capitolo 4

Il silenzio era diventato imbarazzante, erano le sei del pomeriggio, e non c'era una sola persona che usciva dall' edificio scolastico, la segreteria era ancora vuota e la porta di vetro chiusa ma ogni minuti si sentivano applausi che cessavano e ricominciavano quasi subito dopo, sicuramente per la presentazione cui mio fratello partecipava.
Avevo ormai terminato il libro, e in quel momento, la noia era la mia unica compagna, ormai era troppo tardi per arrivare in orario al club del libro.
Il telefono era ormai scarico e la scritta "Carica residua 15% " era ispiratrice di odio.
Era tutta colpa di quella stupida chiamata di ben un'intera ora con mia madre che mi ripeteva di non muovermi,e di aspettare mio fratello lì, ed era stata anche portatrice d'imbarazzo dato che lo sguardo del ragazzo misterioso, era costantemente rivolto a me, e si arricchiva di una sorrisetto di scherno ogni qual volta sbuffavo, o alzavo la voce di un'ottava.
Mi alzai, ripulendo i jeans chiari,e controllare se il mio didietro non si fosse congelato.
Inizia a girovagare in giro cercando un poster, un essere umano che parlasse, una chiave,uno gnomo, un unicorno, qualcosa che mi avrebbe distratto dal freddo e da quel ragazzo dai capelli nero pece.
Quando portando lo sguardo in alto verso una sottospecie di finestrella posta pochi centimetri sopra la mia testa, notai una chiave che molto probabilmente avrebbe aperto la porta sul retro.
Guardandomi intorno,cosi da non rischiare di fare figure di "melma" , notai che l'unico essere umane era quel ragazzo, che poteva sembrare morto, cosa impossibile dato il suo russare. Sbuffai chi mai può addormentarsi in luogo pubblico per di più a terra...
Quando ritornai nel mondo reale presi un lungo respiro ed inizia a saltellare,tentando di raggiungere la chiave,ma fu inutile,continuai per qualche minuti,ero esausta,l'allenamento fisico non era il mio forte.
Pochi secondi dopo,sentì una leggera pressione sul fianco, che mi spinse indietro,su qualcosa di duro, capì subito dopo,cosa fosse,e la cosa mi fece arrossire e non poco quando ritornando alla realtà notai un braccio muscoloso raggiungere con facilità la chiave, l'ultima cosa che in quel momento vidi furono degli occhi verdi che si beffeggiavano di me.

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