Mi ero portata dietro quella scia distruttiva che mi seguiva fin dall'infanzia e adesso, in quella città un tempo così serena, c'erano decine di feriti, almeno un morto. E chissà quanti altri. Quella continuava a sembrare inesorabilmente colpa mia.

Le mani presero a prudermi e le strofinai con forza sui pantaloni.

«Non c'è sangue, l'ho tolto tutto, l'ho tolto tutto. Non c'è sangue», sussurrai tra le coperte, certa che mai avrei creduto fino in fondo alle mie stesse parole, rese incomprensibili da singhiozzi rauchi e asciutti.