Capitolo 19
Mercoledì e giovedì si videro per pochissime ore e le giornate erano passate molto lentamente per entrambi, come se il tempo si fosse divertito a farli soffrire, tenendoli lontani l'uno dell'altro.
Axel era stato impegnato con la band e se avesse provato a saltare le prove, come aveva fatto martedì per stare con Lennon, Evan lo avrebbe castrato con le sue mani. Lennon, invece una volta guarito dalla febbre era tornato a lavorare al pub e durante le due giornate si era trasformato nello zio perfetto, facendosi fare qualsiasi cosa dalla nipote ― Charlotte lo aveva truccato e acconciato i capelli in due codini battezzandolo come "Principessa Lenny" e avevano giocato a bere il té e a mangiare i biscotti fatti da Helen.
Ma ora era finalmente giunto venerdì. Lennon e Axel avevano già incontrato Paloma Hans che si era dimostrata gentilissima mentre gli aveva fatto vedere l'appartamento. Axel si era subito innamorato di quel posto, proprio com'era successo a Lennon la prima volta che ne aveva varcato la soglia. Era luminosa con due enormi balconi che paravano abbracciare l'appartamento. Spaziosa, soprattutto pensando che c'erano due stanze in più, tra l'altro una sembrava non esserci perché la porta era scorrevole e aveva lo stesso colore delle pareti quindi si mimetizzava perfettamente. Quella stanza l'avrebbe sicuramente usata per la sua batteria mentre l'altra, per il momento, sarebbe diventata uno sgabuzzino.
Del resto dove altro avrebbe potuto mettere tutti gli scatolini?
Avevano appuntamento con Paloma e la banca per il mercoledì prossimo. Quel giorno, sperando in bene, avrebbero firmato il contratto per la loro casa. Ma ciò significava che Axel avrebbe dovuto passare altro tempo con sua madre e quella cosa non piaceva per niente a Lennon. Non voleva che quella donna se la prendesse con lui ancora e ancora. Non voleva incontrarlo carico di rabbia, com'era successo quel pomeriggio in cui aveva aspettato l'arrivo dei tecnici per conto di Roselyn e lui se l'era presa senza motivo con la sua persona per colpa della madre.
«Neon, a che pensi?» Axel gli diede una leggera spallata mentre aspettavano l'arrivo dell'ascensore.
Da quando avevano salutato Paloma, Lennon si era perso nei suoi pensieri e lui voleva sapere cosa lo stava tormentando.
«Dove starai fino a mercoledì prossimo?» gli domandò, dando finalmente voce alle sue preoccupazioni.
Axel lo osservò di sbieco ma poi capì il senso di quella domanda e cosa gli stesse ronzando per la testa. Era in pensiero per lui per ciò che gli aveva raccontato di sua madre e sicuramente temeva in una sua ricaduta nel baratro della rabbia se avesse ricominciato a litigare con lei. Avrebbe tanto voluto rassicurarlo, dicendogli che non sarebbe accaduto ma non poterlo dire con sicurezza.
«A casa mia» replicò e a quella risposta Lennon esalò un lungo e profondo sospiro, «Ci starò giusto il tempo di dormire poi per tutto il giorno starò fuori con te e con gli altri». Voleva tranquillizzarlo, ma a parte dirgli così, non sapeva in che altro modo poterlo fare. Se stava sempre in giro, vedeva pochissimo sua madre perciò oltre ai classici insulti che si scambiavano quotidianamente, non avrebbe litigato con lei.
«Non puoi dormire da me?»
Le porte dell'ascensore si aprirono e loro si fiondarono al suo interno poi Lennon pigiò sul tasto numero uno mentre Axel si appoggiò contro ad una parete metallica e tirò fuori il suo cellulare che aveva preso a squillare.
Era Evan.
Sbuffò scocciato, alzando poi gli occhi al cielo.
"Ehi, che c'è?"
Evan emise un grugnito dall'altra parte, "Dove sei?"
Erano solo le nove e quarantatré del mattino eppure il suo migliore amico si stava già comportando da fratello maggiore che doveva sempre controllare dove si trovasse e con chi fosse.
"Sono con un..." osservò con la coda dell'occhio Lennon che lo guardava a sua volta con un sopracciglio alzato e provò a pensare al tipo di relazione che avevano. L'unica definizione che gli saltò alla mente era quella di scopamici, ma quella parola unita al nome del rosse non gli piaceva perciò decise di buttarsi sul semplice, "Amico" concluse infine.
"Chi?"
"Non lo conosci" replicò sbrigativo. Lennon ridacchiò, mimando «bugiardo» e beccandosi indietro una sberla che gli fece emettere un versetto di dolore.
"E da quando riesci a farti degli amici con quel caratteraccio?"
Axel sapeva che non l'aveva detto con cattiveria, ma solo per prenderlo un po' in giro perché era la verità ―col suo carattere irascibile era molto difficile fare amicizia. Però ora come ora non si sentiva in vena di ricevere commenti sul suo pessimo carattere perché voleva provare a cambiare. Ci stava provando per Lennon. Anche se sembrava che Dio si divertisse troppo a testare la sua pazienza.
"Allora? Chi è il povero malcapitato?"
"Van, ma si può sapere che cazzo vuoi?" sbraitò con i nervi a fior di pelle.
"Volevo solo sapere che stai facendo e se hai impegni per stasera."
Axel aveva una mezza idea di come passare la serata e nel suo piano non c'era spazio per il suo migliore amico. Voleva invitare Lennon ad uscire. Quella sera avrebbero suonato gli Sleeping Beauty ― una band poco più famosa dei Voodoo Doll ― a York quindi voleva andarci con lui per fargli conoscere nuovi gruppi indipendenti, in quanto avevano più o meno gli stessi gusti in fatto di musica.
Voleva anche provare a farglieli conoscere, ma era un po' preoccupato per la reazione che avrebbe avuto Lars, il cantante, dato che in passato avevano avuto una mezza relazione. Lo aveva mollato appena gli aveva detto di amarlo e poi quella stessa notte l'aveva passata insieme a Darcy, la chitarrista della loro band, facendogli successivamente sapere che era facilmente sostituibile, soprattutto con qualcuno che preferiva una scopata e basta come lui.
Pregava che non fosse ancora arrabbiato con lui ― ormai era acqua passata.
"Sono impegnato."
"Va bene, testa di cazzo. Ci vediamo domani e fai il bravo."
"Ciao coglione."
Chiuse la chiamata, brontolando insulti verso il suo migliore amico che fecero ridacchiare Lennon.
«Vuoi davvero che dorma da te?». Axel non si era scordato della domanda che gli aveva fatto, infatti quella replica lo colse di sorpresa.
Lennon strabuzzò gli occhi e le sue guance presero colore ma poi annuì, «Sì».
«Ci penserò su.»
Si erano rimessi in viaggio. Lennon aveva proposto ad Axel di fare un giro da IKEA a Conshohocken nella contea di Montgomery, anche se distava quasi due ore dove abitavano loro ma era quello più "vicino" e lui aveva accettato volentieri perché significava che avrebbero passato altro tempo insieme.
«Potremmo mangiare qualcosa lì, tanto hanno il ristorante» mormorò Lennon dopo una ventina di minuti di viaggio, in quanto il suo stomaco aveva preso a brontolare dalla fame.
«Se vuoi mi fermo da McDonald's così prendi qualcosa per tutti e due. Il viaggio è lungo.»
«Oh, sì, ti prego» esclamò sognante.
«Quanto vorrei sentirti pregare per me ma in un altro senso» il batterista ammiccò verso il rosso che subito si fece paonazzo.
In risposta gli tirò una sberla sul braccio e gli diede del coglione, cosa che lo fece solamente ridacchiare. Gli piaceva troppo vederlo imbarazzato con le guance rosse e lo sguardo timido.
Dopo una decina di minuti, Axel si fermò all'unico McDonald's di quella zona e passando per il McDrive, Lennon ordinò qualcosa da mangiare durante il viaggio.
No, era meglio dire che ordinò cibo per andata e ritorno talmente era tanta: due Big Mac Menu, due Chicken Big Mac Menu e un Tasty Basket più due porzioni da sei nuggets.
«Hai per caso fame?»
Lennon si voltò verso di lui con il labbro inferiore sporto in fuori poi annuì con vigore, «Molta» ammise, come se non fosse capito da tutta la roba ordinata.
«Basta che non ti mangia anche me.»
«In verità potrei farci un pensiero». Nemmeno Lennon seppe per quale motivo disse quelle parole e si scambiò uno sguardo di intesa con Axel, anche perché mezzo secondo dopo si ritrovò a coprirsi il viso per la vergogna.
Al corvino invece quell'iniziativa da parte sua, gli piacque parecchio ― almeno sapeva di non essere l'unico a desiderare le labbra dell'altro.
«Per me non c'è alcun problema se ci metti di mezzo il sesso.»
«Zitto, ti prego» piagnucolò in risposta con le guance accaldate, come se al loro posto ci fosse stata direttamente una fiamma viva che lo stava brucando dall'interno e lo sguardo così imbarazzato che dovette coprirsi il viso per nasconderlo.
Dopo aver fatto un giro da IKEA e ricevuto da Axel un invito ad uscire insieme quella sera, Lennon fu chiamato da sua madre che gli domandò cosa stesse facendo e se stesse bene. Il ragazzo le rispose che era in giro con un amico e di non aspettarlo in piedi perché sarebbe tornato a casa molto tardi. Helen, come al solito, si preoccupò e incominciò ad elencargli tutte le cose da non fare per stare fuori dai casini, ma Lennon la fermò e le disse di stare tranquilla e che tutto quello che avrebbe fatto con l'amico era andare ad un concerto. Ma la donna non sembrò calmarsi, anzi gli ricordò di non bere assolutamente alcolici se doveva guidare. Lui le rispose che non avrebbe bevuto nulla, poi la salutò velocemente e chiuse la chiamata.
«Scusa, mamma italiana» borbottò verso Axel e quando il suo sguardo si posò su di lui, vide che era rigido, con le mani strette con forza intorno al volante e lo sguardo fisso sulla strada.
Si preoccupò immediatamente per lui.
Axel ebbe un improvviso mutamento nell'umore nell'udire quella chiamata. Si sentiva geloso del rapporto tra Lennon e sua madre. Ma non era colpa del ragazzo se lui e Elaine non avevano quel tipo di rapporto madre-figlio. Anzi l'unica colpevole era lei. Però sentire come la madre di Lennon fosse così protettiva nei suoi confronti, gli aveva fatto desiderare di essere al suo posto. Di avere una madre che si prendeva cura di lui.
«Tutto okay?»
Axel annuì una volta. Il suo viso trasmetteva freddezza. Il gelo del suo sguardo si sciolse nell'istante in cui Lennon appoggiò la testa sulla sua spalla destra per poi premere le labbra sulla sua mandibola, tracciandone la linea con piccoli baci.
«Se hai bisogno di una mamma con cui sfogarti, la mia ti accoglie felicemente tra le sue braccia» sussurrò piano, temendo una reazione brusca da parte del batterista a quelle parole.
Però era la verità.
Sua madre lo avrebbe consolato molto volentieri perché per lei un figlio felice significava una giornata serena per se stessa.
La reazione esagerata non arrivò, ma lo percepì sussultare sotto la sua testa e un sospiro scivolò fuori dalle sue labbra, «Neon, non serva che tu dica così. Quel mostro è mia madre e non posso cambiarla».
«Però se volessi, potresti avere una seconda mamma. La mia.»
«Neon» la voce calda di Axel aveva assunto una sfumatura nervosa che fece serrare la bocca all'altro ragazzo.
«Scusa, non dico più niente» lentamente si staccò dalla spalle di Axel poi gli schioccò un fugace bacio sulla guancia e disse: «Comunque la proposta è sempre valida. Mia madre può essere anche la tua se lo vuoi».
«Lennon» strillò Axel, paonazzo in volto ma non perché fosse arrabbiato bensì in imbarazzo. Semplicemente l'idea di lui che parlava con la madre di Lennon lo metteva in soggezione. Era pur sempre la donna che aveva messo al mondo il ragazzo che desiderava portarsi a letto più di qualsiasi altra cosa.
Lennon scoppiò a ridere. Una volta fermi al semaforo, lo baciò con irruenza, facendo intrecciare le loro lingue che si erano mancate, così come le loro bocche che erano felici di poter riassaporare il sapore dell'altro.
Axel gemette eccitato, sia per il bacio improvviso che gli aveva tolto il fiato e le parole che per la mano di Lennon finita magicamente sulla sua coscia destra e le cui dita si stringevano con possessione intorno alla sua carne.
«Sei carino quando sei imbarazzato» gli soffiò sulle labbra con un sorriso soddisfatto ad illuminargli il viso.
Il batterista emise un grugnito, «Vaffanculo, scemo!» e subito dopo il suono di un clacson interruppe il loro momento di intimità. Era tornato il verde e loro stavano bloccando la strada.
«Dopo me la paghi.»
«Ci conto, Lexi.»
✴✴✴
Il Jack's Groupies era il locale che ospitava gli Sleeping Beauty. Un pub che si trovava al confine tra Maddison Town e York. E dalla fila chilometrica che aspettava di entrare, fece capire a Lennon quanto quella band dovesse piacere alle persone. Lui, ovviamente, proprio come con i Voodoo Doll, non aveva idea di chi fossero.
L'aria, quella sera, era molto più fresca rispetto ai giorni precedenti e il cielo sembrava voler annunciare un imminente temporale. Si sperava solo non portasse afa ma semplicemente una bella rinfrescata, anche se Lennon ne dubitava. Non ricordava una sola volta in cui in estate la pioggia non si fosse portata dietro altro calore che poi si aggiungeva a quello già soffocante.
«Sei sicuro che riusciremo ad entrare?» domandò Lennon con preoccupazione mentre osservava Axel agitare una mano verso uno dei buttafuori. Quando l'uomo grosso quanto un armadio posò il suo sguardo gelido sul batterista, gli fece segno di avvicinarsi a lui.
«Possiamo andare». Axel strinse le sue dita intorno al polso dell'altro e lo trascinò velocemente verso l'entrata. Tutto ciò sotto le proteste della folla che stavano aspettando, magari da più tempo e come tutti gli altri, il loro turno per entrare.
Axel e il buttafuori si scambiarono un saluto poi quest'ultimo gli disse di essere felice di rivederlo lì, anche se non in veste di membro dei Voodoo Doll. Lennon, in quel breve scambio di parole tra i due, capì che Axel e gli altri avevano già suonato in quel pub e che quindi lo si poteva definire un cliente più o meno abituale.
E quello era il motivo per cui era riuscito a passare davanti a tutti.
«Divertitevi» disse l'uomo.
Una volta dentro al locale, della musica pop-dance a volume altissimo trapanò i loro timpani e Axel finse un conato di vomito che fece ridacchiare Lennon. L'interno del locale assomigliava molto a quello di Roselyn. L'unica differenza era il colore predominante: il rosso, in quel caso. Luce neon rosse sparse per tutto il pub. Persino i tavolini erano di quel colore. Il palco su cui tra non molto avrebbero suonato gli Sleeping Beauty era enorme rispetto a quello del Blue Heaven Pub.
Il bancone era lunghissimo, prendeva quasi completamente una parete. I baristi servivano i cocktails indossando una divisa color sangue e se Lennon aveva contato giusto, erano in sei che lavoravano.
Le cameriere sembravano uscire da un locale a luci rosse e a Lennon quella cosa fece storcere il nome. Capiva il senso del nome del locale ma perché gli uomini erano coperti mentre le donne erano quasi completamente nude, strette in completini in lattice rosso? Avevano così tanto bisogno di attirare i clienti con quella volgare tattica di usare le donne come oggetti?
«Neon, vieni, ti presento Lars». Axel riuscì a distrarlo dai suoi pensieri con la sua voce calda sussurrata direttamente nei timpani.
I due ragazzi zigzagarono tra la folla fino ad arrivare davanti ad una porta, anch'essa rossa, con la targhetta che indicava il "backstage/camerino", ovvero una stanza in cui le band o i cantanti potevano prepararsi senza venir disturbati.
Axel bussò una sola volta e anche se non ricevette alcuna risposta, la spalancò violentemente, facendola sbattere con forza contro il muro. Quel forte boato fece sobbalzare il cantante che gridò per lo spavento.
«Lars, non ti facevo una tale fighetta che si spaventa per tutto.»
Il ragazzo in questione si voltò fulmineo verso il batterista e la sua voluminosa e riccia capigliatura svolazzò nell'aria, «Oh, fottiti, Ax» borbottò poi in risposta. Il suo viso sembrava trasmettere due distinte emozioni: fastidio nel ritrovarsi a faccia a faccia con Axel e gelosia, ma nei confronti di Lennon.
E Lennon sentendosi lo sguardo del cantante bruciargli la pelle, iniziò a provare un certo disagio nello stare in quella stanza con loro due.
Che aveva fatto per meritarsi quell'occhiataccia da "vorrei tanto ammazzarti"?
«Chi è? Una nuova conquista a cui spezzerai il cuore? Tipico di te!» commentò borioso Lars, schioccando la lingua contro il palato e lanciando uno sguardo di sfida al batterista.
Grande, non ha ancora digerito il fatto che l'ho mollato. Che palle! Pensò Axel, ruotando gli occhi infastidito. Poi subito dopo scoppiò in una grossa risata che fece sussultare Lennon, il quale si stava sentendo il terzo incomodo in quella conversazione.
«Pensi davvero che le tue parole mi possano ferire? Ti sbagli di grosso. Sapevi com'ero eppure hai cominciato a blaterare di amore di qua e amore di là.»
Lennon avvicinò il suo volto all'orecchio di Axel, si coprì la bocca con una mano e poi gli sussurrò che sarebbe andato a prendersi qualcosa da bere e che lo avrebbe aspettato al bancone o seduto ad un tavolino. Aveva promesso a sua madre di non bere, ma se doveva scegliere tra quello o il restare in quella stanza con quei due che a quanto pare avevano molto di cui discutere, preferiva la prima.
«Va bene, arrivo tra poco.»
Una volta che Axel fu da solo con Lars, il comportamento di quest'ultimo cambiò nell'immediato. Da aggressivo, come se la sola presenza di Lennon avesse attivato in lui la gelosia che credeva di aver smesso di provare nei confronti del batterista, a rilassato perché finalmente era rimasto in sua sola compagnia.
E ora, uno di fronte all'altro, percepiva l'attrazione emotiva che aveva provato in passato per Axel tornare a galla, come se non avesse mai smesso di amarlo. Come se il tempo che aveva passato a dimenticarlo non fosse mai esistito.
«Chi è quel tipo? Il tuo ragazzo?» domandò con voce carica di avversione nei confronti di quel ragazzo dai capelli rossi, «Ah, no, aspetta... Tu non sei "fatto per amare"» continuò a parlare, copiando l'esatte parole che Axel aveva usato per mollarlo quando gli aveva detto di essersi innamorato di lui.
Axel divenne livido in volto. Certo, aveva messo in conto che Lars sarebbe potuto essere arrabbiato con lui, anche se aveva sperato che si fosse lasciato il passato alle spalle, ma quella stupida scenata era proprio necessaria?
«Non mettere in mezzo Lennon» sibilò gelidamente, incenerendolo con un'occhiata che avrebbe reso cenere chiunque.
Gli occhi azzurri di Lars si spalancarono. Sembravano spiritati per quando fossero aperti. «Lennon, eh... La tua nuova preda. Quanto ci metterei a spezzargli il cuore? Due giorni? Una settimana? Quanto?»
Lennon non era il suo bottino di una sera o per alcuni mesi come nel caso di Lars. Lennon era diverso da tutti gli altri ragazzi. Lo capiva. Lo aiutava. Lo faceva sentire in pace, come se la parte malvagia di se stesso non esistesse quando stava in sua compagnia. Ci teneva a Lennon, nonostante si conoscessero da poco, ma si sentiva connesso a lui e non voleva perdere quel legame. Gli stava cambiando la vita e se all'inizio tutto ciò alla sua ragione non era affatto piaciuto, alla fine il suo cuore aveva avuto la meglio e gli aveva fatto capire che Lennon non era come il suo ex ragazzo e che di lui poteva fidarsi.
«Non lo è» il viso di Axel si era fatto cupo. I suoi occhi trasmettevano tutto il fastidio che stava provando nei confronti di Lars. Poteva prendersela con lui, ma non doveva azzardarsi a toccare Lennon.
Lars lo fissò scioccato. Poi pian piano i suoi occhi incominciarono a farsi lucidi e una domanda si fece spazio nella sua mente, nacque spontanea. Che aveva di diverso quel ragazzo da lui? Perché aveva scelto quel rosso a lui, cui aveva in comune la musica e le notti a sbronzarsi insieme?
La gelosia stava tornando a mangiarselo vivo.
Il moro si scagliò su Axel, prendendolo alla sprovvista e riuscendo così a far combaciare le loro bocche. Il cantante mosse le labbra su quelle dell'altro, ma non venne ricambiato. Axel rimase paralizzato per alcuni secondo poi dopo aver ripreso possesso di sé, lo spinse via malamente, tant'è che finì con lo sbattere la schiena contro una sedia, le cui gambe stridettero sul pavimento.
«Non ti azzardare mai più a farlo, Lars. Ci siamo mollati tanti, tantissimi mesi fa quando smettila di comportarti come se fosse la mia fidanzata gelosa.»
«Ma io ti amo» gridò disperato con le lacrime a bagnargli le guance.
«Io no. Fattene una ragione. Trovati qualcuno che ti possa amare davvero e lasciami in pace. Ero venuto qua per far conoscere a Lennon la tua band, ma me ne sono già pentito amaramente. Svegliati, Lars, io non mi metterò mai con te. Vivi la tua vita e smettila di essere ossessionato da me.»
Axel emise un lungo sbuffo scocciato quando l'altro si aggrappò al suo braccio con disperazione, «Mollami Lars».
Finalmente riuscì a scrollarselo di dosso poi uscì dal camerino con passo svelto, seguito a ruota dal cantante che non voleva lasciarlo andare via.
Axel lanciò uno sguardo in giro per cercare Lennon e lo trovò a tre tavolini di distanza dalla stanza da cui era appena uscito che sventolava una mano per farsi vedere. Lars seguì lo sguardo del batterista e quando si rese conto che aveva gli occhi incollati sulla figura massiccia di Lennon, percepì una morsa stringergli con forza lo stomaco e una scarica di gelosia gli fece capire che doveva agire se voleva che quei due litigassero. Forse così facendo sarebbe riuscito a riprendersi Axel.
«Axel» lo chiamò Lars e Axel si voltò verso di lui, proprio come aveva sperato e una volta faccia a faccia, si scagliò sulla sua bocca e lo baciò con irruenza. Con la coda dell'occhio osservò la reazione di Lennon, la quale non tardò ad arrivare. Lo vide alzarsi con violenza dalla sedia che cadde all'indietro e pochi attimi dopo gli fu addosso.
Lennon lo aveva preso dalla stoffa della maglietta ed era riuscito ad alzarlo di qualche centimetro da terra. Lo stava fissando in cagnesco, quasi volesse sbranarlo vivo. Le narici dilatate come quelle di un toro e gli occhi brucianti di odio, «Axel non è tuo, coglione» sibilò furioso.
Dopo aver detto ciò, lo riportò coi piedi per terra e lo colpì sul petto con una tale forza che quasi cadde a terra. Poi prese per un polso Axel che aveva osservato la scena con la bocca spalancata e lo sgomento dipinto sul viso pallido e lo trascinò il più lontano possibile da Lars.
«Si può sapere che ti è preso?» sbraitò Axel una volta che si furono fermati in un angolo semibuio del locale.
«Ti sei già scordato di essere venuto qui con me o era solamente un piano per riprenderti quel tizio?»
Non c'era una singola parola che non sprigionasse tutta la gelosia che Lennon stava provando in quel momento. Il solo vederlo con le labbra incollate a quello di quel bastardo l'aveva fatto morire dentro. Si era sentito tradito, nonostante non stessero nemmeno insieme. Ma dopo ciò che era accaduto a loro in quel breve lasso di tempo, aveva creduto fosse riuscito a cambiarlo un po'. A quanto pare si era sbagliato. Lui voleva solamente scopare con qualcuno e dato che non era disponibile, aveva pensato bene di provarci con quel Lars con cui era chiaro avesse già avuto quel tipo di rapporto.
Axel fece roteare gli occhi indispettito ― un'altra scenata di gelosia non sarebbe riuscito a sopportarla. «Ti prego, non fare il fidanzatino geloso» non ne capì il motivo, ma una volta detta quella frase si sentì subito un gigantesco idiota.
Lo sguardo di Lennon si tinse di scoraggiamento e tristezza. Si morse con forza il labbro inferiore poi gli tirò un pugno sul petto, «Fottiti, stronzo! A quanto pare la tua persona di merda esce fuori anche quando incontri altri tuoi simili, vaffanculo. Torna da quello e divertiti con lui».
Fece per andarsene, ma Axel prontamente gli afferrò un polso e riuscì a fermarlo e a impedirgli di scappare da lui, «Lennon, aspetta... Mi dispiace, non volevo dire quella stronzata».
Lo fece voltare verso di sé e vide chiaramente la delusione oscurargli il viso. Si sentì in colpa. Non avrebbe voluto ferirlo.
«Scusami davvero, Neon». Axel gli afferrò il viso tra le mani e fece combaciare le loro bocche, convinto che si sarebbe dimenato per liberarsi dalle sue grinfie, ma invece lo stupì ricambiando impetuoso il bacio.
Lennon gli avvolse un braccio intorno alla vita e lo strinse con energia contro di sé, come se volesse esercitare il suo potere su di lui. Come a voler dire che Axel era suo. E ad Axel quella cosa non sembrò dispiacergli. Se qualcun'altro avesse detto o commesso gesti che potevano significare che lui era una loro proprietà, li avrebbe mandati subito a fare in culo, ma se a farlo era Lennon, be', era un'altra storia.
A nessuno dei due importò del fatto che si stavano baciando dove la gente avrebbe potuto chiaramente vederli. E anche se un po' di paura provò a prendere il sopravvento su quel bacio, le dita di Axel che si intrecciarono alle sue, riuscirono a trasmettergli tutta la sicurezza di cui aveva bisogno per continuare a scambiarsi baci bagnati e il terrore di venir giudicato sparì completamente.
Una volta sciolto l'intreccio delle loro lingue e separato le loro bocche che desideravano continuare a baciarsi per molto altro tempo, Lennon nascose il viso paonazzo nel petto di Axel.
Era la prima volta che baciava Axel in pubblico. Era stato bellissimo. Si era sentito libero, nonostante il timore iniziale.
«Bello sentirsi liberi di baciare chi si vuole, vero?» soffiò Axel sulle labbra turgide di Lennon dopo avergli alzato il viso mentre sulle sue nacque una dolce sorriso che ormai aveva capito dedicare solamente a lui.
Lennon annuì lentamente, senza mai staccare lo sguardo da quello di Axe in cui ritrovò il ragazzo di pochi giorni prima. I suoi occhi grigi emanavano gentilezza e affetto. Il suo sorriso caldo sembrava avvolgerlo in un abbraccio. E le sue dita ancora intrecciate alle sue, lo facevano sentire al sicuro.
«Neon,» gli prese nuovamente il viso ma quella volta con una mano, solo perché non voleva sciogliere l'intreccio delle loro dita, «mi dispiace davvero per prima. Se vuoi andartene, ti porto via, okay?».
«Non serve. Sto bene.»
«Sicuro?»
Lennon ridacchiò, «Sì, Lexi».
Non stava mentendo. Era veramente felice che Axel lo avesse baciato e che gli avesse chiesto scusa perché significava che qualche passo in avanti nel loro rapporto lo avevano fatto.
«Vado un attimo in bagno. Tu cerca un tavolino libero che tra poco si riempirà di pazze che vorrebbero scoparsi la band». Axel gli schiocco un bacio fugace sulla bocca poi corse in bagno mentre Lennon sorrise come un ebete, toccandosi inconsciamente le labbra.
I battiti del suo cuore erano tornati a martellargli nel petto con violenza. Si era preso una cazzo di cotta per quel batterista che detestava l'amore. Era proprio un genio. Però era sicuro che sarebbe riuscito a conquistarlo. Avrebbe lottato fino a farlo innamorare di lui e poi gli avrebbe donato tutto il suo amore.
Lennon si era perso talmente tanto nei suoi pensieri da non essersi nemmeno accorto che Lars si era piazzato davanti a lui. Riuscì a riportarlo con i piedi per terra, solamente quando gli disse con cattiveria, come la strega cattiva di qualche favola, che non doveva farsi castelli per aria perché Axel non lo avrebbe mai amato.
«Vuole solamente sesso» continuò Lars, come se quelle parole potessero spaventarlo e farlo scappare a gambe levate.
Peccato che Lennon non era quel tipo di persona. Non si arrendeva facilmente e se voleva una cosa, combatteva per ottenerla.
La risposta di Lennon a quella stupida provocazione fu una grossa risata beffarda direttamente spiattellata contro la sua faccia, contratta in un'espressione rabbiosa. Notò come una vena sul collo di Lars guizzò mentre si faceva beffa di lui continuando a ridere poi sorrise vittorioso.
Credeva davvero che avrebbe demorso dal provarci con Axel solo perché lui si era già tagliato le gambe da solo, ma voleva lo stesso conquistarlo?
«Il mio rapporto con Lex non è affar tuo, capito, idiota?» i denti stretti e voce aggressiva che di solito adoperava ogni volta che doveva provocare prima di attaccare chi lo infastidiva, «E ora sparisci dalla mia vista» gli ficcò un dito nel petto mentre lo fissava torvo.
Il luccichio di sfida nei suoi occhi fece capire a Lars che se avesse provato a ribattere, lo avrebbe appeso al muro perciò malvolentieri girò i tacchi e sparì tra la folla di clienti che una volta riconosciuto, iniziarono a chiedergli autografi e foto insieme.
«Pezzo di stronzo» sussurrò nell'esatto momento in cui il batterista tornò dal bagno e gli premette le labbra su una guancia.
«Chi?»
«Lars.»
Axel gli pizzicò il naso, «Lascialo perdere e comunque il posto non ti sei neanche degnato di cercarlo, eh, ragazzone».
«Non ho fatto in tempo perché il tuo amico mi ha disturbato.»
«Ho capito, fa niente. Troviamo un posto appartato, dai.»
«Perché appartato?»
«Così almeno posso vendicarmi di oggi pomeriggio.»
«Non ci pensare nemmeno» le guance di Lennon erano tornate ad assumere un colorito rossastro.
Il sorriso compiaciuto di Axel mentre lo trascinava il più lontano possibile da tutti gli altri, lo fece imbarazzare maggiormente ma l'idea di pomiciare per tutto il tempo, gli impedì di controbattere perché anche lui lo desiderava da morire.
Ah, sono completamente andato per Axel, cazzo.
Una volta tornati a casa dopo il concerto, dove alla fine non erano riusciti nemmeno a baciarsi una volta perché una coppia rompiscatole si era seduta proprio accanto a loro e aveva quasi completamente portato avanti una conversazione a senso unico con loro, i due ragazzi finirono sul letto di Lennon con le labbra incollate e le mani ben arpionate l'uno al corpo dell'altro.
«Mi vuoi dire che ti ha detto Lars mentre ero in bagno?» gli domandò Axel, tornando poi a torturargli il collo con piccoli morsi.
Lennon ansimò pesantemente quando la mano del batterista si insinuò sotto alla sua maglietta, «Che vuoi solo sesso e altre cazzate. Io gli ho risposto di farsi i cazzi suoi» la parola "suoi" quasi la strillò. Axel, dopo avergli alzato quasi del tutto la t-shirt, gli aveva tracciato con la lingua l'addome fino ad arrivare all'ombelico, dove poi aveva fermato la corsa per poi tornare a baciarlo con veemenza
«Si può sapere,» ansimò quasi a fatica dopo essersi staccato delle labbra dell'altro, «che tipo di rapporto avete? Voleva uccidermi quando ci ha visti insieme».
Lennon era a corto di fiato mentre si godeva tutte le attenzione che il corvino gli stava dedicando.
Axel gli succhiò un lembo di pelle sopra al pettorale destro e Lennon gemette di piacere, stritolando tra le dita le lenzuola.
«Avevamo un rapporto. Ora non più. Era solo sesso che lui ha rovinato dichiarandosi. E adesso è geloso di chiunque mi gira attorno perché è ancora innamorato di me.»
«Ah...»
«Sei geloso, uh? Lo so, sono meraviglioso e tutti mi vogliono.»
Lennon gli diede un pizzicotto sulla spalla, «Tiratela di meno, Lexi» ma era verità era che sì, era dannatamente geloso e l'idea di avere un contendente per il suo cuore, gli faceva venire ancora più voglia di combattere per conquistarlo.
Axel emise un ridacchio sulle sue labbra poi tornò a baciarlo e continuarono in quel modo fino a quando non si addormentarono abbracciati dopo un'intera giornata passata insieme.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top