Capitolo 40 - Stare insieme

«Allora io mi occupo della preparazione del tiramisù, ok? Tanto l'ho già fatto altre volte... mi pare» disse Claudia, canticchiando per la cucina ed esibendo il suo nuovo grembiule con motivo floreale.

«Fa' come ti pare...» borbottò Melany accasciata con la fronte sul tavolo, sotto cui stava maldestramente pelando le patate buttandone le bucce nel cestino posizionato fra le gambe.

Becca era arrivata in città intorno alle due del pomeriggio, rinunciando al suo record di presenze scolastiche pur di vedere l'amica in quel giorno speciale. Giunta in stazione era stata accolta da Melany con l'entusiasmo di un bradipo morto e un pressante abbraccio accompagnato da un sussurro che non aveva subito compreso: "In fondo ti voglio tanto bene" le aveva detto.

Nelle ore successive alla ricreazione, dopo che Ren l'aveva lasciata vicino alla porta della sua classe senza dire una parola, aveva lottato contro se stessa per cercare una soluzione che non lasciasse scontento nessuno; tuttavia, non voleva abbandonare l'amica che si era messa in viaggio apposta per passare del tempo con lei. Alla fine, aveva concluso che la cosa migliore sarebbe stata lasciare le cose così com'erano state programmate.

«Amica mia, sei ridotta male se lasci tua madre trafficare in cucina. Sei sicura di quello che fai?» domandò Becca, prendendo la patata che aveva finito di sbucciare dalle sue mani per poi passargliene un'altra.

«Sì, cioè no... più o meno...» farfugliò drizzandosi con la schiena, che appoggiò alla spalliera della sedia. Poi, con sguardo perso, riprese a svolgere il compito assegnatole.

«Non mi riferisco a Claudia, ma alla decisione di non vedere il tuo ragazzo, stasera» specificò lei rivolgendo uno sguardo sofferente verso la donna, sorridente mentre inzuppava completamente i savoiardi nel caffè.

Melany la guardò per un attimo, poi tornò a fissare la patata che reggeva in mano. «Posso vederlo domani a scuola, non è una tragedia» mormorò alzando le spalle.

«E questo a chi l'hai detto? A me o a te stessa?» incalzò l'amica con sufficienza, poi le levò l'ortaggio di mano. «Se è questa la decisione che hai preso, basta deprimersi e va' a controllare tua madre prima che combini un disastro, se già non è successo!» aggiunse, aiutandola ad alzarsi per spingerla verso la donna.

Melany ciondolò poco convinta, ma osservando lo scempio realizzato da Claudia nella composizione delle porzioni del dessert, si rianimò per rimproverarla e istruirla.

Becca sorrise rivedendo l'amica riacquistare un po' di forze, ma sapeva che quello non sarebbe bastato a renderla felice: in fondo era il suo compleanno è meritava di esserlo. Di soppiatto, si allontanò dalla cucina entrando nella stanza di Melany, si guardò intorno e trovò il telefono della ragazza sul letto. Lo prese fra le mani, sbloccò la schermata iniziale e visualizzò le chat.

Scrisse il messaggio spiando il corridoio dalla porta socchiusa, per assicurarsi che l'amica non la cogliesse in flagrante.

Ren rispose subito e Becca cancellò entrambi i messaggi prima di tornare in cucina, riposizionando il telefono sul letto.

Melany stava ancora lottando contro sua madre che insisteva nel volersi occupare della preparazione della cena insieme a loro, mentre lei sottraeva dalle sue mani tutti gli alimenti e le padelle che tentava di prendere. Era sempre così: a ogni compleanno, e ne avevano passati tanti insieme, lo scontro madre-figlia era spettacolo fisso della serata, e quando occasionalmente si univa anche Sabrina, la madre di Rebecca, la casa si trasformava in un vero teatro.

Becca si sentì felice di aver visto la sua amica uscire da quel momento buio che aveva vissuto in seguito all'incidente: si era sempre confidata con lei, in qualunque occasione, tuttavia in quel periodo neanche le sue parole le furono di conforto. Tornata dalla gita scolastica, Melany le aveva telefonato per scusarsi del suo comportamento e raccontarle gli ultimi avvenimenti accaduti con un entusiasmo tale da sembrare completamente rinata. Mai l'aveva vista tanto presa da un ragazzo e, a conferma di ciò, poco dopo il suo arrivo in città, le aveva confessato di aver avuto la sua prima volta con lui, confidandole quanto si era sentita felice di quella decisione.

Controllò l'orario sul telefono e, accorgendosi di essersi persa nei pensieri per quasi mezz'ora, andò nel panico.

«Ah, ehm, Melly! Io vorrei uscire» disse Becca all'improvviso e lei si voltò a guardarla.

«Per andare dove?» chiese perplessa, inarcando un sopracciglio.

«A prendere un po' d'aria. Su, tienimi contenta!» rispose a mani giunte, sporgendo il labbro inferiore.

Melany, ancor più dubbiosa, minacciando di morte la madre se avesse toccato la cena, andò nella sua camera insieme all'amica, infilarono il cappotto e uscirono di casa.

Ferme davanti al portone, dopo le scale antistanti, Melany si guardò intorno a disagio.

«Purtroppo non conosco bene questa città, non saprei dove portarti» sussurrò, inserendo le mani in tasca e mordicchiando il colletto del giubbotto. Le insistenze di sua madre l'avevano distratta dal suo pensiero fisso, tuttavia, essere lì, ferma in quel momento, fece riaffiorare tutto il suo malumore.

«Non c'è bisogno di andare da nessuna parte. Restiamo qui» replicò Becca, guardandosi intorno e guadagnandosi uno sguardo confuso da parte della ragazza che non riusciva a comprendere il suo strano comportamento.

«Melany».

Si sentì chiamare alle spalle e, voltandosi, spalancò gli occhi dallo stupore. «R-Ren? Cosa ci fai qui?» domandò, sorpresa e immensamente contenta di vederlo. Il ragazzo rivolse uno sguardo alle sue spalle e Melany, girandosi a guardare l'amica, si scostò per non esserle di fronte. «Ah, già. Voi non vi conoscete: lei è Rebecca e lui è...» aggiunse indicando i presenti.

«Il ragazzo di cui non smetti un attimo di parlare» la interruppe Becca, porgendogli la mano. «Piacere».

«Piacere mio» replicò Ren, ricambiando il saluto.

«Beh, adesso voi andate a fare quello che dovete fare e io tornerò a controllare Claudia, prima che scoppi qualcosa in cucina» affermò la ragazza risalendo le scale, ma subito Melany le prese una mano.

«Ehi! Ma cosa ti salta in mente? Io non posso...» mormorò in difficoltà.

L'amica sorrise. «Melly, non permetterò che tu sia depressa nel giorno del tuo compleanno e sappiamo entrambe che solo lui può renderti felice. Quindi, non farti problemi e va' pure con lui. Ci vorrà un po' per la cena, per cui avete tempo per stare insieme» replicò abbracciandola, poi volse un saluto al ragazzo e rientrò nel portone.

Melany, che si sentiva ancora a disagio per aver rifiutato di passare la giornata con Ren, si voltò lentamente verso di lui e gli andò incontro.

«Beh, ecco... V-Volevo dire che mi dispiace se...» farfugliò con sguardo basso, grattandosi la testa per l'imbarazzo, ma lui le prese una mano, interrompendola e attirando i suoi occhi su di sé.

«Lascia perdere. Stiamo un po' insieme?» domandò con un sorriso, mentre con l'altra mano le accarezzava i capelli.

Melany sorrise. «Ovviamente!» rispose felice.

Passeggiarono per le vie della città mano nella mano. Le strade erano affollate e i ragazzi camminarono senza un'apparente meta, scambiandosi qualche frase di tanto in tanto. Inaspettatamente, entrarono nella piazza con il belvedere che, in inverno, dava sul grande albero di Natale. La ragazza storse un po' il naso, indispettita, poiché quel posto non le piaceva affatto, ma Ren sembrava intenzionato a posizionarsi proprio dove, tempo fa, conclusero malamente il loro primo appuntamento.

Con le mani sulla ringhiera, Melany rimase in silenzio, turbata: possibile che quel luogo non riportasse alla mente di Ren sgradevoli ricordi? Oppure doveva pensare che a quel tempo i suoi sentimenti per lei non fossero tanto forti da lasciare in lui un segno per quanto successo? Sbuffò amareggiata poggiando con stizza il mento sul palmo della mano.

«Dal momento che una certa ragazza non mi ha informato del giorno del suo compleanno, non ho un regalo con me» disse Ren con aria di sufficienza, voltandosi verso di lei. «Però, vorrei comunque darti qualcosa». Si avvicinò a Melany, che si scostò dal parapetto. «Entrambi, qui, abbiamo un brutto ricordo: io che ti lascio e tu che vai via con gli occhi pieni di lacrime» continuò incrociando le dita delle mani dietro la schiena della ragazza, così da imprigionarla fra le sue braccia. «Per questo, adesso, vorrei sostituirlo con noi che stiamo insieme». Chinò appena il capo per avvicinare il viso al suo. «E che ci baciamo» concluse, posando le labbra su quelle della ragazza, dolci, tenere, quasi volessero spazzare via quel terribile momento che nessuno dei due avrebbe mai voluto vivere.

Subito Melany l'abbracciò forte poggiando la guancia sul petto. «Se me lo avessero detto non ci avrei mai creduto» sussurrò sorridendo, stringendosi a lui.

«Cosa?» domandò Ren, osservando la sua espressione compiaciuta.

«Che fossi un ragazzo romantico» affermò piacevolmente sorpresa.

Il ragazzo ricambiò la sua stretta e distolse lo sguardo. «Scema» mormorò un po' in imbarazzo.

Melany appoggiò una mano sul suo viso e alzandosi sulle punte si avvicinò per baciarlo, ma, guardandosi intorno e sentendosi osservata, s'interruppe un attimo prima di farlo. Rimase delusa e frustrata per aver dovuto rinunciare a quel contatto di cui sentiva la necessità come fosse nettare vitale e notò che anche lui aveva uno sguardo confuso dal suo comportamento. Tuttavia, come rimediare a quel desiderio che le bussava nel cuore? Non aveva più voglia di passeggiare né di rientrare. Ciò che voleva era molto chiaro.

Prese coraggio, spazzando via la vergogna, e deglutì. «Andiamo a casa tua?» sussurrò distogliendo lo sguardo per l'imbarazzo.

Ren rimase sorpreso dalla sua proposta e stringendola a sé le diede un bacio sulla testa. «Credevo che non me l'avresti mai chiesto» mormorò con un sorriso.

I due ragazzi non persero tempo a manifestare il loro desiderio di amarsi e, poco dopo essere arrivati nell'appartamento, si ritrovarono sul letto nella stanza di Ren.

«M-Mi chiedo quante ragazze hai portato qui...» borbottò Melany, cercando di non pensare all'imbarazzo che le stava impedendo di lasciarsi andare, nonostante avesse scelto l'argomento peggiore da tirar fuori in quel momento.

«Vuoi saperlo davvero?» domandò Ren sbuffando divertito, osservando il suo viso arrossarsi quando le sfilò la maglietta.

«No...» sussurrò lei, volgendo lo sguardo altrove.

«Nessuna. Tu sei l'unica» confessò posando le labbra sul suo petto, scendendo fra i seni e sfiorando l'addome per fermarsi sotto l'ombelico.

«Non ci credo» disse istintivamente perché sapeva bene cosa c'era stato fra lui ed Erika, pur non avendo udito parole esplicite da parte sua. Tuttavia, aveva già perso l'attenzione sulla conversazione. Sentiva i brividi scavarle la pelle e il fuoco abitare il suo corpo.

«Te l'ho detto che trovavo irritanti le persone e non desideravo avere nessuno in casa» spiegò, alzandosi sulle ginocchia per togliersi la maglia. Poi accarezzò con delicatezza il ventre di Melany, scivolando sul bordo dei jeans e li sbottonò.

«P-Però, quel giorno di pioggia mi hai proposto di venire qui» mormorò, staccando il bacino dal materasso per permettergli di sfilarle i pantaloni.

«Tu sei diversa, lo sei sempre stata» bisbigliò, posando gli avambracci ai lati della sua testa per baciarla e guardarla negli occhi. «Sin da quando ho incrociato per la prima volta questi tuoi splendidi occhi di giada» aggiunse con un sorriso e lei arrossì.

«Mi hai levato le parole di bocca» replicò, avvolgendo le braccia intorno al suo collo per attirarlo a sé e baciarlo. «Adesso basta parlare...» mormorò sulle sue labbra, che si tirarono in un gran sorriso.

Melany, appoggiata con la schiena alla spalliera, era rimasta seduta sul letto in intimo, coperta per metà dal lenzuolo. Osservando lo schermo del telefono che aveva fra le mani pensava a come il tempo fosse volato, considerando tristemente di dover rientrare a casa e quindi di separarsi da Ren. Inaspettatamente il dispositivo vibrò annunciando una telefonata in arrivo da parte di sua madre; non si trovava di certo nella miglior condizione per conversare con lei, ma non poteva rifiutarsi di rispondere.

«P-Pronto?» mormorò a disagio, accettando la chiamata.

«Ma dove sei? Ti sembra giusto lasciare Becca da sola?!» sbottò con voce squillante.

«Sono con Ren. Siamo... S-Stiamo facendo una passeggiata!» rispose sempre più in difficoltà.

«Ah. Perché non inviti anche lui a cena?» propose la donna, sorprendendola.

«Glielo chiederò...» replicò, perplessa. «Fra poco sarò a casa. A dopo» aggiunse e interruppe la telefonata.

«Chiedermi cosa?» domandò Ren, rientrando nella stanza dopo essersi fatto una doccia veloce.

«Se vuoi cenare a casa mia» spiegò Melany, fissando con piacere il suo ragazzo avanzare verso di lei a petto nudo.

Ren si sedette sul letto, osservandola per un attimo in silenzio, poi le diede un bacio. «Ok, mi preparo, anche s'è un delitto farti rivestire» commentò, alzandosi e perdendosi il sorriso compiaciuto della ragazza.

Non appena furono a casa di Melany, Claudia abbracciò Ren con enfasi esprimendogli quanto fosse felice di averlo a cena, monopolizzando la sua attenzione e allontanandolo dalla figlia. La ragazza, indispettita, si levò il giubbotto buttandolo sul letto nella sua stanza insieme a quello di Ren per poi tornare in cucina e, irritata, porsi con le braccia conserte a osservare la madre cinguettare con il suo ragazzo.

«Certo che dal vivo è ancora più carino il tuo Ren» sussurrò Becca, sistemandosi al suo fianco e risvegliandola dal mondo dei pensieri.

«D-Dici?» replicò imbarazzata, voltando il capo verso di lei. Poi tornò a guardare il ragazzo e sorrise capendo che fosse in difficoltà a causa della parlantina eccessiva di Claudia.

«Non vuoi dire alla tua amica del cuore cos'avete fatto lontani da occhi indiscreti?» ammiccò Becca maliziosa.

Melany la guardò e avvampò, scatenando in lei una fragorosa risata. Un attimo dopo Claudia chiamò sua figlia rivolgendole un ghigno che non le piacque affatto: la donna, aprendo il frigorifero, le mostrò dei vasetti in cui aveva sistemato il tiramisù, peccato che i biscotti erano così zuppi di caffè da essersi quasi sciolti e mischiati al resto della crema. Melany trattenne la rabbia prendendo dei lunghi respiri, dopo di che si dedicò alla ricomposizione del dolce con gli ingredienti rimasti.

Intanto, Becca e Ren le osservavano divertiti: soprattutto il ragazzo, che non aveva mai visto madre e figlia conversare (bisticciare) spensierate, sorrise deliziato da quella scena.

«Anche se non ci eravamo mai presentati è come se ti conoscessi da tempo» disse improvvisamente Becca, guadagnando l'attenzione del ragazzo su di sé. «So di te sin dal primo giorno di scuola, anzi no, dal secondo quando, e cito testualmente: "un ragazzo dagli occhi di ghiaccio mi ha salvata"».

Ren sbuffò divertito. «E questo che ha pensato?» chiese con un sorriso.

«Già. Anche se le incutevi un po' di timore, penso che si sia innamorata di te a prima vista ed è per questo che non ti lasciava in pace» confessò l'amica, conscia che quella rivelazione gli avrebbe fatto piacere.

«A prima vista, eh?» ripeté lui sottovoce, spostando lo sguardo su Melany, ancora intenta a scontrarsi con la madre. Non credeva a quel genere di storie sul colpo di fulmine, ma le parole della ragazza lo portarono a pensare a quando lui si fosse innamorato di lei.

«Del resto, Melly è fatta così: quando desidera qualcosa non si arrende facilmente. È successo lo stesso con Nick, anche se con lui fu meno ossessiva» iniziò a parlare a ruota libera, troppo libera.

«Nick?» ripeté il ragazzo, tornando a guardarla eperdendo il sorriso.

«Nicola, il suo ex ragazzo. Non te ne ha parlato?» domandò lei, provando un forte disagio quando lui le rivolse uno sguardo irritato. «Evidentemente no...» aggiunse sottovoce, voltando il capo verso l'amica e chiedendole scusa nella mente per essersi lasciata sfuggire un argomento del genere.

«E quanto sono stati insieme?» chiese lui fissando lo sguardo su Melany, sentendo un'infima emozione farsi strada nel petto.

«Beh, non molto. Melly l'ha lasciato quando...» s'interruppe improvvisamente maledicendosi perché non voleva rivelare quel particolare, ma ormai la frase era sfuggita e sapeva che Ren non sarebbe andato oltre.

«Quando...?» incalzò osservandola con sguardo severo.

Becca s'irrigidì ricordando i racconti dell'amica sui suoi repentini cambi di umore e della capacità di indurre soggezione. Si domandò come avesse potuto sopportare quella situazione per settimane.

«Quando... lei non si sentiva pronta per il grande passo e lui ha trovato un'altra con cui farlo. Sembrava tanto un bravo ragazzo e invece...» confessò alzando le spalle. Fissò gli occhi in quelli di Melany che, in quel momento, si era voltata a guardarla restando perplessa per il sorriso finto che le stava rivolgendo.

«L'ha tradita...» sussurrò Ren che, nonostante cercasse di controllarsi, si stava innervosendo sempre più.

«E-Esatto...» mormorò Becca, immaginando la sfuriata che si sarebbe meritata.

Ren rimase qualche secondo in silenzio, fissando la fidanzata. «Quindi mi vorresti dire che con me l'ha fatto perché aveva paura che mi comportassi come lui?» domandò senza distogliere lo sguardo, riflettendo sull'indecisione della ragazza. Aveva creduto che il timore del giorno precedente, un attimo prima che si unissero, fosse collegato alla sua prima esperienza, e invece nascondeva una preoccupazione ben maggiore.

«Oh, no! Non volevo dire questo! Tu sei diverso...» tentò di giustificarsi per risolvere il terribile guaio che aveva provocato.

«Ci sediamo?» vociò Claudia e i ragazzi si mossero in silenzio verso il tavolo, accomodandosi.

Becca si sentì tesa come una corda di violino per tutta la durata della cena, tanto che Melany, notando il suo stato d'animo, le chiese più volte cosa le desse pensiero, ma l'amica non sapeva come confessarle il suo grave errore. Osservando Ren conversare con relativa tranquillità pensò che, forse, avesse compreso il senso delle sue parole, che non volevano per nulla creare una sorta di paragone fra i due ragazzi, tuttavia non riusciva a smettere di sentirsi agitata: da quello che le aveva raccontato Melany, Ren era un tipo irascibile e temeva che non si sarebbe lasciato alle spalle quel discorso con tanta facilità.

Quando finirono di mangiare Becca avvertì la tensione scemare, convinta che il ragazzo avesse del tutto superato quell'equivoco, tanto da sentirsi una vera sciocca per essersi preoccupata inutilmente.

Tuttavia, si sbagliava.

«Melany, ti posso parlare?» sussurrò Ren all'orecchio della ragazza, la quale, dopo aver lanciato un'occhiata a sua madre e a Becca, si alzò da tavola per spostarsi nella sua stanza insieme a lui.

«Cosa succede? Mi devo preoccupare?» domandò, chiudendo la porta alle sue spalle.

Il tono di voce con cui il ragazzo le si era rivolto le era parso molto seccato, eppure credeva che la cena fosse andata abbastanza bene. Ren mosse qualche passo all'interno della camera, restando in silenzio, poi si volse verso di lei.

«Perché hai fatto l'amore con me?» chiese con sguardo serio.

Melany diventò paonazza, indietreggiando di un passo. «Ma-Ma-Ma che domande sono?!» balbettò, visibilmente in imbarazzo.

«Avevi paura che avrei cercato un'altra con cui farlo se ti fossi rifiutata?» incalzò avvicinandosi a lei.

«Cosa...?! No! Ma che...» mormorò disorientata, poi cambiò improvvisamente espressione spalancando gli occhi. «Oh, no... Becca non avrà...?» sussurrò sconvolta da quel pensiero.

«Lascia stare la tua amica, che probabilmente non l'ha fatto apposta, e rispondimi seriamente» disse inserendo le mani nelle tasche dei pantaloni, rivolgendole uno sguardo infastidito.

In realtà, temeva la sua risposta. Fare l'amore con lei aveva scatenato così tante emozioni che si sarebbe sentito ferito se quel dubbio fosse risultato fondato, vergognandosi di se stesso per averla costretta a fare qualcosa che non voleva soltanto per la paura di perderlo. Credeva che avessero condiviso le stesse sensazioni e le sarebbe bastata una parola per distruggere uno dei momenti più belli della sua vita. Inoltre, continuava ad avvertire quella sgradevole sensazione dentro di sé nata nei confronti di quel ragazzo che l'aveva umiliata, abusando della sua fiducia e giocando con i suoi sentimenti. Se avesse potuto, l'avrebbe difesa da ogni cosa.

«Ren, come puoi pensare che ti abbia paragonato a... Oddio! Io la uccido!» pronunciò le ultime parole con rabbia, ponendosi le mani dietro la nuca per mitigarne la rigidità causata dal nervosismo.

«Allora?» insistette lui.

Subito Melany alzò lo sguardo su di lui, posando le mani sul suo petto. «Non ho pensato per un solo secondo che tu mi potessi tradire. Ho fatto l'amore con te perché ti amo, perché quello che sento per te non riesco a esprimerlo a parole e avevo bisogno di fare qualcosa di più per fartelo capire» spiegò cercando di vincere l'imbarazzo per quelle parole, poi prese il viso del ragazzo fra le mani. «Io ti amo da morire. L'ho fatto solo per questo, te lo giuro!» concluse fissando lo sguardo nei suoi splendidi occhi di cristallo, che l'osservavano spalancati per la tanta veemenza con cui aveva reagito.

Ren si sciolse in un sorriso. «Mi sarebbe bastato anche un "no", ma così è molto meglio» sussurrò stringendola fra le braccia per baciarla con intenso desiderio, grato al destino per averla messa sulla sua strada, che sembrava tanto buia e solitaria prima del suo arrivo.

Sapere dell'esistenza di Nick aveva aumentato la consapevolezza di quanto fosse geloso di lei, ma da quel momento in poi Melany sarebbe stata soltanto sua e di nessun altro.

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