Capitolo 31

«Scusa, ma ti ho già visto da qualche parte?». Deacon era rimasto particolarmente sorpreso dalla presenza di Lennon. Era sicuro di averlo già incontrato però non ricordava dove e in che occasione.

Lennon emise un ridacchio, lanciando un'occhiata divertita a Axel, ma lui, in risposta, sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

Era la prima volta che Axel presentava Lennon ai suoi amici e già se ne stava pentendo. Nel suo cuore sentiva che quei due avrebbero tartassato di domande Lennon, chiedendogli anche cose sul loro rapporto che non voleva far sapere in giro.

«Sono il ragazzo con cui Lex ha fatto a botte dopo il prom.»

«Oh!» gridarono in sincronia Deacon e Carter puntando prima il dito verso di lui e poi verso il batterista che aggrottò la fronte, mostrando un'espressione torva e disse loro di smetterla di rompere le palle.

«Com'è possibile?!»

«Cosa?» domandò Lennon, inarcando un sopracciglio.

«Che ora siete amici!»

Monica e Evan si scambiarono un'occhiata complice. Loro sapevano che non erano esattamente "solo amici", ma provavano qualcosa di profondo l'uno per l'altro. Si chiedevano solo quando finalmente lo avrebbero ammesso. Lennon, per quei due pettegoli, sarebbe stato il primo a dichiararsi. Il problema stava poi in come avrebbe reagito quel cretino di Axel perché era talmente cieco da non rendersi conto di amarlo a sua volta. In ogni caso, si erano messi d'accordo che se fosse accaduto, entrambi ― in momenti separati se fosse servito ― avrebbero cercato di farlo ragionare e fargli ammettere i suoi veri sentimenti nei confronti di Lennon. Era chiaro a loro, com'era chiaro a Axel che quel ragazzo non era Matthew.

Lennon si schiarì la voce poi buttò un'occhiata al batterista in cerca di una mano, ma lui fece spallucce e si voltò dall'altra parte, intromettendosi nelle chiacchiere fitte dei suoi migliori amici, Monica e Evan.

«Be', ci siamo chiariti e abbiamo deciso di essere, uhm, amici» si spiegò sbrigativo, grattandosi piano il braccio. Non erano proprio solo amici, ma quello era un particolare che doveva restare tra loro e i migliori amici di entrambi, purtroppo.

«E riesci a sopportarlo? E a non incazzarti perché è una testa di cazzo?». Carter mostrò il dito medio a Axel dopo che quest'ultimo l'aveva mandato a fare in culo.

«No, cioè sì, » conficcò con più pressione le unghie nella sua carne, «litighiamo, ma riesco a convivere col suo carattere».

«Siete stati a letto insieme?» domandò Deacon di punto in bianco.

Lennon divenne rosso in volto poi scosse il capo e grattò con violenza il braccio, «No, certo che no».

Axel non era stupido e aveva notato ciò che gli altri non erano riusciti a fare perché ormai conosceva bene Lennon e sapeva che certe domande lo mettevano in difficoltà. E il suo tic nervoso tornare alla ribalta, infatti la pelle del suo avambraccio sinistro aveva assunto lo stesso colore dei suoi capelli. Era deciso a farlo smettere perciò gli avvolse un braccio intorno alle spalle e lo avvicinò a sé, scuotendolo leggermente. Solo in quel momento Lennon smise di rovinarsi e puntò il suo sguardo visibilmente confuso su di lui.

«Ci vogliamo bene, vero, Neon?»

Le guance del ragazzo sfumarono in un rosso più acceso. Poi abbassò il capo, preso alla sprovvista da Axel, ma nonostante l'imbarazzo, annuì lo stesso. Sia per farlo sapere al batterista che a tutti gli altri.

«Poveretto... Un'altra vittima» commentò Deacon, emettendo un sospiro sconsolato.

«Tra quanto dovrebbero arrivare i tuoi amici, Neon?» Axel ignorò il commento del bassista e si concentrò su Lennon perché era da un po' che stavano aspettando i suoi amici e ancora non erano arrivati.

Stavano tutti morendo di fame. Era mezzogiorno e di comune accordo con i Voodoo Doll avevano deciso di andare a mangiare una pizza insieme, anche se Lennon di quella cosa non ne era tanto felice perché le pizze americane gli facevano schifo, eppure non si erano ancora presentati.

«Invio un messaggio a Lù e vedo cosa mi risponde, okay?» Lennon estrasse il cellulare dalla tasca, sentendosi gli occhi di tutti puntati su di lui e per quel motivo era abbastanza a disagio. Non poteva guardare altrove per un minuto?

Entrò velocemente nella chat con i suoi amici e inviò il messaggio, sperando in una risposta immediata. Per fortuna, Jason gli rispose subito. Stavano per svoltare l'angolo, ovvero erano finalmente arrivati. Il gruppo era fermo davanti al negozio di caramelle della signora Hope che li aspettava impazienti.

«Stanno per arrivare. Sono dietro l'ang—»

«Lenny, eccoci. Scusa il ritard-oh porca troia, non ci posso credere! I Voodoo Doll!» esclamò Lukas quando si ritrovò davanti Evan che li fissava divertito e muoveva la mano a mo' di saluto.

«Lennon, che cazzo sta succedendo? Vuoi farci morire? Non potevi avvisarci prima? Cristo Santo!»

I suoi migliori amici era rimasti scioccati. Finalmente potevano presentarsi e conoscere per davvero la loro band preferita. Era assurdo essere sul serio davanti a tutti loro. Sì, con Axel si erano già presentati ma vederli tutti insieme e avere la possibilità di poter parlare con loro era bellissimo.

«Volevo farvi una sorpresa» chiarì Lennon, alzando le spalle e mostrando loro un sorriso affettuoso.

Lukas e Jason si lanciarono su di lui e lo stritolarono in un abbraccio fin troppo energico per Axel. Incrociò le braccia al petto e osservò la scena provando un fuoco di gelosia bruciargli all'interno dello stomaco, nonostante non avesse alcun senso esserlo perché non glielo avrebbero portato via.

I due gruppi si presentarono a vicenda. E Jason quasi svenne quando Monica gli sorrise e gli disse che era molto bello. Era la prima volta che una ragazza gli faceva un complimento. A scuola le sue compagne lo avevano soprannominato "strambo" e lo avevano definito brutto perciò era al settimo cielo perché una meraviglia come Monica gli aveva detto di essere bello.

Tutti scoppiarono a ridere e, Axel si rese conto di non provare più così tanto gelosia nei confronti della sua migliore amica. Ormai quell'emozione sembrava averla riservata unicamente per Lennon. O forse era perché a provarci con Monica non era Carter o Deacon. Forse... O semplicemente la sua mente e il suo cuore avevano scelto di dedicarsi solo a una persona in particolare: il suo adorato Lennon.

«Okay, dato che dobbiamo prendere due auto, chi vuole andare con chi?». Evan si fermò davanti alla sua macchina, affiancata da quella di Axel.

«Van, per favore, non siamo bambini. Salite su una delle due macchine e basta» borbottò Axel mentre apriva la portiera dalla parte del guidatore e Lennon faceva altrettanto ma dalla parte del passeggero davanti.

Entrarono in sincronia nell'auto e Evan lo notò, ma si fermò dal commentare perché era piuttosto divertente vedere come quei due vivessero in simbiosi. Si scambiò solo uno sguardo con Monica che annunciò di voler far compagnia ai due ragazzi perciò li raggiunse e montò in macchina anche lei ― ovvero voleva tenerli d'occhio per poi spettegolare con il cantante.

«Vi va di venire con noi?» Evan fece cenno con il capo ai due ragazzi di salire sulla sua macchina e loro, come due bambini felici, si fiondarono al suo interno. I loro sorrisi erano giganteschi.

«Possiamo partire!» gridò per farsi sentire da Axel e Lennon, i quali diedero, ancora una volta in sincronia, l'ok.

✴✴✴

Lennon stava osservando con sguardo disgustato la pizza che gli era stata servita. Era unta ― neanche se ci avesse passato sopra una decina di tovaglioli sarebbe riuscito a togliere tutto quell'olio. E poi era troppo alta per definirla una pizza. Ma che roba era?

Si sentì colpire una spalla e finalmente il suo sguardo si staccò da quell'obbrobrio di "pizza", puntandolo verso Axel che lo stava guardando con un sopracciglio alzato. Poi il batterista portò il suo volto vicino a quello dell'altro e gli sussurrò: «Non ti piace, vero?».

Lennon scosse il capo, facendo una smorfia schifata. Axel gli mostrò un sorriso sghembo poi appoggiò la sua mano sopra a quella dell'altro che si trovava sulla sua coscia e fece intrecciare le loro dita.

«Perché non hai detto agli altri che non volevi venire qui?» gli chiese con voce roca direttamente nell'orecchio. Una scossa gli percorse la spina dorsale, facendolo rabbrividire.

«Perché tutti sono contenti di mangiare una pizza assieme e non volevo essere io il guastafeste, dicendo che preferivo altro». Lennon aveva il viso molto vicino a quello di Axel e quelle parole gliele sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.

Se fossero stati da soli si sarebbero fiondati l'uno sulla bocca dell'altro perché sentivano quel bisogno di baciarsi che sembrava indispensabile per loro. Il pomiciare era diventato parte delle loro routine da "non fidanzati" e nel momento in cui non riuscivano a scambiarsi mezzo bacio, il desiderio cresceva velocemente fino a quando poi alla fine scoppiavano e finivano con il fare anche sesso o amore come Lennon preferiva definirlo.

Era già capitato due o tre volte nella macchina di Axel ed era stato eccitante.

Tutte cose che prima di Axel, Lennon non avrebbe mai fatto.

Axel lo stava cambiando.

«Però non mi piace che non mangi niente.»

«Si può sapere che state confabulando voi due?» la voce squillante di Monica fece tornare i due ragazzi seduti composti al loro posto.

Lennon non disse niente e tornò a fissare quella pizza. Axel invece le rispose che stavano parlando di cose private e di farsi i fatti suoi. Non aveva usato proprio quelle parole gentili, ma ci siamo capiti, no?

Lukas e Jason non smisero un secondo di chiacchierare con i Voodoo Doll. Erano troppo felici di essere fuori a pranzo con loro che nemmeno ci fecero caso a quanto il loro migliore amico fosse intimo con il batterista della band. Forse perché era un'occasione che non si sarebbe più ripetuta perciò volevano conoscerli un po' meglio.

Lennon e Axel erano usciti a prendere una boccata d'aria. Il rosso aveva mangiato poco e niente ― forse solo le patatine fritte che il batterista aveva ordinato in seguito per lui.

Monica invece si era fissata con Lennon. Voleva tanto parlargli in privato e da sola, ma Axel sembrava non intenzionato a mollarlo nemmeno per un secondo.

Sbuffò sonoramente, scalciando un sassolino che colpì il cestino della spazzatura. Li stava tenendo d'occhio. Pregava affinché il suo migliore amico si allontanasse per andare in bagno, così che lei sarebbe potuta andare da Lennon e approfondire la sua relazione con il batterista. Ma proprio Axel non voleva saperne di schiodarsi da quel ragazzo. Sembrava non volesse che altre persone si avvicinassero a lui. Ovvio, era molto geloso e non poteva rischiare di perdere la persona di cui si era innamorato.

Poi finalmente avvenne il miracolo. Axel mormorò qualcosa all'orecchio di Lennon e sparì all'interno della pizzeria. Alleluia.

Monica si avvicinò furtiva a Lennon. Le sue anche ondeggiavano e i capelli legati in una coda di cavallo ne seguirono il ritmo, danzando nell'aria. Un sorriso soddisfatto nacque sulle sue labbra carnose e il suo sguardo divenne indagatore. Era decisa a scoprire cosa ci fosse realmente tra lui e il suo migliore amico.

«Lenny, ehi.»

«Ehi! Uhm, Lex è andato in bagno se lo stavi cercando» indicò la porta alle sue spalla, ma la ragazza scosse il capo e i suoi capelli si mossero col vento.

«Stavo cercando te. Volevo chiederti una cosa» la sua voce era estremamente calma per quanto acuta, eppure dentro di lei stava morendo dalla voglia di tartassarlo di domande perché se non riusciva a cavarle fuori da Axel, l'avrebbe fatto col suo ragazzo. O quello che era.

Lennon abbozzò un sorriso, grattandosi la nuca mentre si domandava che cosa volesse sapere da lui. «Dimmi pure.»

Non si erano scambiati molte parole durante il pranzo e l'unico ricordo che aveva di lei, era quando per sbaglio le aveva servito un Bloody Mary senza alcool e aveva strillato come una gallina.

«Tu e Ax state insieme?» niente giri di parola, aveva bisogno di saperlo.

Quella domanda lasciò senza parole Lennon, cogliendolo alla sprovvista. Avvampò per l'imbarazzo e iniziò a guardarsi in giro con la speranza che Axel sarebbe tornato al più presto, così da salvarlo dalla sua migliore amica.

«Siete fidanzati?» continuò Monica, appoggiando entrambe le mani sulle sue spalle poi fece scontrare i loro sguardi ― uno a disagio e l'altro deciso nel scoprire la verità ―, «Puoi dirmelo, sai».

«Noi... No, uhm, non stiamo insieme. Siamo solo amici» biascicò con le guance sempre più accaldate e rosse. Si sentiva a disagio in quella situazione. Non voleva dire cose che avrebbero potuto portare lui e Axel a litigare.

Monica sbuffò, alzando gli occhi al cielo indispettita. Perché le stava mentendo? Sapeva che c'era del tenero tra loro.

«Tu cosa provi realmente per Ax? Tranquillo, non glielo vado a dire.»

I suoi sentimenti per Axel... Lui si era innamorato del batterista. L'aveva capito. Non era stupido e più volte lui stesso lo aveva ripetuto. Le sue fasi di innamoramento le aveva riconosciute tutte. Prima una semplice infatuazione poi il desiderio di passare molto più tempo insieme, successivamente il continuare a sentire la sua mancanza, tanto da volersi strappare il cuore dal petto o raggiungerlo ovunque fosse ed infine la necessità di averlo sempre al suo fianco, di fare l'amore con lui e di condividere tutte le cose che c'erano da sapere l'uno dell'altro.

Era passato per ogni fase e ad ogni passo successivo si era reso sempre più conto che ormai i suoi sentimenti per Axel erano diventati molto profondi e più grandi di lui. Erano incontenibili. Però era anche conscio del fatto che avrebbe dovuto nasconderli, sopprimerli come meglio poteva per non rischiare di perderlo.

«Io...» Lennon abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore. Le unghie che avevano ricominciato a grattare la pelle del suo braccio con nervosismo. «Sono innamorato di lui, sì, ma ti prego non dirglielo.»

«Anche Ax prova le stesse cose, ma ha troppa paura di ammetterlo» Monica gli mostrò un sorriso di incoraggiamento, come a volergli dire di non arrendersi proprio ora che stava per raggiungere ciò che desiderava ma non n'era così sicuro, «Ti ha parlato del suo ex bastardo, pezzo di merda, stronzo schifoso?».

«Matthew, sì.»

La ragazza annuì con serietà, «Se te ne ha parlato è perché si fida veramente di te, tanto da averti aperto uno spiraglio sul suo passato» subito dopo si spalmò una mano sulla fronte e sospirò, «Ti ama ma è un idiota spaventato dall'amore. Tu però, per favore non arrenderti, okay?».

«Non lo farò, ma lui non mi ama.»

«Ti ama, eccome! Spero solo che quando finalmente se ne renderà conto, tu sarai lì ad aspettarlo.»

Lennon fece per aprir bocca e rispondere, ma Axel tornò dal bagno e guardò di sottecchi la sua migliore amica, «Cosa gli hai detto?» domandò gelidamente.

«Niente di ché. Gli ho solo chiesto come stava andando al pub. Ciao ciao!» detto quello Monica scappò via a gambe levate.

Lennon ridacchiò mentre Axel sbuffò stizzito.

«Avete davvero parlato del pub?»

«Ovvio, Lex. Di che altro avremmo dovuto parlare sennò?»

Il batterista scrollò le spalle, più tranquillo ora che sapeva che non avevano parlato di lui e del suo passato, «Niente. Meglio così».

✴✴✴

Axel stava per raggiungere il padre nella sua stanza di motel. Prima di uscire però, con un bacio abbastanza irruente, aveva promesso a Lennon che avrebbe fatto in modo di tornare a casa con l'umore tranquillo e senza rabbia in circolo nel sangue.

La camera era la 107. Non sembrava un motel molto rassicurante. Dopo essere passato davanti ad alcune stanze aveva udito cose strane e urla per niente rassicuranti di una coppia, o almeno sperava lo fosse, che litigava nel 103.

Si fermò di fronte alla porta e la prima cosa che venne catturata dal suo sguardo era il colore rosso con cui era stata dipinta, a differenza delle altre di un blu sporco, che in più punti o mancava la verniciatura oppure aveva assunto una sfumatura più scura. Bell'ambiente.

Poi bussò due volte e subito dopo si guardò le nocche per controllare che non gli fosse rimasta della vernice rossa sulla mano. In quell'esatto istante, Clark aprì la porta e sul suo viso vi era disegnato un enorme sorriso. Era contento di vedere suo figlio.

«Entra, figliolo.»

«Certo che potevi cercarti un motel meno film dell'orrore, eh» si lamentò Axel varcando la soglia, ma stando bene attento a non toccare nulla in quella stanza. Chissà da quanto tempo non veniva fatta una lunga e profonda pulizia... Da voltastomaco.

Clark ridacchiò a disagio, «Sì, fa venire abbastanza i brividi ma è il primo che ho trovato mentre raggiungevo Maddison Town».

Axel lo fissò dritto negli occhi con serietà. Prima di accettare completamente suo padre nella sua vita, doveva mettere in chiaro delle cose con lui.

«Prima voglio sapere una cosa: sei una persona omofoba? Perché in quel caso me ne vado via e saluti e baci. E tu puoi tornartene da dove sei venuto.»

L'uomo scosse il capo mentre si sedeva ai piedi del letto, «La mia figliastra, Cassidy, è lesbica e le voglio bene così com'è. La sua fidanzata è una brava ragazza».

Quella risposta lo colpì in pieno viso. Si sentì come se avesse appena ricevuto prima un pugno sulla faccia e poi uno nello stomaco. Il fiato gli morì in gola. Mentre nella sua mente si crearono una miriade di scene felici tra suo padre e la sua figliastra, anche se non aveva idea di come fosse e ciò gli fece provare un fortissimo dolore al cuore.

Suo padre si era rifatto una vita con un'altra donna e sua figlia l'aveva cresciuta lui. Non si sarebbe dovuto stupire di ciò, ma lo fece eccome. Lo ferì molto.

«Ah» fu tutto ciò che lasciò fuoriuscire dalla sua bocca. Gli mancavano le parole e la voce. Quella ragazza aveva vissuto una vita felice in cui era stata amata da suo padre, a differenza sua.

Si sentiva inutile. Qualcuno che era più facile da sostituire e buttare nella spazzatura che provare a voler bene con tutte le sue imperfezioni.

Clark tornò in piedi, raggiunse il figlio, il cui sguardo si era rattristato e lo avvolse in un abbraccio confortante. Axel non mosse un muscolo. Rimase immobile rigido mentre veniva lentamente risucchiato in pensieri maligni. Su come tutti ben presto lo avrebbero abbandonato. Persino Lennon si sarebbe lasciato lui e il suo caratteraccio alle spalle. E ciò gli fece provare un dolore immenso al petto. Con una mano si aggrappò alla stoffa della sua maglietta dove una fitta lo trafisse nuovamente mentre veniva cullato dalle braccia del padre.

«Axel, mi sono sempre immaginato come sarebbe stati vederti crescere» gli lasciò una carezza sulla schiena, ma le uniche braccia che Axel desiderava in quel momento erano quelle di Lennon perché solo lui riusciva a farlo smettere di soffrire, «Più di una volta ho provato a parlare con Elaine per convincerla a darmi una possibilità di incontrarti e conoscerti, ma lei iniziava a strillare come una pazza per farmi andare via. E ci riusciva perché ogni cazzo di volta tutto il vicinato usciva a vedere cosa stesse succedendo e avevo il terrore che dicesse che le stavo facendo del male e di chiamare la polizia».

«A volte chiamava i suoi amanti che vivevano da dentro quella che un tempo era stata anche casa mia per spaventarmi e farmi andare via. Questi bastardi uscivano con mazze o pistole per minacciarmi. So di essere stato un codardo a fuggire, ma avevo paura che mi avrebbero ucciso. Perdonami, figliolo» Clark cercò di spiegare al meglio a suo figlio che ai tempi aveva provato in ogni modo ad incontrarlo, ma Elaine si era sempre intromessa usando la carta della violenza domestica, nonostante quella ad alzare le mani era sempre stata lei.

Axel teneva gli occhi chiusi. Era conscio che se li avesse aperti, sarebbe scoppiato a piangere. Sua madre gli faceva venire da vomitare. La odiava con tutto il suo cuore. Se la sua vita fosse andata diversamente, ora, con molta probabilità, non avrebbe avuto quel carattere. E non si sarebbe ritrovato ad avere paura di fidarsi degli altri, di lasciarsi andare completamente, fregandosene se avesse sofferto un pochino.

«La tua famiglia sa di me e Rose?» gli tremava la voce e il labbro inferiore mentre un nodo si stringeva sempre di più intorno alla sua gola.

«Certo, figliolo. Sanno di voi e di come Elaine mi ha sempre impedito di vedervi.»

«Ma non capisco... Rose è molto più grande di me quindi avresti potuto rivederla subito, perché non l'hai fatto?»

«Tua madre l'ha condizionata al tal punto che lei stessa non vuole vedermi. E per questo mi sono concentrato sul volerti conoscere. Il mio unico pensiero era vederti e parlarti, Axel» sciolse lentamente l'abbraccio ma appoggiò una mano sulla spalla del figlio che sussultò al suo tocco, «Ho provato anche a scrivervi delle lettere, ma dubito che le abbiate ricevuto. Vostra madre deve averle buttare via prima che voi aveste potuto intercettarle.»

«Mi dispiace tanto.»

«Dove abiti adesso?»il ragazzo volle cambiare discorso. Se pensava a sua madre a tutte le cattiverie subite da lei, sarebbe finito con l'incazzarsi nuovamente e non voleva perché lo aveva promesso a Lennon ma anche a se stesso.

«In California.»

Strabuzzò gli occhi per lo stupore. Lui che amava il mare era finito in un posto in cui l'unica acqua in poteva immergersi era quella gelida del lago o quella della piscina comunale. «Sul serio?»

Clark sorrise affettuosamente, «Sì e ho un buon lavoro e una bella casa».

«Una buona famiglia, anche» precisò Axel con un po' di amarezza, ma non poteva dargli torto. Sua madre era stata una bestia di Satana, era ovvio che avesse voluto trovarsi qualcuno di buono e gentile da sposare.

«Sì... Uhm, mi piacerebbe fartele conoscere» mormorò leggermente in imbarazzo.

«In futuro, forse. Ora non me la sento.»

Aveva già faticato a fidarsi di suo padre, figurarsi poi fare conoscenza anche della sua nuova famiglia. Non era ancora pronto a fare quel passo. Probabilmente se le avesse incontrate ora, le avrebbe detestate perché avevano avuto ciò a cui a lui era stato strappato via perciò voleva aspettare.

«Ma certo. Abbiamo tanto tempo adesso. Possiamo fare tutto con calma» l'uomo sorrideva con gioia perché suo figlio lo aveva accettato. Aveva capito le sue motivazioni e gli aveva promesso di far parte della sua vita.

Passarono quasi altre due ore insieme poi Axel annunciò che sarebbe tornato a casa. Una volta raggiunta la porta di quell'orribile stanza di motel, Clark abbracciò nuovamente il figlio.

Axel si rese ufficialmente conto di avere un padre.

«Non te ne andrai di nuovo, vero?» Axel diede voce ad un pensiero che lo stava assillando da un po'. Voleva solo una certezza: che non sarebbe scappato ancora.

«No, Axel, non lo farò. Sei mio figlio e mi dispiace aver perso una parte importante della tua vita, ma in quella futura ci sarò.»

«Grazie Clark.»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top