Capitolo 43 - Verso il futuro

La mattina successiva i due ragazzi si svegliarono all'alba: sempre di soppiatto, Melany accompagnò Ren verso l'ingresso di casa, sperando di non svegliare sua madre. Avevano dormito tutto il tempo vicini, abbracciati, accoccolati; Melany, inizialmente, aveva cercato di rimanere sveglia per poterlo accarezzare, come fosse un inestimabile tesoro fra le sue mani, e godersi quel momento così dolce da farle temere che non sarebbe ricapitato tanto presto. Riaperti gli occhi si era rimproverata per essersi addormentata e vederlo lì in quel momento, fermo sull'uscio della porta, chino su di lei per darle un bacio di saluto, le provocò una fitta al cuore. Il desiderio di poter continuare a stringerlo a sé ogni giorno, senza mai separarsi da lui, cresceva in lei incontrollato: insieme a Ren stava bene, si sentiva serena, amata e davvero felice. Tuttavia, non poteva lasciarsi andare ai sentimenti: prima di tutto avrebbe dovuto affrontare al meglio gli esami di Stato e poi si sarebbe potuta dedicare completamente al suo fidanzato.

I giorni si susseguirono e in un attimo volò via il mese di aprile. Melany, che aveva creato una tesi piuttosto pretenziosa, iniziava a sentirsi in ansia, timorosa di non riuscire a memorizzare tutto, avendo scelto anche degli argomenti fuori dal programma scolastico; nella sua classe stavano organizzando le ultime interrogazioni, ma già da tempo lavoravano sulle simulazioni d'esame. Era così concentrata che sembrava assente nella sua aula: non prestava attenzione alle paranoie di Risa né alle chiacchiere di Irvine, il quale, nonostante tutto, non aveva smesso di provare a far vacillare i suoi sentimenti, cosa di cui decise di non parlare a Ren per evitare uno spreco di sangue.

Molto spesso si recava a casa del fidanzato per completare le sue ricerche e per farsi aiutare con la presentazione multimediale della tesi, tuttavia era un lavoro che avrebbe potuto svolgere anche da sola, ma preferiva farlo lì per poter guardare Ren di tanto in tanto.

«Devo tornare a casa» borbottò Melany seccata, dopo aver controllato l'orario sul telefono. Era quasi ora di cena e sua madre la stava aspettando a casa, ciononostante non aveva alcuna voglia di rientrare.

«Hai pensato a quello che ti ho chiesto un po' di tempo fa?» chiese Ren, seduto di fronte a lei, dopo essersi levato le cuffie con cui stava ascoltando la musica.

«Di cosa parli?» domandò confusa, alzandosi dalla sedia e sistemando le sue cose nello zaino.

«Ti ho chiesto di venire a vivere qui e non mi hai più risposto» spiegò lui con tono serio, osservandola indispettito.

Melany s'irrigidì restando qualche istante in silenzio. «Oh... I-Io, pensavo che fossero parole dette nel sonno» confessò sinceramente, sentendosi a disagio.

«Non lo erano affatto. Allora? Vieni a stare qui, con me?» ripeté alzandosi dal posto per avvicinarsi a lei, che arrossì completamente spiazzata dalla sua proposta. In altre circostanze non ci avrebbe pensato due volte ad accettare, ma sapeva che sarebbe stato un errore farlo in quel momento.

«Ren, ho gli esami. Venire qui sarebbe una distrazione non indifferente» rispose, distogliendo lo sguardo perché dispiaciuta per il suo rifiuto.

«Ma se praticamente sei quasi sempre a casa mia» le fece notare lui, incrociando le braccia al petto con stizza. Si stava innervosendo, era evidente, e Melany si lasciò sfuggire un pesante sospiro dispiaciuta dall'evolversi di quella conversazione. Non era sua intenzione farlo arrabbiare.

«Hai ragione e infatti non dovrei. Siamo ormai a maggio e ho tante cose da fare» cercò di giustificarsi.

«Puoi farle qui» incalzò, posando una mano sul tavolo e avvicinando il viso al suo per guardarla negli occhi.

Melany sospirò, distogliendo lo sguardo da lui. «Ren, cerca di capire...» bisbigliò.

Il ragazzo si allontanò bruscamente da lei. «No, non capisco» sbottò, dirigendosi nella sua stanza.

Melany sapeva che, più di tutto, si era innervosito perché lei non aveva considerato con serietà la sua proposta; a sua discolpa, però, lui non aveva più riaperto il discorso prima di quel momento, avvalorando l'ipotesi che avesse pronunciato quelle parole senza rendersene conto.

Sospirando, sistemò le ultime cose nello zaino e prese il giacchettino dal divano. Mentre stava chiudendo la cerniera Ren tornò nel soggiorno fermandosi sull'uscio dell'arco che divideva la stanza dal corridoio, posando una spalla sul muro con le braccia incrociate al petto.

«Scusami» sussurrò osservandola.

Melany si volse verso di lui con sguardo dispiaciuto. «Ho sbagliato io a non capire che fossi serio. Non devi scusarti».

«E invece sì» disse Ren, avvicinandosi a lei. «Avevo dato per scontato che mi avresti detto di sì e la tua risposta mi ha messo di cattivo umore» spiegò, stringendola in un abbraccio che lei ricambiò subito.

«Mi dispiace, non ti arrabbiare con me, ma è importante che mi concentri sullo studio, adesso» cercò di fargli capire quanto anche lei fosse delusa da quella decisione.

«Non sono arrabbiato con te, non potrei mai esserlo» disse baciandole la testa.

«A proposito» esclamò Melany all'improvviso, alzando lo sguardo per fissare gli occhi nei suoi. «Non abbiamo mai parlato di cosa ti piacerebbe fare dopo il diploma. Hai detto che non vuoi lavorare nell'azienda di Giorgio, ma hai altri piani?» chiese, vergognandosi di se stessa per non aver trattato prima un argomento così importante.

Ren la guardò titubante, poi distolse lo sguardo mostrando un'espressione contrariata, come se fosse indeciso su cosa risponderle.

«Mi ero prefisso di andare alla S.I. Ormai è un po' che avevo deciso di iscrivermi lì» confessò lasciando Melany impietrita, a guardarlo con occhi spalancati.

«Ah...» sibilò con tono cupo, liberandosi dal suo abbraccio. «Quindi vorresti frequentare la S.I.? L'università che si trova a cinque ore di macchina da qui? Quella università?» incalzò fissandolo sconvolta, indietreggiando di qualche passo.

«Sì, quella. Hanno il miglior corso d'Informatica e Programmazione del paese» spiegò, confuso dalla sua strana reazione.

Melany rimase in silenzio. In pochi secondi le passarono per la mente un'infinità di pensieri tutti collegati da un unico filo: Ren aveva fatto i conti senza di lei. Mentre lei aveva pianificato di frequentare la facoltà di Scienze e Tecniche psicologiche in città, rinunciando al corso vero e proprio di Psicologia pur di restargli accanto, lui era già deciso ad andare via senza neanche chiederle cosa ne pensasse. Il suo piano dopo la scuola era già definito e lei non vi faceva parte.

Indispettita e profondamente ferita, si voltò per sistemare lo zaino e richiuderlo. Voleva tornare subito a casa, prima che lui si accorgesse che stava per scoppiare a piangere.

«Tu, invece, sei ancora dell'idea di iscriverti qui in città, no?» domandò lui, poiché delle sue intenzioni ne parlarono vagamente tempo prima. Melany si fermò e prese un lungo respiro.

«Non so. Quando ho deciso di studiare Psicologia ero intenzionata a seguire Becca all'Unito, è una fra le migliori duecento università al mondo e forse farei bene ad andarci» replicò con stizza, issando lo zaino su una spalla e avviandosi verso la porta d'ingresso.

Ren le si avvicinò prepotentemente afferrandola per un braccio, affinché si voltasse verso di lui. «A Torino?! Dall'altra parte dell'Italia?» sbottò, stringendo la presa con rabbia.

Melany si spaventò per il suo repentino cambio d'umore, sentendosi a disagio sotto i suoi occhi di ghiaccio che la scrutavano collerici.

«Beh, sì. Che problema c'è?» esclamò irritata, liberandosi dalla sua presa. «Tu hai detto di voler andare alla S.I. e anch'io sono libera d'iscrivermi dove voglio!» aggiunse, muovendo qualche passo indietro verso la porta.

Entrambi si rivolsero sguardi colmi d'ira. Possibile che dovesse finire tutto così? Ognuno sarebbe andato per la propria strada rinunciando a tutto quello che avevano conquistato? Abbandonando il loro legame? Gli occhi di Melany si riempirono di lacrime, richiamate soprattutto dalla rabbia di aver sperato che nulla li avrebbe più separati. Ren si accorse della sua reazione e sospirò pesantemente, cercando di soffocare quella parte di sé che avrebbe voluto distruggere il primo oggetto a portata di mano.

«L'ho detto, ma l'idea di frequentare la S.I. l'ho considerata fino all'anno scorso, quando ero solo e non m'importava di dove andassi» confessò con espressione sofferente, mentre Melany lo guardava confusa. «Adesso, però, le cose sono cambiate. Pensavo di rimanere qui, se tu ti fossi iscritta all'università in città o in qualunque posto nei dintorni, ma l'Unito è troppo distante, Melany. Non puoi dire sul serio» aggiunse avvicinandosi nuovamente a lei.

La ragazza spalancò gli occhi e lo fissò incredula e dispiaciuta di vederlo così addolorato. «M-Ma da queste parti non c'è la facoltà d'informatica» mormorò a disagio senza distogliere lo sguardo da lui, che sospirò alzando le spalle.

«Non fa niente. Farò altro. Tu, però, non andare così lontano, Mel... Lo so che non è molto maturo da parte mia chiederti una cosa del genere...» sussurrò, prendendole la mano per intrecciare le loro dita.

Melany sentì il cuore stringersi in una morsa e lasciò cadere lo zaino a terra, abbassando lo sguardo per l'imbarazzo.

«Sono proprio una stupida, eh?» bisbigliò vergognandosi di aver tratto in fretta le conclusioni, come sempre.

«Mh?» mugugnò Ren perplesso.

«Io non ho alcuna intenzione di andare a Torino, Ren. Quello era un progetto a cui avevo pensato quand'eravamo divisi. Adesso vorrei solo restare con te, non importa il posto, purché non ci separiamo. Però, quando hai nominato la S.I. mi sono spaventata perché ho creduto che non mi avresti inclusa nel tuo futuro» confessò senza riuscire ad alzare lo sguardo.

Ren l'osservò stupito e felice per le sue parole, ma subito dopo aggrottò la fronte indispettito. «Sì, sei stupida» confermò i suoi sospetti, poi posò le dita sotto il suo mento per alzare il viso verso di sé e chinò il capo per baciarla. «Forse non hai capito che non ho intenzione di lasciarti andare da nessuna parte senza di me. Altrimenti perché ti avrei chiesto di venire a vivere qui?» sussurrò e lei gli sorrise, avvolgendo le braccia intorno al suo collo per stringerlo a sé e baciarlo.

Nonostante i sentimenti di Ren nei suoi confronti fossero più che palesi, Melany si sentiva insicura di se stessa, conoscendo i suoi difetti, e aveva paura che lui potesse stancarsi di lei, non considerando che questa poca fiducia in sé feriva anche lui.

«Senti, la S.I. ha tanti corsi interessanti: potrei vedere se c'è la facoltà di Psicologia o trovare qualcosa che mi piace e inscrivermi lì. Così non rinunceresti al tuo desiderio di studiare Informatica e potremmo stare insieme» propose staccandosi leggermente da lui e posando le mani sul suo petto.

Ren rimase in silenzio a guardarla con occhi sgranati, poi la sua espressione sembrò quasi arrabbiata.  «Nonostante tu abbia appena detto una cosa incredibile, c'è qualcosa a cui non hai pensato».

«E sarebbe?» chiese confusa.

«Che io resterò qui, solo fino al mio diploma» affermò.

Melany spalancò gli occhi stupita. «Oh, beh... Sì, ma ci organizzeremmo per vederci. Io tornerò qui o tu verrai lì. Solo finché non finisci il liceo» spiegò. Ren sciolse le braccia liberandola dal suo abbraccio e distolse lo sguardo. «O-Ok, dai. Fa' conto che non abbia detto nulla. Era solo un'idea, non volevo che ti arrabbiassi. Adesso, è meglio che vada» disse a disagio, riprendendo lo zaino e avviandosi verso la porta.

«Lasciamici pensare, Mel» sussurrò Ren e lei si voltò verso di lui. «Alla fine, sarebbe un sacrificio in vista di una vita insieme. Solo che, un anno senza di te... Non lo so...» aggiunse grattandosi la testa, sentendosi in difficoltà. Aveva già vissuto tanto tempo in solitudine e non voleva tornare alla sua vita precedente, quando lei ancora non aveva invaso il suo cuore.

Melany gli si avvicinò, poggiò una mano sul suo viso e gli diede un dolce bacio sulle labbra.

«Ehi. Non ci devi pensare subito. Troveremo un'altra soluzione, se questa ti fa soffrire. Adesso devo andare» mormorò e lui le rivolse un dolce sorriso.

Sulla via di casa Melany ripensò alla sua proposta: le parole erano uscite di bocca senza controllo. Per lei restare in quella città o cambiare nuovamente non sarebbe stato un problema e si sentiva disposta a tutto pur di non allontanarsi da Ren, ma lui davvero avrebbe abbandonato tutto per ricominciare una nuova vita? Da questo punto di vista erano diversi: Melany non avrebbe mai voluto lasciare il suo vecchio paese e per un attimo aveva pensato di ritornarci, pur sapendo che non avrebbe trovato grossi sbocchi lavorativi, tuttavia l'idea di condividere la vita con Ren aveva stravolto i suoi piani, eliminando ogni insicurezza. Se lui fosse rimasto con lei, sarebbe andata anche in capo al mondo.

Nei primi giorni di giugno Melany si ritirò da scuola: finite le interrogazioni, aveva deciso di concentrarsi sulle esercitazioni per gli esami, imponendosi di non lasciarsi andare alle distrazioni, prima di tutte il suo ragazzo. Al contrario, Ren frequentò la scuola quasi fino all'ultimo giorno, poiché lei aveva insistito affinché fosse più presente in classe e lui, che non voleva darle altri pensieri, si era comportato da bravo studente, destando stupore nei suoi compagni che lo videro assistere a tutte le lezioni.

Una sera, a due giorni dagli esami di Stato, Ren, che non vedeva Melany da più di una settimana, aveva deciso di uscire con i suoi soliti amici per svagarsi un po'. Seduto sullo schienale di una panchina, con la sigaretta in bocca, i gomiti sulle ginocchia e il cellulare in mano, messaggiava con la sua ragazza che, stanca di studiare, gli stava dicendo che si sarebbe presto messa a dormire. Inconsciamente prese la sigaretta fra le dita, la spezzò e la buttò a terra, senza staccare gli occhi dal dispositivo.

«Ancora con quest'abitudine? Almeno fumatela prima di buttarla» disse Bruno, che dopo anni non aveva ancora capito il significato del suo gesto.

«No, non me ne frega niente. E poi a Melany non piace la puzza di fumo» rispose, continuando a messaggiare con lei.

«Ah, questa è bella! A te vieta di fumare però lei può farlo» commentò Erika e Ren, indispettito, si voltò verso di lei.

«Che stai dicendo?» domandò seccato. Negli ultimi tempi non le rivolgeva la parola perché aveva notato come trattava la sua ragazza e non voleva avere nulla a che fare con lei e le sue crisi di gelosia.

«Dico solo che l'ho vista fumare, con quel rosso, Irvine» spiegò, ammutolendo il ragazzo.

«Finiscila, Erika. È stato tanto tempo fa. Ne parli come se l'avessi vista tutti i giorni» intervenne Bruno, intuendo il nervosismo crescente dell'amico. Ren sembrò continuare a fissare la ragazza, ma in realtà i suoi occhi non osservavano nulla, concentrato ad ascoltare le parole del compagno.

«Ora che ci penso non è per quello che lo ricordo, ma perché poi quel ragazzo l'ha baciata, la tua Melany, e non mi è sembrato che le dispiacesse» continuò ridendo con stizza.

Aveva intravisto i due dall'oblò sulla porta dell'infermeria, dimenticandosi di quell'episodio perché, a quei tempi, si era convinta che lei non fosse più un ostacolo per il suo obiettivo.

Ren scese subito dalla panchina fermandosi di fronte a lei, con la rabbia che gli cresceva nel petto al solo pensiero che stesse dicendo il vero.

«Non mi dire che non te l'aveva detto? In fondo, erano sempre insieme. Ti sarai domandato cos'hanno fatto quei due lontano dai tuoi occhi» aggiunse con tono altezzoso.

Il ragazzo abbassò lo sguardo sul telefono, stretto nella mano destra, per osservare la notifica del nuovo messaggio arrivato da parte di Melany, poi si voltò per andare via.

«Non so cosa ci trovi di divertente nel farmi incazzare, Erika, ma è meglio per te se non ti fai vedere per il resto dell'estate» graffiò le parole con rabbia, incamminandosi verso casa di Melany.

Aveva pensato fino alla nausea a cosa potesse essere successo fra la sua ragazza e il rosso, ma aveva deciso di allontanare quel pensiero per non soccombere alla gelosia. Mentre lui poteva a stento vederla, quel tipo ne aveva approfittato per metterle le mani addosso? Terribilmente innervosito, arrivò sotto casa di Melany fermandosi davanti al portone per citofonare, sapendo che Claudia fosse fuori con suo padre.

La ragazza stava completando gli ultimi esercizi di matematica quando sentì il suono del citofono; stupita, aprì il portone e la porta d'ingresso, accogliendo il ragazzo in pigiama, composto da canotta e pantaloncino, rosa.

«Che ci fai qui?» domandò perplessa. Si stavano sentendo per messaggio e le parve strano che non l'avesse avvisata della sua visita.

«Passavo per caso e volevo salutarti» rispose Ren entrando in casa, rivolgendole uno sguardo di sfuggita, che la confuse ancor di più. Subito si diresse verso la stanza della fidanzata e lei gli andò dietro.

«Visto che sei qui mi aiuti con la matematica? Ho qualche problema con le derivate» chiese Melany con un sorriso tirato.

«Certo» rispose subito, sedendosi insieme a lei davanti alla scrivania. «Cosa non riesci a fare?»

«Questo problema di massimo e minimo. L'ho rifatto decine di volte, ma non riesco a uscirne» spiegò, indicando il quaderno.

«Hai sbagliato tutto, Mel. Te lo dissi anche l'altra volta che non va svolto così» replicò con tono duro, per poi prendere un foglio e scrivere il procedimento, rispiegandole il concetto.

Melany aveva avvertito sin da subito che qualcosa lo stesse turbando e si limitò a osservarlo, estasiata e rapita dalla sua scrittura ordinata, dalla concentrazione con cui svolgeva l'esercizio e dal movimento del suo polso.

Dopo quasi mezz'ora di spiegazione ed esercitazione, la ragazza gli disse di aver finalmente compreso e lo ringraziò con un sorriso che lui ricambiò, ma un attimo dopo s'incupì alzandosi di fretta dalla sedia. Melany lo fissò confusa, ansiosa che fosse successo nuovamente qualcosa con i suoi amici e si drizzò in piedi per andargli incontro.

«Scusami, ti ho subito chiesto di aiutarmi senza accoglierti come si deve» disse maliziosa, avvicinandosi per baciarlo, ma lui indietreggiò fissandola con sguardo irritato. Melany sbatté le palpebre più volte, incredula, restando immobile per qualche secondo con le mani alzate, con cui voleva prendere il suo viso. «È-È successo qualcosa?» domandò a disagio.

«Mi hanno detto che hai fumato. È vero?» chiese freddamente e la guardò spalancare gli occhi dallo stupore.

«Beh, è stato solo un tiro, ma è successo tempo fa, prima di Natale. Cosa c'è di strano?» rispose sempre più confusa.

«Ed è successo prima o dopo che Irvine ti ha baciato?» domandò Ren con rabbia.

Melany indietreggiò istintivamente di un passo, ghiacciata dal suo sguardo. «P-Perché tiri fuori questo discorso?»

Conosceva bene la gelosia del ragazzo e le era parso strano che non le avesse mai chiesto nulla del suo rapporto con Irvine ma, giunti a quel punto, credeva che la cosa fosse stata superata.

«Ho cercato di non pensare a cosa fosse successo fra voi quando non stavamo insieme, ma riflettendo su quello che facevate in gita adesso voglio sapere. Fin dove ti sei spinta con lui?» sbottò, avvicinandosi a lei con fare minaccioso. La gelosia aveva acceso in lui un terribile dubbio.

«Quello che facevamo in gita?» sussurrò Melany a disagio e subito le venne in mente la sera in discoteca, ma lui come faceva a saperlo?

«Bruno ha pensato bene di mandarmi una foto di te e lui, sui divanetti, quando ti stringeva a sé» raccontò irritato.

Melany non capiva perché fosse tanto arrabbiato e soprattutto la motivazione per la quale avesse deciso di tirar fuori quell'argomento all'improvviso, tuttavia sentì l'irritazione salire a fior di pelle. Perché mai avrebbe dovuto giustificarsi? Seccata, incrociò le braccia al petto e lo fissò con rabbia.

«E allora? Di preciso, cos'è che stai insinuando, Ren?» sbottò e lui, vedendola arrabbiata, s'irrigidì credendo davvero che ci fosse qualcosa che gli stava nascondendo.

«Non lo so. Dimmelo tu» disse Ren con sufficienza.

Melany soffiò amareggiata, abbassando e scuotendo il capo. «Penso sia meglio che tu te ne vada. Non mi piace la piega che sta prendendo questo discorso né il tuo tono accusatorio» confessò dirigendosi verso la scrivania, ma Ren le afferrò il braccio voltandola verso di sé.

«Che cosa mi stai nascondendo, Melany? Cosa non vuoi dirmi?» nel suo sguardo balenarono fulmini carmini di rabbia e gelosia. Guardando i suoi occhi, per un attimo Melany rabbrividì al pensiero di cosa lui stesse dubitando.

«Nascondendo? Mi auguro che tu non stia pensando che...» s'interruppe poiché, se lui avesse confermato il suo sospetto, si sarebbe sentita terribilmente ferita. «Ok. Ti dirò quello che vuoi sapere: in discoteca ho bevuto un cocktail di troppo e sono caduta addosso a Irvine, che poco dopo mi ha chiesto di essere la sua ragazza, avvicinandosi per baciarmi. Vuoi anche sapere cosa gli ho risposto?» domandò con stizza osservando il ragazzo gonfiarsi di rabbia e restare in silenzio. Melany divenne improvvisamente triste, delusa dalla situazione e si passò le mani fra i capelli distogliendo lo sguardo da lui. «Ovviamente, gli ho detto che non potevo stare con lui perché per me c'eri solo tu» confessò per poi tornare a guardare il ragazzo, che la fissava con occhi spalancati. «Adesso, però, va' via perché sono molto arrabbiata e non ho affatto apprezzato questa inquisizione gratuita» concluse, voltandosi per risedersi alla scrivania.

Subito Ren, che aveva riconosciuto il tono di voce freddo e distaccato che gli aveva riservato nel periodo in cui non voleva parlargli, l'abbracciò cingendole il ventre.

«Scusami, Mel, ti prego! Sono un coglione, ho sbagliato! Il solo sapere che quel tipo ti ha baciata quando noi eravamo lontani mi ha mandato il sangue alla testa. Sono uno stupido, un immaturo. Non odiarmi...» la pregò, stringendola a sé per la paura di perderla ancora.

Melany si lasciò cullare dal suo abbraccio cercando di rimanere arrabbiata, ma in un attimo si sciolse in un sorriso. «Scemo. Non potrei mai odiarti. Hai avuto la stessa reazione che ebbi io quando ho saputo di Erika, solo un po' più irruenta» disse, voltandosi verso di lui per baciarlo. «Fra me e Irvine non è mai successo nulla di più. Non hai motivo di essere geloso» aggiunse, poi sorrise con sufficienza. «Solo io ce l'ho!» esclamò indispettita.

Ren sorrise, ponendo una mano dietro la sua testa per avvicinare il suo viso a sé. «Non hai bisogno di essere gelosa. Quello che è successo prima d'incontrarti, per me, non esiste già più» sussurrò, posando le labbra sulle sue e inducendola a indietreggiare finché non cadde sul letto, su cui salì anche lui.

Ren la baciò sul collo, poi sul petto, accarezzando il suo corpo così sensuale con indosso quel pigiama che copriva davvero poco di lei.

«Allora, mi perdoni?» sussurrò sulla sua pelle.

«Ci devo pensare» mormorò Melany, infilando le mani sotto la sua maglietta.

«E cosa posso fare?» bisbigliò sfilandole la canotta, per poi chinarsi e baciarla sul ventre.

«Quello che stai facendo va benissimo» affermò con un sorriso, che lui ricambiò prima di dimostrarle quanto l'amasse e la desiderasse.

Ren si era fermato a dormire a casa di Melany, dopo che Claudia aveva avvisato la figlia che non sarebbe rientrata. Quando la mattina dopo si risvegliò, non trovando la fidanzata nel letto, si alzò subito dirigendosi in cucina, attirato dal rumore delle stoviglie, e la vide lì, intenta a sistemare la tavola per la colazione.

«Ben svegliato. Cosa vuoi mangiare?» disse con un sorriso.

Ren restò immobile a osservare quella scena e lei lo guardò confusa. «Ci ho pensato e ho deciso che va bene» dichiarò all'improvviso.

«Cosa?» chiese Melany, posando un piatto sul tavolo e muovendo un passo verso di lui.

«Se restare da solo per un anno significa poter avere questo, svegliarmi nel tuo letto e trovarti qui che mi sorridi, allora cercherò di sopportare la lontananza» spiegò, avvicinandosi a lei per prenderle il viso fra le mani. «Non credevo che una cosa così semplice mi avrebbe reso tanto felice. Tu hai scatenando un vero casino dentro di me» aggiunse e la baciò delicatamente sulle labbra. «Ti amo, Mel. E scusami ancora per ieri sera» concluse e lei, che lo guardava con le lacrime agli occhi, lo strinse forte a sé.

«Ti avevo già perdonato quando mi hai abbracciata».

«Allora mi hai ingannato per indurmi a venire a letto con te!» disse Ren falsamente indispettito, scostandosi leggermente da lei per guardarla negli occhi mentre sorrideva divertita.

«Sì, ho detto una bugia perché desideravo fare l'amore con te» confessò, afferrando il colletto della sua maglietta per attirarlo a sé e baciarlo.

«Non hai bisogno di sotterfugi. Basta anche solo un cenno e io sono subito da te».

Ed era vero perché l'unica certezza di Ren era quella di voler passare ogni giorno al suo fianco.  

Se questo capitolo ti è piaciuto, lasciami un commento :)

Seguimi su Instagram: trovi il link nella colonna a sinistra del profilo!


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top