Capitolo 18 - Il vestito
«Maledetto imbecille!» sbraitò Melany buttando con violenza la borsa sul letto.
Tornata a casa di corsa aveva subito ignorato i tentativi della madre di parlarle, sbattendo la porta della sua camera affinché non la seguisse. Era furiosa, nera di rabbia, ma ciò che la infastidiva più di tutto era non aver fatto una scenata, come suo solito. Si sarebbe meritato tutte le parole di rimprovero che le erano balzate in mente, senza esclusioni di colpi. Dopo una serata tanto perfetta, dove si erano scambiati tenere confidenze per cui lui aveva persino riso, qual era il motivo di quel triste epilogo? Perché aveva deciso di lasciarla?
«Ma che razza di discorsi sono?» borbottò inviperita, levandosi il cappotto e gettandolo sulla sedia accanto alla scrivania. «"Presto capirai"? Ma che diavolo significa?! Non siamo mica in un cavolo di film giallo!» aggiunse, sedendosi sul letto e prendendo il telefono dalla borsa.
Sbloccò la schermata e visualizzò la chat di Ren pronta a scrivergli un'infinità d'imprecazioni, ma, un attimo dopo, tutto il suo fervore sembrò sparire in un lampo e improvvisamente si sentì svuotata, come se non provasse più nulla. A cosa sarebbe servito sfogarsi così? A niente, se non a fargli capire quanto stesse soffrendo.
Rimase in silenzio finché non sentì bussare alla porta.
«Tesoro... tutto bene?» le chiese sua madre al di là della soglia.
«Lasciami stare» rispose Melany d'istinto. Non voleva essere scontrosa con sua madre, tuttavia non riusciva a controllare le emozioni.
«Posso entrare?» domandò la donna con tono mesto, ma lei non aveva voglia di vedere nessuno, tantomeno di chiacchierare rivangando quanto appena successo, però sapeva bene che sua madre non si sarebbe data pace finché non le avesse dato retta.
«Va bene...» replicò sbuffando.
Claudia aprì lentamente la porta ed entrò nella stanza senza dir nulla, limitandosi a osservare la figlia che giaceva stesa sul letto, a pancia in su, tenendo poco sopra il viso il telefono, fissandolo con sguardo truce.
«Che cosa vuoi?» chiese Melany voltandosi leggermente verso di lei.
«Niente di che... Volevo dirti che se vuoi preparo io il pranzo di domani, per l'Immacolata» ribatté la donna.
Melany gettò il telefono sul letto e si alzò mettendosi a sedere. «Lo vuoi capire che sei un disastro in cucina? Sporchi tutto, non pulisci e il mangiare fa schifo! Non hai mai voluto imparare perché tanto c'era papà, e adesso che non c'è più? Se fosse stato per te avremmo sempre e solo mangiato roba già pronta. Per cui finiscila una buona volta con questo discorso!» sbottò senza controllo, ma si sentì subito terribilmente in colpa quando vide lo sguardo avvilito della madre. Era stata davvero cattiva e non era giusto prendersela con lei.
«S-Scusami... non volevo, ho sbagliato. Sono molto nervosa e avevo dimenticato che volevi preparare qualcosa stasera per il pranzo di domani», mormorò abbassando lo sguardo sulle mani posate in grembo, «Dammi qualche minuto ancora, per favore. Fra poco arrivo» aggiunse Melany alzandosi dal letto e avvicinandosi alla scrivania, così da dare le spalle alla donna. Claudia non disse nulla, poi mosse qualche passo verso la figlia.
«Tesoro, c'è qualcosa che vuoi dirmi?» domandò dolcemente. Melany si mise le mani sulla nuca, come per voler attenuare un grosso peso che portava sulle spalle, e abbassò il capo, chiudendo gli occhi.
«No...» rispose con tono basso, roco e sofferente.
«Tu sai che puoi dirmi ogni cosa... È successo qualcosa con il tuo ragazzo?» avanzò sua madre. Era la prima volta che vedeva la figlia tanto giù di morale e desiderava fare qualcosa per aiutarla, per quanto sapesse lei stessa di non essere brava in quel genere di cose.
Melany sospirò e appoggiò le mani sulla scrivania. «Non c'è nessun ragazzo di cui parlare, mamma...» mormorò, ma ancora non riusciva a crederci. Continuava a domandarsi quale fosse stato l'errore, dove avesse sbagliato. Non credeva di aver assunto qualche strano atteggiamento che potesse indispettirlo. E allora perché?
«Ma non eri uscita per un appuntamento? Non mi vorrai dire che vi siete già lasciati?» chiese dispiaciuta sua madre, tuttavia quella domanda non piacque affatto alla ragazza che si voltò di scatto verso la donna.
«Adesso basta! Fatti gli affari tuoi!» inveì e nella foga dei movimenti fece cadere a terra il piccolo vaso di fiori posato sulla scrivania, rompendolo.
Melany si spaventò per l'improvviso rumore causato dall'urto e subito si piegò per raccogliere i cocci; sua madre uscì di corsa dalla stanza rientrando con uno straccio per asciugare l'acqua. Non si dissero nulla: Melany avrebbe voluto chiederle scusa ancora una volta, ma ciò che desiderava più di tutto, in quel momento, era rimanere sola. Claudia recuperò gli ultimi pezzi, si alzò e avvicinò una mano alla figlia, palmo al cielo, per farsi passare quelli che aveva raccolto. Le due si scambiarono uno sguardo e sua madre sorrise amaramente.
«Ti piace tanto, eh?» mormorò e la ragazza distolse lo sguardo sentendo le lacrime pungerle gli occhi: sì, le piaceva tanto, forse più di quanto lei stessa avesse capito, così tanto che il sangue le ribolliva di rabbia nelle vene al pensiero che lui non aveva mai neanche provato a considerare seriamente la loro relazione. Avrebbe voluto odiarlo, doveva farlo, ma sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. «Non c'è bisogno che vieni di là a preparare. Domani mangeremo quello che c'è in frigo, ok?» aggiunse la donna e uscì dalla sua stanza.
Melany rimase immobile a pochi passi dall'uscio. Quegli scatti d'ira non le appartenevano, aveva smesso di comportarsi così da qualche anno, ormai, relegando quella parte di sé in un angolo della coscienza. Si era ripetuta di diventare una ragazza positiva, solare, divertente e a quanto pare c'era riuscita, ma la fine del rapporto con Ren l'aveva fatta sprofondare ancora una volta nella delusione e nello sconforto dell'abbandono.
Lentamente, si mosse verso il letto, prendendo il pigiama e preparandosi per la notte. Aveva bisogno di riposare la mente e tranquillizzare il cuore. Il giorno dopo avrebbe potuto ragionare a mente fredda. Forse.
Tuttavia, dormire fu un'impresa. Con il dorso delle mani poggiate sugli occhi, Melany ripensava alla serata appena trascorsa alla ricerca di qualcosa che potesse identificare come la causa della loro rottura. "Devo aver commesso un altro errore, ma quale? Troppo smielato buttare una monetina nella fontana? La mia porzione di pop-corn era troppo grande? Ho dei pessimi gusti musicali? Cosa... cos'ho sbagliato, Ren?" si ripeteva. Per quanto il ragazzo avesse un carattere particolare, era stato molto dolce e gentile negli ultimi tempi, l'aveva accettata, o almeno era quello che sembrava.
Eppure, ripensandoci, forse il suo comportamento era stato fin troppo accomodante per i suoi standard, avrebbe dovuto immaginare che nascondesse qualcosa, però aveva preferito considerarla una normale evoluzione del loro rapporto. Perché i fidanzati si riservano attenzioni speciali, no?
Comprese il reale problema: lui non trovava fastidioso avere una ragazza, semplicemente non voleva lei al suo fianco. Era logico.
Continuava a rigirarsi nervosamente nel letto e, alla fine, si addormentò quando già vedeva le prime luci dell'alba.
«Tesoroo! Stai dormendo?» Claudia irruppe improvvisamente nella stanza di Melany, avanzando verso le finestre per spalancare le tende.
La ragazza, che aveva riposato poco più di un paio d'ore, era immobile nel suo letto voltata verso il muro, ancora visibilmente addormentata, e si rannicchiò di più su se stessa perché troppo sensibile alla luce.
«Stai dormendo? Dai, svegliati!» incalzò la donna, scuotendo la figlia dalla spalla.
Melany sussultò a causa di quel brusco contatto improvviso e aprì gli occhi di colpo. «C-Cosa?! Che c'è?» borbottò spaesata sbattendo più volte le palpebre. Come minimo doveva esser morto qualcuno se sua madre stava facendo tanto baccano!
«Oh, bene, sei sveglia! Preparati, così andiamo a scegliere il vestito» disse la donna abbagliandola con un grosso sorriso, tanto che la ragazza dovette socchiudere gli occhi.
«Un cosa...? Ma che sei matta? Lasciami dormire...» sbraitò irritata, tornando a poggiarsi sul fianco e tirandosi le coperte che Claudia aveva scostato ai piedi del letto.
«Forza! Giù dal letto!» ordinò, spostando ancora una volta le lenzuola ai piedi di Melany. «Non credo tu abbia un abito adatto per questa sera e io ne voglio uno nuovo» aggiunse tirando la figlia per un braccio affinché si sedesse sul letto. La ragazza, che era ancora intontita dalle poche ore di sonno, ebbe bisogno di un momento per analizzare le sue parole.
«Questa sera? Cosa c'è questa sera?» domandò soffocando uno sbadiglio, poi prese il cellulare sul comodino: l'orologio segnava le nove e si rese conto di aver dormito davvero poco.
Senza pensare visualizzò la chat di Ren che, ovviamente, non le aveva scritto nulla. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Era certa che non le sarebbe corso dietro per implorarla di tornare insieme. Sospirò.
«Ma come "cosa"? Non ricordi che siamo state invitate a cena?» palesò sua madre posizionando i pugni sui fianchi con fare stizzito.
Melany alzò lo sguardo su di lei e la guardò perplessa. «A cena? Ma che stai dicendo?» chiese stupita. Era ancora addormentata, sì, ma non rimbambita e non ricordava avessero programmato nulla del genere.
«Sveglia! Stai ancora dormendo? Ne abbiamo parlato giorni fa, ricordi?» incalzò la donna seccata, spostandosi verso l'armadio per scegliere gli indumenti da far indossare alla figlia, così da accorciare i tempi.
Melany ci pensò su un momento. Probabilmente sua madre, come al solito, aveva pensato solo nella sua testa di averla avvisata, ma improvvisamente le balenò un ricordo.
«Non sarà che vuoi farmi incontrare il tuo spasimante? Tempo fa ti dissi "un giorno lo vorrei conoscere", però non avevamo fissato nessuna data» mormorò, levando dalle mani della madre una maglia che non metteva dai tempi della scuola media.
«Ah, sì? Quindi non te l'avevo detto? Vabbè, non fa niente, perché quel giorno è oggi. Ci aspettano alle otto al ristorante Ricci d'oro, uno dei locali più chic della città» dichiarò la donna estraendo un completino intimo dal cassetto.
«Come "ci"? E smettila di toccare le mie cose!» disse Melany sottraendo i capi dalle sue mani e chiudendo il cassetto con stizza.
«Vedessi com'è bella sua figlia! Anche per questo ti serve un bel vestito, così vedranno che sei bella come la tua mamma» spiegò ammiccando. Melany la guardò indispettita serrando gli occhi, poi la spinse verso l'ingresso della stanza. «Ho già pensato di prendermi un elegantissimo abito rosso, che dici?» dichiarò felice la donna voltandosi verso di lei, intenzionata a chiudere la porta.
«Ma, esattamente, come pensi di pagare questi vestiti? Non facciamo altro che elemosinare le spese per arrivare a fine mese» domandò Melany terribilmente seccata. Le si prospettava una serata pesantissima e in più doveva anche preoccuparsi del suo aspetto esteriore, quando, ciò che desiderava, era solo restare in camera sua a deprimersi.
«Ovviamente ce li paga lui. È proprietario di una piccola impresa ma, da quando è in espansione, mi fa tantissimi regali. Pensa che ci ha mandate a prendere anche con il taxi!» schiamazzò a mani giunte, guardando in un punto indefinito dello spazio.
Melany non era proprio in vena di parlare delle carinerie da parte del suo fidanzato e non riuscì a gioire insieme a lei. Certo, il fatto che avesse trovato un uomo benestante la rincuorava, visti i precedenti disastrosi, ma non voleva discuterne, non in quel momento e neanche nei prossimi giorni, o addirittura mesi. La sua ferita era ancora troppo fresca per permetterle di condividere la felicità altrui.
«E quando dovrebbe arrivare questo taxi?» domandò la ragazza sbuffando.
«È già fuori che ci aspetta» dichiarò lei con un sorriso tirato, di scuse.
«Che cosa?» sbraitò Melany incredula.
«Ti ho detto di muoverti. Forza!» ordinò sua madre e Melany, dopo aver pesantemente sbuffato, le chiuse la porta in faccia.
Non bastava essere stata svegliata presto e bruscamente in un giorno di festa e venir a conoscenza di un appuntamento che non poteva rifiutare all'ultimo momento, doveva anche vestirsi in fretta e furia perché ogni minuto perso si sarebbe aggiunto al tassametro del taxi.
La giornata era iniziata decisamente male e non si prospettava migliore.
Il tassì si fermò di fronte a una nota boutique della città, in cui vendevano solo abiti firmati. Melany entrò in punta di piedi, non avendo mai visto un negozio del genere da così vicino. Le pareti in legno sembravano luccicare, gli spazi ampi mostravano una vasta scelta d'indumenti e il personale che le accolse indossava un completo da cerimonia. In che razza di posto era finita? Ma soprattutto, quanto sarebbe costato un capo in quel posto? La ragazza si guardò intorno, spaesata e incuriosita, osservando vestiti troppo eleganti per una sportiva come lei.
«Melly, di che colore vorresti il vestito?» le domandò sua madre andandole vicino.
«Uhm, boh... Nero? Al momento mi sento molto da nero... o grigio, fa' un po' tu» rispose la ragazza, mettendo le mani nelle tasche del cappotto e distogliendo lo sguardo dalla donna.
«Cosa? Ma vuoi scherzare? Non stiamo andando a un funerale! Direi... direi che andrà benissimo un rosa cipria!» dichiarò sua madre facendo un gesto d'intesa al personale che si era offerto di aiutarla.
Melany soppresse il suo disgusto ponendosi una mano sul petto, indignata. «Ro-ro-rosa? Ma sei impazzita?» sbottò isterica. Come avrebbe mai potuto presentarsi a una cena importante con un vestito rosa? Non era più una bambina né una principessa. Che figura ci avrebbe fatto?
«Sì, cara, e io lo prenderò rosso fuoco. Non si discute!» concluse Claudia allontanandosi.
Melany era scioccata. Nell'elenco delle brutte giornate trascorse nella nuova città quella era salita al terzo posto, dopo le esperienze vissute alla tavola calda.
Stava vagliando l'idea di scappare di nascosto quando una donna mora, in tailleur fumé, le si avvicinò per condurla nella zona della boutique riservata a tutti i vestiti nelle varie sfumature di rosa, in ordine cromatico. La ragazza non poté trattenere una smorfia insofferente.
«Scelga pure quello che preferisce. I camerini sono lì» disse la donna indicando le tendine lì vicino. Melany fece un segno di assenso e iniziò la sua triste ricerca, sperando di trovare qualcosa che non la facesse sembrare un confetto.
La scelta era davvero vasta: velluto, pizzo, viscosa, pieni di fronzoli, attillati, svasati... tutti molto belli ed eleganti, a dire il vero, tuttavia non riusciva a trovare nulla che la convincesse. Aveva una tale confusione in testa che faticava a concentrarsi su qualsiasi cosa.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Mandargli un messaggio? Ignorarlo sperando che tornasse da lei? Rinunciare a lui... e basta? Sospirò amareggiata. Sapeva che non sarebbe stato facile restare accanto a uno come Ren, ma se almeno le avesse confessato la vera motivazione per cui aveva deciso di lasciarla forse se ne sarebbe fatta una ragione.
«Hai trovato qualcosa?» mormorò Claudia avvicinandosi alla ragazza.
Melany si voltò e la vide reggere un lungo vestito rosso con uno spacco laterale vertiginoso. A sua madre era sempre piaciuto dare nell'occhio, ma la ragazza non riteneva adeguato un abito del genere per un incontro di famiglia. Perché non se ne rendeva conto da sola?
«No... beh, forse questo, ma ci vorrà qualcosa da mettere sopra, perché non ha le maniche» rispose indicando un abito in stile vintage, con una modesta scollatura, lungo fino ai piedi e una spilla a forma di rosa sotto al seno. Riguardandolo, le sembrò troppo elegante, da damigella; avrebbe davvero preferito prenderne uno nero, più adatto al suo tetro umore, ma non ebbe il tempo di rivalutare la decisione.
«Bello, bello, bello! Adesso le scarpe e poi via a casa a prepararci!» schiamazzò sua madre battendo le mani e subito fece un cenno al personale affinché prendessero l'abito da far provare alla figlia.
«Ma se dobbiamo ancora pranzare...» borbottò Melany, sbuffando quando le porsero la gruccia con il vestito.
Visto da vicino le piaceva di più, era bello, non poteva negarlo, tuttavia temeva che su di lei avrebbe perso tutto il suo splendore, soprattutto se continuava a sfoggiare espressioni tristi e cupe. Si voltò verso la madre, intenta a cercare delle scarpe da abbinare all'abito, la vide felice, più su di giri del normale. Non poteva rovinarle la serata, doveva fare uno sforzo. Per sua madre avrebbe indossato quel capo, partecipato alla cena e tentato di sorridere alle battute del suo compagno, così da poterle vedere ancora quel dolce sorriso che sembrava aver perso da tempo.
«Sei stupenda, tesoro!» esclamò Claudia quando Melany fu pronta per uscire di casa.
Prima di avviarsi, aveva guardato la sua immagine riflessa allo specchio e, contro ogni aspettativa, le piacque molto come cadeva su di lei quel vestito, tanto da scattare e inviare un selfie a Becca, la quale aveva ben pensato di risponderle "Mandalo anche a quel deficiente, così impara!". Ovviamente si riferiva a Ren.
Nel pomeriggio, mentre Melany provava le scarpe troppo alte scelte dalla madre, aveva parlato a telefono con lei per diverso tempo, sfogandosi.
«Non ci posso credere... Spero tu gliele abbia cantate!» sbraitò Becca inviperita.
«In verità no... Ero troppo... non lo so, volevo solo andar via, ma forse avrei dovuto» rispose lei.
«Assurdo. Che pezzo di merda! Se avessi saputo che sarebbe andata a finire così non ti avrei mai spronata a metterti con lui» inveì l'amica e Melany sorrise al pensiero di quanto si stesse alterando, forse più di quanto avesse fatto lei, ma subito tornò seria. Nonostante Ren l'avesse ferita, non gradiva sentir parlar male di lui e quel pensiero la fece sentire una vera stupida.
«Mellyy, andiamo? Il taxi è arrivato!» schiamazzò Claudia dall'ingresso.
Melany sospirò, poi chiuse la porta di casa alle sue spalle.
L'auto condusse le due donne verso il cuore della città dove, al centro di una piazza, troneggiava il ristorante Ricci d'oro, premiato con ben quattro stelle Michelin. Melany s'incantò a guardarne l'insegna, quasi vergognandosi di entrare in un posto tanto chic, poi si voltò verso sua madre.
«Ci compra gli abiti, ci manda a prendere e ci porta in un ristorante di lusso. Quando lo sposi?» domandò la ragazza maliziosamente. Sua madre arrossì.
«Uhuh, ma cosa dici? Entriamo su!» rispose imbarazzata avanzando verso l'entrata, seguita dalla figlia.
Il locale si presentò più sontuoso del previsto, troppo per i modesti gusti di Melany: le pareti bianche erano adornate da grandi quadri classici di pittori famosi, i tavoli rettangolari rivestiti da tovaglie in velluto cremisi, il pavimento di marmo lucido e le tende avorio in seta.
«Melany, Melany! Ti presento Giorgio» schiamazzò Claudia muovendosi verso di lei, accompagnata da un uomo alto e robusto, che le porse subito la mano.
«È un vero piacere conoscerti, Melany. Tua madre mi aveva detto che eri molto bella, ma non credevo lo fossi così tanto. Tale madre tale figlia» dichiarò Giorgio rivolgendo un dolce sguardo a sua madre. La ragazza non si aspettava una sviolinata del genere, ma trovò molto bello il rapporto instaurato fra i due.
«Il piacere è mio. La ringrazio perché sopporta mia madre, e anche per questi splendidi abiti» replicò Melany con un sorriso.
«È una vera gioia sopportarla» disse l'uomo dai folti capelli neri, mentre Claudia lo colpì dolcemente sulla spalla con la mano, mostrando un'espressione imbarazzata.
«Adesso basta smancerie, è il mio turno!» sentì dire alle spalle di Giorgio.
Dietro di lui comparve una donna molto bella, dai lunghi capelli rossi, che subito abbracciò Melany, dandole due baci sulle guance.
«Ciao, Melany! Io sono Cecilie, la primogenita. È un vero piacere conoscerti. Tua madre parla molto di te, sai? Potrei quasi affermare di conoscerti già!» dichiarò la donna dal lungo abito blu. Come aveva anticipato sua madre, era davvero incantevole e in quel momento fu contenta di aver indossato un bel vestito.
«Molto piacere» replicò Melany.
L'allegria con cui era stata accolta la stava contagiando e per un attimo pensò che, forse, la serata non sarebbe stata poi tanto male. Doveva solo cercare di rilassarsi.
«Oh, ma le tue scarpe sono bellissime!» esclamò Cecilie indicandole e Melany abbassò lo sguardo, sollevando leggermente il vestito, così da mostrarle meglio.
«Sì, hai ragione» convenne.
«Ah, eccolo! Melany, ti presento anche mio figlio» disse Giorgio e Melany alzò lo sguardo pronta a salutare un altro membro della famiglia. «Lui è Gioren» aggiunse l'uomo e alla ragazza si gelò il sangue.
Non era un caso di omonimia e non aveva neanche sentito male. Di fronte a lei c'era Ren, che le porgeva la mano per salutarla.
«Molto piacere» disse.
"Da domani sarà meglio fingere di non esserci mai conosciuti".
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