Capitolo 09

Per Lennon, quella non era di certo la prima festa a cui partecipava. Durante tutto il liceo aveva presenziato, quasi come un trofeo, a moltissimi parti organizzati dai suoi compagni di squadra o dai Seniors, con l'unica eccezione che ai tempi non aveva mai bevuto alcolici in quanto Quarterback. Non che la cosa gli fosse stata imposta. Era stata una sua scelta personale. Aveva preferito non rovinare il suo corpo atletico con quella roba.

L'unica volta che aveva bevuto era stato durante il primo anno di liceo, prima di entrare nella squadra di football, e aveva scoperto di essere abbastanza resistente, in quanto non si era ubriacato nonostante quella fosse stata la prima volta e avesse bevuto molte birre.

Mentre ora, ora che finalmente aveva finito il liceo e la sua era da quarterback titolare, poteva permettersi di bere come tutti gli altri adolescenti.

Da quando si era concluso il liceo, Lennon e i suoi amici si erano divertiti ad intrufolarsi a più feste possibili per ballare e bere ― Jason aveva provato a rimorchiare delle ragazze per farci sesso insieme, ma tutte le volte era andato in bianco.

Un festeggiamente continuo per celebrare la fine di un inferno. Anche se tra meno di tre mesi avrebbero varcato la soglia di un altro inferno: il College. Luogo peggiore di un semplice liceo pieno di bulletti e nerds. E Lennon si era morso fortemente la lingua quando Jason, brindando con della Vodka Lemon, aveva gridato alla libertà e mandato a fare in culo l'istruzione perché non sarebbero mai stati liberi dallo studio per moltissimi altri anni, ma si era trattenuto dal ricordargli la cruda verità e infrangere i suoi sogni.

Il ragazzo ingollò l'ennesimo bicchiere che Monica, l'amica di Axel, gli aveva servito e la ringraziò con un cenno del capo. Quest'ultima gli rispose con un sorriso dalle labbra carnose e color Barbie poi la vide sparire tra la folla mentre la sua folta chioma rossa e voluminosa svolazzò nell'aria bollente e soffocante di quella casa.

Era a conoscenza del fatto che i Voodoo Doll avrebbero suonato a quella festa per il semplice fatto che i suoi amici lo avevano stressato fino a quando alla fine non aveva accettato di andarci con loro.

La sua voglia di vedere Axel era pari a zero, soprattutto dopo quanto era successo nel bagno di quel ristorante una settimana prima. Non ne aveva fatto parola con i suoi amici perché il ricordo di quelle sensazioni gli avrebbero mangiato lo stomaco, ma anche perché non sapeva come spiegare la reazione del suo corpo a quel tocco maschile.

Mentre cercava Lukas e Jason in quell'ammasso di corpi sudati, continuava a sventolarsi un mano davanti al viso accaldato e nel frattempo teneva d'occhio la tipa di Axel, così da sapere quando cambiare strada per evitarlo come la peste.

Cristo, faceva persino fatica a respirare.

L'aria era dannatamente pesante in quella villa. Puzzava come il cestino dei suoi vestiti dopo un allenamento di football. Per non parlare del caldo soffocante che li circondava. Corpi bollenti che si scontravano sudati tra loro. Mentre il fumo passivo si insidiava nei polmoni, rendendo difficile prendere boccate d'aria che non fossero contaminate da quel miscuglio di odori nauseabondi.

Se fino a qualche ora prima Lennon aveva adorato tutto ciò, ora stava cominciando a dargli fastidio, a renderlo nervoso. Non era decisamente un tipo che riusciva a reggere tutto quel casino per troppo tempo. Non sopportava sentirsi puzzare in quel modo stando semplicemente ad una festa.

La villa si era letteralmente trasformata in una ceneriera mista a discarica di rifiuti abbandonati a loro stessi.

Lennon non aveva idea di chi fosse il proprietario della villa, sapevo solo che l'indomani si sarebbe ritrovato con la casa rasa al suolo perché alla festa oltre a chi si divertiva, c'erano anche i coglioni che se la spassavano distruggendo tutto ciò che gli si parava davanti. E proprio per questa ragione, Lennon non ne aveva mai organizzata una a casa sua.

Il ragazzo si passò lentamente una mano nei lunghi e umidicci capelli color ruggine che ormai erano arrivati a sfiorargli le spalle larghe e possenti poi sbuffò un sospiro indispettito, domandandosi dove si fossero cacciati i suoi amici.

Con lo sguardo incominciò a guizzare alla loro ricerca, ma i suoi occhi vennero catturati dalla figura slanciata e magra di Axel che, seduto su un amplificatore, si stava rigirando nelle dite due bacchette. Sembrava essere perso nei suoi pensieri mentre muoveva avanti e indietro la testa dalla folta e lunga capigliatura corvino ad un ritmo di musica che non c'entrava niente con quella che rimbombava per tutta la villa.

Fantastico, pensò Lennon.

Tutta la sua fatica per non incontrarlo era andata in fumo in un solo istante.

Axel aveva alzato lo sguardo dalle sue bacchette, spostandolo verso il punto da cui si sentiva osservato e subito il suo sguardo si posò sulla figura torreggiante di Lennon ― era impossibile non notarlo.

Il rosso deglutì a fatica. Si mordicchiò il labbro inferiore mentre la sua mente gli gridava di muovere quei dannati piedi, prima che l'altro potesse decidere di raggiungerlo e provare a farlo impazzire come una settimana prima.

Sul viso pallido di Axel comparve un sorriso furbesco poi mosse una bacchetta in sua direzione come a volerlo salutare. Lennon non ricambiò il suo stupido sorriso, ma il suo cuore iniziò a pompare con rapidità.

Lennon non sapeva con certezza cosa lo attraesse di più del batterista, forse gli occhi grigi e intensi o le sue labbra, ma stava di fatto che non voleva provare quel tipo di sensazione per lui, soprattutto perché non lo sopportava ma a quanto pare al suo corpo invece piaceva. Troppo. Così come al suo cuore idiota.

Si allontanò da quel punto, riuscendo finalmente a sfuggire al sguardo provocante e accattivante di Axel che lo faceva sentire intrappolato e senza via di fuga, come un cane in gabbia. Purtroppo per lui, pochi secondi dopo Axel lo raggiunse e con un ghigno stampato sulle labbra, gli si piazzò davanti e gli bloccò la strada.

«Scappi?» il batterista stringeva con forza la sua mano intorno al polso sinistro del rosso mentre quest'ultimo teneva lo sguardo puntato su quella morsa ferrea. Percepiva la pelle sottostante iniziare a scaldarsi per via di quel contatto.

Per Axel era così eccitante vedere come quel ragazzino si stava lentamente chiudendo a riccio pur di nascondere le sensazioni che il suo tocco o la sua sola presenza gli provocava.

«No, sto cercando i miei amici». Lennon roteò gli occhi indispettito, nonostante il viso avesse assunto un colorito rossastro.

Quel ragazzo lo stava facendo impazzire. Prima lo prendeva a parole e a pugni senza motivo poi ci provava con lui nel bagno di un ristorante. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la mente. Nel frattempo lui stava andando fuori di testa e il suo corpo che desiderava quelle attenzione di certo non lo aiutava.

«Oh, ma davvero?»

Quel fastidioso sorriso non cessava di farsi beffe di lui.

«Sì, rompicoglioni. Ora vedi di lasciar―»

Axel non lo fece finire di parlare che si fiondò sulle sue labbra come un avvoltoio sulla sua preda. Le succhiò subito con veemenza poi si passò sopra la lingua in attesa di poterla intrecciare con la gemella.

Cosa che non accadde.

Lennon lo spintonò via con forza.

«Stronzo, non t'azzardare mai più a fare una cosa del genere» sputò velenosamente, pulendosi la bocca col dorso della mano. Il suo sguardo furente sembrava volerlo incenerire, «Fottiti Axel».

Non gli diede il tempo di replicare, anche perché gli bastò osservarlo per pochi secondi per vedere che quel sorrisetto compiaciuto non era riuscito a cancellarglielo dalla bocca, che scappò via. Non si voltò indietro.

Come detto in precedenza, Lennon aveva già baciato dei ragazzi ma entrambe le volte gli aveva fatto schifo. Aveva sempre pensato che quei scambi di saliva non gli fossero piaciuti, non tanto perché le persone baciate erano state dei ragazzi, ma bensì per il fatto di non aver provato niente se non quello di limonare con un muro o peggio con un fratello.

Almeno fino a quel momento.

Il bacio con Axel non gli aveva lasciato addosso la stessa sensazione di allora. Anzi. Era stato bello, per quanto era durato. E non andava decisamente bene.

Come poteva un bacio rubato da quel vile di Axel fargli provare emozioni così tanto contrastanti? Da un lato ammetteva che quel bacio gli era piaciuto, ma dall'altra parte continuava a ripetersi, come un post-it attaccato nella mente, che lui era etero e che aveva solo bisogno di fare del sesso. E che la persona con cui doveva farlo non era Axel. Non era un ragazzo. Ma una ragazza.

Doveva trovarsi una fidanzata. Ecco tutto.

«Lenny, finalmente! Dove diamine eri finito?» Lukas sbucò da dentro una stanza e lo trascinò in un'altra, più precisamente nella cucina strabordante di ragazzi ubriachi.

Si lasciò trasportare ovunque l'amico volesse. La sua mente era da tutt'altra parte.

«In giro» biascicò dopo alcuni tentativi di Lukas di farlo tornare tra i vivi e a quel momento con scossoni e urla acute direttamente nelle orecchie.

«Dobbiamo trovare Jay. I Voodoo Doll iniziano a suonare!» esclamò il biondo con eccitazione.

Lennon, al solo pensiero di dover rivedere il batterista, iniziò a mugugnare che non ne aveva voglia, che voleva andarsene dalla festa.

Ma secondo voi il suo migliore amico lo aveva ascoltato? No, certo che non gli aveva dato ascolto, c'era di mezzo la sua band preferita. Anzi lo aveva trascinato con lui in cerca di Jason, fino a quando non lo trovarono già davanti al palco in giardino e dove ben presto avrebbero suonato.

Jason e Lukas incominciarono a strillare elettrizzati mentre Lennon emise uno sbuffo, incrociando le braccia al petto. Lui era tutto tranne che felice di essere lì in quel momento.

Involontariamente si sfiorò le labbra con le dita e il suo cuore perse un battito al ricordo della bocca calda e invitante dell'altro sulla sua. Cazzo.

«Date un caloroso benvenuto ai Voodoo Doll!» strillò Monica con euforia, iniziando a battere una mano sul megafono e incitando il pubblico a fare lo stesso mentre la band iniziò a salire sul piccolo palco, dove i loro strumenti li stavano aspettando per essere strapazzati per una ventina di minuti.

Il respiro gli si mozzò in gola.

Axel era appena salito sul palco e aveva sventolato per aria una mano con cui stava stringendo le bacchette, senza alcuna traccia di sorriso sul viso pallido e aguzzo. Sembrava quasi scocciato, ma non appena spostò il suo sguardo su Lennon, a cui iniziò a vorticare la testa e nel suo stomaco si scatenò un uragano di emozioni strane, cambiò e sulle sue labbra comparve un semplice sorriso.

Gli aveva sorriso? Perché? Cosa voleva esattamente da lui?

«Ehilà ragazzi, io sono Van nonché cantante di questa band» si presentò Evan, spostandosi sensualmente il ciuffo colorato sul lato sinistro e sorridendo alla folla che gridò entusiasta.

Come se fossero davvero rilevanti, pensò Lennon.

Schioccò la lingua contro il palato, infastidito da tutto quello schiamazzare per qualcuno di cui il giorno dopo si sarebbero già scordati i nomi. Poteva pure pensarla in quel modo, ma stava di fatto che lui stesso non li aveva dimenticati. No, li aveva persino cercati su YouTube e aveva ascoltato la loro musica. E gli piacevano.

Il batterista aveva un portamento altero che lo infastidì particolarmente mentre osservava con espressione seria il pubblico. L'unico a cui dedicò un altro sorriso che gli fece mancare il fiato, fu Lennon, il quale abbassò lo sguardo con le guance in fiamme.

Quel ragazzo doveva stargli il più lontano possibile. Lo stava facendo impazzire.

Axel fece un passò sicuro in avanti e dopo aver afferrato il megafono dalle mani di Monica, si presentò.

«Axel» fu tutto ciò che disse ma quello bastò a mettere i brividi a Lennon.

Gli era venuta la pelle d'oca per via della sua voce profonda e sensuale. Era roca e il suo udito lo ringraziò per quel suono meraviglioso.

Ma da quando gli interessava la voce di un ragazzo che non fosse quella dei suoi cantanti preferiti? Perché quel diavolo di batterista stava facendo nascere in lui sensazioni che non aveva mai provato per qualcuno del suo stesso sesso?

Chi cazzo era per farlo uscire fuori di testa in quel modo?

✴✴✴

Non ricordava nemmeno quanti alcolici i suoi amici gli avevano fatto bere. L'unica cosa che aveva capito era che quella sensazione di non avere il controllo sul suo corpo non gli piaceva affatto.

La testa gli vorticava violentemente, come se fosse una trottola in un giro infinito. La vista passava dal mostragli due Lukas a quattro nel giro di un secondo. Le sue gambe parevano di burro e a stento riusciva a reggersi in piedi.

«Ho bisogno di stendermi un attimo» le parole uscirono strascicanti dalla bocca impastata di Lennon.

Desiderava solo sdraiarsi un minuto.

Lasciò i suoi amici a ubriacarsi nel salotto della villa.

Lui iniziò a salire le scale, appoggiandosi con tutto il suo peso contro alla parete. Le gambe molleggianti si muovevano lente sui gradini. Dalla sua bocca affioravano parole sconnesse. Mentre il suo sguardo vitreo sembrava perso nel nulla.

Axel, invece, in una camera del piano su cui Lennon era appena salito, stava litigando con Monica. Non si ricordava nemmeno com'era incominciato quel litigio.

Il suo corpo, in quel momento, conteneva un eccessivo quantitativo di alcool che lo faceva ragionare poco.

Anzi, non lo faceva ragionare proprio.

«Perché ti sei ubriacato fino a questo punto? Non ti fai schifo?» Monica mosse le braccia per aria, indispettita dal comportamento del batterista. Non lo vedeva ubriacarsi in quel modo da tempo.

Il ragazzo sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto. Non gradiva per niente i modi di fare aggressivi di Monica, in quel momento.

Se c'era una cosa che Axel detestava era ubriacarsi fino a non reggersi più in piedi, perché non voleva finire come sua sorella, un'alcolizzata, eppure in quel momento l'alcool era stata l'unica cosa a cui aveva pensato per aiutarlo a fargli dimenticare il viso e le labbra di Lennon.

In ogni caso scolare tutti quegli alcolici non era servito a molto perché voleva andare a trovare Lennon e baciarlo per bene. E tutto ciò andava contro a quello che il suo cervello gli ripeteva di fare, ovvero evitarlo fino a quando non avesse trovato qualcosa di migliore con cui distrarsi. Ma il suo cuore, stupido e arrugginito, gli suggeriva di seguirlo, di avvicinarsi e di affezionarsi a Lennon, anche se era terrorizzato nel uscirne nuovamente ammaccato o peggio ancora spezzato se qualcosa fosse andato male.

«Monica perché non te ne vai a fanculo? Fatti scopare da qualcuno e lasciami stare» sbraitò lui con rabbia.

Sul viso di Monica comparve un'espressione di pura delusione mentre una lacrima le scivolò lungo una guancia. L'aveva ferita. Con quella frase si sentiva come se per lui non fosse altro che una sgualdrina che scopava con chiunque.

Gli sferrò un fortissimo schiaffo che rieccheggiò per tutta la stanza e lo lasciò a bocca aperta, «Sei un pezzo di merda, Axel. Non sono una puttana».

«Moni...» Axel si era appena reso conto di come l'aveva trattata e subito si sentì in colpa.

«Fottiti, Axel. Ti odio quando mi tratti di merda. Arrangiati da solo. Stai attento solo a non soffocare col tuo vomito, stronzo». Monica raccolse da terra la sua borsetta, ficcando dentro con rabbia il suo cellulare poi puntò un'ultima volta il suo sguardo furente verso l'amico che rimase impassibile e infine uscì dalla stanza, sbattendo con forza la porta alle sue spalle.

Il batterista provò a seguirla dopo aver acquistato un po' di lucidità, ma Monica si era già mimetizzata in mezzo alla mandria di ragazzi accaldati che gironzolavano per la villa.

«Cazzo. Fanculo. Porca troia. Sono un idiota» sbraitò, tirandosi dei pugni sulla testa. Si sentiva un totale cretino ad aver trattato in quel modo Monica. Non c'entrava niente col suo problema con quel ragazzino che gli stava scombussolando il cuore.

«Sì, lo sei» biascicò ubriaca una voce alle sue spalle.

Quando si voltò, incontrò il viso lentigginoso e arrossato di Lennon che lo fissava confuso. Probabilmente non stava nemmeno capendo a chi avesse dato dell'idiota.

«Tu.»

«Io?»

Lennon si grattò la testa, inclinandola di lato con uno sguardo sempre più nebuloso.

Il cervello di Axel, contaminato dal suo stesso cuore, pensò che in quel momento fosse adorabile. Era strano vedere un energumeno enorme come lui sembrare quasi un bambino sperduto da ubriaco.

«Ti posso baciare?» gli domandò il batterista, trascinandolo nella camera da dove era uscito.

Lennon non fece resistenza. I suoi piedi si muovevano da soli.

Axel non aveva idea di cosa stesse combinando. Sentiva solo di star facendo la cosa giusta. Tanto erano entrambi ubriachi e il giorno dopo era certo non si sarebbero ricordati quanto successo, o almeno ci sperava.

La cosa assurda era che la persona che desiderava baciare era la stessa che lo aveva portato a bere così tanto fino ad ubriacarsi.

«Baciare? Perché?»

Lennon si agitò appena, a disagio in quella situazione, prima di sentire la bocca di Axel premere nuovamente sulla sua. Sentì la lingua del corvino scivolare sul suo labbro inferiore. Senza fiato, dischiuse involontariamente le labbra e in meno di un secondo, la sua lingua venne sfiorata da quella dell'altro. Si rincorsero. Si assaporarono. Le loro bocche sapevano di vodka e birra. Non il migliore dei sapori, ma in quel momento ci fecero poco caso.

Le guance di Lennon divennero incandescenti e il suo cuore martellò con violenza contro la gabbia toracica, rimbombando fino alle sue orecchie. Si aggrappò con forza ai capelli di Axel e quando ne tirò alcune ciocche, lo sentì gemere nella sua bocca. Il suo stomaco si contorse a quel suono delizioso.

Voleva sentirlo ancora.

Quindi gli succhiò con voracità le labbra poi gli morse quello inferiore e lo tirò leggermente verso di sé. Axel gemette eccitato una seconda volta contro la sua bocca.

I respiri accaldati e veloci si mescolarono tra loro. Tra un bacio e l'altro, le loro salive si fusero insieme. I loro petti si sfioravano, percependo i battiti del cuore rimbombare uno contro la gabbia toracica dell'altro.

Poi Axel fece lo stesso. Gli passò una mano nei capelli e glieli strinse con forza. Con uno strattone gli fece piegare il capo all'indietro, lasciandogli scoperto il collo su cui si fiondò. Passò con lentezza disarmante la sua lingua sulla pelle rosea di Lennon e lo sentì ansimare pesantemente, aggrappandosi con più vigore alle sue spalle, dove aveva appena portato le mani.

Il corvino mordicchiò e succhiò un punto preciso del collo di Lennon ― sopra al pomo d'Adamo. Gli avrebbe lasciato un enorme succhiotto.

Sorrise appagato quando il suo udito venne deliziato nuovamente dal suono dei gemiti di piacere dell'altro.

Tornarono a baciarsi sulle labbra, ancora e ancora. Succhiarono e morsero per un tempo indefinito. Ritrovandosi poi sul letto di quella stanza a scambiarsi saliva senza quasi mai riprendere fiato. Tirandosi di tanto in tanto i capelli per sentire uno gemere nella bocca dell'altro. Era una sensazione meravigliosa per entrambi.

Dopo un bel po' di tempo si staccarono. I loro polmoni stavano gridando in cerca d'ossigeno. Le loro labbra erano gonfie e turgide. I loro sguardi carichi di piacere. Ma bastò un secondo in più di pausa per far sì che Lennon crollasse con la testa sul cuscino e si addormentasse, secco.

Axel sghignazzò, passandosi la lingua sulle labbra che avevano il sapore dell'altro incollato addosso poi mettendosi su un fianco, gli accarezzò delicatamente il viso arrossato. Non sapeva perché lo stesse facendo ― si disse che era semplicemente colpa dell'alcool, tutto qui.

Gli sfiorò la bocca gonfia.

A quel tocco, Lennon mugugnò nel sonno poi si voltò dall'altra parte, dando la schiena al batterista.

Axel sorrise, «Si è visto come non volevi che ti baciassi, pel di carota».

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