi.
Lei iniziò a palleggiare e mi accorsi subito che molleggiava sulle gambe come una che aveva già fatto questo sport, poi passò la palla a Said e si posizionò di fronte a lui in attesa del via.
Appena Said partì, Mila di lanciò sul mio amico per rubargli la palla ma questo la schivò riuscendo a passarla a me.
Corsi palleggiando e riuscii a passarla a Fiona che tirò canestro.
-Uno ad uno.-
Disse Said passandole accanto.
Il turno dopo lo iniziò Byan con Fiona.
Fiona perse la palla dopo un buon inizio e Bryan riuscì a passarla a Francesco.
Questo la passò a Mila che venne subito raggiunta da Said.
Si spostò verso destra e la passò nuovamente a Bryan che fece canestro.
-Però..-
Mi sussurrò Said passandomi accanto.
Andammo avanti così per quarantacinque minuti.
Quarantacinque minuti di sudore estremo e di Mila che non lasciava perdere nemmeno un colpo.
Quante energie aveva?
Riuscimmo a vincere per soli due punti ma eravamo stremati! E Mila era assolutamente poco contenta della perdita.
Mise il broncio come una bambina e nonostante cercasse di fingere indifferenza, era palesemente incazzata del risultato.
Non le piaceva perdere le sfide.
-Vieni Poker. Vieni a riposarti un attimo.-
Disse al mio cane trascinandolo verso la panchina.
La guardia allontanarsi e poi mi voltai verso il mio migliore amico. Sorrise sistemandosi la barba nera e mostrando una fila di denti bianchi.
-Direi che ti perdono la tua assenza di queste settimane. È una tipa a posto. Portala al Taurus con noi più tardi.-
Gli diedi il cinque felice come se avessi ricevuto l'approvazione da parte di mio padre.
-Non stiamo insieme.-
Aggiunsi immediatamente quando mi accorsi di quello che avevo pensato.
I ragazzi scoppiarono a ridere.
Aprii la bocca per ribattere ma mi resi conto che era difficile spiegare la nostra situazione agli altri.
-Siamo solo amici.-
Aggiunsi prima di avvicinarmi a lei.
-I ragazzi vogliono mangiare una pizza questa sera. Vieni con noi?-
Strinse le labbra riflettendoci.
-Hamburger a mezzogiorno, pizza la sera..-
La guardai sorpreso per il suo improvviso slancio salutista. Solitamente mangiava come un camionista.
-Ci sta!-
Mi misi a ridere.
Presi posto accanto a lei sulla panchina e accarezzai il musone di Poker.
-Sai giocare!-
Le feci notare serio.
-Io e Ginny eravamo in squadra alle medie.-
-Peccato che hai smesso.-
Si strinse nelle spalle.
-Paolo non approvava?-
Tirai ad indovinare già innervosito quando vidi il suo volto cambiare.
Si voltò per darmi una sberla sul braccio e io le misi una mano sulla schiena.
Non meritava le mie battute ma era più forte di me.
-Non è così perché è cattivo.-
Mi disse guardandomi negli occhi.
Feci una smorfia.
-Suo padre, mio nonno, era un uomo immensamente violento. Mio padre è cresciuto a suon di sberle e di castighi. Mio nonno non tollerava nulla. Ogni cosa era una punizione.-
Mi morsi il labbro rendendomi conto che non riuscivo a provare pena per lui lo stesso.
-Quindi la fa pagare a te?-
Scosse la testa.
-Quindi è una persona che non sa dare amore perché ne ha ricevuto poco. Però, ha sempre tenuto suo padre lontano da me, è riuscito a rilevare l'azienda di famiglia e farla crescere, si è preoccupato affinché io avessi la miglior istruzione possibile. Quando ero piccola era anche un poco più affettuoso. A quel tempo non gli importava che io fossi sempre composta e presentabile.-
-Poi?-
-Poi è morta mamma e io sono diventata terribile.-
Le tirai una pacca sulla spalla.
-Ma smettila. Non è possibile.-
-Sì invece. Piangevo in continuazione, strillavo in pubblico, mio padre doveva trascinarmi in mezzo alla folla sembravo posseduta. Non dormivo la notte. Urlavo e basta. Non volevo studiare, rompevo i miei giocattoli.. Lui non riusciva a gestirmi e oltre a me, doveva gestire la morte di mamma.-
Restai immobile, infastidito dagli aggettivi negativi che esprimeva verso sé stessa.
-Eri una bambina. Hai reagito così al dolore. Non lo facevi senza motivazione. Avevi bisogno di aiuto.-
-Me lo ha dato.-
-Come?-
Chiesi io continuando con il mio tono scettico.
-Psicologo, baby Sitter, educatrice, sport..-
Alzai gli occhi al cielo. Niente che implicasse lui e il suo amore da padre.
Si era semplicemente dileguato lasciandola in balia del mondo. Bell'aiuto!
-Avevi già gli attacchi di panico?-
Le chiesi allora collegando i fatti.
-Avevi detto che erano arrivati dopo la morte di tua mamma.-
Le feci notare non riuscendo a capire quando erano partiti.
-Sono arrivati un anno dopo. Mamma era morta e Paolo è partito per Bali. Un mese intero. Lì ho fatto il primo.-
No, decisamente non riuscivo ad essere comprensivo verso quell'uomo.
-Okay. Allora fingiamo che Paolo non sia un mostro..-
Mi guardò male a quelle parole.
-Resta il fatto che non lo sei nemmeno tu e avevi solo bisogno di qualcuno che ti sostenesse. Paolo non lo ha fatto. I padri non rilevano solo le aziende di famiglia ma stanno accanto ai figli e li amano quando sono in difficoltà.-
Strinsi i pugni arrabbiato per i pensieri che mi scorrevano in testa.
Non parlavamo più solo di lei ma anche di me.
Dei pessimi padri che avevamo avuto e di come avessero lasciato cicatrici indelebili.
Solo che il mio era morto. Ormai non poteva più vessarmi e minacciarmi.
Il padre di Mila invece era ancora in prima linea nella sua guerra personale contro l'unica figlia che aveva.
-Cambiamo discorso?-
Mi chiede dolcemente rendendosi conto che la cosa mi metteva di cattivo umore.
-Scusami.-
Mi ricomposi velocemente.
-Riportiamo Poker e andiamo a cena?-
Proposi di rimando.
Si alzò in piedi di scatto felice di scappare da quelle rivelazioni.
Aveva capito che c'era molto sotto e forse non era pronta per ascoltare.
O forse, semplicemente, aveva capito che io non ero pronto a raccontarle tutto.
C'erano delle cose che volevo solo dimenticare e non volevo riversale su di lei perché meritava di sentire solo cose belle e non quelle tragedie ormai passate.
Ci incamminammo insieme verso la strada.
Feci un cenno a Said.
-Vi raggiungiamo!-
Urlai lanciandogli la sua palla.
Restai in silenzio alcuni momenti sentendomi ancora scosso per la conversazione di prima.
-In ogni caso, ho lasciato basket perché avevo gli allenamenti di giovedì ed era l'unica sera in cui Paolo era a casa.-
Le strinsi la mano immaginandola piccola e sola che faceva di tutto per attirare le attenzioni di suo padre.
Paolo avrebbe dovuto portarla a giocare a basket insieme, farla dormire nel suo letto e stringerla mentre piangeva.
E perché ora stavo pensando che io potevo darle quelle cose.
-Ema?-
Mi richiamò allora lei. Mi riscossi dai miei pensieri.
-Non ho nulla da mettermi.-
Sorrisi guardandola avvolta da quella tuta bianca immensa, totalmente risvoltata in fondo per non finire calpestata.
Avrei voluto dirle che era bellissima anche così, ma in realtà scoppiai a ridere senza riuscire più a fermarmi.
-Forse mia sorella ti può prestare un paio di pantaloni.-
Le misi la mano tra i capelli facendoli svolazzare.
-Tua sorella mi odia già a sufficienza.-
Feci una smorfia.
-A mia sorella piacciono poche persone. E poi, sarà già a lavoro a quest'ora. Non saprà mai di questo piccolo prestito.-

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