Capitolo 25
"Perché non porti Axel al mio compleanno?"
Lennon e Greta stavano parlando al cellulare da quasi due ore. Avevano perso la cognizione del tempo, immersi totalmente nelle chiacchiere molto dettagliate di Lennon su Axel e sulla loro vita insieme.
Era ormai chiaro a Greta che il suo fratellino avesse perso completamente la testa per quel ragazzo. Il modo in cui ne parlava le aveva fatto capire a tutti gli effetti che non era più una semplice infatuazione come aveva pensato all'inizio. No, ora era decisamente innamorato di Axel. Il problema stava nel fatto che a quanto pare Axel non voleva avere relazioni amorose però allo stesso tempo suo fratello non poteva uscire con altre persone e lui nemmeno. Era una situazione davvero assurda ― da una parte era molto contenta che Lennon avesse trovato qualcuno, ma dall'altra parte aveva paura che quel ragazzo gli avrebbe spezzato il cuore, non ricambiando i suoi sentimenti.
"Ma sei pazza?! Ti devo ricordare che persona è nostro padre? Non appena poserà lo sguardo su di lui, incomincerà a fare commenti malevoli". E ogni volta che lo diceva ad alta voce una fitta nello stomaco, come se qualcuno gli avesse sferrato un potente pugno, gli toglieva il fiato. Prima aveva provato fastidio e rabbia per i commenti del padre mentre ora moriva dalla paura. Temeva la sua reazione. Aveva il terrore di udire quelle parole rivolte a lui. Quelle frasi orribili che nessun figlio vorrebbe mai sentire uscire dalla bocca dei propri genitori.
"Leni, non devi mica annunciarlo come tuo fidanzato! Voglio semplicemente conoscere il ragazzo che ti ha fottuto il cuore e ringraziarlo per averti tolto la stronzetta dalla mente e mettere in chiaro che se ti fa soffrire lo uccido con le mie mani."
Lennon scosse il capo, consapevole del fatto che sua sorella non potesse vederlo poi alzò gli occhi al cielo. Sì, Axel aveva fatto sparire Tiffany dalla sua mente, ma stava di fatto che lei era stata una parte importante della sua vita per parecchio tempo e purtroppo non era così facile dimenticarla del tutto. Ci pensava a lei, ma poi osservava il batterista al suo fianco e si rendeva conto che non sarebbe mai tornato indietro ― la sua vita con Axel gli andava benissimo così com'era. Aveva accanto a sé una persona che anche se diceva di non provare amore nei suoi confronti e in generale, riusciva sempre a farlo sentire amato.
E nonostante un tempo avesse amato alla follia Tiffany, ciò che aveva fatto era imperdonabile.
"Hai osato alzare gli occhi al cielo, Lennon Keifer?" sbraitò Greta e Lennon scoppiò a ridere.
Come diavolo aveva fatto a capirlo?
"Non mi metterai in imbarazzo davanti a lui se lo porto con me, vero?!
"Non ti metterò in imbarazzo."
Era una bugia. Gigantesca. Lennon era sicuro al centouno percento che Greta sarebbe saltata fuori con qualche aneddoto imbarazzante, giusto per farlo vergognare.
"Sicura?"
"Te lo prometto, rompiballe di un fratello."
"Ne parlo con Lex e poi ti faccio sapere, va bene?"
Lennon aveva appena salutato con una mano Axel che era appena rientrato in casa dopo le prove con la band e lo guardava con un grande sorriso stampato sulle labbra.
"A più tardi."
"Ciao Greti!"
Una volta chiusa la chiamata, Lennon allargò le braccia e Axel ci si tuffò in mezzo, venendo poi avvolto in un abbraccio affettuoso. Era seduto in braccia a Lennon con le gambe a cavalcioni, strette intorno alle sue cosce.
«Le prove come sono andate?» gli domandò, facendo poi combaciare le loro bocche che si erano decisamente mancate.
Axel si staccò dalle labbra dell'altro con uno schiocco, senza far sparire il sorriso che torreggiava sul suo viso, «Abbastanza bene. Van ha scoperto che il motel in cui avremmo dovuto passare la notte tra pochi giorni è stato chiuso quindi si è messo subito a cercarne un altro e per fortuna lo ha trovato a buon prezzo, anche se non so se sia una buona cosa o no e non è tanto lontano da dove dobbiamo esibirci» gli raccontò tra un bacio e l'altro.
Lennon adorava quando Axel tornava a casa tranquillo e con un gran voglia di coccole. Gli passò una mano nella folta chioma corvina poi gli baciò la fronte, sorridendo contro la sua pelle calda.
«L'importante è che siate riusciti a trovarne un altro. Comunque mia sorella ti ha invitato al suo compleanno, è domani, ti va di venire?»
«Ne sei sicuro? Non voglio creare problemi tra te e tuo padre, Neon.»
Un bacio sulla punta del naso, gesto che glielo fece arricciare in automatico, «Sicurissimo e poi Greta vuole conoscerti».
Axel portò entrambe le braccia al collo di Lennon e allacciò le dietro sulla nuca poi si avvicinò al suo viso e riprese a baciarlo. Fece passare la lingua sul labbro inferiore di Lennon e quando quest'ultimo dischiuse la bocca, la portò al suo interno e lappò le pareti in cerca di più contatto.
Lennon mugugnò nel bacio, ricambiandolo volentieri mentre le sue mani presero a vagare sulla schiena di Axel per poi infilarsi sotto alla maglietta. Gliela sfilò via.
Lo voleva nudo sotto di sé.
Gli lasciò delle carezza sugli addominali appena accennati mentre con la sua lingua gli tracciò una scia di saliva sul collo, dove poi prese a lambirne la pelle perlacea e a baciarla.
Gli avrebbe lasciato dei succhiotti come quelle che piacevano tanto a lui.
Il suo petto era pieno zeppo di chiazze che passavano dal viola, blu a giallo. Axel lo aveva marchiato durante i loro rapporti sessuali, come a voler rivendicare il suo possesso su di lui. Gli piaceva come cosa, ma era difficile nasconderli e non poteva rimanere senza maglietta perché era invaso dai suoi succhiotti.
Lennon premette la sua bocca sul pomo d'adamo di Axel e lo percepì deglutire sotto al suo bacio. Il batterista inspirò bruscamente, portando la testa all'indietro e dandogli maggior accesso al suo collo.
Le mani di Axel erano arpionate ai capelli dell'altro e non aveva alcuna intenzione di lasciarlo andare. Quando Lennon smise di tormentargli il collo fu il suo turno di torturarlo. Con uno strattone gli portò la testa nella posizione che preferiva e subito dopo prese d'assedio la pelle del suo collo che succhiò e leccò senza ritegno. Gli morse anche le spalle larghe.
Amava lasciargli addosso i segni del suo passaggio. Era solo suo. Lennon gli apparteneva.
Lennon gli strinse tra le mani le natiche, rubandogli un urlo di sorpresa.
Ghignò soddisfatto. Quel sorrisetto però non durò molto. Axel glielo aveva appena cancellato dalla faccia con il solo muovere il bacino contro il suo. Quel movimento era bastato a far fremere di piacere entrambi e ansimare l'uno nella bocca dell'altro.
«Ti desidero Lex» la voce spezzata dall'eccitazione di Lennon fece rabbrividire Axel che si tuffò nuovamente sulla sua bocca e succhiò con irruenza le sue labbra turgide.
Il batterista strusciò il proprio membro contro quello di Lennon aumentando le loro voglie. La loro bramosia di unirsi e arrivare a diventare un corpo solo.
«Anche io» mormorò tra un gemito e l'altro, «Da morire».
✴✴✴
«Mi sento in colpa per non aver comprato niente per tua sorella». Axel diede voce ai suoi pensieri che da quando erano partiti dal loro appartamento per andare a casa Keifer, lo avevano tormentato.
Che figura faceva nel presentarsi senza un regalo al compleanno della sorella del ragazzo con cui viveva e con cui di certo non giocava a risiko tra le coperte?
«Lex, il mio regalo è da parte di entrambi, okay?»
Lennon fermò la macchina nel vialetto di casa sua e notò che quella del padre non era parcheggiata fuori dal garage quindi capì che non fosse ancora uscito dal lavoro.
Meglio per lui, per loro.
«Ma io non c'ho messo un penny!»
«Dai, dammi dieci dollari così siamo a posto» borbottò porgendogli la mano e muovendo le dita come a volergli dire di muoversi.
Axel gli diede due banconote da cinquanta nella mano e gliela strinse a pugno per impedire il suo non accettarle, «Ora siamo a posto. Ho visto lo scontrino e so quanto hai pagato quella borsa quindi accetta i soldi e taci».
Lennon gli fece il verso ma poi ridacchiò e un secondo dopo gli schioccò un bacio sulla guancia sinistra. Suo padre non c'era. Nessuno dall'interno li avrebbe potuti vedere per abbastanza lontani e poi non avrebbero detto nulla anche se li avessero notati.
«Entriamo, dai, che mia sorella ci sta aspettando.»
Il batterista fece un profondo respiro per calmare l'agitazione che albergava nel suo corpo. Temeva che la sua presenza avrebbe potuto rovinare il rapporto di Lennon con il padre. Ma soprattutto aveva paura di non piacere a Greta o alla madre e persino alla nonna italiana.
Lennon aprì la porta di casa gridando: «siamo arrivati» e la prima persona che gli andò incontro fu Charlotte che sorprendentemente saltò felice in braccio ad Axel. Il ragazzo rimase stupito dal gesto della bambina e anche dal suo bacio appiccicoso di lucidalabbra premuto sulla guancia. Teneva le braccia strette intorno al corpo magrolino di Charlotte mentre il suo viso era avvolto dalla confusione.
Cos'era appena successo? Perché la nipote di Lennon era così felice di vederlo? L'unica volta che l'aveva incontrata era stato quando lui e Neon erano andati a recuperare le sue nipoti a casa dei nonni quindi perché?
Lennon osservò la scena con incredulità ma le sue labbra mostravano un piccolo sorriso. Era contento del fatto che a sua nipote piacesse Axel perché anche a lui piaceva tanto.
«Lottie, non sono più il tuo zio preferito?» la punzecchiò con le dita su un fianco perché conscio che sua nipote soffrisse il solletico. Infatti incominciò a ridacchiare nell'abbraccio di Axel, scuotendo leggermente la chioma rossa e mossa.
«Sei il mio zio preferito, ma anche zio Axel lo è adesso.»
I due ragazzi si scambiarono un sorriso che valeva più di tante parole. Charlotte non sarebbe stata l'unica ad accettarlo in quella casa e, Axel percepiva il peso sul cuore farsi meno pesante a quel pensiero.
Charlotte saltò giù dalle braccia di Axel, abbracciò Lennon e dopo aver mostrato loro un dolce e affettuoso sorriso, corse in salotto dove il chiacchiericcio si era fatto più fitto e rumoroso. La seguirono e una volta entrati nella stanza, Greta gli andò incontro con due bicchieri di quella che sembrava essere coca-cola e la felicità dipinta sul viso.
«Finalmente ti conosco, Axel» esclamò, passando poi ad entrambi la bevanda, «E ciao fratellino».
Axel era visibilmente a disagio, il che era strano per lui che se n'era sempre fregato dei giudizi altrui, ma in quel caso si trattava della famiglia di Lennon e non voleva dare l'impressione di essere uno stronzo antipatico.
Lennon gli mise una mano sui reni e lentamente gli diede delle carezza per tranquillizzarlo, ma non disse una parola perché credeva che se avesse parlato, lo avrebbe messo ancora di più in difficoltà. Sua sorella era una brava persona e lui non doveva temerla.
«Piacere di conoscerti Greta» le porse una mano, ma ciò che fece Greta lo riportò all'episodio di poco prima con sua figlia e si stupì una seconda volta. Lo stava abbracciando calorosamente poi gli diede due baci sulle guance che anche se non voleva ammetterlo, avevano iniziato a scaldarsi per l'imbarazzo.
«Leni mi ha parlato molto di te.»
Axel guardò di sfuggita il ragazzo al suo fianco e lo trovò a fissare di sottecchi la sorella come a volerle dire "guai a te se dici qualcosa che può farmi vergognare" e un accenno di sorriso divertito nacque sulle sue labbra, «Spero solo cose belle».
«Oh sì, soprattutto che gli hai fatto perdere la testa.»
«Greta!» strillò paonazzo Lennon. Se il suo volto potesse parlargli, gli direbbe di darsi una calmata perché era stanco di prendere fuoco per ogni minima cosa in cui c'entrava Axel.
Nella mente di Axel si attivò un campanellino d'allarme ma lo ignorò. Greta gli aveva fatto intendere che Lennon provava qualcosa per lui eppure non provava il desiderio di scappare il più lontano possibile da quella situazione prima che fosse troppo tardi. Ormai era finito col ragionare col cuore. Ah, che disastro...
«Be', modestamente ― sono un figo!» Axel si giocò la carta della modestia per smorzare un po' l'avvertimento che il suo cervello gli stava dando, ma anche per cancellare l'imbarazzo dal viso di Lennon.
Greta emise un ridacchio, annuendo, «Oh sì, lo sei decisamente».
Lennon invece si spalmò una mano sul viso, ma dentro di sé stava ringraziando Axel per aver spostato l'attenzione su di lui con quella frase da vanitoso.
«Greti, ti abbiamo preso un regalo ― spero ti possa piacere.»
«Oh, grazie ragazzi! Lo apro dopo insieme a Lottie sennò mette il broncio» ridacchiò ancora la donna e alcune ciocche di capelli rossi, scappate da dietro le orecchie, le accarezzarono le guance.
«Per che ora torna a casa nostro padre?»
«Credo tra una mezz'ora, massimo un'ora.»
Greta venne chiamata da sua figlia perciò dopo aver ringraziato ancora i ragazzi, la raggiunse per vedere cosa volesse o cos'avesse combinato.
Lennon presentò Axel a sua madre. Pure Helen rimase stupita dalla bellezza di quel ragazzo e non si limitò solo a pensarlo, no, glielo disse anche. E per la prima volta, Lennon vide Axel imbarazzato per un complimento, nonostante fosse lui a giocare costantemente sulla sua bellezza.
Il rossore sul suo viso pallido risaltava moltissimo ed era impossibile nascondere il sorrisino imbarazzato appena fiorito sulle sue labbra.
«La ringrazio, signora Keifer» mormorò con gentilezza, abbassando lo sguardo verso i suoi stivali per non mostrare il suo apparente disagio e notò che la punta del sinistro toccava la scarpa destra di Lennon.
Una sciocchezza, ma sembrò aiutarlo a sciogliere i nervi perché significava che Lennon era al suo fianco e che non doveva temere la sua famiglia, con forse l'unica eccezione del padre, ma per il momento poteva anche non pensarci.
«Chiamami pure Helen o Neni. A me vanno bene entrambi.»
La madre del suo amante, constatò Axel, aveva un sorriso dolcissimo e in generale lei stessa emanava un'aura di gentilizza che gli stava scaldando il cuore. Si capiva che era una gran donna e che voleva bene ai suoi figli, a differenza della sua.
«Come sta Lukas? Ha poi risolto con Lia?» chiese Helen, cogliendo il figlio di sorpresa che prima balbettò parole a casa poi ricordandosi della bugia che aveva inventato per coprire la sua assenza a casa, le rispose che purtroppo erano ancora in crisi e che continuava ad avere bisogno di lui.
Axel dovette trattenersi dal ruotare gli occhi e scuotere la testa con disappunto.
Helen era una così brava donna perciò perché non dirle la verità? Va bene, aveva capito, non era facile annunciare che sarebbe andato via di casa di punto in bianco poiché Helen era molto attaccata a lui, ma il fatto che continuasse a mentirle lo faceva sentire dispiaciuto per lei. Non se lo meritava.
«Oh, mi dispiace... Sono una coppia così carina» Helen spostò il suo sguardo, il cui colore era molto simile a quello di Lennon, su Axel che per educazione le mostrò un sorriso abbastanza impacciato, «E tu, Axel, sei fidanzato?».
«No, non ho ancora trovato il ragazzo o la ragazza giusta» il batterista se ne uscì con quella frase, sapendo perfettamente fosse una stronzata. Non c'entrava il trovare o il non trovare la persona giusta, lui non sarebbe mai più stato pronto a donare completamente il suo cuore a qualcuno. Però gli bastò guardare il volto di Lennon risplendere mentre lo fissava a sua volta per far sì che i battiti del suo cuore aumentassero e picchiassero contro la gabbia toracica, come se fossero sul punto di esplodergli fuori.
I suoi pensieri erano un continuo contraddirsi. Non sapeva più cosa pensare e credere. Non voleva amare nessuno ma aveva il terrore di perdere Lennon. Non voleva mettere in mezzo sentimenti nella loro relazione eppure se pensava a lui insieme ad altre persone diventava una bestia carica di gelosia. Era felice solo quando stavano insieme perché si sentiva in pace con se stesso e tutti i problemi con la sua famiglia sparivano, nonostante a volte i casini se li andava a cercare da solo, come nel caso di Eliza. Però appena veniva risolto, ritornava nella sua bolla di felicità e tranquillità tra le braccia di Lennon.
«Magari è più vicino di quanto pensi» fece l'occhiolino a Axel che emise un flebile ridacchio poi indicò con l'indice il figlio che si accese come una fiamma.
Lennon avrebbe voluto urlarle «mamma, smettila» ma evitò di farlo perché se avesse aperto bocca, avrebbe farfugliato parole a caso e piene di imbarazzo. Le rifilò un'occhiataccia ma Helen sorrise sotto allo suo sguardo trucido.
«Forse.»
La risposta di Axe lasciò madre e figlio senza parola e dello stupore comparve sui loro volti lentigginosi. Soprattutto Lennon rimase scioccato dalla sua replica e il suo cuore salì sulle montagne russe ― i battiti impazzirono nel suo petto e nel suo stomaco si materializzò un tornado che lo scombussolò totalmente.
Quel discorso si concluse con quella risposta che aveva mandato strani segnali a Lennon. Non riusciva a capire se Axel gli avesse appena detto che avrebbe potuto avere una possibilità con lui o se in realtà l'avesse detto solo per far contenta sua madre.
Poco dopo Teresina raggiunse i due ragazzi e la prima cosa che catturò l'attenzione di Axel fu il sorriso della donna ― era identico a quello di Lennon.
C'era una sola persona che non avesse fascino in quella famiglia?
Lennon abbracciò calorosamente sua nonna. Scomparve quasi del tutto tra le sue braccia muscolose.
«Nonna, come stai? Lui è—»
«Sei il nuovo amico di Leni?» la donna non fece nemmeno finire la presentazione al nipote. Greta le aveva raccontato che Lennon avrebbe portato un amico alla festa, ma non che fosse così attraente.
«Sì, signora. Axel, piacere» Axel le mostrò un sorriso cordiale.
Teresina gli diede due baci sulla guancia. Abitudine italiana che nel corso della sua vita non aveva mai abbandonato. In America sembrava che salutare qualcuno con due baci fosse una cosa aliena e di cui rimanere basiti.
«È proprio un figo assurdo, Leni. Tienitelo stretto che uno così non lo trovi più» commentò poi lei in italiano, con le mani ancorate agli avambracci del batterista mentre muoveva leggermente in capo per annuire, come a voler dire a suo nipote che quel ragazzo era un buon partito, nonostante nessuno sapesse che gli piacessero anche i maschi.
A quanto pare sia sua sorella, sua madre che sua nonna lo volevano con lui.
«Nonna!» strillò Lennon, portandosi le mani sul viso per nascondere l'imbarazzo.
Tutti avevano deciso di farlo vergognare quel giorno? Non era possibile... Prima Greta poi sua madre e ora anche sua nonna. E poi perché parlavano tutte di cose relative ad una relazione tra lui e Axel, quando non aveva nemmeno fatto coming out con loro (a parte Greta che lei lo sapeva)?
«Cos'ha detto?» domandò Axel, la confusione era dipinta sul suo viso pallido.
Non capiva mezza parola di italiano. In futuro avrebbe chiesto a Lennon di insegnarglielo.
«Che sei un bel tipo.»
«La ringrazio signora.»
Quanti complimenti aveva ricevuto da quando era entrato in quella casa? Be', era un punto a suo favore, no? Significava che aveva conquistato almeno le donne della famiglia di Lennon.
«"Nonna Teresina" va più che bene.»
Giacinto tornò in casa in compagnia della figlia che gli stava raccontato delle piantine da poco seminate. Lennon gli fece segno di avvicinarsi.
«Nonno, ti vedo in ferma, eh!» esclamò, abbracciandolo.
«Ciao Lenny» il nonno gli diede una pacca sulla schiena e poi alzò lo sguardo, incrociando quello leggermente a disagio di Axel, «E lui chi è?» chiese infine, indicandolo.
«È lo scopamico di Leni» saltò fuori la donna con certezza e con un sorriso orgoglioso sulle labbra.
I due ragazzi sobbalzarono per quell'uscita dell'anziana e si scambiarono un'occhiata scioccata. I loro visi avevano assunto lo stesso colore e la pelle era incandescente.
«Nonna, ma cosa diavolo dici?» sbraitò nervosamente Lennon mentre Axel emise un ridacchio sommesso per nascondere l'imbarazzo.
Axel non riusciva a smettere di pensare a quanto Lennon fosse adorabile in quel momento, tutto rosso e completamente nel panico.
Teresina lo osservò confusa, inclinando leggermente il capo a destra, «Non si dice così quando due persone fanno cose senza essere fidanzati? Tesoro, lo sai che non ti giudicheremo mai. Non ci importa del sesso dell'altra persona».
Il ragazzo esalò un sospiro esasperato, ma dentro di sé era contento di ciò che sua nonna gli aveva appena detto, «Sì, si dice così, ma cosa c'entra con me e Lex?».
«Tua sorella mi h—»
«Greta!»
Dio, sua sorella gli aveva promesso che non avrebbe detto e fatto niente di strano e poi veniva a scoprire che aveva a loro nonna che lui e Axel facevano sesso. Perché? Era tutto così imbarazzante.
«Cosa?» Greta si voltò verso di lui con aria disorientata.
«Cosa diavolo racconti alla nonna?» e bastò quella domanda per far sì che sua sorella capisse il motivo della sua uscita, ma anche per via del suo sguardo ridotto ad una fessura.
«Ah,» ridacchiò compiaciuta da se stessa, «non credevo l'avrebbe detto. Nonna stavo scherzando. Sono solo amici».
La nonna strabuzzò gli occhi e boccheggiò. Si era fidata della nipote e aveva fatto una figuraccia con l'amico di Lennon.
«Greta, sei tutta scema!»
La ragazza scoppiò in una gioiosa risata, «Scusa nonnina».
Lennon continuava a scuotere il capo e a sospirare. Non la mandava a cagare solamente perché era il suo compleanno, sennò gliene avrebbe dette di tutti i colori, ovviamente con amore. Quello, era un po' il loro modo di prendersi in giro.
Axel, al suo fianco, non sapeva più dove spostare lo sguardo per il disagio. Destra, sinistra, in alto e in basso poi finalmente decise di concentrarsi unicamente su Lennon e sembrò calmarsi un attimo. Era un fascio di nervi perché aveva il terrore che il padre di Lennon potesse entrare da un momento all'altro e ascoltare quei discorsi finendo poi col fare una sfuriata al figlio o peggio ancora: alzargli le mani. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire il padre ―sapeva solo che non voleva che accadesse per colpa sua.
Cercò la sua mano, ma subito dopo la ritrasse per evitare di aumentare il pericolo di venir scoperti. Lennon sembrò notarlo ma non disse nulla. Qualche secondo dopo però, si scusò con la sua famiglia e afferrando Axel per un polso, lo trascinò in cucina dove per il momento potevano stare da soli.
«Stai bene? Mi dispiace per tutti questi discorsi» si grattò la nuca, cercando lo sguardo del corvino e quando lo trovò, vide che non vi era alcuna traccia di seccatura ma solo un po' di imbarazzo per via di quella situazione più grande di lui.
Axel non aveva mai conosciuto la famiglia di nessuno dei ragazzi con cui aveva avuto una relazione di sesso per un periodo prolungato mentre ora si era ritrovato in mezzo a parenti che più volte avevano allusionato al fatto che lui e Lenon potessero essere una coppia o che potessero diventarlo in futuro. Era tutto nuovo per lui che non sapeva bene come reagire.
«Sto bene. Stai tranquillo, Neon» gli mostrò un accenno di sorriso poi fece intrecciare le dita di entrambe le mani davanti ai loro corpi, «La tua famiglia è molto simpatica».
Le punte delle loro scarpe si sfiorarono. Con i pollici si stavano scambiando delle piccole carezze mentre il desiderio di baciarsi cresceva sempre più velocemente dentro di loro.
Lennon avvicinò con lentezza disarmante il viso a quello di Axel. I loro cuori sbatteva violentemente contro le costole. Il respiro di Lennon accarezzò le labbra del batterista poi le intrappolò tra le sue e tutta la tensione si sciolse in quel bacio.
Axel, dopo aver districato l'intreccio delle loro dita, gli portò una mano al viso e gli accarezzò una guancia, spostandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si sorrisero teneramente nel bacio.
Le loro menti completamente svuotate. C'erano solo loro due e le loro bocche unite in un momento di bisogno. Si erano talmente immersi in quel bacio che non si accorsero nemmeno di chi fosse arrivato in quel momento.
«Froci schifosi» gridò con ribrezzo una grossa voce alle loro spalle.
Lennon si staccò fulmineo da Axel e col viso deformato dalla paura si voltò verso il padre che li stava fissando con disgusto. Il batterista faticò a mandar giù il nodo stretto intorno alla sua gola e abbassò lo sguardo sul pavimento, sentendosi in colpa perché se solo non fosse andato a quella festa, niente di tutto ciò sarebbe successo.
Il corpo di Lennon veniva scosso da brividi continui di terrore e gli occhi si erano fatti lucidi. Fece per aprir bocca, ma il padre scattò in avanti, spinse di lato suo figlio e colpì in pieno volto Axel, il quale lo aveva alzato solo per controllare come stesse Lennon. Venne colto alla sprovvista e finì con il picchiare malamente la schiena contro la credenza. Cadde a terra e il fiato gli si mozzò in gola. Un gemito straziato uscì dalle sue labbra. Strizzò gli occhi ed emise un altro lamento di dolore. Percepiva il viso pulsargli dolente. La schiena era trafitta da fitte lancinanti che gli impedivano di riprendere fiato normalmente.
«Papà!» gridò Lennon nel panico poi si fiondò su Axel e lo abbracciò piano, terrorizzato dal pensiero di procurargli altro male.
Per colpa sua, suo padre lo aveva picchiato. Non se lo meritava. Entrambi non si meritavano quel trattamento.
«Fuori da casa mia, froci di merda! E non azzardarti a chiamarmi in quel modo dopo aver baciato un ragazzo. Mi fai schifo» quelle parole per Lennon furono come lame conficcate con rabbia nel suo cuore. Nel suo cuore fatto a brandelli dal padre.
Le prime lacrime scapparono dai suoi occhi colmi di tristezza. Tracciarono le sue guance e sparirono sotto al mento. Pianse sulla spalla di Axel mentre quest'ultimo mormorava con voce spezzata che gli dispiaceva, che gli aveva rovinato la vita.
Greta e Helen arrivarono di corsa in cucina dopo aver udito William e Lennon gridare.
«Cos'è successo?» chiese la donna al marito, ma non appena posò il suo sguardo su Lennon accovacciato a terra mentre stringeva tra le braccia Axel, spalancò gli occhi con incredulità, «Cos'hai fatto, William?!» strillò nel panico.
«Questi due froci si stavano baciando in casa mia. Ho dato loro una piccola lezione» fu la risposta di William. Il suo tono di voce continuò a trasmettere tutto il disgusto che provava nei confronti di suo figlio e di quell'altro ragazzo.
«Questa è anche casa mia e Lennon può fare quello che vuole e con chi vuole» Helen non poteva credere che suo marito avesse potuto fare una cosa del genere a loro figlio.
«Li voglio fuori da casa mia prima che ammazzo entrambi.»
«William» gridò la donna con il corpo scosso da un brivido di paura.
«Papà» strillarono i suoi figli. Lennon stava piangendo a dirotto, abbracciato al batterista che non riusciva più nemmeno ad alzare il viso per quanto si sentisse responsabile di quella situazione.
«Uscite da questa casa. Ora!»
Lennon singhiozzò fortemente. Il suo corpo era scosso da spasmi mentre aiutava Axel ad alzarsi. Gemette ancora per il dolore alla schiena. E sotto allo sguardo pieno di ripugnanza e odio del padre, uscirono da quella casa mentre la madre e sua sorella gli gridarono di restare.
Ma che senso aveva rimanere se ormai tutto era andato a puttane? Se il padre non riusciva nemmeno a guardarlo senza provare disgusto?
«Scusami, non sarei dovuto venire. Ti ho rovinato la vita» sussurrò rammaricato Axel, non appena furono fuori dalla casa.
«Non dire stronzate, non è colpa tua! È stata mia per essere stato imprudente e non aver controllato che non ci fosse nessuno, ma il mio desiderio di baciarti ha vinto su tutto.»
Axel gli baciò una guancia, «No, Neon, non è stata nemmeno tua la colpa».
Infatti non era colpa di nessuno dei due, ma solamente del padre di Lennon che non riusciva ad accettare la felicità del figlio, anche se a fargliela provare era un ragazzo.
«Hai ragione. Noi non abbiamo fatto niente di male.»
Lennon lanciò un'ultima occhiata alla casa e vide che sua madre e sua sorella li stavano guardando dalla finestra con tristezza mentre dietro di loro si poteva notare la sagoma imponente del padre che le teneva d'occhio.
Si sforzò di mostrare alle due donne un sorriso poi si voltò e lentamente, con Axel arpionato al suo fianco, si diresse verso la macchina mentre altre lacrime gli bagnarono il viso.
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