12.

Ema
Le odorai i capelli sorridendo per quel gesto.
Dovevo sembrare un'idiota, eppure non potevo fare a meno di sentirmi fortunato.
Fino a due settimane prima, non avrei mai pensato che Mila Martens sarebbe venuta a casa mia e si sarebbe addormentata nel mio letto.
Invece la vita aveva preso una piega insolita ed ero passato dal chiederle continuamente di uscire con me a ritrovarmela davanti casa senza averle chiesto nulla.
Trattenni il fiato per evitare di tossire. Non volevo svegliarla. Non volevo interrompere quel momento perché sapevo che, il tempo di un secondo, avrebbe indossato di nuovo il suo scudo e sarebbe fuggita.
Doveva sentirsi davvero male per farmi quelle confidenze. Non era da lei mostrarsi agli altri nelle sue fragilità. Era sempre così impostata e contenuta.
Le uniche volte in cui l'avevo vista brillare era perché aveva una buona dose di alcool in corpo che le impediva di pensare alle conseguenze.
Suo padre era uno stronzo. Non si rendeva conto del male che le faceva.
Quale genitore preferisce i suoi affari al benessere della figlia?
E come poteva spingerla tra le braccia di qualcuno che la spaventava?
Mi sentii il viso andare in fiamme e mi resi conto di quanto mi innervosiva quella faccenda.
Eppure, non era affar mio. Io e Mila avevamo dei confini che non dovevamo superare e dovevo ficcarmeli bene in testa perché la sera precedente, complice l'alcool e la festa, le ero stato addosso come se fosse la mia ragazza e non la ragazza con la quale passavo il tempo.
Per me era difficile distanziarla da me.
Era un anno che la osservavo ogni giorno e mi ripetevo in continuazione quanto fosse stupenda.
Non solo dal lato fisico.
Mila era energia pura, forza e determinazione. La ammiravo per tutto il lavoro che svolgeva.
Non riuscii più a trattenere la tosse che mi scosse profondamente i polmoni risvegliandola.
-Scusami.-
Si alzò di scatto grattandosi la testa confusa.
-Che ore sono?-
Chiese prendendo il telefono.
-Le sette. È tardissimo.-
Mi misi a sedere anche io percependo la differenza che c'era tra di noi.
Era pentita di avermi raccontato quelle cose, lo percepivo perfettamente.
-Stai meglio?-
Tossii di nuovo.
-Come nuovo.-
Accese la luce facendomi sbattere le palpebre più volte.
-Sei uno straccio.-
Alzai il dito medio puntandoglielo contro e quando lei si spostò la seguii con il dito.
-Hai fame?-
Le chiesi timoroso.
Ero sicuro che mi avrebbe risposto che era tardi, che era meglio mantenere le distanze, che il nostro giro di svago era finito.
-Sto morendo di fame in realtà. Però ti ho già disturbato a sufficienza.-
Mi alzai in piedi e mi avvicinai a lei scompigliandole i capelli.
Sbuffò guardandomi male.
-Il mio letto ti accoglierà ogni qual volta dovrai smaltire una sbornia. Quante donne lo hanno usato per questo motivo..-
Rise del mio teatrino e poi si morse il labbro.
Probabilmente stava pensando a cos'altro facevo in quel letto ed improvvisamente, mi sentii meglio.
Mi avvicinai a lei e le posai le mani sulle guance.
Mila si ritrasse. Non infastidita ma quasi spaventata da quel contatto inaspettato e troppo intimo per lei.
-Ti cucino qualcosa?-
Mi chiese con tono incerto.
-Sai cucinare?-
Non rispose.
-Facciamo che cucino io.-
-Ma tu sei ammalato!-
Cercò di ribattere con poca convinzione.
Mi seguì al piano inferiore e proprio quando posai il piede sull'ultimo gradino mi bloccai di scatto.
-Merda. Credo che..-
-Ema!-
Mia madre fece irruzione nel salotto e mi venne incontro tastandomi la testa.
-Hai ancora la febbre. Ora ti do qualcosa. Ed è meglio che mangi!-
Guardai Mila dispiaciuto per essermi dimenticato il dettaglio mamma e la vidi vacillare.
Fu solo un momento ma colsi l'indecisione e l'imbarazzo sul suo viso, situazione assai rara.
-Forse è il caso che io vada.-
Mamma si voltò a guardarla come se avesse detto una parolaccia.
-Ma non se ne parla. Ho cucinato le lasagne anche per te e mi hai promesso di assaggiare la mia torta.-
Si diresse a passo spedito verso la cucina e la sentii trafficare con i piatti.
-Non ho promesso nulla in realtà.-
Scoppiai a ridere e poi tossii.
-Mamma è così. Se non ti va puoi andare. Non preoccuparti. Non abbiamo obblighi e non dobbiamo fare nulla che non ci va. Ricordi?-
-Venite, forza!-
Sorrisi quando la vidi prendere la strada che portava alla cucina.
-Ho preparato la lasagna. Così quello che avanza te lo riscaldi domani che io smonto notte e sarò stanca.-
Presi posto al tavolo e mi portai la mano sulla fronte.
-Perfetto capitano.-
Mamma iniziò a tagliare la lasagna e passò il primo piatto a Mila, nonostante cercai di acciuffarlo io.
-Grazie signora.-
-Teresa. Chiamami Teresa. Frequentate la stessa classe?-
-Sì. Non farle il terzo grado mamma.-
La rimproverai immediatamente. Conoscevo quell'impicciona.
Iniziammo a mangiare le lasagne di mamma in tacito silenzio.
Il suo cibo faceva questo effetto, era così buono da togliere le parole di bocca.
-È la lasagna migliore che abbia mai mangiato!-
Si congratulò Mila mettendone in bocca un gran boccone.
Mamma sorrise compiaciuta.
-Non fare complimenti! Ne ho fatta tanta. Puoi averne quanta ne vuoi, anzi, se la gradisci ne do un pezzo anche a te per domani.-
Mila le sorrise calorosa.
-Mamma è così. Se non lavora cucina, se non cucina è fuori con il cane.-
Mi guardai intorno per individuare quel lardone che dalla poltrona aveva solo alzato la testa per guardarmi sentendo nominare il suo nome.
-Oggi mi sono fatta cambiare due turni! Dovevo iniziare a mezzogiorno, alla fine entrerò alle dieci. Cosa non si fa per i figli.-
Si allungò verso di me dandomi una pacca e quasi mi fece andare di traverso la lasagna.
-La scuola è difficile anche per te?-
Chiese allora a Mila facendole notare che per me lo era.
Lei si strinse nelle spalle.
-È una scuola prestigiosa quindi ha un livello molto alto ma sicuramente da anche molte possibilità future.-
Teresa sorrise guardandomi in cerca di complicità.
-Lo so. La borsa di studio è stata una manna dal cielo. Senza di essa, non ce lo saremmo mai potuto permettere.-
Abbassai gli occhi verso il piatto sentendomi stupidamente a disagio per quell'affermazione. Non volevo rimarcare le differenze sociali che c'erano tra di noi.
-Io sono una mamma single di due ragazzi. La crisi, il COVID, penso che capisci che la situazione..-
-Mamma!-
La sgridai per zittirla.
No, Mila non poteva capire e forse mia madre non aveva capito chi era Mila.
-Scusate. Forse vi sto assillando..-
-No signora. Non ci sta assillando. È sicuramente difficile crescere due figli da soli. Ema è molto rispettoso. Ha fatto un buon lavoro.-
Gongolai a quell'affermazione.
-Dimentichi affascinante, seducente, intelligente..-
Mi diede una pacca sul braccio per farmi smettere.
-Intendevo solo educato. Non esagerare.-
Alzai gli occhi e incrociai quelli di mia madre. Sorrideva come se sapesse cose che io ancora non sapevo.
Scossi la testa per paura che dalla sua boccaccia uscisse qualcosa di inaspettato e inopportuno ma fortunatamente non disse nulla.
-Farò una serata di beneficenza fra cinque giorni. Raccolgo fondi per l'ospedale, per la sala di strumentazione nuova. Lei ci sarà?-
Chiese allora Mila lasciando mia madre a bocca spalancata.
Ora iniziava a capire chi avesse invitato in casa sua e a chi stesse offrendo le sue lasagne.
-Lei è la signora Martens?-
Chiese grattandosi la testa.
Mila fece un cenno.
-Mio Dio. Che ci fa qui con mio figlio?-
-Mamma.-
Le lanciai il tovagliolo scocciato e mi lasciai andare ad una serie di colpi di fosse.
Mila si mosse sulla sedia nervosamente.
-Non dovrei?-
Mi guardò a disagio.
-Insomma, le da fastidio che..?-
-Assolutamente!-
La interruppe Santa Teresa.
-Sono solo sorpresa. Insomma..-
-Sono educato, affascinante, brillante.. Di che ti sorprendi?-
Mia madre fece il giro del tavolo per darmi un bacio in fronte.
-Scusami. Non volevo sminuirti.-
Guardai verso Mila e colsi qualcosa di strano nel suo sguardo. Provai ad attirare la sua attenzione ma sembrò rattristarsi inesorabilmente.
-Non stiamo insieme in ogni caso. Non vorrei che interpretasse male la situazione.-
Mamma fece un cenno con la mano.
-Non interpreto nulla. Io mi faccio gli affari miei. Ascolto solo quando i miei ragazzi hanno bisogno, altrimenti gli lascio fare le loro scelte. Qualsiasi cosa tu sia, purché non lo farai disperare come l'ultima ragazza che si è seduta qui..-
-Mamma!-
Tuonai improvvisamente arrabbiato per davvero e lei se ne accorse, come se ne accorse Mila.
-Basta parlare così tanto. Ascolti solo quando lo chiediamo ma parli a dismisura.-
Si morse il labbro sembrando seriamente dispiaciuta.
-Volete un pezzo di torta alle castagne?-
Domandò cambiando argomento.
Mila le sorrise.
-Sono quì per questo.-
Tagliò due grandi fette e per me, riempì anche un bicchiere di latte.
-Grazie mamma.-
Mi allungai per darle un bacio, per farmi perdonare dallo scatto di prima.
-Latte e lasagne?-
Mi chiese Mila facendo una smorfia.
-Bevo sempre il latte insieme alle torte di mamma. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Da sempre.-
Aggiunsi orgoglioso.
Era un'abitudine che avevo fin da piccolo.
Il mio confort food che mi tirava su il morale ogni volta che ne avevo bisogno.
-Vuoi assaggiare?-
Chiesi a Mila allungandole la torta.
Lei fece cenno di no con la testa e continuò a mangiare la sua.
-Insisto. Ti ho detto che ti avrei fatto provare le cose belle della vita e questa è una di quelle!-
Immersi la torta nel latte e gliela avvicinai alla bocca insistendo finché non prese un morso.
-Molto buona.-
Sorrisi compiaciuto.
-A colazione.-
Ridacchiai continuando a mangiare il mio dolce.
Quando alzai la testa, mia madre mi osservava ancora con quello sguardo.

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