Capitolo 24 - La verità
Lasciandosi alle spalle risate e applausi, Melany camminò fino alla Hall; voleva prendere il cappotto e schiarirsi le idee al fresco, ma non trovò nessuno che le potesse indicare dove fosse stato riposto. Sbuffò scoraggiata e si mise le mani nei capelli, per nulla intenzionata a rientrare in quel clima di festa; poi, alla sua destra, notò una porta nascosta da una tenda.
In giro non sembrava esserci nessuno e subito ne approfittò per dare un'occhiata, alla ricerca di un posto tranquillo dove sfogare la sua frustrazione. Aprì la porta molto lentamente, nel dubbio che si trattasse di una sala con degli ospiti, tuttavia si ritrovò in una stanza completamente vuota, buia, senza neanche una sedia o un tavolo e, richiudendo l'ingresso alle sue spalle, decise di entrare. L'ambiente era illuminato solo dalla luce che filtrava attraverso le grandi finestre alla sua sinistra e fu felice di constatare che gli schiamazzi dei festeggiamenti non arrivavano fin lì, tanto da sentirsi vagamente meglio.
Avvicinandosi alla vetrata osservò il giardino ben curato all'esterno, poi appoggiò una mano sulla lastra fredda e infine la fronte, incurante dei segni che stava lasciando: "Perché sono qui? Che cosa sto facendo?" pensò tenendo gli occhi chiusi, cercando di regolare il respiro, ancora accelerato per l'agitazione. Voleva andare via, tornare a casa sua, dimenticando ogni cosa così da smettere di soffrire. Era stanca. Desiderava solo un po' di pace, niente più.
All'improvviso il rumore della serratura della porta la fece sussultare e subito si voltò verso l'ingresso preoccupata che il personale della sala l'avesse vista: non voleva dare un dispiacere a sua madre perché si era intrufolata in quella sala senza permesso. Vide una figura avvicinarsi; nascosta dal buio della stanza, ne sentì i passi incerti sempre più vicini, ma non ebbe il tempo di chiedersi oltre chi fosse poiché furono i raggi di luna a rivelarne l'identità.
«Che cosa stai facendo qui?» le domandò Ren.
Melany l'osservò, poi si voltò a guardare il giardino fuori dalla finestra. «C'è un po' troppo rumore di là e avevo bisogno di... restare per conto mio» mormorò stranamente calma e fra loro ci fu un momento di silenzio. «Sai, ero convinta che tuo padre avrebbe annunciato il matrimonio con mia madre, stasera. Mi ero proprio dimenticata del tuo compleanno» confessò voltandosi verso di lui. «Mi dispiace» aggiunse, rivolgendogli un triste sorriso.
Ren non le rispose subito, limitandosi a osservarla, poi le si avvicinò. «Ti ringrazio lo stesso per essere venuta» disse a pochi passi da lei.
Melany sorrise e distolse ancora lo sguardo rivolgendolo ancora una volta all'esterno. «Perché ci tenevi tanto che venissi?» domandò con un fil di voce.
Ren rimase in silenzio osservando il suo profilo, poi sospirò. «Volevo vederti» rispose volgendo anche lui lo sguardo oltre la finestra. Avrebbe potuto inventarsi una qualsiasi scusa, dirle che in realtà era stato il padre a chiedere la sua presenza, tuttavia non aveva alcun senso mentirle: desiderava poterla vedere, poterle parlare, poterla sfiorare.
Quando il silenzio fra loro si fece pesante, il ragazzo si volse verso di lei accorgendosi che i suoi occhi di smeraldo lo stavano osservando, luminosi, confusi, stanchi.
«Ho cercato di fare del mio meglio per farmene una ragione, per accettare la realtà dei fatti. Però, scoprire che saremmo potuti diventare fratelli, così, all'improvviso... io... Non è stato facile, non è facile. Per niente» ammise Melany con tono roco, spezzato dalla necessità di piangere le sue lacrime. «Davvero non c'era un altro modo per farmelo sapere? Magari... magari prima che m'innamorassi di te» continuò, abbassando il capo e fissando le sue mani tormentarsi fra loro.
Ren, che fino a quel momento aveva cercato di nascondere i suoi sentimenti, al suono di quelle parole non riuscì a trattenere un'espressione profondamente triste: vederla così rammaricata, mortificata, come se innamorarsi di lui fosse stato un grave errore, gli provocò una forte fitta al petto, opprimente e dolorosa. Per nascondere la sua sofferenza, mise le mani in tasca e abbassò lo sguardo, incapace di poterla guardare.
«Mi dispiace, Melany, ma non pensavo che sarebbe andata a finire così, credimi. Quando ci siamo conosciuti sono stato sul punto di confessartelo più di una volta, ma spesso tu... mi distraevi, facendomi passare la voglia di dirtelo. E quando mi tornava in mente era sempre il momento sbagliato... e m'innervosivo così tanto che...»
«... che mi trattavi male» concluse la sua frase, guadagnandosi i suoi occhi su di lei. «Ho sempre pensato che il problema fossi io, e invece... Sappi che non ho affatto apprezzato quando mi hai definita una crocerossina» concluse con un leggero sorriso sarcastico, per smorzare la tensione, muovendo un passo verso di lui.
«Né io il tuo schiaffo» replicò, sorridendo di rimando.
«Ah, già!» ricordò lei ridacchiando, volgendo il capo verso la finestra.
Ren la guardò senza riuscire a smettere di sorridere, felice di essere riuscito a parlarle e di averla così vicino, ma un attimo dopo la sua espressione si fece seria.
«Lo so che ho sbagliato, ma non sopporterei che mi odiassi».
Melany si voltò a guardarlo fissando i suoi intensi occhi di cristallo, luminosi come la neve al sole, e per un attimo desiderò perdersi in quello sguardo, dimentica di tutto. Poi gli rivolse un sorriso.
«Com'è che era? "Sei un ragazzo irritante, ma non ti odio"» citò una sua vecchia frase ridacchiando, poi il sorriso svanì, schiacciato dall'opprimente realtà. «Restare qui a parlare non ha più senso, ormai. Dovremmo andare di là e raggiungere la nostra famiglia. Sei il festeggiato e ti staranno cercando, no?» proseguì cercando di far prevalere il buon senso, ma la sua reale intenzione era quella di allontanarsi da lui prima di non riuscire più a controllare ciò che stava provando.
Ren la guardò in silenzio ragionando sulle sue parole, su "la nostra famiglia", poi, quando Melany si mosse verso l'uscita, le afferrò una mano voltandola verso di sé. Non voleva che andasse via, non voleva rinunciare a quel momento solo per loro e avrebbe fatto di tutto per prolungarlo il più possibile. Pensava che gli sarebbe bastato parlarle, osservarla da vicino per un attimo, e invece desiderava di più. Molto, molto di più.
«Prima di uscire di qui, c'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare? Qualunque cosa» pronunciò d'istinto, avvilito.
Melany sgranò gli occhi confusa: era la prima volta che scorgeva quell'espressione così afflitta sul suo viso, persino quando le parlò di sua madre non era così turbato. Sentì il cuore batterle forte in petto e la mano stretta con la sua andare a fuoco. Abbassò lo sguardo per osservare quel dolce contatto fra loro mentre le loro dita s'intrecciavano: non poteva finire così, non voleva che fra loro terminasse tutto in modo così freddo, razionale. Sapeva che non sarebbe riuscita a farsene una ragione se non avesse tentato il tutto per tutto. Alzò il capo e tornò a guardarlo.
«Sì, c'è una cosa che puoi fare» mormorò.
«Dimmi» replicò, lasciandole la mano.
«Quando... quando usciremo di qui dovremo riprendere a far finta di non conoscerci e io non... non sono brava a fingere. Soprattutto se devo nascondere quello che provo per te. Ci ho provato, davvero, ma... non so perché non ci riesco» confessò con sguardo basso alzando le spalle, quasi dispiaciuta di essere una persona così debole, poi alzò gli occhi su di lui. «Però, ecco... non voglio che finisca così fra noi, Ren, come se il tempo passato insieme non fosse contato nulla, perché per me è stato molto, molto importante e... bello. Perciò, se... se anche per te ha significato qualcosa vorrei... vorrei un ultimo bacio... un bacio d'addio» dichiarò Melany sperando di riuscire a trattenere le lacrime, osservando nei suoi occhi lo stupore per quelle parole. «Così forse... forse potrò...» provò a spiegarsi, ma quel discorso le parve così stupido e insensato da farla vergognare.
Ren non le diede tempo di completare la frase e, posandole una mano dietro la nuca, l'avvicinò a sé per baciarla: le loro labbra s'incontrarono, tenere, calde, ma non fu nulla di più di un semplice contatto. Scostandosi, il ragazzo fece scivolare le dita fra i suoi lunghi capelli dorati, per tutta la lunghezza, osservando in silenzio quel movimento, e, quando le punte lasciarono la sua mano, mosse un passo indietro per allontanarsi da lei.
Melany non disse una parola, affascinata e infinitamente triste per quell'ultimo dolce bacio, abbassando il capo perché lui non notasse la sua sofferenza.
«Quindi, adesso... è finita?» mormorò Ren con voce roca, a causa della gola secca.
Melany si lasciò sfuggire un sorriso amaro e alzò il capo per guardarlo. «È quello che vuoi, no?» borbottò perdendo il controllo di una lacrima, che le rigò il viso.
Il ragazzo l'osservò in silenzio, con il cuore che bussava insistente nel petto, perdendosi nel mare in tempesta nelle sue iridi: perché doveva finire così? Perché, per una volta che aveva trovato qualcuno che lo capisse, che lo accettasse, doveva rinunciarvi? Amava isolarsi, distaccarsi dal resto del mondo, sfuggire ai sentimenti, ne era convinto e pensava di meritarlo dopo aver causato la scomparsa di sua madre, tuttavia avrebbe potuto anche accettare di restare solo insieme a lei. Solo loro due e basta.
«No, non lo voglio affatto!» esclamò all'improvviso e, stringendola a sé, la baciò di nuovo.
Ancora le loro labbra si toccarono, si coccolarono, ma ben presto si schiusero per cercare un contatto più profondo, più intimo, che trasmettesse tutto quello che non erano riusciti a dirsi e che avevano paura di ammettere.
Melany portò istintivamente le mani fra i suoi capelli, sciogliendo lo chignon e lasciando che i ciuffi neri come la pece ricadessero sul viso di Ren, mentre lui accarezzava la sua schiena con i palmi ben stesi, quasi a volersi sincerare della presenza della ragazza fra le sue mani. In quell'attimo, tutti i pensieri, le brutte parole, il periodo passato lontani sparirono, lasciando spazio unicamente al loro desiderio di restare insieme.
«Mi tornerà un po' difficile considerarlo un bacio d'addio» sussurrò Melany a pochi centimetri dal suo viso, che accarezzava dolcemente con i polpastrelli di una mano.
«Perché non lo è, così come non lo sarà neanche questo» rispose Ren baciandola ancora una volta, ricercando subito un contatto intenso e coinvolgente. Non voleva più sottostare al senso di responsabilità o a quello che riteneva giusto per suo padre.
Giorgio aveva sofferto infinitamente la scomparsa di Renata, sua moglie, e il ragazzo si era sentito in dovere verso di lui decidendo di rinunciare a quel sentimento per la sua serenità; tuttavia, non aveva provato mai nulla di così intenso e avvertiva il bisogno di Melany nella sua vita di solitudine, che, finalmente, sembrava assumere tenere sfumature a colori.
«E adesso? Cosa facciamo?» chiese Melany non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso, pervasa da brividi d'emozione incontrollati.
«Semplice: andiamo di là e lo diciamo a tutti» rispose Ren con tono serio, guadagnandosi uno sguardo sconvolto da parte della ragazza.
«U-Un momento! Tu vorresti dire davanti a tutti che noi...» farfugliò stupita dalle sue parole.
«Non c'è altra soluzione. Ho sbagliato a lasciarti. Non credevo che... È bene che lo sappiano subito» specificò, sciogliendo di poco il suo abbraccio.
«M-Ma...» borbottò Melany cercando di protestare, ma s'interruppe a causa di un rumore di tacchi che stava avanzando verso di loro.
«Che cosa diavolo state facendo?!» esclamò Cecile, sconvolta da quel che stava vedendo.
Melany allontanò Ren da sé posandogli le mani sul petto, che lui guardò per poi spostare gli occhi nei suoi, intenti a fissare la nuova arrivata.
«V-Veramente noi...»
«Non sono affari tuoi» intervenne Ren, rivolgendo uno sguardo irritato alla sorella.
«E invece lo sono!» inveì la donna, avvicinandosi ai due. «Cosa cavolo vi passa per la testa? Volete rovinare la felicità dei nostri genitori perché vi sono impazziti gli ormoni?!» continuò con tono aspro e sprezzante.
Melany, sentendo minimizzare a quel modo il loro rapporto, s'innervosì assumendo un'espressione irritata. «Ehi! Come ti perme...» pronunciò con fervore, ma venne ancora una volta interrotta da Ren che le poggiò una mano sulla spalla.
«Solo perché le tue relazioni sono state una delusione non vuol dire che questo valga per tutti; niente ti dà il diritto di sminuire i sentimenti altrui. Non contavo certo sul tuo appoggio, ma neanche credevo che ci avresti giudicato a priori» dichiarò con disprezzo, poi prese la mano di Melany per trascinarla fuori dalla sala.
Quando furono nell'atrio, la ragazza vide in lontananza sua madre chiacchierare allegramente con Giorgio e altri invitati e l'agitazione la pervase incontrollata.
«N-Non possiamo! Aspetta!» esclamò fermandosi sul posto.
Ren si volse a guardarla, confuso. «Cosa? Non ti pare che abbiamo aspettato già abbastanza?» sbottò seccato.
«Lo so, ma... non penso sia il momento giusto. Qui, alla festa...» spiegò a disagio, incapace di guardarlo, tuttavia, accorgendosi del suo silenzio alzò lo sguardo su di lui. «No?» mormorò, osservando la sua espressione contrariata.
«No. Non capisco cosa stai dicendo. So solo che quando finalmente sono pronto a giocarmi tutto per te tu ti tiri indietro. Non me l'aspettavo» rispose rabbioso, lasciandole la mano per dirigersi verso il loro tavolo.
Melany rimase immobile, sconcertata: chiuse gli occhi posando le mani sul viso, lasciandole scorrere sulle guance e sul collo, poi prese un bel respiro e gli corse dietro. Stava rovinando tutto!
«Aspetta, per favore!» disse tentando di afferrargli la mano, ma si bloccò vedendo Giorgio andar loro incontro.
L'uomo li guardò con aria preoccupata, pensierosa, e Melany ebbe paura che potesse leggere sul suo viso tutta la verità.
«Tutto bene?» chiese Giorgio, volgendo lo sguardo dal figlio alla ragazza.
«Ah, certo... noi... noi» farfugliò lei in difficoltà, aggravata dal mutismo del ragazzo al suo fianco. Era convinta che quello non fosse il momento né l'occasione giusta per confessare il loro rapporto ai genitori, ma, allo stesso tempo, sapeva che inventando una scusa avrebbe indispettito Ren ancora di più.
«Tutto bene, papà» intervenne improvvisamente Cecile, sopraggiunta alle spalle dei due. «Melany mi stava difendendo contro le cattive battute di Gioren e le stavo appunto dicendo che dovrà abituarsi al suo caratteraccio, quando saremo tutti fratelli» continuò, rivolgendo alla ragazza un sorriso sarcastico e provocatorio. Melany le sorrise di rimando, infastidita, notando Ren fulminare la sorella irritato dalle sue saccenti parole.
«Non ti spaventare, Melany. Gioren sembra scontroso, ma è un bravo ragazzo. Imparerai a conoscerlo» disse Giorgio ammiccando. «Adesso, però, torniamo al tavolo. C'è una splendida sorpresa per voi» aggiunse, voltandosi e incamminandosi verso il centro della sala.
«Una sorpresa? Adoro le sorprese!» schiamazzò Cecile andando dietro suo padre, poi voltò il capo verso i due ragazzi. «Beh, non proprio tutte le sorprese» concluse affiancando l'uomo.
Ren si mosse per seguirli mentre Melany passeggiava al suo fianco, indecisa su cosa dirgli: fino a qualche minuto prima si sentiva al settimo cielo e le era bastato davvero poco per sprofondare di nuovo nell'insicurezza. Di fronte a loro, i ragazzi notarono Giorgio e Claudia invitarli in una piccola sala adiacente, appartata, e prima che potessero raggiungerla la ragazza si decise a parlare.
«Per favore, non essere arrabbiato e permettimi di spiegare» mormorò a disagio, voltandosi appena verso di lui, che le rivolse uno sguardo di sfuggita.
«Non ti voglio parlare. A quanto pare i ruoli si sono invertiti» rispose, aumentando il passo.
Melany sospirò nervosamente, abbassando il capo e scuotendolo leggermente: perché le cose non facevano che complicarsi?
«Molto bene!» esclamò Giorgio, quando i ragazzi gli furono di fronte. «Approfittiamo di questa bellissima serata per fare ancora un altro annuncio, questa volta ristretto solo alla nostra famiglia» aggiunse ammiccando, poi si rivolse a Claudia. «Vuoi dirlo tu, cara?» civettò.
«Ma no, tesoro. Fallo tu!» tubò la donna, melliflua e sorridente.
«A me farebbe piacere che fossi tu a parlare» insistette l'uomo, strizzandole l'occhiolino.
«Tu sei molto più bravo di me con i discorsi, e non solo» sussurrò Claudia, allusiva.
Davanti a quella scenetta sdolcinata Melany rabbrividì, alzando gli occhi al cielo e sbuffando nervosamente.
«Vi date una mossa?» intervenne Ren spazientito, guadagnandosi l'attenzione del padre.
«Oh, giusto. Beh, lo dico io, allora: io e Claudia abbiamo deciso che quest'anno passeremo insieme il Natale in una baita in montagna! Non è meraviglioso?» dichiarò, sfoggiando un grande sorriso e spostando lo sguardo da Claudia ai ragazzi più volte, notando il loro stupore ma ignaro delle differenti ragioni.
«Papà!» sbottò Cecile. «Non puoi annunciare improvvisamente una cosa del genere! E se avessi già degli impegni?» borbottò infastidita.
«E quali impegni dovresti avere? Da quando ti ha lasciata il tuo ragazzo rimani sempre chiusa in casa» ribatté l'uomo, incurante della sua espressione sconvolta. «Più che altro, eravamo in dubbio sui programmi di Melany» aggiunse guardandola. «Tua madre mi ha detto che c'è un ragazzo che ti fa la corte» ammiccò e a Melany sembrò mancare il terreno sotto i piedi.
«No, ecco...» mormorò, disorientata e incredibilmente a disagio sotto gli occhi indispettiti di Ren. Non aveva granché voglia di passare giorni "felici" in famiglia prima di aver chiarito la situazione con lui, ma, dopo quell'affermazione, rifiutare sarebbe sembrata una scusa per nascondere un flirt inesistente.
«Non ho alcuna intenzione di partecipare» disse Ren glaciale, con il tono di chi non ammetteva repliche. Subito si volse per allontanarsi e Giorgio lo seguì sperando di convincerlo, a sua volta inseguito da Cecile intenta a sbraitare il suo disappunto.
«Mamma! Ma che diavolo ti è venuto in mente!» sbottò Melany, nervosa, avvicinandosi alla donna.
«Perché? Cosa c'è di male? È solo una vacanza in compagnia. Non avrai davvero un appuntamento con il tuo spasimante?» ammiccò la madre, muovendosi verso la sala grande.
«Oh, Dio! Ma perché sei sempre così? Non c'è nessun corteggiatore! E gradirei che non lo spifferassi ai quattro venti» lamentò alzando le mani al cielo, seguendola. «E poi avrei preferito che mi parlassi prima di questa "splendida" idea» aggiunse indispettita. Sua madre sapeva benissimo che non aveva nessun programma per le vacanze natalizie e non c'era alcun motivo apparente perché rifiutasse.
Si risedettero al tavolo, ai loro posti, e Melany, nonostante le occhiatacce di Cecile, fissava Ren nella speranza che ricambiasse il suo sguardo, ma il ragazzo pareva intento ad armeggiare con il telefono, ignorandola bellamente. Tamburellando con le dita sul tavolo, irritata, sentì il suo telefono squillare nella borsa e, prendendolo, trovò fra le notifiche un messaggio di Becca, smaniosa di conoscere gli sviluppi della serata. Melany osservò lo schermo per qualche secondo, indecisa su cosa risponderle: non sapeva se la situazione fosse un po' migliorata o peggiorata drasticamente. Il suo sesto senso optava per la seconda ipotesi.
«Tesoro, è tutta la sera che guardi il telefono. Non puoi metterlo da parte?» le chiese gentilmente Claudia, seduta alla sua sinistra.
Melany le rivolse uno sguardo di sfuggita. «Beh, non sono di certo l'unica» rispose alzando gli occhi su Ren, il quale, capita l'allusione, alzò lo sguardo su di lei, che gli rivolse un sorriso forzato, seccato. Di tutta risposta il ragazzo avvicinò il cellulare all'orecchio per rispondere a una telefonata.
«Dimmi, Erika» disse sorridendole, insolente, poi si alzò per allontanarsi dal tavolo.
Melany ridacchiò nervosa, mordendosi il labbro inferiore e scuotendo la testa, incredula. «Che bastardo...» sussurrò sbattendo stizzita il telefono sul tavolo, passandosi una mano fra i capelli.
«Hai detto qualcosa, Melly?» chiese la madre.
«No... assolutamente niente» rispose irritata, osservando Ren aggirare il tavolo per dirigersi verso l'ingresso.
Non capiva perché risolto un guaio dovesse cacciarsi sempre in uno ancor più grande e questa volta temeva che sarebbe stato davvero difficile aggiustare le cose, perché Ren non era solo arrabbiato ma anche molto deluso.
Tornata a casa, Melany si diresse subito nella sua stanza per sfilarsi l'abito di dosso: per il resto della serata, Ren l'aveva completamente ignorata, riportandole alla mente sgradite sensazioni vissute nel primo periodo in cui si erano conosciuti. Struccata, lavata e spettinata si buttò sul letto digitando un messaggio sul telefono:
Tuttavia, Ren non le rispose, limitandosi a visualizzarlo. La ragazza lasciò lo smartphone sul comodino, poi si voltò a pancia in giù e si mise le mani sul viso, sospirando amareggiata. D'improvviso entrò in camera sua madre, con la solita irruenza, portando con sé una scaletta in acciaio: l'osservò posizionarla di fronte all'armadio, aprire gli ultimi sportelli e tirar fuori due valigie.
«Scusami... che stai facendo?» domandò Melany seccata, principalmente perché alla sua età non aveva ancora imparato a bussare prima di invadere i suoi spazi.
«Prendo le valige per vedere quanta roba posso portarmi in montagna. Ti scendo anche le tue» rispose la donna, appoggiando i bagagli a terra.
«Ehi, ehi. Non ho mica detto che verrò!» ribatté, sedendosi sul letto con le gambe incrociate e le mani sulle caviglie.
«Non fare la sciocca, quando ci ricapiterà di passare una vacanza in un cottage di lusso?» replicò Claudia, richiudendo le ante dell'armadio e poggiando a terra altre due piccole valigie.
«Non m'interessa. Non voglio andare da nessuna parte» borbottò con voce cupa, come se stesse tenendo il broncio. Pensò che neanche Ren volesse partecipare a quella gita famigliare e se fosse rimasta in città avrebbe fatto in modo di creare l'occasione per incontrarlo e parlargli.
«La decisione è presa: tu verrai! Altrimenti salteranno le mie romantiche serate con Giorgio!» sbraitò la donna, ponendo i pugni sui fianchi e rivolgendo alla figlia uno sguardo di sfida.
«Non ho alcuna intenzione di vedere voi due fare i piccioncini! Non verrò mai e poi mai! Hai capito?!» urlò Melany indispettita, sistemandosi sotto le coperte che portò fin sopra alla testa.
Non era minimamente interessata ai progetti della madre con il suo l'amante, voleva rimanere a casa e si sarebbe opposta con ogni fibra del suo corpo a quell'inutile viaggio.
***
"Però... questo paesaggio non è niente male" pensò Melany, scendendo dall'auto e osservando quello spettacolare panorama innevato di montagna.
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