Capitolo 42 - Tutti i suoi giorni
Quando Melany si svegliò nella sua stanza credette di aver fatto un bellissimo sogno: Ren si era presentato a casa sua e le aveva cucinato del riso! Alzandosi dal letto, confusa, controllò l'orario sul telefono constatando che era già sera; si toccò la fronte sentendola fresca e s'incamminò verso la cucina per bere un sorso d'acqua. Aprì il frigorifero, prese la bottiglia e, mentre chiudeva lo sportello, sorseggiando il liquido, si voltò paralizzandosi all'istante, perdendo acqua da un lato della bocca: di fronte a lei, sul divano, Ren era steso a pancia in su, a braccia conserte, piacevolmente addormentato. Poggiando la bottiglia sul tavolo si asciugò il mento con il dorso della mano e, inginocchiandosi, osservò il ragazzo incantata. Il suo fidanzato, che adorava davvero tanto, riposava sereno: il petto si alzava e abbassava lentamente, le labbra si muovevano leggermente, facendole intuire che digrignasse i denti, e le palpebre distese esaltavano le sue lunghe ciglia. Tutto di lui gli piaceva, anche quella parte irascibile che con lei si addolciva subito. Poggiò le mani sul bordo del divano e avvicinò il viso al suo per baciarlo sulla fronte; un attimo dopo lui aprì gli occhi.
«Ben svegliato» sussurrò con un sorriso, guardando i suoi splendidi occhi azzurri brillare mentre l'osservavano.
«Oh, Melany. Come ti senti?» domandò Ren, alzandosi a mezzo busto e massaggiandosi il collo, confuso.
«Bene. E tu? Sei rimasto qui tutto il tempo?» chiese, sedendosi al suo fianco.
«Sì, ti ho sistemato un po' il pc» spiegò indicando il dispositivo sul tavolo, che si presentava aperto e in fase di aggiornamento.
«Ah, gra...» cercò di replicare, ma subito lui si alzò dal divano per sedersi sulla sedia e attirarla a sé, accomodandola sulle sue gambe.
«Vedi? Ti ho installato un programma di scrittura» disse, indicando con il cursore del mouse un'applicazione sul desktop. «E ti ho già passato tutti i file su cui stavi lavorando» aggiunse, guadagnandosi uno sguardo turbato da parte di Melany.
«N-Non avrai...» balbettò a disagio e il ragazzo le rivolse uno sguardo di stizza.
«No, non ho letto la tua tesi, stai tranquilla. Però pensavo che, viste le numerose ricerche che fai, potresti venire a casa mia per sfruttare la linea di internet, così eviterai di sprecare tutti i giga sul telefono usandolo come spot» propose Ren.
La ragazza lo guardò con un dolce sorriso. «Stai solo cercando una scusa perché venga a casa tua, eh?» sussurrò divertita, accarezzandogli i capelli.
«È ovvio, ma ti prometto che farò il bravo» rispose sorridendo, posandole una mano sul viso.
«Ah, si?» mormorò Melany, sfiorandogli le labbra con le sue. «Chissà perché ho i miei dubbi» continuò e lui la baciò stringendola a sé.
«Rettifico: ci proverò».
E il ragazzo si dimostrò più paziente del previsto: Melany passava ormai tutti i pomeriggi a casa sua, dove i due studiavano insieme nel soggiorno. Ogni tanto si scambiavano dei baci, ma quando Ren si spingeva troppo in là era lui stesso a fermarsi, cosa che, dopo un po', iniziò a risultare fastidiosa per la ragazza. Non voleva ammettere, per vergogna, il desiderio di unirsi a lui e si limitava a sopportare quella situazione concentrandosi sugli studi; tuttavia, c'era anche qualcun altro intenzionato a minare il suo equilibrio: Erika.
Sin da quando erano tornati dalla gita la ragazza mora non mancava di mostrarle tutto il suo risentimento, lanciandole occhiatacce e riservandole battutine poco simpatiche: Melany non voleva confidarsi con Ren perché sapeva che avrebbe scatenato un casino se lo avesse saputo; perciò decise di ignorarla, quando le era possibile.
«Melany, ti cercano» disse una compagna di classe, durante il cambio dell'ora.
Melany, che stava ripassando per l'interrogazione di filosofia che avrebbe dovuto sostenere di lì a poco, chiuse il libro e si alzò di fretta per uscire dalla classe, convinta che a chiamarla fosse stato Ren, ma si ritrovò spiacevolmente delusa.
«Ah, sei tu...» sussurrò con stizza ritrovandosi Erika di fronte sé, che la stava fissando con sguardo truce a braccia conserte.
«Come hai fatto? Come sei riuscita a irretirlo in quella maniera?!» sbottò, attirando a sé l'attenzione delle persone che circolavano del corridoio.
Melany si guardò in giro a disagio, poi l'osservò indispettita. «Che cavolo ti gridi?! Cosa dici?» replicò tirandola per un braccio, affinché si spostassero dalla soglia della sua aula.
«È dal primo anno di liceo che desidero essere la sua ragazza, però non mi ha mai valutata in quel senso! Continuavo a sperare e a sperare, ma poi sei arrivata tu. Perché sei venuta in questa scuola?!» incalzò, sbattendo un piede a terra come forma di minaccia.
Poco prima di correre da lei per gridarle addosso tutto il suo odio, aveva proposto a Ren di uscire nel pomeriggio insieme agli altri, poiché sapeva che se gli avesse chiesto di essere soli non avrebbe mai accettato, ma lui anche in quel caso aveva rifiutato perché attendeva Melany a casa sua. Sin da quando si erano conosciuti Erika era diventata l'ombra del ragazzo, desiderosa di essere amata da lui, ma per quanto si era sempre sentita diversa ai suoi occhi rispetto alle altre ragazze, non era mai neanche riuscita a vedere il suo appartamento. Lui diceva di non volere nessuno in casa e, invece, non aveva esitato a portarci Melany anche quando non erano fidanzati. Odiava quella ragazza e desiderava che sparisse.
«Mi dispiace per te, non so che altro dirti. Non ho voglia di essere cattiva» la liquidò Melany che, nonostante tutto, era dispiaciuta per lei perché sapeva cosa volesse dire vedere il ragazzo che si ama con un'altra.
Erika detestava la sua aria di superiorità e, incrociando le braccia al petto, la fissò pronta a dirle qualcosa che mettesse in chiaro la differenza che c'era fra loro.
«Lo sai che io e lui siamo stati a letto insieme tante volte in questi anni?» affermò altezzosa, ammirando soddisfatta il viso turbato della ragazza che, pur non avendone avuto conferma, l'aveva intuito da tempo.
«Ma a quanto pare tu sì...» bisbigliò lei, sentendo una sgradevole sensazione nascere nel suo cuore.
«Conosco Ren molto meglio di te, specialmente da quel punto di vista...», continuò gongolando della sua espressione ferita, «... e non credo che una come te sia adatta a stare con lui. Ti sarai accorta, no, di quanto sia "esigente". O forse con te non ha tutta la voglia che aveva con me?» aggiunse e la rabbia di Melany risalì dallo stomaco come acido, inaridendo e bruciando la gola.
Aveva fatto del suo meglio per non pensare alla l'inesperienza, evitando di creare paragoni, tuttavia si era subito resa conto che Ren sapesse perfettamente cosa fare e le insinuazioni di Erika la fecero dubitare sul perché, nell'ultimo periodo, non avessero avuto alcun contatto intimo. "Gliel'hai detto tu, stupida!" si rimproverò, ma l'irritazione non le permetteva di ragionare con lucidità.
«Per me, la conversazione finisce qui!» dichiarò spingendola da una spalla, per spostarla e passare oltre, diretta nella sua classe.
«Ti dirò di più: entrambi abbiamo avuto la prima volta insieme. Il mio ricordo resterà sempre con lui!» confessò pietrificandola sul posto.
Melany mise le mani nei capelli lasciandole scivolare fin dietro al collo, poi inspirò pesantemente cercando di soffocare quella parte di sé che esigeva urlare tutto il suo risentimento.
«Hai detto bene: ricordo!» esclamò di spalle, richiudendo con forza la porta dell'aula incurante dell'assenza del docente.
Una cosa del genere non avrebbe mai voluto saperla: Erika sapeva molto bene che l'avrebbe profondamente ferita ed era riuscita nel suo intento alla perfezione.
Quando suonò la ricreazione Melany scese ai piani inferiori per incontrare Ren nell'aula di scienze, ma sapeva di non essere nelle migliori condizioni per vederlo. Si sentiva ancora nervosa e temeva di combinare qualche disastro. Trovò il ragazzo ad aspettarla sulla rampa di scale che, non appena la vide, l'attirò a sé per posarle un bacio sulla testa, tuttavia faticò a godere di quel gesto. Erika si sarebbe meritata la sfuriata che Ren le avrebbe fatto se lei gli avesse raccontato del loro incontro, ma ancora una volta preferì tenersi tutto dentro. Il ragazzo aveva pochi amici e non voleva innescare un litigio, sapendo che Bruno e gli altri avrebbero preso le parti di Erika
Ren, che si era accorto del suo cattivo umore, una volta arrivati nell'aula l'abbracciò stringendola a sé per baciarla, ma Melany si voltò istintivamente rifiutando quel contatto. Vedendo quanto fosse rimasto turbato dal suo gesto gli diede subito un bacio sulle labbra, vergognandosi del suo sciocco comportamento.
«Cosa c'è, Mel?» domandò Ren, confuso.
«N-Niente, scusami. Sono... sono una stupida. Non dovrei arrabbiarmi per questo, ma...» farfugliò, alzando le spalle in segno di scuse e allontanandosi da lui. Che senso aveva essere gelosa per una cosa accaduta prima che si conoscessero? Si sentì tremendamente immatura.
«Di cosa stai parlando?»
La ragazza si voltò a osservarlo con espressione seria. «Rispondimi sinceramente...» sussurrò, stringendo gli occhi a fessura. «Quante volte sei stato a letto con Erika? Tante?» domandò con foga, guadagnandosi uno sguardo sconcertato da parte sua. «No! Non dirmelo! Non voglio saperlo...» ritrattò quando lo vide pronto a rispondere. Poi iniziò a passeggiare per l'aula reggendosi la testa con le mani, cercando di scacciare quegli inutili pensieri.
«Ma che cos'hai?» domandò lui, andandole vicino.
«Niente, niente. Lascia perdere» rispose, abbassando il capo per non guardarlo.
«Mel, non posso scusarmi per quel che ho fatto prima d'incontrarti, ma adesso ci sei solo tu, lo sai» confessò abbracciandola, tuttavia lei non alzò lo sguardo.
«Sì, lo so» borbottò cupa.
Ren si rattristò nel vederla così amareggiata e non riusciva a capire perché avesse deciso di tirar fuori quell'argomento all'improvviso. Le diede un bacio sulla fronte, poi la strinse a sé.
«Vieni a casa mia dopo la scuola?»
«Sì, devo fare una ricerca» replicò con tono mesto.
«No, non per studiare» sussurrò, prendendole il viso fra le mani per baciarla delicatamente sulle labbra. Gli occhi smeraldini di Melany brillavano intensi perdendosi nel cielo cristallino che abitava le iridi di Ren. Quello sguardo riusciva sempre a incantarla.
«Ok...»
Non appena entrarono in casa Melany si diresse nel soggiorno per posare giubbotto e cartella sul divano, ma non ebbe il tempo di sistemarli poiché Ren la prese subito in braccio come fosse un sacco di patate, per portarla nella sua stanza e adagiarla sul letto. Si distese su di lei e la baciò con impeto, carico di un desiderio che lo accompagnava da giorni, mentre le mani si muovevano abilmente per sfilarle la maglietta e sbottonare i pantaloni, a differenza di lei che stava riuscendo a stento a sollevare la sua t-shirt. Melany si sentì irrimediabilmente irritata e incapace, temendo di non essere abbastanza per lui e che presto si sarebbe stufato.
«Mel, rilassati» bisbigliò, posando piccoli baci sul suo ventre.
«Sono rilassata» replicò lei con tono secco e poco convincente.
Ren sospirò e, posando le mani all'altezza della sua testa, la guardò negli occhi. «Se rispondessi alla tua domanda smetteresti di essere arrabbiata?»
Melany lo guardò sentendosi a disagio, poi distolse lo sguardo. «Non credo. Probabilmente mi innervosirei ancora di più» confessò, perché non desiderava una conferma di qualcosa che avrebbe alimentato a dismisura la sua gelosia.
«E allora cosa posso fare?» sussurrò, infilando una mano dietro alla sua schiena per sganciarle il reggiseno e buttarlo a terra.
«N-Niente. Lascia stare» mormorò Melany imbarazzata, coprendosi il seno con le mani.
Ren sospirò nuovamente prendendole i polsi per bloccarli contro il materasso. «Ascolta: come ti ho detto, non posso scusarmi per il passato, ma posso dirti che... beh, con te ho fatto l'amore per la prima volta, Mel. Tu mi fai provare ogni volta delle sensazioni incredibili, anche solo sfiorandomi. Con te è tutto diverso e nuovo» sussurrò posando le labbra sul suo collo, per assaporarne il gusto e il dolce profumo.
Il cuore di Melany si riempì di emozione e gli occhi sembrarono bruciarle a causa delle lacrime che imploravano di uscire. Ren, dopo tutto quello che avevano passato, era diventato incredibilmente affettuoso con lei o forse lo era sempre stato, semplicemente non aveva avuto modo di esprimerlo. Prese il suo volto fra le mani e lo baciò, lo ringraziò per quelle splendide parole.
«E non potevi dirmelo prima?» disse sorridendo e lui di rimando.
«Voglio sempre vederti sorridere, Melany, non mi piace quando sei triste» dichiarò accarezzandole il viso, mentre l'altra mano scivolava verso il suo basso ventre.
«Finché resterai con me sarò sempre felice» mormorò baciandolo con bramosia, commossa dai sentimenti che provava per lei.
Sapeva bene che Ren, per lei, non era un semplice fidanzato, ma probabilmente la perfetta metà con cui avrebbe voluto condividere tutti i suoi giorni.
Melany si fermò ancora una volta a casa del ragazzo per studiare, restando seduta sul letto con il libro di letteratura inglese in mano, mentre Ren le stava accanto, disteso sul materasso e concentrato nel ripasso degli argomenti di chimica: aveva scoperto che non solo simpatizzava per la matematica, ma anche per tutte le altre materie scientifiche, il suo esatto opposto. Perciò, si era creata una sorta di complicità in cui Melany chiariva per lui alcuni argomenti di filosofia e storia (che odiava), e Ren l'aiutava in matematica e fisica.
La ragazza stava sottolineando un passo di Romeo e Giulietta, che intendeva inserire nella tesi, quando Ren ricevette una telefonata da parte di Bruno; rispose subito abbozzando un saluto, ma, un attimo dopo, la sua espressione rilassata divenne corrucciata e si alzò dal letto per continuare la conversazione in un'altra stanza. Dal momento che Ren si sentiva di condividere con lei ogni cosa, Melany osservò confusa la sua decisione di isolarsi, chiedendosi se fosse accaduto qualcosa di cui dovesse preoccuparsi. La sua intuizione si rivelò veritiera quando lo vide rientrare di fretta nella stanza per rivestirsi.
«Scusami, Mel, ma devo uscire. Resta pure quanto vuoi. Puoi anche rimanere a dormire, se ti va» disse con sguardo allusivo, ma si capiva che le stava nascondendo qualcosa.
«È tutto a posto, Ren?» chiese, alzandosi dal letto.
Lui, prendendo il giubbotto dalla sedia, le andò incontro per baciarla. «Sì, non ti preoccupare. Ci sentiamo dopo» rispose muovendosi verso il corridoio, poi uscì dall'appartamento.
Era certa che fosse accaduto qualcosa, considerando la foga con cui si era rivestito e uscito di casa, e sperava che se ne avesse avuto bisogno si sarebbe confidato con lei.
Dopo che Ren non si era fatto vivo per più di un'ora, Melany si era rivestita, aveva preso giubbotto e zaino ed era rientrata a casa. Durante il tragitto aveva controllato più volte il telefono che, però, era rimasto muto per tutto il resto della giornata. A quel punto, la ragazza iniziava a sentirsi in ansia: gli aveva mandato un messaggio, più di uno in realtà, tuttavia lui non aveva neanche visualizzato la sua chat. In pigiama, camminò nervosamente per la sua stanza, poi si sedette di colpo sul letto, indispettita: le sembrò di essere ritornata ai primi periodi in cui erano fidanzati quando lui la ignorava, ma adesso non era più quel ragazzo e si convinse di essere troppo apprensiva. "Smettila di fare l'appiccicosa, Melly!" borbottò nella sua mente.
Era ormai passata mezza notte quando decise d'infilarsi sotto le coperte e, nonostante quel pensiero fisso, riuscì ad addormentarsi poco dopo.
Quando il telefono vibrò Melany si svegliò di soprassalto, temendo di ritrovarsi nel pieno di una scossa di terremoto: completamente frastornata, prese il cellulare domandandosi se fosse già ora di alzarsi per andare a scuola, ma rimase di stucco quando, oltre a leggere l'orologio segnare le due di notte, si accorse che a far vibrare lo smartphone era stata la chiamata in corso di Ren.
«Ren?» sussurrò confusa, rispondendo.
«Scusami se ti ho svegliata...» disse il ragazzo con voce profonda e roca, destando in lei preoccupazione.
«Tranquillo, non c'è problema. È tutto a posto?» domandò mettendosi a sedere sul letto.
Ren restò in silenzio per qualche secondo, poi sospirò. «Sono sotto casa tua. Posso salire?» chiese, stupendola.
In casa c'era anche sua madre e si morse il labbro inferiore indecisa sul da farsi, tuttavia sentiva che Ren aveva bisogno di lei e non l'avrebbe mai lasciato solo.
«Apro subito» mormorò alzandosi dal letto, poi interruppe la telefonata.
Qualcosa in lui non andava, lo sentiva. E poi, cosa ci faceva in giro a quell'ora? Possibile che stesse rientrando in quel momento?
Aprì la porta della sua stanza con cautela, passò davanti alla camera di Claudia in punta di piedi, spinse il bottone per aprire il portone e schiuse lentamente la porta d'ingresso. Sporgendo la testa vide nel buio una figura avanzare verso di lei e quando la luce della luna, che filtrava dalla finestra nell'atrio, illuminò il suo volto rimase sconvolta: Ren riportava sul labbro e sul sopracciglio delle contusioni, evidente segno di una rissa.
Si portò le mani al viso spalancando gli occhi poi aprì di più la porta per farlo passare, indicandogli di entrare nella sua stanza mentre lei si dirigeva nel bagno per prendere disinfettante e cotone. In punta di piedi, scivolò di fronte alla camera di Claudia, entrò nella sua stanza, chiuse la porta e accese la luce trovando Ren fermo vicino al letto, di spalle e con le mani in tasca.
«Che cos'è successo?» domandò Melany avvicinandosi al ragazzo, che si limitò a mantenere lo sguardo basso senza rispondere.
Mise un po' di disinfettante sul cotone e allungò la mano per tamponare le sue ferite, ma lui la spinse via bruscamente.
«Non ne ho bisogno» disse Ren puntando i suoi gelidi occhi su di lei: sembrava non riconoscerla, come se fosse tornato il ragazzo freddo e cinico che era prima d'incontrala.
Melany percepì distintamente la sua rabbia comprendendo che aveva trascorso una pessima serata. Sentì il cuore stringersi in una morsa e desiderò fare qualcosa per lui, confortarlo, tranquillizzarlo. Non riusciva a vederlo così e non poteva permettere che lasciasse sanguinare ancora le ferite.
«Ho capito, però, almeno siediti» suggerì, indicando il letto con un movimento della mano. Ren distolse lo sguardo e, dopo aver fatto un sospiro carico di tensione, si sedette sul materasso.
Melany mise il cotone nella mano sinistra, insieme al disinfettante, per liberare l'altra con la quale spinse Ren dalla spalla che, colto di sorpresa, perse l'equilibrio cadendo all'indietro con la schiena sul materasso, poi salì a cavalcioni su di lui, ignorando la sua espressione contrariata.
«Sì, che c'è bisogno. E adesso sta' un po' fermo» ribadì avvicinando il cotone imbevuto al sopracciglio, ma Ren le bloccò il polso rivolgendole uno sguardo di sfida, deciso a non farsi toccare.
I suoi occhi, fissi nel mare di fronte a sé, l'osservavano con rabbia, tuttavia, in un attimo, si sentì svuotato da quel terribile sentimento quando lei si lasciò andare a un dolce sorriso. Incapace di protestare oltre, liberò la presa sul suo polso così da permetterle di tamponare la ferita, gesto che fece con una delicatezza tale da fargli socchiudere gli occhi come se lo stesse coccolando.
«Come fai? Come fai a farmi fare tutto quello che vuoi?» sussurrò più a se stesso che, in quei momenti, non aveva mai permesso a nessuno di stargli vicino.
Aveva sempre pensato da sé ai segni lasciati dalle risse in cui si era trovato invischiato perché odiava essere guardato con pietà, o ancor peggio con disgusto; tuttavia, gli occhi della sua ragazza gli rimandavano soltanto amore, come se non fossero capaci di far altro quando lo guardavano. Melany si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito e lui l'osservò per qualche secondo in silenzio, pensando a quanto amasse il suo sorriso, a quanto amasse lei.
«Bruno aveva la ragazza, lo sapevi?» disse Ren all'improvviso, destando stupore nella ragazza che spalancò gli occhi.
«Era un po' diverso ultimamente, ma non credevo che...» ragionò a voce alta, ripensando al comportamento strano del giovane, più attaccato allo smartphone del solito.
«Già, e un tizio gliel'ha portata via. Stava andando da solo a parlargli, ma per fortuna ha pensato prima di chiamarmi. L'ho accompagnato e senza di me sarebbe potuta andare molto male» raccontò senza guardarla e lei l'ascoltò in silenzio. Poi la tirò a sé per abbracciarla. «So bene cosa significa vedere la propria ragazza con un altro e dopo aver girato un po' per la città non volevo tornare a casa da solo. Mi sono ritrovato davanti al tuo portone senza rendermene conto» aggiunse, lasciando scivolare una mano fra i suoi capelli e baciandola sul collo.
«Mi dispiace, Ren. Puoi venire qui quando vuoi, lo sai» replicò Melany, scostandosi leggermente per posare le labbra sulle sue.
Subito lui trasformò quella dolce dimostrazione d'affetto in un contatto profondo e coinvolgente, che mischiasse i loro sapori.
«Voglio farlo. Adesso» sussurrò fra un bacio e l'altro, accarezzandole la schiena da sotto il pigiama e constatando che non portava il reggiseno.
«N-No! Ora tu ti fai una doccia» affermò lei, allontanando le sue mani da sé e alzandosi dal letto.
Il ragazzo, alzandosi sugli avambracci, la guardò indispettito mentre lei gli indicava il bagno con un cenno del capo. Ren era troppo agitato e Melany pensò che un po' di acqua fresca l'avrebbe aiutato a schiarirsi le idee. Lo vide sbuffare infastidito, poi si alzò dal letto e la seguì di soppiatto nel bagno.
«Perché sei entrata anche tu?» chiese malizioso, dopo che lei ebbe richiuso la porta.
Subito Melany avvampò, pensando a quel gesto compiuto inconsciamente. «S-Se si svegliasse mia madre e le dovesse servire il bagno è-è meglio che sia io a rispondere... no?» si giustificò, ma Ren la guardò poco convinto. «Non ti guardo, lo giuro!» esclamò voltandosi verso la porta, sentendolo sbuffare divertito.
«Puoi guardare quanto vuoi e anche fare la doccia con me, se ti va» replicò lui sfilando la maglia, buttandola a terra.
«No, no!» farfugliò Melany, posando la fronte sulla porta.
Sentì alle sue spalle lo scroscio d'acqua e, successivamente, scorrere la porta del box doccia. Rimase tutto il tempo nella stessa posizione, ma la tentazione di voltarsi a guardarlo era molto forte. "Gli avrò anche detto che non l'avrei guardato, ma in fondo l'ho già visto nudo, per cui..." pensò voltandosi lentamente verso di lui, ma appena vide i capelli neri bagnati e le spalle larghe rigate dall'acqua, che scivolava copiosa sulla sua pelle, tornò a sbattere la fronte contro la porta.
"Forse non dovevo entrare..." si disse.
Quando Ren ebbe finito Melany si lanciò alla ricerca del fon, tastando gli oggetti nel bagno con una mano sugli occhi per il troppo imbarazzo.
«Ma che fai?» domandò lui, confuso e divertito al tempo stesso
«C-Cerco il fon...»
«Sei incredibile... Non ne ho bisogno, sta' tranquilla» affermò, lasciandosi sfuggire una lieve risata.
«Ah, no?» mormorò a disagio, restando di spalle.
«Puoi girarti, scema. Ho messo i boxer» disse Ren scuotendo la testa. Anche se era ormai capitato più volte di fare l'amore, Melany continuava a sentirsi imbarazzata di vederlo senza vestiti, o che lui vedesse lei nella medesima condizione.
«O-Ok...» bisbigliò voltandosi, sentendo il viso scottare alla vista del suo ragazzo con solo indosso l'intimo.
Rientrarono nella stanza di Melany e quando lo vide prendere il pantalone che aveva prima per indossarlo ancora, nonostante fosse macchiato di qualcosa, lo fermò.
«Aspetta! Non puoi rimettere quello!» esclamò e lui le rivolse un sorriso malizioso.
«Voi che dorma con solo questi addosso?» domandò allargando di poco l'elastico dei boxer e lei arrossì.
«A-Aspetta un attimo...» mormorò cercando qualcosa nel suo zaino, da cui, poco dopo, ne estrasse un pantalone di tuta. Senza guardarlo, glielo porse e Ren lo prese spalancando gli occhi, stupito.
«E questo?» chiese divertito, riconoscendo il suo indumento.
«L-L'avevo indossato a casa tua e poi è capitato per caso nel mio zaino...» mentì alzando le spalle, imbarazzata, e lui sorrise, infilandolo.
Un attimo dopo le cinse la vita con le braccia per sollevarla e buttarsi insieme a lei sul letto; stesi su di un fianco, l'abbracciò stringendola a sé con le mani dietro la schiena, intrecciando le loro gambe.
«Non credevo che venire qui sarebbe stata una così bella idea» sussurrò, appoggiando la fronte sul suo petto e chiudendo gli occhi. «Stare con te mi rilassa» aggiunse, beandosi del calore del suo corpo.
«Sono contenta di essere un buon anti-stress» ironizzò Melany accarezzandogli la testa e lui sorrise, inspirando per poter sentire il suo profumo.
«Mi piace quando ti occupi di me. Vorrei che fosse sempre così» confessò sottovoce, facendola arrossire.
«Fortuna che possiamo vederci tutti i giorni» replicò lei, deliziata dal suo atteggiamento un po' infantile.
«Vieni a casa mia» disse Ren all'improvviso.
«Domani? Se mi lascerai studiare, sì» ridacchiò, sfiorandogli delicatamente il viso.
«No, non domani. Vieni a vivere con me, così potrò abbracciarti ogni notte e sapere che tornando a casa ci sarai tu ad aspettarmi» confessò, stringendola forte a sé.
Melany rimase ammutolita non sapendo cosa rispondere, ma un attimo dopo Ren si addormentò facendole pensare che le sue parole fossero state soltanto un delirio nel sonno.
Tuttavia, ne fu immensamente felice.
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