Capitolo 32
Axel e Lennon si stavano rilassando in spiaggia a Santa Monica. Era il quindici di Agosto e Lennon aveva raccontato al suo amante che in Italia si festeggiava Ferragosto perciò di comune accordo avevano pagato i biglietti ai loro amici e fidanzate e ora erano tutti insieme a divertirsi al mare.
La proposta di andare in California era arrivata dal padre di Axel durante la cena che Lennon aveva voluto organizzare a casa loro pochi giorni prima ― con anche sua madre, sorella e nipote. Se non fosse stato per lui, a quell'ora non si troverebbero di certo su quella spiaggia stupenda.
Appena finito di mangiare i pasticcini portati da Helen, Clark aveva proposto ai due ragazzi di partire con lui, dato che molto presto sarebbe tornato a casa sua, riferendogli anche che vi erano molti hotel e motel in cui sarebbero potuti restare durante la loro permanenza. Clark non aveva dimenticato che Axel gli aveva detto di non sentirsi ancora pronto a conoscere la sua nuova famiglia, ecco perché la proposta di dormire in hotel. E loro, ovviamente, avevano accettato. Ci sarebbero stati solo per pochi giorni, ma almeno li avrebbero passati al mare e insieme.
Una mano di Axel passò sotto la maglietta di Lennon mentre con voracità gli baciava le labbra. Erano sdraiati sul divano. E il batterista gli stava sopra, dedicandogli tutte le sue attenzioni.
Lennon amava riceverle, ma solo fino ad un certo punto.
Le dita del batterista si mossero esperte oltre l'elastico dei boxer, riuscendo a strappare un roco gemito al ragazzo sotto di lui. Dopo aver alzato la maglietta fino al petto, con la lingua scese a tracciare una scia di saliva, alternato a baci, sull'addome di Lennon, rubandogli altri ansiti pesanti e eccitati.
Lennon affondò le mani nei capelli di Axel e con uno strattone lo riportò all'altezza del suo viso poi si tuffò sulle sue labbra già turgide dai baci precedenti. Axel inspirò bruscamente dalle narici dopo che Lennon cambiò posizioni, mettendosi sopra di lui e schiacciandolo col suo peso.
Voleva fare l'amore con lui. Glielo fece capire con uno scontro tra i loro baci eccitati. Entrambi ansimarono di piacere l'uno nella bocca dell'altro.
«Ti voglio da morire» sussurrò rocamente Lennon sulle labbra di Axel che poi tornò a baciare con voracità.
«Pure io, Neon» il batterista respirava pesantemente, ma non si risparmiò dal mostrargli un sorriso malizioso. Il suo viso era radioso, cosa che capitava tutte le volte che lo faceva con Lennon. Era più forte di lui. Si sentiva così bene con quel ragazzo che gli veniva impossibile non sentirsi al settimo cielo quando finivano con l'unirsi in un corpo solo.
Lennon lo svestì velocemente dai boxer neri e poi fece lo stesso con i suoi che lanciò da qualche parte nel salotto. Si scambiarono un altro bacio e con una spinta veloce, Lennon si unì ad Axel che gemette rocamente e a voce alta mentre si aggrappava alle sue spalle, conficcandogli le unghie nella carne.
Consumarono il loro rapporto tra spinte veloci, lente e baci irruenti. Si sentivano appagati come non mai e tanto felici. Si abbracciarono goffamente in quella posizione e si baciarono ancora, con un grande sorriso disegnato sulle loro labbra gonfie.
Axel esalò un sospiro rilassato e si lasciò andare al fianco di Lennon che con un braccio intorno ai suoi fianchi gli impediva di cadere dal divano. Poi gli appoggiò la testa sul letto e gli schioccò un bacio sulla pelle bollente di quella zona.
Con la mano libera, Lennon iniziò a lasciargli lente carezze sul braccio magro e lungo che aveva avvolto intorno alla sua vita e arrivò alla conclusione di non poter più fare a meno di tutto ciò, di non più fare a meno di Axel.
E non gli importava se il suo rapporto con Axel non fosse d'amore, almeno per adesso, perché poteva comunque baciarlo, toccarlo e amarlo in silenzio. Era solamente suo e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.
«Sai... Stavo pensando che vorrei conoscere tuo padre» mormorò Lennon con un filo di voce, stringendogli la mano intorno alla palla mentre cercava un contatto visivo con lui.
Axel alzò di poco la testa e puntò i suoi occhi su di lui. Il suo cuore sguardo trasmetteva incertezza, ma Lennon lo tranquillizzò con un dolce sorriso e un bacio sulla fronte.
«Lo so che non siamo una coppia, ma mi piacerebbe molto incontrarlo e poi vorrei che anche tu conoscessi meglio la mia famiglia.»
Del resto il primo incontro con Greta e sua madre era andato benissimo, nonostante poi fosse successo quel enorme casino con il padre e loro due erano stati cacciati da casa senza poter approfondire quella conoscenza. E quello era un gigantesco problema a cui al momento non voleva pensare.
«Potremmo preparare noi la cena» continuò a parlare in modo persuasivo, sperando di riuscire a convincerlo.
Gli mancavano sua madre e sua sorella perciò quella poteva essere una buona occasione per averli tutti insieme a casa loro. Per essere in qualche modo un enorme famiglia.
«Quindi vorresti invitarli da noi?»
«Quella è l'idea. Non ti va?». Lennon sporse il labbro inferiore in fuori e gli mostrò un'espressione da cucciolo bastonato e Axel ridacchiò, pizzicandogli il naso.
«Mi va» gli baciò il labbro, «Mi dispiace solo che per colpa mia, tu non possa invitare tuo padre» mormorò infine con grande dispiacere e sentendosi estremamente in colpa perché se solo fosse rimasto a casa loro e l'avesse lasciato andare da solo al compleanno di Greta, tutto ciò non sarebbe accaduto.
«Non è colpa tua, ma solo sua che non può accettarmi per quello che sono.»
Lennon lo abbracciò nuovamente e gli premette ancora e lungo la bocca sulla fronte. Sulle labbra di Axel affiorò un dolce sorriso. Si sentiva a casa quando stava tra le braccia di Lennon. E Lennon provava la stessa identica cosa quando lo stringeva forte a lui e percepiva il suo calore riscaldarlo e il suo respiro accarezzargli la pelle, provocandogli brividi in tutto il corpo.
«Dobbiamo avvisarli prima che prendano altri impegni.»
«Forse è meglio. Mio padre dovrebbe partire a breve. Sua moglie non vede l'ora di riabbracciarlo.»
«Un po' come me» Lennon emise un ridacchio e Axel lo osservò con un sopracciglio alzato, non capendo cosa intendesse, «Che quando parti, non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui fai ritorno a casa per poterti riavere con me».
Le guance di Axel presero colore e per nasconderlo, affondò il viso nell'incavo del collo di Lennon che rise nuovamente e lo strinse con più energia a lui.
«Scemo». Axel gli diede un pugno leggero sul petto e gli morse il collo, strappandogli un grido di sorpresa.
Poi entrambi scoppiarono a ridere con allegria.
«Quando senti tuo padre puoi chiedergli se è allergico a qualcosa, così evitiamo di farlo finire in ospedale. Dobbiamo comprare un po' di roba per stasera e per noi. Il frigo fa l'eco per quanto è vuoto». Dopo venti minuti, Lennon era andato a raccattare gli smartphone perché gli era tornato in mente che il loro frigorifero era vuoto e necessitavano di fare la spesa.
Axel sbuffò ― non aveva mai voglia di uscire per fare la spesa a differenza di Lennon. «Ci tocca uscire? Non ho voglia» si lamentò mentre si infilava i boxer.
«Se non vuoi servire aria, sì, ci tocca.»
Lennon, nel frattempo che parlava con Axel, inviò un messaggio sul gruppo con sua sorella e sua madre e gli chiese se fossero libere quella sera perché le voleva a cena da loro. Non passarono nemmeno cinque minuti che entrambe risposero che ci sarebbero state e che erano contente dell'invito.
«Mamma e Greti ci saranno» annunciò.
«Anche mio padre. E ha detto di dirti che non è allergico a niente e di stare tranquillo.»
«Bene! Cambiamoci o meglio vestiamoci così usciamo a fare la spesa.»
Lennon entrò in camera loro mentre Axel si lasciò cadere a peso morto sul divano e sospirò pesantemente. Non aveva alcuna voglia di uscire di casa. Era troppo stanco.
«Lex, muovi il culo!»
«Sì, sì...» disse così ma continuò a non muoversi dal divano. Si alzò solamente quando Lennon tornò in salotto e lo fissò in cagnesco, ribadendo ciò che aveva detto in precedenza, ovvero di andare a cambiarsi.
«Rompicoglioni.»
«Scansafatiche.»
Lennon si sdraiò sul suo asciugamano da spiaggia e si coprì con un braccio gli occhi infastiditi dall'intensità della luce del sole. Non era abituato. Quello di Maddison Town era più debole in suo confronto. C'era molta afa dove abitava, certo, ma il sole era meno aggressivo di quello della California. Forse perché la cittadina era circondata da fitti boschi che ne trattenevano un po' l'intensità e una volta giunto al centro della cittadina bruciava di meno.
Axel scivolò piano al suo fianco. Era intento ad ascoltare il suono del mare. Le onde che s'infrangevano sulla spiaggia. La schiuma che sfrigolava mentre si dissolveva lentamente a contatto con la sabbia bianca e priva di detriti. Tutta la tensione nei suoi muscoli si era sciolta. Si era lasciato cullare da quei suoni e finalmente si stava rilassando.
«Non posso credere che siamo davvero qui» parlò con voce calma, voltando di poco il viso verso quello di Lennon.
Lui levò il braccio da davanti agli occhi e puntò il suo sguardo su Axel, sorridendo con dolcezza, «È la prima volta che esco dallo stato della Pennsylvania. Gli unici viaggi che ho fatto erano verso l'Italia ma mai in un altro stato» ammise infine.
«Davvero?» domandò stupito.
Lennon annuì, «Ho il terrore degli aerei».
«Siamo in due. Ringrazio mio padre per essere venuto a Maddison Town in macchina, così non abbiamo rischiato l'infarto salendo su quell'inferno volante» emise un ridacchio.
Anche Lennon si unì alla risata. Era felice di avere un'altra cosa in comune con Axel, anche se c'entrava con la paura degli aerei.
«Pensa che quando ero piccolo tutto ciò non mi spaventata, anche perché per andare in Italia dovevamo per forza prendere l'aereo poi da addolescente ho iniziato a leggere di aerei schiantati, dirottati e quant'altro e non più voluto metterci piede sopra.»
«Io no. Ho sempre avuto paura di quei cosi.»
«Ehi coppietta, avete intenzione di passare tutta la giornata sdraiati a non fare un cazzo? Dai, venite in acqua» la voce squillante di Monica richiamò l'attenzione dei due ragazzi che si misero seduti in sincronia e la guardarono divertiti.
Monica stava agitando le braccia per aria mentre Lia e Rebecca ― rispettive fidanzate di Lukas e Evan (erano riusciti a risolvere e ora andava tutto per il meglio) ― erano in agguato alle sue spalle perché volevano trascinarla sott'acqua.
«Moni, alle tue spalle» gridò Axel, ma quell'avviso non l'aiutò in alcun modo e finì lo stesso sotto la superficie dell'acqua con le altre due ragazze insieme a lei che ridevano diabolicamente.
Lennon scoppiò a ridere a sua volta, osservando la scena. Era bello vedere e sapere che le uniche tre ragazze del gruppo andavano molto d'accordo tra loro. Be', in realtà solo Lia era la nuova arrivata, dato che Monica e Rebecca già si conoscevano, però era felice che l'avessero accettata subito.
«Andiamo?» Axel scrutò con indecisione la mano che Lennon gli aveva appena porto. Voleva starsene ancora sdraiato a riposare, ma allo stesso tempo desiderava passare tutta la giornata con il ragazzo che ora gli stava mostrando un sorriso gigante.
Il suo cuore perse un battito.
Alla fine decise di accettare la sua mano.
Lennon lo tirò su senza alcuna fatica poi insieme raggiunsero Monica e le altre. Erano appena riemerse e stavano ridendo come delle sceme, schizzandosi addosso l'acqua. Anche i restanti ragazzi le raggiunsero e insieme decisero di giocare a pallavolo in acqua e non era per niente facile.
«Carter, se mi colpisci in faccia, ti spezzo le gambe!» sbraitò Axel, dopo aver intercettato lo sguardo del chitarrista e capito le sue intenzioni.
Il biondo partì con la sua fastidiosa risata a singhiozzo, ma alla fine scelse di non rischiare la sua vita, a cui teneva molto, e lanciò la palla verso Deacon che riuscì a colpirla e a rimandarla indietro.
Giocarono in acqua per un bel po'. Smisero solamente quando due ragazze domandarono all'intero gruppo se avessero voluto giocare con loro a beachvolley. Jason e Carter accettarono subito, non stettero nemmeno a consultare gli altri ― erano come due cacciatori sfigati in cerca della loro preda più furba. Peccato che le loro prede sembrassero essere più interessate a Lennon che a tutti gli altri.
Axel notò subito quella cosa e il suo viso si incupì. Un'espressione arrabbiata comparve all'istante mentre incrociava le braccia al petto, pronto per rifiutare la proposta di quelle due. Poi lanciò un'occhiata a Lennon e lo vide scuotere il capo divertito insieme a Lukas, cosa che aiutò a calmarlo.
Lennon non dava l'impressione di essere interessato a quelle due. Almeno per ora.
«Vi prego!» la mora tra le due portò le mani in segno di preghiera, «Siamo a corto di giocatori, aiutateci».
Il batterista pensò che la voce di quella ragazza fosse fastidiosa. E quel sorriso che continuava a mostrare, gli stava dando sui nervi perché era nella traiettoria precisa di Lennon.
Lennon, in quel momento, lo stava ricambiando con gentilezza.
Il suo stomaco si chiuse alla vista di quel largo sorriso diretto verso la ragazza.
Perché le stava sorridendo? Il suo sorriso doveva dedicarlo solamente a lui.
«Allora, venite?» urlò la bionda poi iniziò a saltellare felicemente sul posto perché vide l'intero gruppo raggiungere la riva.
«Che ne dite se facciamo maschi contro femmine?» propose Rebecca. Uno sguardo di sfida rivolto direttamente al suo ragazzo. Evan annuì poi mimò che l'avrebbe battuta, scaturendo la sua dolce risata.
Le due ragazze accettarono volentieri.
Axel invece annunciò che se ne sarebbe tornato al suo asciugamano a dormire un po'. Non aveva alcuna intenzione di passare del tempo con quelle due e vederle mentre ci provavano con Lennon.
In tutto ciò, Axel seguì di malavoglia Lennon che camminava davanti a lui, tracciando la superficie del mare con le mani. Osservò la sue mastodontica schiena muscolosa e la prima cosa che il suo sguardo catturò furono le spalle arrossate dal sole. Avrebbe voluto farglielo sapere, ricordandogli di mettersi un po' di crema solare, ma quando fece per aprir bocca, la mora si catapultò da lui e si aggrappò ad un suo braccio, trascinandolo sulla spiaggia.
Axel serrò la bocca di scattò. I denti cozzarono tra loro poi contrasse la mascella. Si stava innervosendo. Era andato in California con Lennon per riposarsi e passare le vacanze insieme e non per guardarlo mentre ogni ragazza della spiaggia ci provava spudoratamente con lui.
Percepì una morsa stringergli le budella. Il suo sguardo si ridusse ad una fessura, inconsapevole del fatto che Lennon non stesse provando niente per quella ragazza.
Anzi, l'unica persona con cui sarebbe voluto stare era proprio il batterista che per qualche strano motivo aveva preferito non partecipare alla partita di beachvolley.
A Lennon non interessavano quelle ragazze perché il suo unico pensiero fisso era Axel. Era lui la sola persona che occupava costantemente e completamente la sua mente. Ma se avesse provato a dirglielo o a farglielo capire, avrebbe ricominciato a borbottare dell'amore e di quanto gli facesse schifo. Un disco rotto ― grazie a Monica era riuscito a capire che anche lui provava le stesse cose, solo che era troppo terrorizzato per dirglielo. Persino Evan glielo aveva detto pochi giorni prima di partire per la California. Quindi come poteva non credere ai suoi migliori amici che lo conoscevano come le loro tasche?
Axel dedicò un'ultima occhiata al gruppo e la vide. Cazzo, se la vide. La bionda aveva appena fatto l'occhiolino a Lennon e mimato qualcosa di cui capì solamente la parola "sesso" e quella bastò per farlo scoppiare del tutto dalla rabbia.
«Oh, ma andate tutti a fanculo!» sbraitò dal nulla, attirando l'attenzione di tutto il gruppo che lo fissarono turbati.
Tutti tranne Lennon. Lui aveva capito il motivo di quell'uscita e nonostante non avesse fatto niente di male, si sentì in colpa. Non aveva ricambiato il flirt delle due ragazze. Non poteva. Non poteva proprio perché era totalmente innamorato perso di Axel.
Axel si allontanò velocemente dal gruppo. Lennon lo seguì a ruota. Voleva mettere in chiaro le cose una volta per tutte. Dopo dieci minuti di inseguimento, riuscì a brancarlo e fermarlo, spingendolo contro il legno scuro del retro degli spogliatoi. Provò a liberarsi dalla presa di Lennon, ma senza successo ― non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Aveva i denti digrignati come un cane con la rabbia e lo stava fulminando con lo sguardo bruciante di furia.
«Perché non te ne torni dalla bionda?» sibilò gelido, sputando poi a terra.
Non desiderava altro che essere lasciato in pace. Voleva che Lennon lo lasciasse da solo con la sua rabbia da scaricare, ma allo stesso tempo tutto ciò che necessitava era un suo abbraccio. Non voleva che mollasse la presa su di lui.
«Perché la persona a cui tengo sta facendo una stupida scenata di gelosia». Lennon appoggiò una mano sul petto di Axel, esattamente all'altezza del suo cuore e ne sentì i battiti cardiaci pulsare con rabbia sotto le sue dita.
Il corvino ringhiò, «Vaffanculo! Ti ho vista con lei.»
«Hai visto cosa? Lex, a me non frega niente di quelle due ragazze.»
Lennon non sapeva più come spiegargli che non doveva essere geloso degli altri. Non gli aveva mai dato motivo di credere che potesse andare a letto con altre persone, anche perché non lo avrebbe fatto ― quindi non poteva semplicemente fidarsi di lui? Il suo rapporto con Axel era esclusivo e di tutti gli altri ragazzi o ragazze non gli importava.
«Non ti credo.»
Lennon premette con irruenza la sua bocca su quella di Axel, stringendo con forza le dita intorno alle sue spalle poi si staccò da lui e lo udì emettere un sospiro.
«Cazzo, Lex, io sono innamorato di te. Non di una ragazza o ragazzo qualsiasi, ma di te!»
Gli occhi di Axel si aprirono per lo shock e iniziò a scuotere con energia la testa, «No, non puoi... Perché... Perché hai rovinato tutto?» la sua voce si era ridotta ad un sussurrò angosciato.
Nell'udire quelle parole uscire dalla bocca di Lennon, gli tornò alla mente il momento in cui Matthew si dichiarò a lui e a come il giorno dopo essersi concesso a lui, scoprì essere tutta una scommessa e che in realtà non lo aveva mai amato.
«Lex...»
Axel lo spinse via con violenza. I suoi occhi erano velati dalle lacrime, ma non avrebbe pianto. Non avrebbe più dato il permesso al suo cuore di amare e di comandarlo. Poi scappò.
Nelle sue orecchie sentiva le grida di Lennon chiamare il suo nome, ma lo ignorò. Voleva scappare da lui. Voleva semplicemente sparire.
Nessuno lo avrebbe mai amato veramente. Tutti volevano solo usarlo, ma nessuno sarebbe rimasto fino alla fine al suo fianco. Lo sapeva perché tutti lo avevano sempre abbandonato e fatto soffrire. Il suo cuore, un tempo di ghiaccio, per via di Lennon si stava sciogliendo e tutto ciò aveva riportato solamente dolore e sofferenza nella sua vita. Ma non riusciva, non poteva e non voleva soprattutto perdere Lennon.
Perché continuava a contraddirsi quando si trattava di quel ragazzo? Non poteva essersi innamorato di lui... Era stato attento, o forse aveva solo creduto di essere stato bravo nel evitare di creare situazioni in cui l'amore avrebbe potuto prendere il sopravvento su tutto.
C'era riuscito? L'amore aveva vinto su di lui? Quella cazzo di emozione aveva fatto ritorno nella sua vita per poterla donare a Lennon? Lo amava? Si era fottutamente innamorato di nuovo di qualcuno? Dopo tutti quegli anni ad evitare che succedesse? Come? Perché? Quando era accaduto?
Ah, si era fregato con le sue stesse mani per aver fatto entrare quel ragazzo così pieno d'affetto, d'amore, di dolcezza e di comprensione nella sua vita
Si fermò unicamente quando si ritrovò a non avere più ossigeno nei polmoni. Si piegò in avanti, tenendo le mani piantate sulle ginocchia. Lentamente riprese fiato, facendo lunghi e profondi respiri. Il cuore batteva all'impazzata contro le costole e era certo non fosse solo per la corsa, ma anche per ciò a cui ormai era arrivato a conclusione. Gli occhi pungevano. Le lacrime avevano bisogno di uscire, di sfogarsi, ma non voleva farlo. Se avesse pianto, avrebbe confermato che il suo peggior incubo si era avverato: si era davvero innamorato di Lennon.
Axel non si era nemmeno accorto che qualcuno l'aveva seguito. Non era Lennon bensì Evan che sbucò da dietro uno scoglio.
«Perché sei scappato da Lenny? Quel ragazzo ti ama davvero. L'ho visto piangere mentre tornava dagli altri» quelle parole gli fecero male al cuore. Era fuggito dall'unico ragazzo che lo aveva sempre sostenuto, che lo aveva aiutato quando ne aveva bisogno, che lo comprendeva senza giudicarlo e che lo amava nonostante tutto.
Era scappato dalla persona di cui si era innamorato perché la paura, il terrore di soffrire ancora aveva avuto la meglio su di lui.
«Lo sai vero che Lenny non è quel bastardo di Matthew?»
Axel emise un grido. Gridò a pieni polmoni mentre le prime lacrime gli bagnavano le guance arrossate dal sole.
«Lo so...» singhiozzò, stringendo una mano sopra il cuore, «Lo so, cazzo. Lennon... Lui è la persona che voglia per sempre nella mia vita e al mio fianco» ammise piangendo disperato poi si buttò tra le braccia del suo migliore amico che con un bel po' di stupore dipinto sul volto (non lo vedeva piangere da tempo), lo abbracciò a sua volta e lo cullò per farlo calmare.
«Vai a dirglielo, allora. Prima di mandare tutto a puttane» gli consigliò Evan, dandogli delle leggere pacche sulla schiena per calmarlo.
«Lennon ti ama e tu...»
«Lo amo anche io» fu la prima volta che lo ammise a se stesso e lo disse ad alta voce. Si sentì molto meglio, ma sarebbe stato in grado di dichiararsi a Lennon? Quella domanda lo spaventava molto perché l'unica volta che aveva detto di essere innamorato, non era andata bene.
«Allora vai.»
«Grazie Van.»
Axel tornò alla spiaggia dagli altri. Lennon non era tra loro. Domandò a Lukas dove fosse andato e lui gli rispose che Lennon se n'era tornato in hotel perché si sentiva poco bene.
Ringraziò il biondo poi raccattò velocemente le sue cose, senza stare ad avvisare gli altri che anche lui se ne sarebbe andato via ― Evan n'era a conoscenza e bastava ― e a passò spedito si diresse verso l'hotel che non distava molto dalla spiaggia.
Inserì la chiave magnetica nella serratura poi appoggiò una mano sulla maniglia, ma esitò nell'aprire la porta.
Era davvero pronto a dire "ti amo" nuovamente a qualcuno?
Deglutì, percependo quel fastidioso nodo alla gola. Come un flash, nella sua mente comparve il dolce sorriso che Lennon spesso e volentieri gli dedicava e i baci che amava scambiarsi con lui. Il suo cuore piombò in fondo allo stomaco e percepì le labbra tendersi leggermente verso l'alto a quei ricordi a cui se ne aggiunsero molti altri che servirono a fargli capire una volta per tutte che Lennon era il ragazzo giusto. Quello perfetto. Quello che non aveva secondi fini, ma che lo amava davvero per ciò che era.
Sì, era più o meno pronto.
Abbassò la maniglia e aprì piano la porta della loro camera. Lennon giaceva sul letto con il corpo completamente rivolto verso la finestra da cui entrava un po' d'aria che in quel momento serviva proprio ad Axel perché i suoi polmoni sembravano essersi svuotati per l'ansia. Lennon non si era accorto della sua presenza nella stanza.
Axel lo udì tirare su con il naso, intuendo avesse pianto per colpa sua. Si sentì ancora una volta un idiota. Continuava a farlo soffrire quando lui non aveva fatto altro che amarlo e stargli accanto.
«Lennon, possiamo parlare?» chiese con titubanza.
Lennon si irrigidì nell'udire la sua voce poi si voltò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo, «Che vuoi? Penso tu mi abbia già fatto capire cosa provi per me e dove andrà a finire il nostro rapporto: nella spazzatura!».
Si era ripromesso di non arrendersi con Axel eppure ora come ora sembrava quasi l'avesse fatto. Non sapeva più come fargli capire che era veramente innamorato di lui. Non era il suo fottuto ex di merda, cazzo. Lo amava per davvero.
Axel si passò le mani nei capelli. Era passato troppo tempo da quando si era dichiarato a quel bastardo di Matthew perciò non sapeva bene come farlo e poi era tanto in ansia perché stava per ammettere a Lennon di essere innamorato di lui.
«Lo dicevi sul serio?» chiese per averne la certezza. Voleva sentirglielo dire di nuovo perché se glielo avesse ripetuto una seconda volta era sicuro che il suo cuore e il suo cervello avrebbero fatto pace una volta per tutte e lui finalmente sarebbe stato in grado di amarlo senza complessi o paure inutili.
Lennon sbuffò, scrutandolo in cagnesco, «Sì, so cosa provo, non sono cretino» disse freddamente.
Axel fece un passo in avanti per raggiungerlo sul letto, «Lo sai che non sono una persona facile d'amare, vero?».
Fece spallucce. «Certo che lo so, ma sono in grado di accettare una sfida e sono anche certo che la vincerò. Sei uno stronzo, ti incazzi spesso, ma sei anche tanto dolce, supportivo e intelligente. Sei la persona che voglio al mio fianco, Axel, perché amo ciò che sei.»
Lennon afferrò una mano di Axel e fece intrecciare le loro dita, «Ti puoi fidare di me. Io non ti ferirò come ha fatto il tuo ex. Io non sono lui. Io ti voglio davvero. Con ogni tua sfaccettatura. E combatterò per fartelo entrare in quella testa dura. Io ti amo».
Le ginocchia di Axel affondarono nel materasso e a gattoni, si avvicinò piano a Lennon, «Non è facile per me dirlo ad alta voce. L'unica volta che l'ho fatto mi sono ritrovato col cuore distrutto».
«Axel, fidati di me.»
Il batterista fece un profondo respiro poi aprì leggermente la bocca, ma le parole gli morirono in gola. Non uscì mezza parola, nemmeno un flebile suono. Deglutì a fatica. Doveva farcela.
Incollò il suo sguardo su quello di Lennon e ne vide tutta la sua serietà, la sua sincerità e tutto l'amore che provava per lui trasparire dai suoi occhi.
Inspirò a lungo poi rilasciò il respiro.
Era pronto.
«Io... Io... Lennon, io, ah, cazzo! Io ti amo. Ti amo tanto» sbraitò con gli occhi strizzati.
Udì Lennon ridacchiare e mormorare un «era ora» poi le sue labbra vennero intrappolate da quelle dell'altro.
Il rosso gli diede continui baci a stampo, con le mani avvolte intorno al suo viso. Sorrise. Un sorriso innamorato che Axel ricambiò all'istante. Si amavano tanto ed erano felici di stare insieme.
«Non posso credere di essere riuscito a dirlo ad alta voce» era sbalordito da se stesso.
Finalmente era stato in grado di ammetterlo a se stesso e alla persona per cui aveva perso completamente la testa.
«E io sono al settimo cielo perché hai ricambiato i miei sentimenti. Dio, se ti amo». Lennon gli baciò una guancia poi la punta del naso e infine gli diede un morso sulle labbra che lo fece ridacchiare.
«Anche io ti amo, tanto.»
«Quindi ora siamo ufficialmente una coppia?»
Axel scosse il capo, confondendolo.
Perché non lo erano? Si erano finalmente detti "ti amo" a vicenda ed erano innamorati persi l'uno dell'altro.
Il batterista gli strizzò il naso, ridacchiando per la sua espressione di incredulità, «Prima me lo devi chiedere».
Lennon scoppiò a ridere poi annuì energicamente, «Ah, capisco...» si schiarì la voce, «Axel Powell, vuoi essere il mio ragazzo?».
«Sì, Lennon Keifer.»
Axel si lasciò andare con la testa sul cuscino, completamente rilassato, poi sospirò, «Ho un ragazzo. Sono fidanzato. Da non crederci». Si era sempre ripromesso di non fidanzarsi mai più dopo la prima e unica batosta d'amore eppure eccolo lì, con il ragazzo più dolce che avesse mai conosciuto al suo fianco.
«Già...» Lennon appoggiò la sua testa sulla spalla di Axel e poi gli circondò la vita con un braccio, tenendolo ben stretto a lui, come se temesse di perderlo se dovesse lasciare la presa. Come se da un momento all'altro, Axel potesse scomparire nel nulla.
I due ragazzi stettero in quella camera di hotel per una mezz'oretta a baciarsi e a fare l'amore tra un ti amo e l'altro. Successivamente tornarono dagli amici che stavano ancora giocando a beach volley con quelle due ragazze.
Axel provò una leggera gelosia nell'osservare quelle due, ma gli bastò posare lo sguardo sulla sua mano, le cui dita erano intrecciate a quelle di Lennon per far sì che scomparisse, che si placasse. Lennon era il suo ragazzo. Suo.
«Ragazzi» gridò Lennon per attirare l'attenzione di tutti. Lui e Axel si erano messi d'accordo nel dirlo subito ai loro amici che avevano creduto nella loro storia prima ancora che si mettessero insieme.
«Io e Axel ci siamo messi insieme» portò la mano intrecciata a quella del batterista verso il cielo per mostrarla a tutti quanti. Poi si scambiarono un bacio. Il secondo in mezzo alla gente. E Lennon si sentì dannatamente libero. Finalmente aveva capito chi era e che non aveva senso nascondersi.
Le voci che risaltarono di più tra le urla di felicità, furono quelle di Lukas e Monica. Stavano gridando come dei pazzi, saltellando sulla spiaggia.
«Oh mio Dio, dobbiamo festeggiare» strillò Monica, correndo a prendere un paio di birre dal loro frigo portatile. Subito dopo la raggiunse anche Evan e insieme le servirono a tutti per poter brindare a quel bellissimo e atteso avvenimento.
«Agli Axennon» urlò Jason, portando la birra al cielo.
«Che?» domandarono in coro i neo fidanzati, scambiandosi un'occhiata confusa.
«Voi due, gli Axennon» ribadì poi bevve un sorso della sua birra.
«Sembra il nome di un medicinale» commentarono insieme Lennon e Axel, scaturendo la risata dell'intero gruppo poi brindarono per bene a loro due.
«A Lenny e Ax!»
«Auguri alla neo coppia!»
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