22.

Ema
La serata stava giungendo al termine ed era andato tutto per il meglio.
Mila aveva dimostrato che sapeva il fatto suo non lasciandosi intimorire dalla situazione ma gestendo ogni minimo dettaglio con minuzia e decisione.
Quando arrivò il momento di decretare il vincitore, salì sul palco sicura di sé e prese la busta tra le mani.
-Ringrazio tutti per la presenza e per la serata piacevole appena trascorsa.-
Iniziò a dire con scioltezza.
Aprì la busta passando per un attimo il microfono al musicista e poi scoppiò a ridere quando lesse il risultato.
-Devo pensare che qualcuno abbia truccato i voti.-
Si voltò verso il nostro tavolo per osservarci. Si mordicchiò il labbro come accadeva ogni volta che era agitata.
-Io vincitori del ballo siamo io e mio padre. Grazie per aver votato due orsi scoordinati come noi.-
Uno scroscio di applausi ruppe il silenzio.
Mi unii a quel gesto percependo un fondo di tristezza sul suo volto che mi fece capovolgere lo stomaco.
È la tua serata, nessuno può distruggerla. Tieni duro.
-E questo spiega tutto.-
Annunciò sorridendo quando aprì la seconda busta.
-Sono stati raccolti quasi due milioni e mezzo di euro per la costruzione di una sala diagnostica di precisione presso l'ospedale primario Santo Cuore. oltre duecentomila euro donati gentilmente da Marco Favini, che ha deciso di comprare una quantità assolutamente esagerata di voti in favore del nostro ballo. Grazie Marco. Non avremmo mai potuto vincere senza un aiuto, anche perché le nostre doti sono state dimostrate prima.-
Il pubblico scoppiò a ridere mentre Marco si avvicinò al palco prendendo il mazzo di fiori che Mila gli stava porgendo.
Le baciò entrambe le guance trattenendola troppo a lungo in un abbraccio.
Strinsi forte i pugni sulle mie ginocchia colmo di sentimenti non ben definiti mentre questo tornava al tavolo, passando accanto a noi apposta per darmi una pacca sulla schiena.
Voleva ricordarmi cosa io non avrei mai potuto offrirle. Quanto ero svantaggiato in confronto a lui perché non avevo il suo potere economico.
Non ero nessuno, ero una nullità. Non ero Marco.
Respirai profondamente cercando di mantenere uno sguardo impassibile per non destare preoccupazioni in lei.
D'altronde, pensai non appena riuscii a calmarmi, io non avevo tutti quei soldi ma non l'avrei mai rinchiusa in un bagno, non avrei mai messo a rischio la sua vita.
Potevo davvero sentirmi così inferiore?
Mila concluse il discorso e invitò i presenti a continuare pure a divertirsi.
La sala era prenotata ancora per diverse ore.
Si diresse a passo spedito verso di noi e si lasciò scivolare sulla sedia libera con uno sbuffo.
Rimanemmo in silenzio tutti per alcuni istanti, giusto per capire se era contenta oppure no dato che lasciava trapelare ben poco dal suo viso.
-Allora? Sono andata bene? Dite qualcosa!-
Sorrisi dandole una piccola spinta sul braccio.
-E lo chiedi pure? Sei stata straordinaria in tutto.-
Ginny alzò gli occhi al cielo trattenendo le battute per sé. Si alzò per andare ad abbracciare l'amica.
-Sei stata brava. Erano tutti impressionati.-
A quelle parole, Mila si voltò verso Paolo.
Si stavano alzando e stavano per andarsene.
-Non mi va di andare a salutarli.-
Sussurrò assumendo la faccia di una bambina che faceva i capricci.
Mi fece sorridere il suo essere corrucciata.
-Non farlo. Scappiamo.-
Proposi guardandola negli occhi.
Era una follia andarsene nel bel mezzo della sua serata però d'altronde, aveva fatto il suo e ora non aveva altre mansioni da svolgere.
Restare era solo una cortesia alla quale potevamo fare a meno.
-Tu sei pazzo.-
Mi fece notare Elia. Il suo corpo però esprimeva ben altro. Sembrava compiaciuto della mia proposta perché in realtà, nessuno di noi voleva trattenersi oltre in quel luogo.
Scoppiai a ridere.
-Sono venuto qui con uno smoking comprato al discount, ho affrontato i pettegolezzi di questa gente e l'odio di suo padre, e mi chiami pazzo perché ora voglio fuggire?-
Ginny estrasse il rossetto dalla borsa e se lo passò sulle labbra osservandosi allo specchietto. Una volta sistemato, ributto tutto nella borsa e si sgranchì le braccia.
-Ha ragione. Andiamocene. Hai fatto il tuo.-
Mila scosse la testa ma vidi un guizzo nei suoi occhi che mi fece capire che l'idea l'allettava.
-Andiamo al club. Beviamo finché non dimentichiamo quello che non ci piace. Non siamo obbligati a fare nulla.-
Mi alzai in piedi e le porsi la mano.
Vidi lo sguardo di Paolo uccidermi a pochi tavoli di distanza.
Mila restò immobile, titubante, per meno di dieci secondi e poi afferrò la mia mano alzandosi in piedi.
-Andiamocene in fretta prima che qualcuno ci costringa a baciargli le guance!-
Suggerì Ginny afferrando la sua pochette e lanciandosi verso l'uscita.
La seguimmo in silenzio fino all'ascensore e solo una volta chiuse le porte ci rilassammo e scoppiammo a ridere.
-Non ne potevo più. I tacchi mi stanno uccidendo.-
Disse Mila appoggiandosi a me per scaricare il peso. Nonostante le scarpe alte, non mi superava in altezza.
Osservai i suoi piedi rialzati da almeno dieci centimetri di pura tortura.
Potevo vedere la vena pulsarle sul dorso.
Le avvolsi la vita con il braccio cercando di alleggerire il suo peso.
Mila non disse una parola ma alzò la testa per osservarmi.
Una volta arrivati al piano terra, Elia andò a recuperare i cappotti mentre le ragazze si sedettero sui divanetti d'entrata.
-Che ti ha detto Paolo?-
Chiese Ginny appoggiando la testa sulla spalla della sua amica.
Mila guardò verso di me e poi distolse lo sguardo.
-Sì è solo complimentato.-
-Certo..-
Dissi sarcastico io cercando le sigarette nella mia giacca.
-Non pensarci troppo, qualsiasi cosa lui abbia detto. Non ne vale la pena.-
Le suggerì Ginny che ormai conosceva molto bene la situazione.
Mila sorrise alzandosi in piedi per afferrare il cappotto che Elia le stava porgendo.
-Non so se sono in grado di camminare.-
-Ti porto in spalla fino al taxy?-
Chiese Davide prendendola in giro.
Colsi la palla al balzo.
Era tutto la sera che volevo toccarla ma ero costretto a starle a debita distanza.
Non vedevo l'ora di sentire il profumo della sua pelle e di sfiorare il suo corpo.
Mi avvicinai a lei e mi abbassai leggermente invitandola a salire sulla mia schiena.
-Sei forse impazzito?-
Le afferrai una gamba avvicinandola a me.
-Muoviti prima che arrivi quel vampiro di tuo padre.-
Prese slancio con le gambe e mi saltò sulla schiena ricordandomi che, seppur piccolina, non era esattamente leggera.
-Ce la fai?-
Chiese ridendo.
-Certo.-
Risposi stoico io iniziando a camminare verso l'uscita.
Non avrei mai ammesso che sotto tutti quei muscoli dovuti a duri allenamenti nella palestra all'aperto, fatta di pacchi di acqua e sacchi di farina, c'era un uomo che soffriva perché portava una donna sulle spalle.
Sentirla così vicina faceva valere la pena di soffrire per lo sforzo.
Le toccai il retro delle ginocchia e mi lasciai travolgere da quella sensazione bellissima di sentire il suo corpo contro il mio.
Eravamo solo amici.

Prendemmo un taxi che ci lasciò di fronte al club.
Era pieno e c'era una marea di fila che noi saltammo perché appena i buttafuori riconobbero gli altri, gli fecero segno di passare.
Dentro era caldo, c'era troppa gente e la musica stordiva.
-Non so se sono pronta per questo dopo la serata di ieri!-
Urlò Ginny per sovrastare la musica.
Elia ci condusse verso il privè, dove ovviamente loro avevano accesso mentre io non avevo mai varcato quella soglia, e lì dentro incontrammo altri compagni di scuola.
C'era anche Sandra intenta a ballare affacciata alla terrazza.
Mila si mise sul divano e si tolse le scarpe.
Passò i suoi piedi a Davide che prese a massaggiarle.
Sorrisi compiaciuto quando mi accorsi di non essere geloso.
Ma allora ero guarito!
-Vado a prendere da bere!-
Le urlai nell'orecchio.
Seguii Elia verso il bancone per prendere una bottiglia di vino che fortunatamente pagò lui, duecentosessanta cazzo di euro!
Quando ci voltammo per tornare al nostro posto, mi ritrovai Sandra davanti agli occhi che, con le mani sui fianchi, mi osservava con sguardo seducente.
Spalancai la bocca sorpreso ma poi mi avvicinai per baciarle le guance. Profumava di pulito.
-Sei qui con lei allora?-
Mi domandò facendomi segno verso Mila con la testa.
In quel momento mi accorsi che ci stava osservando con una faccia che non prometteva nulla di buono.
Le sorrisi sperando che questo la facesse rilassare ma poi Sandra mi mise la mani sul petto iniziando a muoversi.
-Che fai?-
Le domandai spostandomi leggermente.
-Ballo con te.-
-Questo lo vedo, però come tu stessa hai detto, sono qui con Mila.-
La ragazza si ritirò scocciata.
-E lei è così gelosa da non lasciarti parlare con un'amica?-
Mi sentii in dovere di difenderla.
-No, Mila non è una donna insicura. Però io odio le mancanze di rispetto e in questo momento non sto ballando con un'amica ma con una che ci prova. Dire che va bene sarebbe una cattiveria gratuita.-
Sandra si strinse nelle braccia.
-E perché una come me dovrebbe provarci con uno come te?-
Le feci uno dei miei sorrisi migliori sicuro di non volermi fare rovinare la serata da nulla e nessuno.
-Non lo so, dimmelo tu.-
Si morse il labbro e si sistemò i capelli con le mani.
-Stai con lei quindi?-
Pensai per alcuni secondi a come risponderle.
-Questa sera sì.-
Le sorrisi di nuovo e la superai per tornare da Mila.
Stava già brindando con un bicchiere di prosecco e si era alzata in piedi, scalza, per ballare.
Le afferrai il bicchiere e bevvi tutto il contenuto ridandoglielo vuoto.
Mi fece il dito medio e si voltò per continuare a ballare.
-Sei gelosa?-
Le domandai all'orecchio avvicinandomi a lei.
Ma che stavo dicendo? Eravamo solo amici, avevo messo io questa parte nel nostro patto e ora mi sentivo compiaciuto se lei si ingelosiva di me?
-No. Siamo solo amici.-
Mi ricordò.
Sbuffai affiancandola ed iniziando a ballare accanto a lei.
-Quindi non ti scoccia se torno da Sandra un attimo?-
Mi guardò colma di risentimento.
-Smettila di scherzare con il fuoco Ema. Non mi piacciono questi giochi.-
I miei occhi si illuminarono di gratificazione quando mi accorsi che l'idea la innervosiva.
Presi il prosecco e le riempii di nuovo il bicchiere.
-Ti ricordi come è finita l'ultima volta che ci siamo ubriacati insieme?-
Finsi di pensarci un attimo come se lo avessi cancellato dalla mia memoria.
-Goditi il momento e smetti di pensare.-
Le sussurrai all'orecchio.

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