Capitolo 39 - Di che cos'hai paura?

Melany e Ren erano fermi da qualche minuto di fronte al portone dell'appartamento mentre lei cercava nervosamente la chiave giusta nel mazzo. Si sentiva molto tesa e quando inserì la chiave nella toppa si bloccò senza girarla. E se non fossero stati d'accordo? Se gli chiedessero di lasciarsi? Non ci voleva pensare.

«Cosa c'è?» domandò Ren alle sue spalle, perplesso, e lei sussultò.

«N-Niente...» mormorò e, scuotendo la testa per scacciare i pensieri negativi, aprì il portone.

Subito lui la prese per mano conducendola all'interno, si voltò a guardarla e le accarezzò il viso con l'altra. «Di che cos'hai paura? Siamo insieme, no?» disse sorridendo, puntando gli occhi nei suoi.

Melany si sentì sollevata, libera dal macigno che la stava schiacciando. Di cosa si stava preoccupando? Con Ren al suo fianco sarebbe andato tutto per il meglio.

I ragazzi non fecero in tempo ad avvicinarsi alla porta di casa che subito Claudia l'aprì, mostrandosi stupita di vederli mano nella mano.

«Finalmente! Entrate, su!» esclamò la donna e i due mossero qualche passo in casa, richiudendo la porta dietro di loro.

Nel corridoio, oltre a Claudia, c'erano anche Giorgio e Cecile che, non appena li videro, li osservavano sorpresi di trovarli insieme. Melany, per un attimo, presa dall'agitazione tirò indietro la mano che stringeva quella di Ren, ma lui aumentò la presa perché non riuscisse a muoverla rivolgendole uno sguardo irritato, a cui lei rispose con uno di scuse.

«Eravate insieme?» chiese Giorgio, avanzando verso di loro a braccia conserte.

«Sì» rispose Ren con decisione.

Suo padre distolse lo sguardo da loro rivolgendolo prima a Claudia e poi a Cecile, infine tornò sui ragazzi. «Non voglio fare giri di parole: abbiamo preso una decisione. Io e Claudia ci...»

«Aspetta, tesoro!» lo interruppe Claudia poggiando una mano sulla sua spalla, poi si volse verso la figlia. «Melly, vorrei che fossi sincera con tua madre. Che cosa vorresti che faccia?» aggiunse con un sorriso incerto.

Melany la fissò in silenzio per qualche secondo, poi strinse ancor più forte la mano di Ren, sapendo che quello che stava per dirle avrebbe distrutto la sua felicità.

«Mi dispiace, mamma, ma sono davvero innamorata di Ren. Ho bisogno di lui e, a costo di essere egoista, desidero che resti al mio fianco. Quando siamo insieme mi sento felice, come non mi era mai capitato, e non posso accettare di diventare sua sorella perché per me è molto di più, lo è sempre stato» dichiarò, sentendo il cuore tramare d'emozione.

Ren avvicinò la mano della ragazza al viso per baciarne le nocche, poi le rivolse un dolce sguardo carico di felicità per quelle parole, ma soprattutto perché sarebbero state le stesse che avrebbe usato lui.

Claudia osservò il modo in cui si stavano guardando, dolce, amorevole, comprendendo ancor di più che il loro non era un semplice rapporto fra liceali, ma, come lei stessa aveva ammesso, qualcosa di davvero intenso che non capita a chiunque. Fu felice di vedere la figlia sorridere dal profondo del cuore e sapeva di dover proteggere la sua serenità prima di qualunque altra cosa. Schiuse le labbra pronta a replicare, ma venne preceduta dalla profonda voce di Giorgio.

«Noi ci sposeremo» sentenziò l'uomo con tono autoritario, innescando in Melany un sussulto e in Ren uno sguardo di sfida.

«Ma, caro...» mormorò Claudia.

«Tuttavia, questo non vuol dire che voi non possiate stare insieme» aggiunse Giorgio, destando stupore in tutti i presenti.

«Come?» esclamarono all'unisono i due ragazzi, confusi e spiazzati da quell'affermazione improvvisa.

«All'inizio, la scoperta della vostra relazione mi ha creato una certa difficoltà, devo ammetterlo. Per qualche motivo mi ero convinto che la vostra fosse una forma di protesta nei nostri confronti, uno sciocco dispetto per rovinare ciò che stava nascendo, ma dopo l'incidente che vi ha visti coinvolti ho compreso l'intensità dei vostri sentimenti. Soprattutto dei tuoi, Gioren» affermò l'uomo rivolgendosi al figlio. «Sono stato un pessimo padre da quando tua madre è scomparsa, ma dovrai ammettere che non mi hai reso la vita facile!» proseguì lasciandosi andare a un sorriso, che il ragazzo ricambiò con consapevolezza. «Eri sempre arrabbiato, lo vedevo, e continuavo a chiedermi quando ti saresti calmato. E poi, senza rendermene conto, poco dopo l'inizio della scuola non ho più ricevuto telefonate dal preside. Posso dedurre che sia stata opera di Melany, no?» domandò spostando lo sguardo sulla ragazza, che sussultò.

Ren volse il capo per osservarla e sorrise. «Mi era sempre fra i piedi, non mi lasciava in pace un secondo. Mi sarebbe stato difficile combinare qualcosa» affermò con ironia, e lei gli schiaffeggiò una spalla, indispettita.

«Ehi! Che cosa vorresti dire, eh?» borbottò seccata, ma il dolce sguardo che le rivolse fece subito scemare il suo risentimento.

Giorgio era rimasto quasi stupido di scorgere quell'espressione rilassata sul volto del figlio; erano anni che non gli vedeva fare un sorriso e invece, da quando aveva messo piede in quella casa, non aveva smesso un attimo di farlo. Li osservò ancora e capì che nessuno avrebbe dovuto pagare per quella situazione. Pagare per cosa? Per aver accolto l'amore nel proprio cuore?

«Ascoltate: il fatto che io e Claudia abbiamo deciso di sposarci non rende voi fratelli di sangue. In fin dei conti siete due estranei. Per cui, che problema c'è?» affermò con tono serio.

«Ma, Giorgio! Che cosa penseranno i tuoi collaboratori di questa situazione? La tua azienda sta affrontando un periodo delicato e...» disse Claudia preoccupata, ma Giorgio la interruppe ponendole una mano sulla spalla.

«E chi se ne frega?» dichiarò con un sorriso, lasciando la donna basita. In quel momento Melany, sorpresa quanto la madre, notò la somiglianza fra Ren e suo padre. «Non è per far piacere agli altri che dobbiamo vivere la nostra vita, ma solo per noi e per la nostra felicità, non credi? E in ogni caso ci sarà sempre qualcuno pronto a dire la sua» continuò baciando Claudia sulla fronte, poi, voltandosi verso la coppia, incrociò le braccia al petto. «L'unico problema sarà la convivenza. Due fidanzati così giovani che vivono sotto lo stesso tetto...» ragionò a voce alta.

«Guarda che mia figlia è una ragazza responsabile!» commentò Claudia, indispettita.

Ren tentò di trattenere una risata e un attimo dopo ricevette una gomitata nel fianco da parte di Melany, visibilmente imbarazzata.

«Infatti non è di lei che mi preoccupo» replicò l'uomo.

«Aspettate un attimo! Quindi è tutto risolto così?» intervenne Cecile, confusa.

«Sì, Cecile. Non vedo altra soluzione. Sempre se loro sono d'accordo» replicò Giorgio, voltandosi verso la coppia.

Melany era rimasta sbigottita. Non si sarebbe mai aspettata un'evoluzione del genere, che tutto potesse risolversi per il meglio, ed aveva prestato molta attenzione alle parole di Giorgio, quasi faticasse a crederci. Quindi la loro relazione era ufficiale anche per i loro genitori? Ren le cinse la vita con un braccio tirandola verso di sé e le diede un bacio casto sulle labbra.

«Fate pure ciò che volete, ma sappiate che non mi farò alcun problema a fare cose del genere perché prima di essere un membro della vostra famiglia Melany è la mia ragazza» dichiarò Ren sornione, mentre lei, rossa in volto, lo riproverò sottovoce per quella dimostrazione non necessaria.

Claudia mise le mani davanti alla bocca e sgranò gli occhi per l'emozione, Cecile alzò gli occhi al cielo infastidita e Giorgio scoppiò in una grassa risata.

«Molto bene! E adesso, pizza per tutti?» domandò l'uomo.

«Prendo il telefono» replicò Claudia, voltandosi verso la cucina.

«Io la voglio con la mozzarella di bufala!» esclamò Cecile che, insieme a suo padre, andò dietro alla donna.

Ren prese la mano di Melany e la portò alla bocca baciandola. «E tu? Come la vuoi la pizza?» chiese guardandola, ma la ragazza lo fissò senza rispondere. «Ehi, puoi anche parlare, sai?» aggiunse sfiorandole una guancia.

Melany stava assaporando quel momento di felicità inaspettata come se stesse gustando un piatto pregiato, concesso davvero a pochi, poi si alzò sulle punte dei piedi e posò un bacio sulla guancia del ragazzo.

«Ti amo, Ren. E la pizza la voglio con le verdure grigliate, ovviamente» disse, tirandolo verso la cucina.

Lui sorrise, sentendo il cuore accelerare al suono di quelle parole, e guardando la sua ragazza insieme al resto della famiglia si rese conto di non essere mai stato più sereno. Negli ultimi anni aveva trovato difficile se non impossibile vivere senza pensare alla perdita di sua madre, come se non farlo potesse significare che non le volesse bene, ma da quando non era più solo aveva capito che lei non si sarebbe sentita ferita se avesse fatto spazio nel suo cuore per un'altra persona. E in quel momento desiderò tanto che potesse essere ancora al suo fianco così da potergliela presentare, pur sapendo con certezza che Melany sarebbe riuscita a conquistare anche lei.

Si sedettero in cucina intorno al tavolo quadrato, nonostante le ridotte dimensioni. Ren si accomodò accanto a Melany per poterle stringere la mano durante tutta la durata della cena. Benché si sentissero ancora un po'a disagio per quella nuova situazione, mangiarono in tranquillità, chiacchierando su vari argomenti come la loro gita o il lavoro di Cecile, che sembrava andasse a gonfie vele. Fu una sensazione strana, ma molto intensa e liberatoria.

Mentre Claudia e Melany sparecchiavano, Ren si alzò da tavola all'improvviso.

«Avrei bisogno del bagno. Melany, mi accompagni?» domandò.

La ragazza passò i cartoni della pizza alla madre, poi gli fece strada. «È qui» disse indicandone la porta, dopo aver fatto qualche passo nel corridoio.

«Interessante. E la tua stanza dov'è?» chiese lui, guardandosi intorno.

Melany sbatté più volte le palpebre, perplessa, poi indicò la porta alle sue spalle. «È quella».

Subito Ren le prese una mano, camminò lungo il corridoio e aprì la porta della sua camera, muovendo qualche passo all'interno.

«Vista la tua fissazione per i colori accesi, mi aspettavo una stanza più da principessa» commentò, osservando i colori semplici e chiari di mura e mobilia.

«Beh, nella mia vecchia casa le pareti erano rosa, se ti fa piacere saperlo» disse sarcastica, volgendo lo sguardo in direzione della cucina alle sue spalle, preoccupata di essere vista dal resto della famiglia.

Ren sbuffò divertito per quella confessione, poi si voltò verso di lei e, vedendola distratta, le andò incontro, chiuse la porta e la spinse contro il muro.

«N-Non mi sembra il caso...» bisbigliò Melany, osservando lo sguardo malizioso del ragazzo.

«Di fare cosa?» sussurrò lui, posandole un bacio sul collo.

«Di fare quello che stai facendo» spiegò, pur non sottraendosi alle sue carezze.

Ren le mise una mano alla base del viso e la baciò trasformando subito quel semplice gioco di labbra in una effusione più coinvolgente, tanto che Melany posò le mani sul suo petto stringendo la maglietta nei pugni per resistere ai brividi d'eccitazione.

«Ma non dovevi andare in bagno?» bisbigliò sarcastica quando lui infilò le mani sotto la maglia per accarezzarle la schiena, mentre le baciava il petto.

«L'ho detto? Non mi ricordo» sorrise, tornando a posare le labbra sulle sue.

Melany sapeva che quel che stavano facendo nella sua stanza, a pochi passi dai loro genitori, era sbagliato, ma il desiderio di lui non faceva che aumentare.

Gli sguardi che si erano scambiati durante la cena, i dolci sorrisi, le tenere carezze delle loro mani, ogni cosa risultava amplificata dopo la loro unione e bramava ogni suo gesto con ingordigia.

Portò le mani dietro la sua testa, unendo il corpo al suo, per baciarlo con avidità e fargli comprendere quanto desiderasse sentirsi ancora una sola persona con lui. Ren le accarezzò la schiena, scivolando sui fianchi fino alle cosce; alzò di poco la maglietta tanto da poter raggiungere il bordo dei leggings e sfiorare con le dita i suoi slip.

«A-Aspetta!» esclamò Melany sottovoce, fissando gli occhi nei suoi, rossa in volto.

«Dopo il bacio che mi hai appena dato, non aspetto proprio niente» rispose lui, insinuando una mano dentro l'intimo, sorridendo al pensiero di quanto la trovasse bella quand'era imbarazzata.

«Mellyyy! Dove sei?» Il grido improvviso di Claudia fece sussultare i due ragazzi, così presi da essersi dimenticati di avere altre persone in casa.

Subito Melany allontanò Ren da sé, risistemandosi la maglia con fare agitato. «S-Sto arrivando!» urlò isterica e paonazza, poi rivolse uno sguardo di rimprovero al ragazzo che continuava a sorridere divertito.

Melany si guardò allo specchio sopra il comò mettendo le mani sulle guance ancora troppo rosse, poi prese un bel respiro e si volse verso la porta per aprirla e camminare nel corridoio. Quando si accorse che Ren non la stava seguendo, tornò indietro facendo capolino con espressione confusa.

«Che stai facendo? Andiamo!»

Lo guardò fermo di fronte alla scrivania con sguardo fisso sul piano e, capendo cosa stesse osservando, corse subito verso di lui. Prese i fogli sparsi su tutto il tavolo e li avvicinò al petto per nasconderli.

Ren si voltò a guardarla e sorrise notando il suo volto imbarazzato. «Cosa sono quegli appunti?» chiese indicandoli.

«S-Sono la mia tesi per il diploma» spiegò a disagio, cercando di impilare le pagine e sistemare le pieghe che aveva creato afferrandoli con foga.

«Sull'amore?» incalzò. incapace di trattenere il sorriso.

Melany socchiuse le palpebre, rivolgendogli uno sguardo di disappunto. «Sei pregato di non commentare» borbottò con stizza, posando la raccolta sulla scrivania e stando ben attenta a posizionare la parte scritta verso il basso.

«Non volevo prenderti in giro, ero solo curioso. Ma perché non la scrivi al computer?»

«Come puoi vedere non ho un computer e poi non mi dispiace scrivere a mano» rispose, avviandosi verso la porta.

«Te lo porto io. Ho un portatile che non uso a casa» affermò Ren, seguendola.

Melany gli rivolse uno sguardo perplesso, non avendo mai fatto caso a un pc nel suo appartamento. «Non ti ho mai visto usare il computer».

«Mi piace lavorare sui programmi. Accetto anche commissione come creare siti internet per privati o piccole aziende» spiegò, lasciando la ragazza del tutto basita a osservarlo camminare verso la cucina, poi si voltò a guardarla. «Che c'è?» domandò, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

«N-Niente...» mormorò alzando le spalle.

Pensò a quante cose ancora non sapesse di lui. Ne conosceva tante altre, sì, ma non le bastavano. Voleva tutto, ogni cosa. Più che mai desiderò afferrare anche la più piccola sfaccettatura, che avrebbe custodito come un inestimabile tesoro.

Dopo aver riordinato la cucina e scambiato quattro chiacchiere, la famiglia Fonte si avviò verso la porta d'ingresso, pronta a rientrare a casa.

«Grazie per l'ospitalità» mormorò Giorgio, posando un bacio sulla guancia di Claudia.

«Ci vediamo domani» sussurrò Ren, avvicinandosi alla sua ragazza per baciarla sulle labbra.

«Ma, insomma! Basta fare i piccioncini!» commentò Cecile, seccata, e suo padre scoppiò in una grassa risata.

«A proposito, Melany, ho saputo da Claudia del tuo imminente compleanno. Vuoi organizzare una festa?» domandò l'uomo, superando la soglia.

«Ah, no. Non ce n'è bisogno» rispose lei scuotendo la testa, poi spostò lo sguardo su Ren accorgendosi della sua espressione perplessa.

«E quando sarebbe il tuo compleanno?» domandò il ragazzo.

«Il 23 marzo» rispose un po' seccata all'idea che non lo sapesse ma, in fondo, come avrebbe potuto?

«Cosa? Domani?!» esclamò lui, spiazzato da quella rivelazione improvvisa.

«Gioren! Non conoscevi il giorno del compleanno della tua ragazza? Non sei un fidanzato molto attento» commentò Cecile con un sorriso divertito, ma un attimo dopo s'impietrì folgorata dallo sguardo rabbioso che le stava rivolgendo il fratello.

«Ho avuto altri pensieri, come ben sai» replicò pungente, perché ancora non aveva perdonato le parole che aveva rivolto a Melany e dubitava che l'avrebbe mai fatto. La ragazza, accortasi del suo stato d'animo alterato, gli accarezzò un braccio sussurrandogli di calmarsi.

«Su, non ci scaldiamo e andiamo via» disse Giorgio, posando una mano sulla spalla del figlio per spingerlo verso l'ingresso. «Ancora grazie, ragazze» aggiunse, rivolgendo un occhiolino a Claudia che ricambiò con un bacio volante, poi chiuse la porta.

«Allora, Melly! Finalmente potremo scambiarci tante confidenze d'amore!» esclamò la donna, inseguendo la figlia pronta a rifugiarsi nella sua stanza.

«Ma neanche per sogno!» rispose isterica, chiudendo la porta.

Quella giornata aveva riservato un mucchio di emozioni sempre più forti e inaspettate, ma solo in quel momento, appoggiata con la schiena al muro, si rese davvero conto di cos'era: la felicità era tornata ad abitare il suo cuore.

Il giorno dopo Ren arrivò a scuola alla seconda ora. La sera precedente, prima di separarsi dalla famiglia per dirigersi verso il suo appartamento, non era riuscito a trattenersi inveendo contro Cecile tutto il suo risentimento. Per nulla impietosito dal suo evidente stato d'imbarazzo, le aveva ricordato con amaro disprezzo che non avrebbe dovuto mai più rivolgergli la parola, se non fosse stato strettamente necessario. Giorgio, che in un primo momento aveva cercato di acquietare gli animi con tono conciliante, si era alterato intervenendo in difesa della figlia, ma il ragazzo si era rivolto anche a lui con rabbia confessando quanto si fosse sentito tradito da entrambi.

Era rientrato a casa molto nervoso, faticando a prendere sonno o a liberare la mente da quella sgradita conversazione; solo il pensiero di Melany e di quello che era successo poche ore prima nella sua stanza gli aveva concesso la calma necessaria per sprofondare nel sonno. Tuttavia, nonostante la sveglia avesse suonato più volte, si era svegliato tardi e, rigirandosi nel letto, aveva pensato di saltare la scuola. Controvoglia, poco dopo si era alzato e preparato perché il suo desidero di rivedere Melany andava oltre ogni cosa, anche della sua evidente reticenza verso il liceo.

Negli ultimi minuti dell'ora di Arte, una delle lezioni più noiose e soporifere a cui avesse mai assistito, Ren stava passando il tempo rimasto giocando con il cellulare e non appena suonò la campanella della ricreazione si alzò in piedi, infilando il dispositivo in tasca.

«Dove vai?» chiese Erika che, senza farsi notare, si era seduta accanto a lui spodestando Bruno dal suo posto.

Ren la guardò di sfuggita, poi volse lo sguardo verso l'ingresso. «Dalla mia ragazza» rispose conciso, uscendo dall'aula.

Con le mani in tasca camminò nel corridoio, salì le due rampe di scale e si voltò a destra per imboccare la via verso la classe di Melany, la quale, in quell'istante, uscì di fretta dalla sua aula sbattendo addosso a una ragazza che passeggiava lì vicino. La vide chiedere scusa un po' imbarazzata e muovere qualche passo all'indietro, poi si volse e, ancora una volta, andò a sbattere.

«Scu...» mormorò alzando lo sguardo sul ragazzo, massaggiandosi il naso dolente.

«La solita pasticciona» commentò Ren con un sorriso, divertito per la sua sbadataggine, poi le prese una mano conducendola verso le scale.

«S-Stavo venendo da te» rispose imbarazzata.

«Lo so. Hai portato qualcosa da mangiare?» domandò già certo della risposta.

«No, non ho molta fame. Non ce n'era bisogno» replicò, non curandosi di dove la stesse portando.

«E invece sì. Ho notato subito quanto sei dimagrita».

«P-Per qualche chilo... che vuoi che sia» bisbigliò distogliendo lo sguardo da lui. Non voleva che si preoccupasse per lei, ma allo stesso tempo era felice di sapere che l'aveva osservata tanto da notare il cambiamento.

«Quanti?» domandò Ren.

«Cosa?»

«Chili» specificò.

Melany si accarezzò il collo a disagio per quel discorso. «Beh... due...?» mormorò in difficoltà e Ren le rivolse uno sguardo di sufficienza. «... tre?» rettificò con un sorriso tirato e lui si fermò a fissarla incrociando le braccia al petto, evidentemente indispettito dalla sua bugia. «... cinque...» confessò con un sussurro, distogliendo lo sguardo.

Subito il ragazzo la prese nuovamente per mano. «E si vede. Prendiamoci un panino» affermò conducendola nella sala dei bidelli e lei non osò obbiettare.

I ragazzi si misero in fila e quando arrivò il loro turno fu Melany ad avvicinarsi al bancone.

«Ciao, Anna. Mi potresti fare un sandwich con mozzarella e pomodoro, per favore?» chiese con cortesia, poi si volse verso Ren. «Tu cosa vuoi?» domandò, osservandolo appoggiato con la schiena al muro vicino alla porta d'ingresso, bello ed enigmatico come sempre.

Si morse il labbro inferiore per soffocare i pensieri che stavano iniziando ad affollare la sua mente. Non era il momento adatto, ma non era colpa sua se le piaceva così tanto!

«Uno qualsiasi. Fa' tu» rispose.

Melany si voltò nuovamente verso la bidella. «E uno con la mortadella, grazie».

Quando la signora le porse il panino per lei, rivolse uno sguardo alle sue spalle e sorrise. «È la prima volta che vieni qui con quel ragazzo. State insieme?» domandò.

Melany la guardò stupita e imbarazzata. «S-Sì. Cioè, penso di sì» rispose confusa.

Si erano definiti a vicenda fidanzati e allora perché non era riuscita a rispondere con decisione? Che aveva nella testa? Si sentì un po' stupida per i suoi dubbi infondati.

«Come? Non sai se state insieme?» chiese perplessa la donna e la ragazza esitò un attimo prima di prendere il secondo panino preparato.

«Certo che stiamo insieme» intervenne Ren all'improvviso, con tono di stizza. Afferrò il fagotto e, dopo aver pagato per entrambi, uscì dalla stanza seguito da Melany, diretto verso l'aula di scienze.

«Perché le hai risposto così?» chiese il ragazzo, infastidito.

«N-Non lo so. Mi sono sentita un attimo confusa» borbottò alzando le spalle. «V-Voglio dire... Non l'abbiamo mai detto esplicitamente e io...» farfugliò, rendendosi conto di quanto le sue parole risultassero strane.

«Il tuo bacio in gita è stato più che esauriente e poi ti avevo già chiesto di tornare insieme» spiegò, addentando il panino.

«Ha-Hai ragione...» mormorò lei, sentendosi ancor più in imbarazzo.

Ren l'osservò tenere lo sguardo basso e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, sbuffò rassegnato. «Come devo fare con te?» borbottò, poi si voltò fermandosi di fronte a lei. «Melany Rose, vuoi essere la mia ragazza? Di nuovo» domandò accentuando il punto di domanda, quasi con fare teatrale, innescando nella giovane uno sguardo stupito e una risata divertita.

«Ovviamente!» rispose con veemenza e il ragazzo le diede un bacio sulle labbra, poi entrarono nell'aula di scienze.

«Comunque, per me, noi non ci siamo mai lasciati» affermò Ren, sedendosi su un banco. «Considero quel che è successo come un incidente di percorso».

«Ti riferisci a quando, il 5 ottobre, mi hai detto con tono sarcastico: "Vorresti essere la mia ragazza?"» domandò mimando le virgolette con le dita, cercando di imitare un tono di voce maschile.

Ren sbuffò divertito e la prese dai fianchi per avvicinarla a sé, fra le gambe. «Esatto. Quando tu hai gridato: "Magari!"» ribatté e questa volta fu lei a sorridere, mentre il ragazzo l'osservava compiaciuto. «Non ti ho ancora detto una cosa» sussurrò, poggiandole una mano dietro al collo per avvicinarla a sé «Buon compleanno, Mel» aggiunse dolcemente, baciandola.

«Mel? Uhm, non mi dispiace» bisbigliò lei a pochi centimetri dal suo viso, rivolgendogli un sorriso. Di nuovo lui assaporò quel contatto che ormai da tempo gli faceva vibrare l'anima. «Sai di mortadella» commentò, scostandosi di poco.

«Mi stai dicendo che non vuoi baciarmi?» domandò con un sorriso falsamente indispettito.

«Oddio, no! Non lo farei mai!» rispose, subito agitando il capo.

Ren, divertito dalla sua reazione, prese il panino che reggeva in mano per posarlo insieme al suo sul banco, poi si drizzò in piedi e attirandola a sé con una mano sulla schiena, la baciò ancora, con ingordigia e desiderio, tanto che il respiro di Melany si fece subito corto.

«Stiamo insieme oggi pomeriggio? E stasera, ovviamente» sussurrò, posando piccoli baci sulle sue labbra.

«In realtà...», bisbigliò lei e il ragazzo si fermò per guardarla, «... fra poche ore arriva Becca e passerò il mio compleanno con lei» confessò, notando subito il suo sguardo infastidito mentre si scostava da lei. «È una cosa che facciamo da anni passare questo giorno insieme: io, Becca e mia madre» spiegò osservandolo riprendere il suo panino, avvicinarsi alla porta e buttarlo nel cestino. «Ren! Non fare così... È la mia migliore amica!» esclamò dispiaciuta, muovendo un passo verso di lui.

«E io sono il tuo ragazzo!» sbottò, voltandosi per rivolgerle uno sguardo arrabbiato. «Senza contare che siamo stati lontani per più di due mesi, Melany. Non ti chiederò scusa se m'innervosisco perché vorrei stare con te» aggiunse, osservando nei suoi occhi la tristezza per l'accaduto.

Non era un comportamento maturo il suo, lo sapeva, ma erano tornati a essere una coppia soltanto da quattro giorni e credeva che anche lei volesse sfruttare ogni istante per poter restare insieme a lui. Aveva sofferto così tanto la sua lontananza da desiderare solo di poterla avere accanto per cancellare quell'orribile periodo.

Melany lo guardò sinceramente rammaricata. Anche lei avrebbe voluto passare quella giornata in sua compagnia, ma allo stesso tempo non poteva di certo rispedire indietro la sua amica. Non la vedeva da tempo e non le avrebbe mai fatto una cosa del genere.

«Ascolta: noi possiamo stare insieme sempre, mentre Becca non la vedo quasi mai. E poi non voglio diventare una di quelle ragazze che, dopo essersi fidanzate, dimenticano gli amici» disse sospirando, avvicinandosi a lui per posare una mano gentile sul suo braccio. «Per favore, non essere arrabbiato con me. Anch'io voglio stare con te, lo sai» concluse, catturando i suoi occhi di cristallo su di sé.

Ren schiuse le labbra per replicare, ma venne interrotto dal suono della campanella che annunciava la fine della ricreazione. «Dobbiamo andare» disse lui e, senza aspettarla, uscì dall'aula.

Melany si lasciò andare a un lungo sospiro, buttò il suo panino nel cestino e lo seguì, rimanendo in silenzio per tutto il tragitto.

Angolo Autrice

Come piccola curiosità, confesso che il tema dell'amore scelto da Melany per la tesi degli esami di stato non è un tentativo sdolcinato per zuccherare ancora di più il racconto, ma è semplicemente lo stesso argomento che portai io agli esami! ;) Del resto, questa storia è piena di riferimenti alla mia vita.

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