Capitolo 28 - La quiete dopo la tempesta
Dopo aver mandato un messaggio a Ren per informarlo sui loro spostamenti, Melany uscì dalla stanza d'albergo e si diresse verso il taxi in cui era già seduta Claudia che non aveva perso tempo a organizzare il rientro in città prenotando due biglietti per il treno, e così fecero. Per tutto il tragitto, di quasi tre ore, Melany cercò di parlare con sua madre, ma quest'ultima non era interessata neanche a chiacchiere di circostanza; si limitava a osservare il paesaggio fuori dal finestrino in silenzio, con il volto girato dalla parte opposta rispetto alla figlia.
Quando il convoglio si fermò, Claudia prese le sue valigie e scese subito dal vagone, mentre Melany, amareggiata, si muoveva con lentezza. Alzandosi, si sollevò sulle punte dei piedi per recuperare il trolley sistemato nel portabagagli sopra ai sedili, lo posò a terra, ne allungò la maniglia estraibile e si voltò pronta a scendere dal mezzo, ma all'improvviso si sentì afferrare il braccio da qualcuno alle sue spalle e subito si volse.
«R-Ren? Cosa ci fai qui?» domandò sconcertata quando riconobbe il ragazzo, un po' affannato.
«Andiamocene via» disse Ren, prendendole la mano.
«C-Cosa?» mormorò incredula, muovendo qualche passo insieme a lui.
«Andiamo via, io e te. Ti porterò dove vorrai» esclamò con sguardo serio.
Melany spalancò gli occhi stupita. «Ma... cosa stai dicendo?» ribatté ritirando la mano. Era confusa, sorpresa dalla sua irragionevole reazione, nonostante sentisse il cuore battere furioso per quelle parole.
«Con Giorgio non si ragiona, pensa solo a se stesso. L'hai sentito, no? Non c'è neanche bisogno che gli parli, è sempre stato così» borbottò, guardandosi intorno.
«Come puoi esserne sicuro se non ci provi?»
«Fidati... lo conosco» sussurrò Ren, fissando lo sguardo fuori dal finestrino, poi tornò a guardarla e le prese ancora una volta la mano. «Andiamocene, non mi separerò ancora da te».
Melany, incapace di ragionare a causa delle sue ultime dolci parole, mosse qualche passo insieme a lui, poi, però, si fermò arrestando anche il suo cammino. Subito Ren si volse osservandola confuso.
«È così che vuoi risolvere la cosa?» mormorò con sguardo basso. «Sia chiaro, fosse per me... resterei per sempre con te, non lascerei mai la tua mano, lo sai, ma non siamo dei ragazzini che scappano dai problemi. Non è la cosa giusta da fare» aggiunse, fissando i suoi occhi di giada nel cielo limpido che ospitavano le iridi di fronte a sé. «Capisco quello che provi perché lo sento anch'io, solo che, per quanto mi faccia impazzire l'idea di una fuga insieme a te, non è questa la soluzione» concluse, sofferente per aver rifiutato quell'invito così allettante.
Ren la guardò in silenzio, poi volse lo sguardo alle loro mani che si stavano stringendo e sospirò.
«Sono stato uno stupido a proporti questa cosa, eh?» sussurrò. Tornò a guardare Melany e sorrise vedendola con gli occhi spalancati e la bocca stretta, come se cercasse di soffocare delle parole.
«Meglio che non ti dica quello che penso a riguardo o come mi sento adesso, ma per il momento possiamo considerare la fuga come piano B» rispose sorridendo, ma si percepiva il suo imbarazzo.
Ren sbuffò divertito, le diede un bacio sulla fronte e prese la sua valigia. «Ok. Adesso andia...» disse, ma s'interruppe a causa del movimento improvviso della carrozza: il treno stava ripartendo.
I due ragazzi corsero verso la porta d'uscita, ovviamente chiusa, e Melany fece in tempo ad accorgersi dello sguardo sconvolto di sua madre, ferma sulla banchina, che l'osservava andar via con Ren. "Non ci posso credere... Questo sì che è un vero casino" pensò avvilita.
Melany, seduta sul sedile accanto al finestrino, aveva provato a telefonare più volte a sua madre nella speranza di chiarire il terribile malinteso, ma la donna aveva palesemente ignorato le sue chiamate; alla fine, le scrisse un messaggio in cui le assicurava che non stava facendo una fuga d'amore (purtroppo), e subito ricevette la notifica di lettura avvenuta.
«Caffè dec con zucchero di canna» disse Ren porgendole un bicchierino di carta, poi si sedette accanto a lei. «Ho pagato due biglietti fino alla prossima fermata, poi scenderemo per tornare indietro» aggiunse, sorseggiando il suo caffè semplice.
«Grazie» rispose Melany, felice di constatare quante cose di lei avesse imparato.
A conti fatti, Ren si stava dimostrando molto più attento alla ragazza di quanto avrebbe mai potuto immaginare e si domandava se fosse attribuibile alle circostanze, non essendo più costretto a lottare contro il segreto dei loro genitori.
«Ti ha risposto Claudia?» chiese, osservando il cellulare stretto nulla sua mano sinistra.
«No, ma ha letto il mio messaggio. Quando sarò a casa cercherò di parlarle, se me lo concederà» rispose seccata, rigirando con la palettina di plastica lo zucchero nel bicchiere.
«Mi dispiace, ho fatto un bel casino. Non so cosa mi sia preso» dichiarò irritato, appoggiando il gomito sul bracciolo del sedile e la guancia sul palmo della mano.
Cecile gli aveva comunicato che sarebbero tornati insieme in città mentre Giorgio rientrava a casa da solo; aveva capito che non voleva vederlo, che lo aveva deluso ancora, ma non avrebbe aspettato i suoi comodi per ritrovare Melany. Poteva prendersi tutto il tempo di cui aveva bisogno, anche ignorarlo per il resto della vita, a lui non importava. Nulla era mai riuscito a catturare il suo interesse, a parte lei. Per questo aveva preso un taxi per correre alla fermata più vicina e salire sul suo stesso treno.
Si era seduto in fondo al vagone, sentendosi agitato per quel che sembrava a tutti gli effetti un inseguimento, trovando subito le due donne sedute l'una a fianco all'altra. Aveva puntato i suoi limpidi occhi di cristallo sull'esile figura di Melany sentendo il desiderio di esserle vicino riscaldargli il petto e subito aveva pensato di avvicinarsi per poter parlare con Claudia, ma vedendo l'atteggiamento di chiusura della donna nei confronti della figlia aveva deciso di attendere. Un attimo prima che il treno si fermasse Cecile gli aveva mandato un messaggio dicendo che suo padre era terribilmente infuriato con lui e a quel punto, pensando che non sarebbe mai stato dalla sua parte, aveva preso la prima decisione che gli era passata per la mente.
Melany si voltò a guardarlo rivolgendogli un tenero sorriso. «Tuo padre non ti ha cercato?» domandò sorseggiando il caffè, mentre osservava intensamente la silhouette del suo viso illuminata dal sole.
«Non direttamente, ma ho spento il cellulare» rispose, spostando lo sguardo su di lei.
«Cosa?! Ma almeno gli hai detto dove sei?» esclamò Melany scioccata e lui sorrise.
«Ho risposto a un messaggio di Cecile. Ci avrà pensato lei» ribatté, prendendo il bicchiere vuoto dalle mani della ragazza e impilandolo con il suo.
Melany serrò le palpebre. «Conoscendoti le avrai scritto qualcosa tipo "Non cercatemi" o "Non rompete"» disse la ragazza con disappunto, ma non riuscì a mascherare un'espressione divertita da quel pensiero. Ren l'osservò stupito, con occhi sgranati, poi scoppiò a ridere e Melany gli rivolse un'espressione sconvolta. «Oddio, non ci credo! Davvero le hai scritto così? Dicevo tanto per dire!» chiese sconcertata, posando istintivamente una mano sul suo braccio.
Malgrado la delicata situazione in cui si trovavano, chiacchierarono senza troppi pensieri fino alla fermata successiva del treno e, quando furono in strada, Ren volle pagare un taxi per accompagnare Melany a casa sua.
L'auto li lasciò esattamente di fronte al condominio e la ragazza, osservando il portone, sospirò rumorosamente; nella sua mente aumentava il rimpianto di non essere fuggita con Ren.
«È la prima volta che vedo dove abiti» affermò il ragazzo, affiancandola.
Melany uscì dal mondo dei suoi pensieri e si voltò a guardarlo. «Ah, sì. Hai ragione» rispose, ma non le parve il caso di invitarlo a entrare.
«Allora ci vediamo domani» disse Ren all'improvviso, baciandola sulla fronte.
Melany si sentì confusa. «Domani?»
«Sì, usciamo. Ti va?» propose e a lei s'illuminarono gli occhi.
«E c'è da chiedere?!» esclamò con foga, cosa che fece sorridere Ren, poi si salutarono e lo vide allontanarsi a piedi.
In Ren c'era sicuramente qualcosa di strano perché Melany non aveva mai ricevuto così tante attenzioni e parole dolci da parte sua, tuttavia quello non era il momento di lasciarsi distrarre, doveva occuparsi di Claudia e della sua tendenza a rifuggire il confronto. Avrebbero risolto la questione anche a costo di litigare.
Non appena superò la soglia di casa si diresse verso la cucina, vuota, dove lasciò la valigia, poi guardò nel soggiorno, nel bagno e infine nella camera di sua madre, ma la donna non era in casa. Visibilmente spazientita, tornò in cucina per riprendere la valigia, poi un rumore di chiavi la portò a voltare il capo verso l'ingresso da cui entrò Claudia.
«Ah, sei qui» disse la donna, richiudendo la porta dietro di sé.
«Sì, te l'ho scritto nel messaggio che hai letto» rispose Melany, levandosi il giubbotto. «Vorrei ribadire che non stavo scappando da nessuna parte. Ren voleva parlarmi e non ci siamo accorti che il treno stava ripartendo».
«E di cosa?» domandò sua madre, sfilandosi il soprabito per appenderlo all'attaccapanni dell'ingresso.
«Di varie cose. Non ci siamo parlati per due settimane» replicò, poi le andò vicino. «Senti, perché non mi dici ciò che pensi? Vorrei risolvere questa situazione».
«E quale pensi sia la soluzione giusta?» chiese Claudia, voltandosi a guardarla.
Melany rimase in silenzio spiazzata. «N-Non lo so, purché non preveda che mi separi ancora da lui» confessò sinceramente.
Sua madre sospirò distogliendo lo sguardo. «Ti piace proprio, eh?»
Melany sentì le guance scaldarsi. «Sì, moltissimo» confessò con decisione.
Claudia passeggiò per la cucina, poi si fermò mantenendo lo sguardo basso. «Non ho ancora sentito Giorgio e non so cosa pensi lui di questa situazione, ma, a essere sincera, ciò che mi ha fatto più male è stato non venirlo a sapere da te» mormorò amareggiata, puntando gli occhi in quelli della figlia.
«Lo so, hai ragione, ma all'inizio non lo sapevo. L'ho scoperto alla cena dell'Immacolata quando, dopo essere stata lasciata da meno di ventiquattrore, mi sono ritrovata Ren davanti agli occhi. Non hai idea di come mi sono sentita...» ribatté, sentendo l'irritazione nascere nel petto a quel ricordo.
«Ah, adesso mi spiego il tuo comportamento... In ogni caso, lasciamici pensare ancora un po', ok? Una cosa del genere non me la sarei mai immaginata. Avevo capito che c'era qualcosa che non ti piaceva nella famiglia di Giorgio, ma mai a pensare che... Comunque, dammi tempo. Non avere fretta» commentò la donna, avviandosi verso la sua stanza.
«Tranquilla, non ho alcuna fretta, io. Solo perché non ho visto Ren per due settimane, perché mai dovrei avere fretta di rivederlo...» sussurrò stizzita, aggiungendo nella sua mente: "Tanto abbiamo appuntamento domani".
La richiesta di sua madre era stata legittima e non poteva pretendere che tutto si risolvesse in un attimo, doveva avere pazienza, lo sapeva, quanto avrebbe dovuto attendere? Non aveva alcuna intenzione di mettere il suo rapporto da parte nell'attesa di un suo commento.
Trascinò il trolley nella stanza e mentre riponeva gli indumenti nei cassetti, sua madre si fermò sull'uscio.
«Ho avuto una bella idea che potrebbe aiutarmi a vedere chiara questa situazione» affermò improvvisamente.
Melany si volse a guardarla. «E sarebbe?»
«Torniamo a casa!» esclamò decisa e alla ragazza caddero dei vestiti di mano.
«Prego?!» sbottò sconvolta.
«Al nostro paese, passiamo il Capodanno lì. Che ne dici? Non vuoi rivedere Becca?» incalzò la donna, sicura che quella fosse una buona idea.
«E-E quando vorresti partire?» chiese ancor più sconcertata.
«Domani mattina!» annunciò con un gran sorriso.
«Domani... cosa?!» esclamò restando a bocca aperta.
In un attimo Melany si fece i conti: era il 25 dicembre e fino al primo gennaio ci volevano sette giorni, una settimana lontana da Ren, ancora. E per di più si erano accordati per vedersi il giorno successivo, anzi, cosa più rara e incredibile, era stato lui stesso a chiederle di uscire insieme. Come poteva rinunciarci? Con che coraggio l'avrebbe chiamato per annullare tutto? Si mise le mani sul volto e iniziò a respirare profondamente.
«Come vuoi...» sibilò con dolore. In quel momento assecondare sua madre era la cosa giusta da fare, per quanto pronunciare quelle parole le provocarono un'immensa voragine nel petto.
Claudia, visibilmente estasiata dalla sua risposta, si voltò uscendo dalla stanza e Melany si buttò dipeso sul letto, fissando il soffitto per un tempo che le sembrò infinito. Poi, lentamente, cercando di fare meno movimenti possibili, estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, sbloccò la schermata e visualizzò la chat di Ren a cui scrisse:
Il ragazzo non rispose, però lesse il messaggio ritornando ad assumere quel che era il suo atteggiamento normale: ignorarla quando qualcosa non gli piaceva. Melany sbuffò nervosamente, aveva bisogno di sfogarsi e la sua amica Becca era la persona perfetta con cui farlo, ma avrebbe aspettato la sera, quando sua madre sarebbe andata a letto così da poterle parlare in tranquillità.
[...]
«E quindi Claudia vuole scappare da questa situazione» concluse l'amica.
«Esatto. Capisco che sia difficile, così come comprendo la condizione assurda in cui ci siamo ritrovate, ma più ci penso e più credo che, alla fine, non ci sia nulla di male. Voglio dire, non abbiamo ammazzato nessuno. Che male c'è se siamo innamorati? Non potremmo continuare a frequentarci sia noi che loro?» commentò Melany, stesa sul letto, mentre accarezzava il pendente a forma di farfalla della collanina.
«Beh, è una questione delicata. Tua madre e Giorgio si dovrebbero sposare, no? E poi mi pare di aver capito che lui sta affrontando un periodo importante al lavoro e forse si verrebbe a creare uno scandalo».
«Sì, ci ho pensato, ma ripeto: non abbiamo ammazzato nessuno. Perché dovremmo essere giudicati come due ragazzi che stanno facendo qualcosa di sbagliato?»
«Perché nella mente di chi vede i vostri genitori sposati voi siete fratelli».
«Ma noi non siamo fratelli, è questo il punto!» sbottò seccata.
«Hai ragione, la mia era solo una congettura. Magari ti stai facendo troppi problemi e tutto si risolverà con calma».
«Eh, magari. Lo spero davvero... Aspetta un attimo, mi è arrivato un messaggio» disse Melany, allontanando il cellulare dall'orecchio e visualizzando le chat. Poi tornò subito a parlare con Becca. «Cavolo, è Ren! Devo rispondere. Ciao! Addio!» esclamò e dopo aver sentito l'amica ridere, interruppe la telefonata.
Ancora aprì la sua chat:
Dopo aver letto quelle semplici quattro parole, Melany infilò di corsa il giubbotto, prese le chiavi di casa dallo svuotatasche nel corridoio, aprì piano piano la porta e corse fino al portone. Fuori il vento era gelido e si alzò il colletto del cappotto per coprirsi un po', mentre scendeva le scale antistanti al palazzo; subito si ritrovò una sciarpa intorno al collo e alzando lo sguardo vide Ren sorriderle.
«Non c'era bisogno che corressi fuori in questo modo. Dovresti stare più attenta o ti ammalerai» sussurrò Ren.
Melany sbatté gli occhi più volte turbata: decisamente c'era qualcosa di strano in lui. «Perché sei venuto qui?»
«Facevo una passeggiata» rispose, ma a lei sembrò tanto una bugia. «Quindi domani te ne vai? E quando partiresti?» le chiese, chiudendosi la zip del giubbotto fino al collo.
«In mattinata, ha detto mia madre. Non so precisamente quando» spiegò a disagio, abbassando lo sguardo. «Mi dispiace, ma non potevo dirle di no. Abbiamo parlato e mi ha chiesto di darle tempo» aggiunse tornando a guardarlo.
«Ah, quindi finalmente ti ha ascoltata. Che altro ti ha detto?» chiese, mentre si spostavani per non ostacolare il passaggio a chi entrava nel palazzo.
Melany stava per rispondergli, ma ricordandosi di aver dichiarato quanto lui le piacesse distolse lo sguardo, arrossendo.
«N-Niente di che» sussurrò, nascondendosi la bocca con la sciarpa. «Adesso, forse, è meglio che rientri» aggiunse, preoccupata che sua madre si potesse svegliare.
«Aspetta!» esclamò Ren, prendendole una mano. «Ti va di fare una passeggiata con me?» Fissò gli occhi nei suoi, che si spalancarono increduli. «Cosa c'è?» domandò, infine, confuso dalla sua reazione.
«Ho fatto del mio meglio per non pensarci, ma questa situazione è troppo strana. Tu sei strano» borbottò, osservandolo con sospetto.
«Che vuoi dire?»
«Questo atteggiamento che hai con me non è da te. Ormai mi ero abituata ai tuoi cambi d'umore, un po' da psicopatico, o a essere trattata male e mi fa paura vederti così gentile. Non vorrei farmi troppe aspettative se poi si dovesse rivelare una fase transitoria e...» sussurrò un po' incerta su cosa dirgli, ma s'interruppe sentendo il suono della splendida risata di Ren, che un attimo dopo l'abbracciò.
«Hai ragione, sono stato uno stronzo, lo ammetto, ma te l'ho detto subito che non ero il fidanzato per te, no? Però, adesso, farò del mio meglio per esserlo» dichiarò. Melany alzò il capo per guardarlo, incredula e commossa. «In ogni caso, se proprio vuoi, posso continuare a comportarmi come facevo prima» ridacchiò.
«Assolutamente no! Adesso sei perfetto!» esclamò lei d'istinto, provocando in lui un'altra risata.
«Ah, quindi adesso ti vado bene» ironizzò Ren, avvicinando il viso a quello di Melany.
«In realtà, andavi benissimo anche prima» sussurrò la ragazza, che alzandosi sulle punte lo baciò sulle labbra. «Anche se non mi hai mai detto cosa provi per me» bisbigliò imbarazzata.
Ren sorrise. «Come dissi una volta: sei irritante, ma non ti odio» ridacchiò e Melany lo spinse via infastidita.
«Simpatico! Me ne torno a casa, vah» borbottò, voltandosi verso il portone. Salendo le scale mise le mani nelle tasche del giubbotto alla ricerca delle chiavi e giunta di fronte alla soglia quella giusta nel mazzo.
«Melany» disse Ren alle sue spalle, lei si voltò a guardarlo e lui inaspettatamente la baciò. Dapprima dolce, delicato, poi fece schiudere le sue labbra perché quelle semplici coccole non gli bastavano. «Mi piaci» sussurrò a pochi centimetri dal suo viso e scese le scale. «Ci sentiamo per telefono» concluse sorridendo, avvicinando la mano all'orecchio per simulare la cornetta con il gesto della mano. Infine, dopo averle rivolto un ultimo sguardo, si allontanò.
Melany rimase immobile a fissarlo; le ci volle più di un momento per riprendersi e recuperare le chiavi cadute per terra. Decisamente, questo nuovo Ren le piaceva molto, molto di più.
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