Capitolo 10

Lennon si rigirò parecchie volte nel letto. Sentiva di non essere nella sua stanza. Il suo cervello lo stava convincendo a svegliarsi con l'aiuto del suo sesto senso che gli stava dicendo che qualcosa non quadrava in quella situazione. Il cuscino non sembrava avere la stessa sofficità del suo e gli pareva di star dormendo sopra ad una lastra di marmo e non sul suo morbido materasso.

Si girò un'altra volta. Con tutto il suo peso finì su qualcosa di caldo che mugugnò sotto di lui. A quel suono soffocato, Lennon spalancò gli occhi, temendo di star schiacciando col suo peso una ragazza ― non aveva alcun ricordo della sera prima. Ma a fissarlo sconcertato non c'era una bellissima ragazza dai capelli arruffati e lo sguardo stanco, bensì Axel Powell in persona.

Lo stava guardando confuso. Le sopracciglia aggrottate e la chioma che pareva la criniera di un leone.

Lennon gridò con tutto il fiato che risiedeva nel suo corpo. Fece uno scattò fulmineo all'indietro per allontanarsi dall'altro. Capì all'istante fosse una pessima idea poiché subito dopo cadde dal letto e picchiò malamente il fondoschiena. Riuscì a stento a trattenere, tra le labbra gonfie, il gemito dolente che rimbombò nel suo petto.

«Ma che cazzo urli? Sei coglione?» Axel si avvolse il cuscino intorno alla testa per proteggere le orecchie, i cui suoni passavano dall'essere ovattati a forti e intensi in un secondo, come il rombo di una macchina direttamente nei timpani.

Prima Monica e ora Lennon. Perché diavolo urlavano appena svegli? Non gli scoppiava la testa nel udire il loro stesso grido fastidioso?

Il rosso strappò con violenza il lenzuolo che avvolgeva il corvino e si coprì istintivamente il corpo. Era vestito. Indossava tutti gli abiti della sera prima. L'unica cosa che mancava all'appello erano le scarpe che giacevano vicino al comodino di quella camera da letto.

Non ricordava di essersele tolte.

Si portò una mano nei capelli e provò a ricordare ciò che era accaduto ieri, ma invano. Non aveva alcun ricordo della sera precedente. Assolutamente niente.

Il cuore iniziò a martellargli nel petto con insistenza. Le mani cominciarono a tremare. Un enorme groppo alla gola gli impediva di respirare normalmente. Si sentiva soffocare dalla paura di ciò che non rammentava.

L'ansia lo stava divorando vivo.

«Cos'è successo ieri?» domandò dopo aver esalato un profondo respiro per provare a calmare i nervi. La sua voce fuoriuscì tremolante dalle sue labbra mentre respirava a singhiozzo e il suo corpo veniva scosso da brividi.

Stava per scoprire cos'avevano fatto in quel letto.

«Ci siamo baciati, tutto qui.»

Axel faceva parte della percentuale di persone che anche dopo una gigantesca sbronza, ricordavano tutto ciò che avevano fatto ―a volte era una cosa buona, altre no, soprattutto quando voleva dimenticare qualcuno o qualcosa.

Infatti, le sensazioni che aveva provato in quei baci scambiati con Lennon ce le aveva stampate nella mente.

Un'esplosione di eccitazione incontrollata che prima di quel ragazzino non aveva mai veramente provato sulla sua pelle. La bocca di Lennon era stata la migliore che avesse mai baciato. I gemiti e gli ansimi che gli aveva regalato dopo avergli divorato le labbra e martoriato la pelle del collo, erano stati i suoni più belli che le sue orecchie, il suo udito, avessero mai avuto il piacere di ascoltare.

E quei pensieri alla parte razionale di sé non piacevano proprio. La sua ragione gli stava dicendo di allontanare quel ragazzo prima di tornare a provare sentimenti sgradevoli come l'amore. Doveva proteggersi. Non poteva permettere a nessuno di far nuovamente breccia nel suo cuore.

Però, nonostante le sue riflessioni sul difendersi dall'amore, Axel non riusciva a fare a meno di desiderare ancora quella bocca.

«Tutto qui? Ci siamo baciati, porca puttana! Come fai a stare così calmo?»

Lennon era tornato a sedersi sul letto. Il suo fondoschiena lo aveva obbligato a farlo ―stava diventando quadrato sul pavimento. E iniziò a tirare pugni sul letto del batterista col solo pretesto di sfogarsi.

Non poteva credere alle sue orecchie.

Aveva baciato Axel.

Lo aveva fatto sul serio.

Perché non rammentava nulla? Perché la sua mente era così annebbiata, come se si fosse plasmato un muro impenetrabile di foschia che non gli permetteva di rivivere la giornata precedente?

«Non serve a niente sforzarsi in questo modo per ricordare,» il corvino gli picchiettò due dita sulla fronte, facendogli riaprire gli occhi, il cui sguardo era disperato, «datti tempo».

«Darmi tempo? Voglio ricordare ora. Che ne so che non mi hai mentito?!»

«Perché avrei dovuto mentirti? Ci siamo baciati e basta.»

Lennon non sapeva se fidarsi o meno delle sole parole di Axel. Voleva che i ricordi della sera precedente riaffiorassero nella sua mente. Voleva ricordare le emozioni provate in quel bacio.

«Giura.»

Axel alzò gli occhi al cielo poi esalò un sospiro snervato, «Oh mio Dio! Giuro. Giuro, rompicoglioni».

Lennon si morse il labbro inferiore, annuendo una sola volta. Era molto insicuro sulla veridicità delle sue parole. Il corvino gli appoggiò una mano sul collo, dove campeggiava un gigantesco succhiotto che lo fece sorridere e di cui andava molto fiero e gli lasciò una carezza che stranamente lo calmò.

Axel non aveva idea del perché l'avesse fatto, ma gli piaceva avere il controllo su di lui, «Se vuoi, ti bacio ancora e vediamo se ti tornano alla mente tutti gli altri».

Lennon spalancò gli occhi. Era scioccato dal fatto che volesse baciarlo ancora ma soprattutto per via del fatto che non c'era stato solo un bacio bensì molti altri. Lui aveva capito che se ne fossero scambiati solamente uno e invece ora ne sbucavano fuori degli altri.

Il suo cuore tornò a pompare con violentemente nel petto.

«Bastardo, mi hai mentito! Quante volte ci siamo baciati?» gridò nel panico.

Sul viso di Axel comparve un sorrisetto compiaciuto, «Perché non ti dai un'occhiata alle labbra e al collo, eh?».

Il ragazzo si alzò di scatto dal letto e corse in bagno. Si guardò prima le labbra ― gonfie e rosse e poi il collo martoriato da macchie violacee. Gridò di nuovo.

Come diavolo avrebbe fatto a nascondere quella roba? Cos'era successo realmente la notte precedente? Quanti baci si erano scambiati? Erano andati oltre al solo bacio? Erano finiti a letto insieme?

Dio, quanto vorrebbe ricordare ogni cosa e invece no, la sua sbronza aveva deciso di eliminare completamente i suoi ricordi.

«Sei un pezzo di merda» urlò rabbioso, tornando nella camera da letto, ma di Axel non vi era più traccia.

Era scappato, lasciandolo con ancora più domande di prima.

Lennon si accasciò a terra devastato. Nascose la testa tra le gambe e si portò le mani nei capelli mentre dalle sue labbra uscì un lunghissimo sospiro. Il cuore batteva con rabbia nel petto, tant'è che sentiva i battiti irregolari pompargli nella gola annodata dall'ansia.

La mano destra si spostò involontariamente sull'avambraccio sinistro e iniziò con le unghie a grattare vorace la pelle.

Non aveva idea di cosa fare. L'unica cosa di cui era certo era che doveva andarsene via da quella villa il primo possibile. Doveva parlare con qualcuno e quel qualcuno non era altri che Lukas. Lui riusciva spesso, non sempre, ad aiutarlo quando aveva un problema.

Si alzò da terra. Si aggiustò un po' la chioma selvaggia. Poi dopo aver indossato le scarpe, uscì da quella maledetta stanza, dalla villa stessa e si diresse verso la casa del suo amico, pregando per qualche buon consiglio.

✴✴✴

«Lennon!»

Lukas si lanciò sull'amico, stringendogli le braccia intorno alle spalla. Finalmente poteva rilassarsi perché il suo migliore amico stava bene ed era davanti a lui.

«Si può sapere dove sei sparito ieri sera? Ti abbiamo cercato ovunque! Jay, alla fine, è riuscito a convincermi del fatto che tu possa aver passato la notte con una ragazza e di stare tranquillo, è così?»

Lennon emise un lungo sospiro ansioso poi scosse leggermente il capo perché non era proprio andata a finire in quel modo la sua serata. «No, nessuna ragazza.»

L'unica volta che era finito con l'ubriacarsi sul serio, si era risvegliato nel letto insieme a quel diavolo di batterista e la cosa peggiore era che non aveva memoria di ciò che era accaduto la notte prima.

Non si capacitava di come molti ragazzi e ragazze adorassero essere talmente sbronzi da finire nel letto di qualche sconosciuto o sconosciuta. Ma soprattutto non ricordare cos'avessero combinato con quella persona.

E se fosse successo qualcosa di sgradevole? Di questi tempi poi...

Lukas lo scrutò con circospezione. Voleva essere certo che stesse bene per davvero ma il suo viso... «Hai una faccia da cadavere, mamma mia... Mi vuoi dire che cazzo è successo?»

Lennon si morse con forza il labbro inferiore per il nervosismo. Si sentiva come se gli avessero stritolato le viscere, così tanto da fargli venire da vomitare. Gli occhi erano lucidi e le lacrime sembravano essere sul punto di sgorgare contro la sua volontà. Si stava trattenendo dal piangere davanti a Lukas per dei stupidi baci. Forse non era tanto per i baci in sé. Forse era per via della persona con cui se li era scambiati. Forse era per via della confusione e dell'ansia che stava attaccando la sua mente e il suo corpo mentre, disperato, cercava un ricordo della sera prima.

Non si sentiva al suo cento per cento per colpa di Axel e del casino che gli aveva lasciato nella testa.

«Mi sono baciato con Axel.»

«Cosa?» gridò Lukas.

Aveva sentito bene? Il suo migliore amico si era baciato con il batterista dei Voodoo Doll? Oh mio Dio!

Lennon annuì sconsolato, «Non ricordo niente, Lù. Ho un vuoto totale. L'ultimo ricordo risale a quando si sono esibiti quei quattro cretini».

«E come fai a sapere di esserti limonato Axel se non ricordi niente?»

Lukas lo stava facendo di proposito o sul serio non aveva capito il quadro generale della situazione?

«Perché stamattina mi sono svegliato accanto a lui» mormorò imbarazzato, portandosi le mani al viso per coprirlo. Le guance avevano assunto un colorito rossastro.

Si sentiva stupido a vergognarsi di una cosa così normale, ma era Axel il problema.

«Oh...»

«Esatto! "Oh". E se fosse successo dell'altro di cui non ho memoria? C'è la possibilità di ricordare tutto o dovrò vivere per sempre con questo vuoto?»

Era consapevole di star esagerando, ma era la prima volta che si prendeva una sbronza del genere, che lo aveva portato ad avere un blackout totale e la cosa lo stava terrorizzando.

«Lui si ricorda dei baci? Ricorda altro?»

«Quel bastardo sì. Mi ha persino mentito. All'inizio ha detto che ce ne siamo scambiati solo uno e poi poco dopo se ne è uscito fuori che mi ha letteralmente divorato il collo» sbraitò, indicando la povera pelle martoriata del suo collo.

Gli occhi di Lukas si spalancarono alla vista del collo pieno di chiazze violacee di Lennon. Prima non ci aveva nemmeno fatto caso, troppo preoccupato, ma ora, cavolo, Axel si era proprio divertito a rendere la pelle del suo amico un'opera d'arte maculata.

«E cosa pensi sia successo d'altro? Comunque la memoria potrebbe tornarti molto presto quindi stai calmo.»

«Del sesso?» provò a suggerire Lennon mentre i battiti del suo cuore aumentarono all'idea di averlo fatto sul serio con Axel e di non ricordarlo.

«Lennon...» il biondo appoggiò le mani sulle spalle del rosso e lo fissò dritto negli occhi spaventati, «Se ti sei svegliato completamente vestito e non hai alcun dolore, stai tranquillo che non è successo niente, capito?».

Lennon assentì una sola volta, deglutendo a fatica quel groppo che lentamente si stava stringendo all'interno della sua gola. Lo sperava sul serio ― con tutto il suo cuore.

«Posso sempre essermi rivestito dopo aver consumato su quel letto, ma che ne posso sapere io! I miei fottuti ricordi vagano sperduti nella mia mente annebbiata.»

«Se non ti senti sicuro di questa cosa, prova a scrivere ad Axel per averne conferma.»

Lennon aggrottò le sopracciglia, grugnendo nauseato all'idea di dover avere ancora a che fare con lui, «Non se ne parla. Io quello lo voglio fuori dalla mia vita».

Si augurava davvero tanto di non doverlo più incontrare. Non aveva idea di come il suo corpo avrebbe reagito alla vista dell'altro e ciò lo spaventava. Non voleva provare alcun tipo di emozione piacevole nei suoi confronti ― solo avversione e disgusto.

Lukas scoppiò a ridere, consapevole del fatto che il suo amico che lo volesse o meno era destinato ad incontrarlo, del resto abitavano nella stessa cittadina. Prima o poi sarebbe accaduto e lui si stava rendendo più difficile l'esistenza per una cavolata.

Portò i suoi occhi azzurri su Lennon che lo trucidò con lo sguardo, «Ti stai complicando la vita per niente. Gli scrivi su instagram. Hai la tua risposta e bom, finito».

«Mi potrebbe benissimo mentire, proprio come ha fatto meno di due ora fa!»

«Lennon, minchia, dai. Non ti mangia mica. E provarci non ti costa niente». Lukas era esasperato dalle seghe mentali che si stava facendo l'amico.

Un sospiro fuggì nuovamente dalla labbra di Lennon mentre agitava piano il capo, «La mia dignità è quella che ne pagherà il prezzo. Quel pezzo di merda mi prenderà per il culo per questa cosa, me lo sento».

Se non fosse per il fatto che Lennon era sicuro che quel batterista fosse uno stronzo di grandezze cubitali a cui piaceva prendere in giro le persone, gli avrebbe chiesto volentieri la verità sui fatti accaduti il giorno prima. E poi sapeva che se gli avesse domandato qualcosa, lui gli avrebbe risposto con altre falsità perché gli aveva già mentito in precedenza.

«Secondo me stai esagerando, ma fa' un po' come vuoi.»

Oh sì che avrebbe fatto come voleva. Col piffero che avrebbe scritto ad Axel, nonostante volesse davvero conoscere la verità su cos'era successo realmente tra loro, ma preferiva che la sua dignità restasse intatta.

Dannazione.

✴✴✴

L'aria calda sferzò sul viso pallido di Axel come un violento schiaffone. E il sole bollente di quella mattina gli stava cuocendo la testa, come un uovo all'occhio di bue.

Si trovava sotto al condominio in cui viveva Monica. Le parole malevole che le aveva detto la sera prima rimbombavano nella sua mente, come un promemoria per ricordargli quanto fosse stato bastardo nei suoi confronti e facendolo sentire profondamente in colpa. Se l'era presa con lei, nonostante non c'entrasse niente con i problemi che lo affliggevano. Voleva rimediare e chiederle scusa, sperando ovviamente di venir perdonato. Conoscendo Monica, lo avrebbe fatto, anche se molto spesso pensava di non dover venir affatto graziato. Da nessuno.

A volte credeva fosse meglio che tutti lo abbandonassero, che lo lasciassero solo. Non era una brava persona. Era cattivo e feriva chi gli voleva bene. E si odiava per questo, ma era qualcosa su cui non riusciva ad avere il controllo.

Suonò al citofono della famiglia Burns e aspettò che qualcuno rispondesse, picchiettando il piede sull'asfalto per il nervoso.

"Chi è?" quella non era decisamente la voce di Monica, ma di sua sorella minore Jane. Non lo sopportava e faceva bene.

Forse perché non era la miglior persona con cui sua sorella doveva passare il suo tempo e aveva ragione.

"Ehi Jane, sono Axel, c'è tu―"

"Moni, c'è quel coglione di Axel."

Axel abbozzò un sorriso amareggiato.

Se l'era decisamente meritato. Era una testa di cazzo e lo sapeva benissimo.

Pochi secondi dopo, la porta del condominio si aprì con un click e la voce della sua migliore amica, gli ordinò di salire.

Non se lo fece ripetere due volte. Era un buon segno se gli aveva dato il permesso di andare da lei. Forse non era poi così tanto arrabbiata. O forse sì. Magari non voleva semplicemente farsi sentire dal vicinato mentre ci litigava assieme tramite citofono.

La porta blindata di casa Burns si aprì dopo quattro giri di chiave.

Monica, con indosso una maglietta extra large color rosa pastello e il trucco della sera prima sbavato a farla sembrare un piccolo panda, osservò seriosa il suo migliore amico.

«Moni...» sussurrò il ragazzo, sfiorandole appena un braccio, prima che lei si ritirasse dentro casa come se a toccarlo ci fosse stato un mostro spaventoso.

«Che vuoi, Ax?» la voce che di solito era calda e affettuosa, in quel momento pugnalò i timpani di Axel con freddezza e stizza che lo fece sentire ancora più in colpa.

L'aveva proprio ferita con quelle parole. Perché non poteva essere una brava persona come tutti gli altri? Perché doveva contenere dentro di sé tutta quella rabbia che poi sfogava nei confronti delle persone a cui teneva?

«Mi dispiace per ieri.»

Lei buttò fuori dalle labbra un ridacchiò forzato mentre scuoteva il capo delusa, «A te dispiace sempre, ma non ti fermi mai a pensare prima di sparare parole che mi feriscono. Quel tipo di giudizio da te non me lo sarei mai aspettato eppure ieri sera mi hai fatto sentire una troia che va con tutti, perché?».

Axel si grattò la testa, mordendosi il labbro inferiore. Le parole di Monica avevano fatto più male di una pugnalata —non che ne avesse mai ricevuta una, ma si sapeva ch'era dolorosa.

«Non volevo, Minnie» provò a toccare nuovamente la sua migliore amica, ma ancora una volta si scansò, come se il suo sfiorarla potesse bruciarle la pelle.

«Non volevi, certo...» Monica fece spallucce. Lo sguardo serio e deluso con cui continuava a fissare il corvino, non faceva altro che farlo sentire sempre più nel torto. Sempre più sbagliato. Ed era giusto così.

«Dico davvero. So di essere una persona orribile, ma quando ti dico che sono davvero mortificato per come ti ho trattata, è la verità.»

Il batterista si tuffò sulla sua migliore amica e la strinse fortemente a sé, avvolgendole le braccia intorno alla vita magra e appoggiandole il mento su una spalla mentre quest'ultima si dimenava come un'anguilla per sfuggire da quella stretta, ma invana. Pochi attimi dopo si arrese e si rilassò nell'abbraccio di Axel. Gli lasciò un bacio fra i capelli mentre con le mani gli accarezzava dolcemente la schiena.

«Si può sapere che ti succede in 'sto periodo? Non ricordo nemmeno quand'è stata l'ultima volta che ti ho visto così tanto ubriaco, forse prima di tutto il casino con Rose quindi perché hai ricominciato?»

«Non ho ricominciato, Moni. Ieri mi sentivo strano per un ragazzo e sai cosa ne penso dell'amore quindi ho alzato un po' il gomito per non pensarci» ammise lui, una volta sciolto l'abbraccio ed essere stato trascinato in casa dall'amica.

Monica alzò gli occhi verdi al cielo, «Se il tuo fottuto cuore vuole amare, lasciarglielo fare. Dio, Axel, ogni persona in questo mondo di merda ha sofferto per un cuore spezzato, ma per questo non ha eliminato l'amore dal suo curriculum».

«Carina questa.»

«Idiota.»

Sulle labbra di Axel nacque il sorriso, un dolce sorriso che dedicava veramente a pochissime persone. «Mi hai perdonato?» le chiese infine, accarezzandole una guancia.

Dal salotto si sentì Jane gridare un potente «no» che fece ridacchiare Monica, la quale invece gli rispose che sì, lo aveva perdonato, ma di provare a ragionare un pochettino di più prima di sparare merdate.

«Te lo prometto, ci proverò.»

Monica gli mostrò un sorrisetto sghembo, «Approposito, chi è il ragazzo in questione? Quello che ti ha indotto a ridurti in quello stato?».

«Nessuno.»

«Sul serio? Non vuoi parlare con la tua migliore amica di questo nuovo amante?»

«Moni...,» sbuffò sonoramente, «Non è nemmeno un mio amante. È solo uno con cui mi sono baciato ieri sera» borbottò infine mentre il viso contratto in un'espressione di piacere di Lennon riaffiorò dai suoi ricordi, facendogli aumentare i battiti cardiaci.

No, cazzo. Stai fuori dalla mia mente, ragazzino. Non puoi piacermi. Non devi piacermi. Axel fece dei profondi respiri per calmarsi.

«E?»

«E niente, rompiballe.»

«Il tuo cuore ha fatto "boom boom"?» lo prese in giro lei, punzecchiandolo con le dita sul petto, in prossimità del cuore.

Axel alzò gli occhi al cielo, esasperato mentre sulle sue labbra nacque un sorriso divertito. Anche se lo stava prendendo in giro, sapeva che lo stava facendo per scherzare e di ciò n'era felice perché significava che erano tornati ad essere quelli di sempre.

«Oh Dio, Monica, quanti anni hai? Due?»

La rossa gli mostrò la linguaccia e il dito medio poi corse in camera sua. Il ragazzo invece stette fermo nell'atrio perché il cellulare aveva vibrato nella tasca dei jeans neri quindi lo tirò fuori per controllare chi gli avesse rotto le scatole e si stupì nel leggere il nome della persona che gli aveva lasciato un messaggio nei direct message di instagram.

Era Lennon.

➤ So già che mi pentirò di averti scritto, ma voglio sapere se è successo dell'altro ieri sera, a parte i baci. Ti prego di dirmi la verità. Ne ho davvero bisogno.

Dopo aver letto quel messaggio, ad Axel tornarono in mente tutti i suoi ricordi e preoccupazioni di quando aveva incominciato a pensare di essere attratto anche dai ragazzi e capì che anche Lennon si stava sentendo confuso e nervoso allo stesso modo e che l'unica cosa che lo avrebbe tranquillizzato un po' era rispondergli con della sincera verità su ciò che era accaduto tra di loro.

➤ Non è successo nient'altro. Stai tranquillo. Eravamo entrambi ubriachi, ci siamo baciati un po' poi sei crollato con la testa sul cuscino e ti ho lasciato dormire. Tutto qui.

➤ Okay. Grazie. E addio.

➤ Ciao pel di carota!

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