Capitolo 33
Settembre era alle porte. Axel e Lennon stavano insieme da quasi due settimane e tutto andava a gonfie vele.
«Sei sicuro di voler restare al pub per tutto il mio turno? Ti annoierai, Lex.»
Lennon accarezzò il viso del suo ragazzo dopo che ebbe parcheggiato la macchina davanti al locale di Roselyn.
Axel si affrettò a mostrargli un sorriso e baciarlo sulle labbra, «Non mi annoierò, tranquillo. Stasera c'è la serata karaoke, ovvero persone incapaci di cantare che si convincono di essere bravi e rincoglioniscono il pubblico con le loro voci stonate» ridacchiò mentre un ricordo passato gli tornò alla mente.
«Perché non canti qualcosa anche tu? Almeno mi delizi con la tua voce». Lennon si tuffò sul suo ragazzo e lo abbracciò, affondando il viso nell'incavo del suo collo e sorridendo rilassato.
«Forse... In ogni caso resto anche per controllare che nessuno ci provi con te.»
«Amore, gli altri non mi interessano e poi se dovessero farmi delle avances mi basterà dire la verità, cioè che sono fidanzato e che non ho nessun interesse a conoscere altre persone.»
Le guance di Axel presero colore. Doveva ancora abituarsi ai nomignoli che Lennon gli affibbiava.
«Sono molto geloso.»
Lennon gli baciò il collo, «Lo so e anche io sono geloso, ma io mi fido di te perciò tu fidati di me».
«Mi fido, Neon.»
Entrarono nel pub e Lennon andò subito a ritirare la sua roba nel suo armadietto mentre Axel si sedette al bancone, scrutando con attenzione tutta la clientela di quella sera. La maggior parte erano uomini e donne adulti ― erano ben poche le persone della loro età.
Bene. Meglio.
Roselyn uscì dalla cucina con in mano una brioche per lei stessa e si stupì dal ritrovarsi davanti suo fratello. «Ax, ehi, come mai sei qui? Oggi—»
«Lo so che la band non deve esibirsi e infatti come puoi ben vedere sono solo. Sono qui per far compagnia al mio ragazzo» la interruppe mentre un sorriso di circostanza nacque sulle sue labbra.
La sorella aprì i suoi occhi grigi per la sorpresa, «E chi è il tuo ragazzo?».
Non aveva idea che suo fratello si fosse fidanzato con qualcuno. Aveva sempre pensato che sarebbe rimasto solo, non tanto per il suo carattere bensì per il suo essere molto libertino. Come loro madre ― nonostante fosse stanca di vederla cambiare uomo ogni due settimane. E invece era finalmente riuscito a trovare un ragazzo con cui stare. N'era contenta.
«Lennon.»
«Lenny? Davvero? Sono contenta per te. È proprio un bravo ragazzo.»
Ora che Axel le aveva detto così, riusciva a comprendere il perché tempo addietro si fosse preoccupato per la salute di Lennon e le avesse chiesto di poterlo fare andare a casa. Ma anche perché molte volte si era presentato al pub senza la band, cosa che prima non avrebbe mai fatto.
«Sì, lo è.»
«Ax, senti, per la questione di nostro padre... Mi dispiace davvero tanto non avertene mai parlato. Nostra madre è una stronza, ma―»
Axel le fece segno di fare silenzio e scosse il capo, «Non voglio sentire parlare di lei. Ti ha plagiata e ormai non si può più tornare indietro».
Il viso di Roselyn mutò in un'espressione di amarezza poi sospirò rattristata, «Mi rendo conto che ho sbagliato e so che il passato non si può cambiare, ma io sono cambiata, Ax. Non bevo più da tempo. Non posso dire di essere felice per colpa di tutta questa storia con Robbie e i suoi genitori, ma ho le mie bambine e sto tenendo duro per loro. Non devi perdonare nostra madre perché è imperdonabile, ma potresti fare un tentativo con me? Come hai detto tu, nostra mad―»
«Elaine» fiatò a denti stretti. Non era più sua madre quella donna. Non gli importava che l'avesse messo al mondo perché come aveva sempre detto, non lo aveva mai voluto. E ora era lui che non voleva più avere niente a che fare con lei.
«Elaine, sì, mi ha plagiata e mi ha sempre tenuta dalla sua parte, ma ora sono cresciuta e non sono più quella di un tempo perciò mi rendo conto che ciò che ti ho e non ti ho fatto è sbagliato e ti chiedo scusa. Sarei dovuta essere una sorella migliore. Non sono giustificabile, ma ti prego, Ax, sono stanca di litigare con te. Ti voglio bene ho bisogno del mio fratellino.»
Axel non si scansò quando Roselyn gli adagiò una mano sulla guancia destra e gli lasciò leggere carezze con i polpastrelli, «Ci proverai? Farai un tentativo con me?».
«Perché?» domandò con voce roca e bassa, «Perché ora? Perché mi stai chiedendo di perdonarti proprio adesso?».
Roselyn gli prese il viso con entrambe le mani e poi gli premette la bocca sulla fronte in un bacio delicato, «Perché ora non mi sembri essere più accecato dalla rabbia. Perché finalmente stiamo avendo una conversazione senza scannarci».
«Rose... Se dovessi perdonarti, andrai dalla stronza a dirle tutto ciò di cui parliamo?»
La ragazza scosse il capo, «No, non lo farei mai. Sono cose tra sorella e fratello. Lei non c'entra niente con noi due».
Axel spostò lo sguardo verso la porta da cui era appena uscito Lennon e abbozzò un sorriso in sua direzione. Lennon ricambiò il sorriso poi i suoi occhi verdi si aprirono nel vederlo così vicino a sua sorella e in fretta li raggiunse, temendo potessero finire col litigare e lui non voleva che il suo ragazzo si alterasse per niente.
«Ciao Rose, tutto bene?» lanciò un'occhiata al suo ragazzo che annuì, continuando a sorridere mentre Roselyn lo salutò con un abbraccio che lo lasciò esterrefatto.
Perché lo aveva abbracciato? Che stava succedendo?
«Tutto bene. Stavo dicendo a mia sorella che farò un tentativo, che le darò una seconda chance» rispose Axel al posto di Roselyn che lo guardò stupita poi un attimo dopo si lanciò su di lui per abbracciarlo, nonostante il bancone a dividerli.
«Oh, Ax...Ti voglio bene.»
«Anche io, Rose.»
Dopo quella chiacchierata, Lennon incominciò il suo turno. Axel gli restò accanto, ridendo nel udire quanto fosse stonata la prima coppia che si era prenotata per il karaoke e che ora stava cantando a squarciagola.
«I miei poveri timpani» commentò Lennon mentre passava lo stracciò sul bancone per levare gocce di birra dalla superficie.
«I timpani di tutti, tesoro» replicò Axel mentre si tappava le orecchie con le mani per poi scambiarsi un'occhiata col suo ragazzo che rise annuendo.
«Vai tu, ti prego. Ho bisogno di sentirti cantare.»
«Ho già detto a mia sorella di mettermi in lista.»
Lennon gli schioccò un bacio sulle labbra dopo che il suo ragazzo gli ebbe dedicato un caloroso sorriso, «Sono felice che tu e Rose stiate provando a mettere da parte i vostri screzi per avere finalmente un rapporto normale».
Axel annuì e la sua bocca sfiorò quella di Lennon per quanto i loro visi fossero vicini. «Ti amo Neon» gli sussurrò sulle labbra prima di baciarlo con dolcezza.
«Axel Powell, tocca a te!» Roselyn chiamò suo fratello per salire sul palco a cantare e per quel motivo i due ragazzi si staccarono l'uno dalle labbra dell'altro, ridacchiando.
«Vai e rendimi fiero.»
Axel gli fece la linguaccia poi si alzò dallo sgabello e con passo elegante raggiunse sua sorella che lo stava aspettando sul palco per passargli il microfono.
«Cosa vuoi cantare?» gli chiese Rose.
«"The Reason" degli Hoobastank.»
La musica partì e Axel iniziò a cantare con lo sguardo ben saldo in quello di Lennon che, come la prima volta, rimase incantato dalla sua voce.
«I'm not a perfect person, there's many things I wish I didn't do But I continue learning. I never meant to do those things to you and so, I have to say before I go that I just want you to know, I've found a reason for me to change who I used to be. A reason to start over new and the reason is you.»
Lennon non riuscì a nascondere l'enorme sorriso che comparve sulle sue labbra mentre lo ascoltava cantare quella canzone che era sicuro gli stesse dedicando.
«Ti amo anche io» mimò con la bocca e Axel ridacchiò, interrompendo per mezzo secondo la canzone poi ripartì nel cantarla.
La serata finì per il meglio. I due ragazzi tornarono a casa e nonostante la stanchezza, fecero l'amore, promettendosi di restare insieme per sempre.
✴✴✴
Lennon stava studiando per il Test d'Ammissione in Giurisprudenza. O meglio stava cercando di farlo. Qualcuno aveva ben deciso di disturbarlo, impedendogli di concentrarsi. Axel gli stava lasciando una scia di baci lungo la spina dorsale e per quel motivo non riusciva a restare focalizzato sullo schermo del portatile davanti a lui.
«Amore, dai, devo studiare» si lamentò, scuotendo leggermente le anche per cercare di levarselo di dosso.
Pessima idea. Il batterista la prese come una sfida. Si sdraiò completamente su di lui, rubandogli un respiro strozzato poi incominciò a mordicchiargli prima la spalla destra e poi la sinistra. Nel mentre la mano che gli aveva fatto passare sotto alla pancia era scesa fino alle parti intime del suo ragazzo e quando glielo intrappolò tra le dita, gemette rocamente.
Lennon affondò il viso sul materasso e stritolò le lenzuola tra le dita. Quel tocco aggressivo e irruente del suo ragazzo gli aveva fatto dimenticare completamento lo studio, nonostante fosse conscio del fatto che non poteva permettersi di non studiare se voleva diventare un avvocato.
Il suo secondo gemito venne soffocato per via della sua bocca premuta sul letto, ma Axel era intenzionato a farlo gridare dal piacere. E per quel motivo, staccò velocemente la mano dal membro del suo ragazzo e con le mani arpionate ai suoi fianchi, lo fece voltare, impedendogli così di sopprimere ogni suono meraviglioso che usciva da quella bocca che bramava baciare.
Axel avvicinò il suo viso a quello di Lennon. Il respiro del suo fidanzato era affannato e le sue guance avevano già assunto il suo colorito rossastro mentre cercava di riprendere fiato.
«Vuoi davvero che mi fermo?» il batterista tornò a giocare con l'intimità del rosso che appena percepì le dita dell'altro stringersi con energia intorno al suo membro, inarcò la schiena e tornò a stropicciare le lenzuola con le sue mani strette a pugno e ad ansimare a bocca aperta.
Lennon riuscì a recuperare un briciolo di lucidità in mezzo all'intensità e all'eccitazione che il suo ragazzo gli stava procurando e scosse leggermente il capo, inumidendosi le labbra secche.
Perché non lo aveva ancora baciato?
Liberò le lenzuola dalle sue grinfie e con la mano andò ad afferrare il batterista dalla nuca poi lo tirò verso di lui, facendo scontrare immediatamente le loro bocche. Gli succhiò le labbra, come adorava fare ogni volta che si baciavano. Le loro lingue poi si intrecciarono. Le salive si mescolarono insieme al loro respiro ansimante.
La mano di Axel continuò il suo tragitto. Su e giù. A volte lentamente e altre con una velocità tale da far irrigidire Lennon e inarcare la schiena, stringendo persino le dita dei piedi. Poi raggiunse il piacere e si accasciò sfinito sul materasso. Il suo respiro era ridotto ad affanni rapidi.
Axel gli regalò un bacio bagnato. Le loro labbra emisero uno schiocco secco quando si staccarono.
«Ti amo Lennon.»
Lennon stava ancora riprendendo fiato, ma non si risparmiò dal mostrargli un sorriso pieno di beatitudine e fargli una carezza sul viso che lo portò a sorridere a sua volta.
«Ti amo tanto, ma tanto anche io.»
«Vuoi fare l'amore?»
Il rosso emise un ridacchio ansante, «E me lo chiedi anche? Ovvio che lo voglio, amore».
✴✴✴
«No. Ho detto di no» Lennon puntò un dito contro sua madre che se ne stava tranquillamente seduto sul divano di casa sua, con appoggiato sulle cosce il suo album fotografico e sorrideva furbesca, «Non ti azzardare a farglielo vedere. Ci sono troppe foto imbarazzanti!».
«Ma io voglio vedere com'eri da piccolo» se ne uscì Axel, accomodandosi accanto a Helen e lanciando prima un'occhiata all'album e poi al suo ragazzo che lo trucidò con lo sguardo.
«È imbarazzante.»
«Che dici, tesoro?! Le tue foto sono tutte adorabili.»
«Oh sì, certo! Vogliamo parlare di quelle dove sono seduto sul vasino?» sbraitò in italiano mentre gli tornavano in mente foto per cui provava un'immensa vergogna e portò le mani a coprirsi il viso per l'imbarazzo.
Perché fotografarlo mentre faceva i suoi bisogni? Che significato avevano quelle foto?
«Non c'è niente di male in quelle foto.»
«Ti prego, mamma. Se proprio vuoi fargliele vedere, prima controlla dove sono quelle imbarazzanti e cerca di evitarle» Lennon buttò le mani all'aria, arrendendosi.
Axel capì ben poco di ciò che si dissero. Anzi, l'unica parola che riuscì a comprendere fu "mamma", per il resto non capì assolutamente niente quindi fissò entrambi con aria confusa.
Helen gli appoggiò una mano calda sulla sua e gli diede due colpetti leggeri poi gli sorrise affettuosamente, «Posso fartele vedere».
«Tranne quelle imbarazzanti» precisò il figlio, affondando il sedere nel pouf e allungando le gambe sul tappeto bianco e peloso che si trovava di fronte al divano.
La madre emise una risata allegra, ma annuì agli ordini precisi di Lennon poi aprì l'album fotografico e incominciò a raccontare ogni retroscena di tutte quelle maledette foto.
E il suo ragazzo non si risparmiò dal commentare e fare delle fotografie con il cellulare alle sue preferite.
«Eri un bambino adorabile e bellissimo» Axel indicò un'immagine dove c'erano Lennon e Greta abbracciati con dietro l'albero di Natale illuminato.
Lennon aveva i capelli legati in due codini e sorrideva senza un incisivo mentre Greta, già adolescente, lo stringeva calorosamente contro di lei, guardando dritta nella telecamera.
Pure la sorella sin da ragazzina era sempre stata stupenda ― non poteva credere che quel deficiente dell'ex marito avesse preferito la tipa stronza con cui era stato Lennon a lei. Greta era centomila volte più bella di quella biondina.
«E ora faccio cagare? Non ho capito, eh...» borbottò offeso.
«No, Neon, ora sei un figo pazzesco» commentò Axel e non provò alcuna vergogna nel dirlo, anche perché Helen annuì in approvazione.
Lennon voltò il viso di lato, imbarazzato ma non riuscì a nascondere il sorriso raggiante che crebbe sulle sue labbra.
«Perché lo chiami "Neon"?». Helen non aveva mai fatto quella domanda al figlio eppure era molto curiosa di sapere da dove arrivasse quel soprannome.
«Per via del suo nome. Se togli la L e una N e mescoli le lettere restanti si forma la parola "Neon" e dopo averlo capito, l'ho fatto diventare il suo soprannome, almeno per me.»
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata complice. Entrambi ricordavano perfettamente le parole che si erano detti a vicenda prima che avesse origine il suo nickname. Axel lo aveva sbeffeggiato per il suo nome che gli pareva più un cognome e da quel momento era nato il nomignolo "Neon". All'inizio lo aveva detestato ma pian piano che si era affezionato a lui, aveva incominciato a piacergli anche perché lo usava spesso e alla fine ci aveva fatto l'abitudine.
«Che idea carina! Mi piace molto.»
Axel e Lennon risero compiaciuti.
«Comunque, quando mi darete dei nipotini?» domandò scherzosamente la donna.
«Mamma!» strillò Lennon mentre Axel si sbellicò dalle risate, osservando il suo ragazzo diventare paonazzo per la domanda di Helen.
«Cosa? Non ho detto niente di male...»
✴✴✴
Lennon baciò una spalla al suo ragazzo poi ci adagiò sopra la testa, «Mi mancherai in queste due settimane» ammise con tristezza.
Axel stoppò il film che stavano guardando su Netflix. Premette la bocca tra i capelli del suo ragazzo poi glieli accarezzò. Anche a lui sarebbe mancato da morire, soprattutto ora che si erano fidanzati e il loro unico desiderio era passare più tempo possibile insieme.
La proposta che aveva ricevuto Evan per la band era arrivata proprio nel momento peggiore. Amava esibirsi in giro e sapeva che in futuro sarebbe stato anche peggio e che Lennon avrebbe rischiato di vederlo solo tramite cellulare, ma quelle due settimane erano le più decisive per il suo ragazzo. Lennon avrebbe dato l'esame per entrare nella facoltà di Legge e lui avrebbe voluto restare al suo fianco per sostenerlo e invece gli sarebbe toccato farlo in videochiamata.
«Anche tu, tesoro, da morire.»
Axel si mise su un fianco e ciò portò Lennon a spostare la testa dalla sua spalla, ma prima che potesse chiedergli cosa stesse facendo, gli fu addosso. Le labbra premute contro le sue. Le mani arpionate al suo viso che lentamente scesero fino alle sue spalle poi lo spinse all'indietro, facendolo sdraiare completamente sul divano.
Le gambe a cavalcioni e il suo sedere appoggiato strategicamente sul membro ancora a riposo di Lennon. Mentre entrambe le mani passarono oltre la maglietta del suo ragazzo per levargliela, gli lasciò una scia di baci sulla pelle che pian piano si scopriva.
Lennon esalò un profondo respiro. Deglutì, assaporando, assorbendo ogni bacio e carezza che il suo ragazzo gli stava dando. Di tutte quelle attenzioni ne avrebbe sentito sicuramente la mancanza durante la sua assenza perché ora avevano assunto un significato diverso.
Prima erano stati solo due ragazzi che facevano sesso perché attratti l'uno dall'altro mentre ora, continuavano ad essere intrigati dalla figura dell'altro, ma c'erano di mezzo anche molti sentimenti e il più importante fra questi era l'amore.
Si amavano e quella aveva cambiato ogni cosa. Il loro rapporto era più profondo.
Lennon gli agguantò l'orlo della maglietta ― ne indossava una delle sue e gli stava enorme ― e gliela levò a sua volta, dopo aver alzato di poco la schiena dal cuscino del divano per raggiungerlo.
«Ti amo» gli mormorò Axel sulle labbra, sfiorandogliele con le sue. Poi con il pollice gli abbassò quello inferiore e infine fece combaciare le loro bocche.
Si scambiarono parecchi baci. E tra ognuno di essi, Axel non si risparmiò dal continuare a ripetere quanto lo amasse. Lennon ricambiò ad ogni dolce confessione mentre la situazione si faceva sempre più piccante. Mentre i loro restanti indumenti raggiunsero gli altri che già giacevano a terra.
Erano nudi e pronti per unirsi nuovamente, divenendo un corpo solo. Era così che si sentivano quando facevano l'amore. Entrambi aveva la sensazione di diventare una sola persona ― l'amore che faceva battere i loro cuori all'impazzata li accomunava e li collegava con il corpo e con l'anima.
«Ti amo così tanto ed è così bello dirtelo». Axel gemette ad ogni parola che mormorò a fiato contro mentre il suo ragazzo entrava lentamente in lui.
Lennon gli baciò il collo, il mento, la fronte ed infine la bocca socchiusa da cui uscivano ansiti carichi di piacere.
«Oh, Lex...» ansimò a sua volta quando fu completamente unito a lui.
Fecero l'amore per un tempo indefinito. Aveva perso la cognizione. C'erano solo loro due e tutto il mondo fuori era scomparso, come se non esistesse nemmeno.
Lennon esalò un profondo respiro poi si sdraiò al fianco del suo ragazzo e lo abbracciò con tutta la forza che possedeva. Non voleva che se ne andasse per così tanto tempo.
«E se ti rapissi?»
«Amore...» Axel gli diede un pizzicotto sul naso e poi sul petto, scuotendo leggermente il capo e i suoi capelli gli pizzicarono la pelle del collo.
«Cosa?! Non voglio vederti andare via per due settimane!» i suoi occhi trasmisero tutta la tristezza che il suo cuore stava provando mentre stringeva energicamente il suo ragazzo contro il suo petto, «Lo so che è il tuo sogno ma il pensiero di non averti con me, mi uccide».
Axel gli accarezzò una guancia, abbozzando un sorriso che però celava le sue stesse emozioni, «Ti chiamerò sempre, lo sai, vero? Ci sentiremo e vedremo in videochiamata tutti i giorni fino a quando non sarò tornato da te, tra le tue braccia».
Lennon strusciò il viso nei capelli di Axel per annusarne il profumo. Le sue labbra erano tornate ad incurvarsi verso l'alto, anche se ne mostrò solo un accenno perché era conscio che vederlo tramite cellulare non era la stessa cosa di averlo davanti a lui in carne e ossa. Però quella era una prova. Una prova per il futuro. Axel avrebbe continuato con la sua strada da musicista mentre lui, se tutto andava bene, sarebbe diventato un avvocato e ovviamente avrebbe avuto tanto lavoro da fare perciò non sarebbe potuto stare dietro ad ogni spostamento del suo ragazzo. Non sarebbe mai stato in grado di seguirlo in giro per il mondo e ciò lo terrorizzava, ma entrambi non potevano rinunciare ai loro sogni in quel modo.
Le loro vite sarebbero state molto diverse. Sarebbero stati in grado di portare avanti la loro relazione senza mandarla in frantumi? Ovviamente non avrebbe lavorato ogni singolo giorno dell'anno, no? E Axel avrebbe avuto delle pause tra un tour, album e quant'altro, giusto? Perciò il tempo per stare insieme l'avrebbero trovato, n'era sicuro, anche perché non aveva alcuna intenzione di perderlo.
«E io ti accoglierò a braccia aperte.»
Stettero abbracciati per un po' di tempo. Si alzarono dalla posizione comoda in cui si erano messi, solamente per via della vescica di Axel che aveva gridato disperata perché doveva essere svuotata.
Lennon si rivestì e strusciando i piedi a terra ― non aveva voglia di alzarsi, era stanco ― si diresse verso la porta-finestra del salotto e guardò fuori.
Il cielo era grigio. Era chiaro che ben presto sarebbe arrivata la pioggia e sarebbe stata intensa. Le nuvole scure sembravano batuffoli di polvere dimenticata negli angoli della casa. Guardò meglio e notò che vi era anche un fortissimo vento. Gli alberi di pino intorno al condominio erano piegati in avanti e ondeggiavano rabbiosamente trasportati dalle violente folate di vento che si stavano abbattendo sulla cittadina.
Lennon sospirò e il suo respiro caldo appannò il vetro davanti a lui, «Sembra stia per giungere una tempesta devastante. Speriamo solo non faccia danni» mormorò impensierito.
Il giorno dopo Axel avrebbe preso l'aereo e ora stava iniziando a preoccuparsi. Si augurava solamente che per l'indomani quel temporale si fosse già spostato altrove.
«Cosa, amore?»
«Sta per arrivare il temporale.»
«Auguriamoci che non faccia danni.»
«Già...»
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