Seconda parte


-Come tutto ebbe inizio. (seconda parte) Spin-off "Una storia semplice"

Quel bosco era fittissimo, immensi alberi , rampicanti, piante di ogni genere anche velenose. Tanto, che i ninja di Konoha dovettero proseguire sempre e solo, saltando sui rami degli alberi senza mai toccare il suolo, per non rischiare di imbattersi inutili pericoli che avrebbero solo rallentato la missione di recupero.

Adesso, i due gruppi riuniti attorno ad una grande cascata, osservavano con attenzione il paesaggio circostante.

"Le tracce terminano qui." Affermò sicuro Kiba insieme al suo grosso cagnone bianco, che abbaiò per dare man forte al  padrone.

Le ricerche andavano avanti ormai da giorni, senza risultati. I due gruppi si erano successivamente suddivisi,  in altri due gruppi sparpagliandosi lungo il paese del fuoco, sperando così di riuscire a settacciare un territorio più vasto nel minor tempo possibile. Le tracce da seguitre erano scarse e le intemperie ne aveva cancellato gran parte, rendendo più difficile il lavoro al gruppo, già in difficoltà.

Dopo estenuanti ricerche era stato proprio il fiuto di Akamaru, a trovare una flebile traccia. Quella che li aveva condotti fino a quell'imponente cascata. 

"Che si siano nascosti la dentro?" Il Nara riflettè ad alta voce. In fondo era anche possibile, l'acqua mascherava bene le tracce.

"Hinata attiva il byakugan!" Sasuke con il suo sharingan già attivo diede l'ordine.

Se realmente dietro quella immensa montagna d'acqua si nascondeva il nemico, dovevano essere certi che non ci fossero trappole o quant'altro piazzato li intorno.

La donna attivò la propria arte oculare, si concentrò al massimo setacciando il perimetrò in ogni minimo dettaglio.

"Non c'è nulla! Però... Ho intravisto una strana entrata sospetta dietro la cascata."

"CHE DIAVOLO STIAMO ASPETTANDO! ANDIAMO!" Mey prese a scalpitare urlando come una forsennata, venendo bloccata repentinamente da Sakura che la afferrò da sotto le ascelle in un salda presa, per impedirle d'andare avanti da sola e rovinare tutto.

A sua volta Sasuke si voltò verso la figlia furibondo, riuscendo a intimorirla solo con lo sguardo, non lasciando alla donna dai capelli rosa nemmeno il tempo per esprimere il rimprovero.

"é tutto troppo tranquillo non mi piace..." Shikamaru non era per nulla convinto. Regnava una pace quasi innaturale, tutto  davvero troppo strano.

La ragazzina approfittando del fatto che la zia avesse mollato la presa, attivò anche lei il suo sharingan dandosela a gambe diretta verso la cascata.

"Dannazzione Mey!!!!" Sasuke inveì verso la figlia inseguendola, venendo seguito a sua volta da tutto il resto del gruppo, che inveiva coloritamente verso quella ragazzina sconsiderata.

Era tale è quale a Natuto alla sua età. Con una leggera nota di amarezza e esasperazione, tutto il gruppo se ne era reso conto.

Mey fu la prima a giungere sul posto. Attraversò la cascata entrando nel nascondiglio senza il minimo riguardo, certa che grazie al suo sharingan avrebbe trionfato, seguita quasi immediatamente da suo padre che grazie alla potenza della sua arte oculare riuscì a riacciuffare la figlia in tempo, impedendole di commettere qualche schiocchezza.

Pochi istanti e il nutrito gruppo di ninja li raggiunse.

"La vuoi piantare di agire in maniera tanto sconsiderata!" Sasuke era al limite della sopportazione. Già agitato di per sè, tollerare anche il modo impulsivo in cui agiva Mey lo faceva solo innervosire maggiormente.

Era agitato, da giorni sentiva una terribile sensazione diramarsi per tutto il corpo amplificando maggiormente il suo stato nervoso.

"Non starò qui con le mani in mano ad attendere i vostri comodi! Dobbiamo darci da fare! E in fretta!" Urlò di rimando la tredicenne per nulla intimorita dal genitore.

"Che posto è mai questo?" Ino osservava l'entrata buia e angusta seriamente preoccupata.

Non c'erano ninja di guardia, ne trappole, ne strani genjutsu a proteggere l'entrata. Tutto troppo sospetto.

"Forse abbiamo sbagliato luogo?" Anche Choji non era del tutto convinto. Davvero tutto troppo silenzioso.

Troppa calma, troppo silenzio. Il dubbio di aver sbagliato posto si insinuò nella mente di tutti i presenti.

Kiba tornò ad annusare l'aria. "é qui lo sento!" Affermò convinto, ricevendo conferma dal suo cane che abbaiò. Improvvisamente l'uomo sbarrò gli occhi inorridito, il viso assunse un colorito pallidissimo deglutendo a vuoto.

"Sento un fortissimo odore di sangue..." Rantolò notevolmente sconvoltò, portando una mano davanti a lla bocca. Percepiva la nausea assalirlo, dettata da quel nauseante odore di sangue marcio che impreganva il posto.

Hinata lo raggiunse sostenendolo nel vederlo tanto in difficolta, mentre Akamaru si accucciò accanto al padrone lagnanosi spaventato.

"Ne sei sicuro Kiba?" Chiese Shikamaru allarmato. Le cose andavano decisamente di male in peggio.

L'altro annuì confermando, abbandonandosi seduto a terra notevolmente sconvolto. L'odore di sangue che lui e il suo cane sentivano era forte, troppo forte. Sapevano anche a chi appartenesse, si augurava di sbagliare, ma inconsciamente sapeva che il suo fiuto non sbagliava mai.

Nell'udire quelle parole, Sasuke schizzò via come una furia seguito dalla figlia.

"Dannazzione!" Sempre il Nara sospirò esasperato di fronte alla reazione dei due Uchiha, spariti all'interno di quel covo in un battito di ciglia.

"Andate voi! Io resto con Kiba." Anche Hinanta era preoccupatissima, ma non se la sentiva proprio di lasciare il marito solo. Non era da lui quella reazione.

Tutti gli altri asserirono, per poi rincorrere i due portatori dello sharingan che stavano già setacciando i corridoi di quella grotta.

"Dobe dove diavolo sei!" Urlava un Sasuke agitatissimo.

Correva sù e giù per i corridoi di quel nascondiglio, sbarrando ogni porta si gli parasse davanti. Doveva trovarli e riportare a casa sia Naruto che il loro bambino a tutti i costi.

Mey correva dietro a suo padre con fatica, non riuscendo minimamente a tenere il passo. La ragazzina si sentiva in notevole difficoltà, si affannava nel correre come una forsennata lungo quel corridoio con immane fatica, ma era davvero troppo veloce.

Nella mente del moro rimbombavano a gran voce le parole di Kiba. Pregava con tutto il suo cuore che l'odore percepito dell'ex compagno d'accademia appartenesse hai suoi nemici.

Dopo aver corso per minuti che parvero inteminabili, finalemte giuto quasi al centro di quel nascondiglio, in lontananza vide un grande portone sospetto. Prese a  correre lungo quel lungo corridoio, raggiungendo la grossa porta in fondo più veloce che mai. Non aveva la più pallida idea di cosa ci fosse e dove conducesse, poteva rivelarsi l'ennesimo buco nell'acqua, ma doveva provare. Cercare ovunque. Avrebbe anche ribbaltato quel posto da cima a fondo pur di trovarli.

Come una furia aprì quella grossa e pesante porta rimanendo paralizzato di fronte allo scenario che gli si presentò, sentendo un brivido di puro terrore stagliarsi per tutto il corpo.

"NARUTOOOO!" Urlò, correndo verso il marito.

Le urla destarono l'attenzione di tutti gli altri sparsi in giro per il nascondiglio, che accellerarono il passo raggiungendo quella stanza.

La scena era agghiacciante. Naruto stava lì, steso su un'altare, con braccia e gambe bloccate da pesanti catene incrostate di sangue ormai secco, il pavimento trabboccava di sangue, insieme hai suoi vestiti completamente impregnati, sul ventre un profondo quarcio dalla quale era possibile vedere le budella, hai suoi piedi un altro piccolo altarino ed al centro della stanza un imponente statua demoniaca. 

"Na-Naruto..." Con voce incrinata, Sasuke si avvicino.

Tese le mani tremanti verso il viso del biondino carezzandolo, trovando la sua pelle gelata, un freddo anomalo che non gli apparteneva. E più carezzava quella fredda pelle, più le sue mani tremavano spasmodicamente. Gli occhi del moro sgranarono all'inverosimile, riempiendosi di lacrime.

"N-Naruto..." Balbettò ancora sconvolto.

Perchè era così gelido? La sua temperatura corporea era sempre stata particolarmente calda, non poteva essere reale quel freddo, non era da lui. Si affannò nell'accarezzargli il volto, il collo, ma quella pelle sembrava solo divenire sempre più fredda ad ogni istante.

Mey giunse appena pochi istanti dopo seguita da tutti gli altri trovandosi di fronte a quello scempio. La ragazzina sentì le gambe cedere crollando a terra tremante, una fitta le attraversò di netto il petto continuando a tenere lo sguardo fisso sul cadavere del genitore e gli occhi colmi di lacrime. I singhiozzi le scuotevano il corpo, la vista le si offuscava, mentre il dolore diveniva sempre più forte e incoltrollato, insieme alla consapevolezza di aver fallito.

Ino posò lo sguardo sul ventre squarciato dell'Hokage percependo il senso di nausea farsi davvero troppo forte, seguito da un potente conato che la costrinse a piegarsi in due vomitando anche l'amina.  Choji le rimase accanto, mentre le lacrime correvano a fiotti e i ricordi passati legati a Naruto si materializzavano nella sua mentre.

Hinata era scoppiata in lacrime stringendosi a Kiba che a sua volta piangeva a dirotto, maledicendosi per non essere riuscito a fare di meglio, mentre la donna si arpionava a lui disperata.

Sakura era crollata in ginocchio piangendo a dirotto battendo i pugni a terra. Il dolore le stava trapassando le viscere insieme alla rabbia per non essere riuscita a salvare il suo migliore amico.

Sai con delicatezza le si avvicinò tenendo gli occhi bassi, asciugando le lacrime, mentre i ricordì della loro gioventù e di tutto ciò che Naruto aveva fatto per lui si facevano sempre più vividi.

Rock lee era esploso in un pianto dirotto, urlando e scalpitando come un pazzo, al contrario Shikamaru non era riuscito a versare nememno una lacrima. Rimase paralizzato ad osservare quella scena atroce, non si rese nemmeno conto del tremolio delle sue mani mentre immobile osservava l'Uchiha carezzare il viso dell'Hokage.

"Na-Naruto..." Ripetè nuovamente Sasuke carezzando ancora una volta il viso del marito.

"T-ti prego guardami..." Singhiozzò con voce rotta, posando i polpastrelli dei pollici sulle palpebre bel biondo aprendogli gli occhi delicatamente. Ciò che vide furoni due pezzi di ghiaccio, spenti e inanimati.

"Amore mio... Svegliati!... Ti supplico...!"

Parola disperate, che uscirono dalle sue labbra tremanti, mentre le lacrimene sempre più impetuose prendevano il sopravvento seguite da quel dolore sordo alla bocca dello stomaco. Strinse le labbra, sentendo la testa del compagno penzolare inerme tra le sue mani e quegli occhi vacui, fissare il vuoto.

Aveva fallito. Non era riuscito a salvare ne lui ne il loro bambino. Non era arrivato in tempo.

Si calò verso il viso del compagno incrocinado ancora una volta quegli occhi ormai vuoi, con grande lentezza carezzò le labbra fredde con il polpastrello del pollice, posando poi un bacio su quelle labbra, un bacio delicato. Le labbra tremanti del moro, sfiorarono le labbra violace dell'altro, sentendole freddissime. Premette maggiormente le proprie labbra e l'unica cosa che percepì fu il gelo più totale, seguito da un grosso groppo in gola. Strinse gli occhi, mordendo le labbra, premendo la fronte contro quella ormai fredda del biondo.

Sentiva l'insana voglia di urlare, ma non un filo di voce uscì dalle sue labbra. Era come se gli avessero strappato il cuore dal petto  a mani nude, mentre nella sua mente la consapevolezza di aver fallito si consolidava.

Naruto era sempre riuscito a salvarlo in passato, aveva lottato con tutte le sue forze riuscendo a strapparlo via dalle tenebre in cui era caduto e lui aveva fallito misermente.

Un singhiozzo troppo forte sfuggì al suo controllo, strinse il corpo del marito in un abbraccio piangendo incontrollato. Al dolore si aggiunse una profonda rabbia.

Inconsciamente, sovrastato dal dolore e dalla rabbia, Sasuke materializzò il Susanoo. Il grosso guerriero prese la sua forma completa materializzando la spada, che tranciò di netto le catene che tenenvano il corpo martoriato dell'Hokage ancora imprigionato su quell'altare.

L'Uchiha cominciò a tremare stringendo il cadavere del marito a sè in un abbraccio disperato. Solo in quel momento percepì le mani unte di sangue, lo stesso sangue che macchiava i vestiti del suo Dobe. Lo fissò immobile non riuscendo a regire, solo le lacrime solcavano il suo viso mentre il Susanoo distruggeva tutto.

Shikamaru assistette alla scena sconcertato, finchè non vide il grosso mostro creato dall'arte oculare sguainare la spada, liberando il biondo per poi cominciare a distruggere tutto. L'uomo si risvegliò dal torpore che lo aveva avvolto, percependo l'istinto il pericolo.

"SASUKEEEEEE!" Prese ha urlare mentre scansava massi che volano un po' ovunque.

Prontamente Sai si era gettato su Sakura cercando di proteggerla, lo stesso avavano fatto Kiba e Choji. Rock lee si era magicamente risvegliato dal dolore, riuscendo ad afferrare Mey prima che i detriti le cadessero addosso. La ragazzina pareva sotto shock. Fissava la furia del Susanoo di suo padre non riuscendo a reagire.

"Presto tutti fuori!" Tornò a urlare il Nara.

Tutti volevano raggiungere l'uscita, ma non potevano lasciare Sasuke lì, un balia di sè stesso e del suo dolore. Doveano fare qualcosa.

"Mey va lì e prova a fermalo! Sei l'unica a cui da ascolto!" Si rivolse nuovamente alla ragazzina con voce più cauta e sicura.

Sasuke in ginocchio a terra teneva il cadavere di Naruto stretto tra le sue braccia, lo sguardo perso nel vuoto mentre il Susanoo sopra di lui devastava ogni cosa.

Mey osservò quella scena sentendo il dolore alle viscere moltiplicarsi a dismisura, ma aveva ragione Shikamaru-sensei, non poteva lasciare suo padre in quello stato. Doveva provare a fare qualsosa.

Tiro su con il naso, attivò lo sharingan scansando i massi che crollavano. Non aveva la ben che minima idea di come risvegliare suo padre da quello stato do shock, doveva inventare qualcosa in fretta.

"Papàààà!" Provò a urlare ripetutamente, invogliando gli altri ninja a uscire da quella caverna.

Ma nulla, nessuno aveva intenzione di abbandonarla li da sola.

"Papààà!" Urlò ancora, tentando di avvicinarsi il più possibile, ma il Susanoo si muveva agile, mentre lei scansava come poteva i suoi attacchi.

"Papà ti prego svegliati! Gurdami! Dobbiamo uscire di qua immediatamente!" Continuava a urlare, ma nulla sembrava riuscire a destare l'attenzione di suo padre.

Sasuke teneva gli occhi fissi in quelli di Naruto, carezzandogli il viso delicatamente.

Con lo sharingan ancora attivo la ragazzina, cercò di avvicinarsi  hai geniroti per poi disattivare l'arte oculare richiamando l'attenzione del padre, sperando con tutto il suo cuore che reagisse. Fu un istatnte, un brevissimo istante.

Sasuke sollevò appena lo sguarso incrociando quell'azzurro che tanto aveva amato, negli occhi di sua figlia. Fissò gli occhi della sua bambina per un istante, un misero istante che agli occhi degli altri parvero infiniti. Di colpo si ridestò disattivando il Susanoo.

Mey riattivò lo sharingan andando incontro a suo padre insieme a Shikamaru, salvandolo appena in tempo da un immenso masso che stava per colpirlo, mentre Choji ebbe l'infame compito di raccogliere il cadavere dell'Hokage.  

Velocissimi, il gruppo di ninja si avviò spedito verso l'uscita riuscendo a fuggire appena in tempo, prima che l'interno della montagna crollasse, mettendo in salvo la pelle.

Una volta fuori, il primo ad accasciarsi in ginocchio fu proprio Choji. Cadde rovinosamente in ginocchio al suolo, gli occhi sommersi di lacrime puntati sul cadavere adesso tra le sue braccia. Con grande delicatezza adagiò il corpo al suolo, venendo poi scosso fa un forte singhiozzo che gli mozzò il fiato, osservando le proprie mani sporche del sangue che impregnava i vestiti del biondo. Sasuke ancora in stato di scock giunse sostenuto dal Nara e sua figlia.

Appariva come inanimato. Gli occhi vuoti, persi in chissà quali oscuri pensieri mentre sua figlia gli parlava, sperando di riportarlo tra loro.

"Torniamo a Konoha immediamente!" Shikamaru drizzò il busto emettendo l'ordine.

Sì, quello era un ordine diretto. Dovevano tornare e garantire un degno funerale a quello che era stato uno dei suoi più cari amici.

"D-Dobbiamo cercare mio fratello! Non possiamo abbandonarlo in questo modo!?" Mey irruppe con voce flebile e piena di dolore, aggrappata all'unica speranza che le era rimasta.

Sasuke pareva essersi estraniato in chissà quale mondo, non fiatava, aveva perfino smesso di piagere. Seduto sull'erba fissava il vuoto mentre gli altri si occupavano di tutto.

"Mey dobbiamo tornare a Konoha! Ragiona! Non possiamo proseguire le ricerche in queste condizioni!" Gli si rivolse voltando lo sguardo verso l'Uchiha, caduto in quello stato di trans, indicando poi i suoi compagni che stavano avvolgendo il corpo senza vita con cura.

"Torneremo a Konoha, organizzeremo un degno funerale per l'Hokage e coordineremo un ottima squadra di ricerca per tuo fratello!" Terminò.

Non era nemmeno tanto certo che il neonato fosse ancora vivo, ma ci avrebbe provato, per la ragazzina e per Naruto. Anche se non era più tra loro, non poteva abbandonare il figlio dell'amico, se c'era anche solo un briciolo di spranza che suo figlio fosse ancora vivo, lo avrebbero cercato.

Gli altri intanto si stavano occupando di avvolgere il corpo in un grande telo, non erano pronti alla possibilità di dover riportare a casa un cadavere, ma questa sembrava l'amara realtà e a malincuore dovettero arrangiarsi.

Sakura carezzava il viso del suo migiore amico con immenso dolore, avevano trascorso  insieme la loro adolescenza, aiutandosi e sostenendosi a vicenda nei momenti più difficili e adesso che finalmente entrambi avevano realizzato i loro sogni...

Tutto era andato in frantumi.   

"N-Naruto... Perchè? Perchè è finita così?" Le lacrime scorrevano inesorabili, mentre continuava ad accarezzare quel viso pallido e freddo, con immenso affetto. Non riusciva a darsi pace.

"Adesso basta! Tornamo a Konoha!" Shikamaru con autorità, prese in mano la situazione.

Nonostante sentisse un immenso peso nel petto e la consapevolezza di aver fallito la missione. Non poteva far altro che prendere le redini della situazione e guidare il gruppo che sembrava aver perso completamente di vista l'obbiettivo.

Il viaggio di ritorno fu davvero difficile da affrontare per il gruppo.

Varcate le porte del villaggio, non ci furono bisogno di parole, il grosso telo macchiato di rosso, trasportato dal povero Rock Lee diceva tutto.

Le sentinelle di guardia chinarono il capo affranti, inviando subito un messaggio al Sesto Hokage informandolo in fretta dell'esito della missione di recupero, mentre Sakura si diresse in ospedale insieme alla salma del suo migliore amico.

Lungo le strade di Konoha la popolazione osservava la giovane donna dai capelli rosa camminare a passo lento, accompagnata dall'uomo altro, dai capelli neri a scodella e quell'orrenda tuttina verde aderente sorreggere quel grande telo macchiato di rosso.

Agli occhi del popolo quell'espressione disperata dipinta sui volti dei due ninja, le lacrime che sgorgavano lungo i loro occhi e quel corpo penzolante, avvolto in quel grande telo... Diceva tutto. Molti si lasciarono andare al pianto, mentre altri fissavano la scena con astio e risentimento.

Alle loro spalle Sasuke camminava a passo lento e sguardo perso, sorretto dalla figlia maggiore, che avvolgeva la vita del padre con grande amore, donandogli tutta la sua forza pur di non vederlo crollare ancora.

"PAPàààà!!!!! MEYYYY!!!!" Urò Akane raggiungendoli in fretta.

Aveva trascorso quelle settimane in costante tensione, chiedendo notizie al Sesto giornalmente. Ma ancora nulla.

Finchè quella mattina, giunse una sentinella in accademia, per parlare con Iruka-sensei. L'uomo crollò dietro la scrivania in un istante, devastato. Non ci fù bisogno d'aggiungere altro. La ragazzina, come un fulmine uscì dalal finestra iniziando saltare da un tetto all'altro per raggiungere il palazzo dell'Hokage, intravedendo in lontananza dei ninja medici correre nella direzzione opposta.

Li inseguì riuscendo finalemtne a trovare suo padre e Mey.

"Abbiamo fallito!..."

Solo due parole pronunciate dalla sorella maggiore. Akane si gettò tra le braccia della sorella, che ancora sorreggeva suo padre, in lacrime, vedendo le iridi nere del genitore perse nel vuoto annaquarsi letteralemente, mentre stringeva i corpi delle figlie a sè.

Seguirono i ninja medici in ospedale, ma gli fu vietato l'accesso alla sala mortuaria.

Appena due gioni dopo, tutta Konoha si ritrovò riunita per celebrare il funarele dell'Hokage.

La gionata era buia, enormi nuvoloni coprivano il cielo rendendolo grigio e tetro, nemmeno il più misero raggio di sole si intravedeva. Era come se anche il cielo fosse in pena, anche il sole era sparito insieme al suo spendido sorriso.

Quel giorno buona parte del villaggio si era riunito di fronte alla tomba eretta per l'Hokage, proprio accanto a quella del padre, caduto molti anni prima nel tentativo di salvare il villagio dalla furia di quel demone, di cui adesso nessuno aveva più notizie.

La tristezza presente negli occhi di tutti i presenti era impossibile da nascondere.

Mey stringeva a sè il corpicino della sorella piangente, avvinghiata a lei spasmodicamenti in cerca di conforto, mentre Sasuke in piedi accanto a loro fissava il monumento con sguardo fisso e triste.

Una volta rientrato a konoha, non aveva più avuto modo di rivedere la salma del consorte, il cadavere venne immediatamente condotto in obitorio per degli esami, svolti il più velocemente possibile in modo da garantire un funerale disgnitoso a Naruto.

E adesso... Si ritrovava lì, ad osservare il monumento deve venivano seppelliti gli Hokage caduti e la grande quantità di fiori che adornava il monumento.

I due gioni precedenti, li aveva trascorsi nella loro camera da letto, stringendo tra le braccia i vestiti del Dobe, mentre il dolore e le lacrime dilagavano senza freni e adesso....  

Non aveva nemmeno la forza per pensare, solo un grande vuoto lancinante gli opprimeva il petto, insieme all senso di colpa per aver fallito.

Kakashi prese parola, i tre componenti della famiglia Uchiha lo fissavano atoni, senza udire realmente le parole pronunciate dall'uomo.

Con quel vuoto ancora incastrato nel petto, Sasuke ricordò il bellissimo sorriso del suo Dobe che non avrebbe più rivisto, quella consapevolezza, ampliò soltanto il vuoto che provava. Una potente fitta dolorosissima gli trafisse il petto di netto, sentiva il cuore come stretto in una morsa e l'ossigeno venire meno. Sopraffatto, strinse la mano al petto, piegandosi in avanti in cerca d'aria per poi accasciarsi al suolo in ginocchio, incapace di controllare quel dolore che peggiorava di minuto in minuto.

In quel misero attimo, Mey e Akane videro suo padre, crollare a terra sull'erba stringendo la maglia nera che indossava all'altezza del cuore. Le due ragazzine si piegarono verso di lui nel tentativo di aiutarlo, ma venero sorpassate da Sakura vigile accanto a  loro che soccorse l'amico utilizzando le sue arti mediche.

"Portiamolo in ospedale immediatamente!" Urlò la donna chiedendo soccorso immediato.

Un paio d'ore dopo, le due ragazzine stavano sedute accanto al padre, steso a letto che dormiva con mille macchine attaccate al suo corpo, per monitorare il suo cuore che sembrava volarlo abbandonare proprio adesso.

"Come sta?" Chiese Mey rivolta a Sakura in piedi, hai piedi del letto.

"Non bene." La risposta sofferta della donna che si sforzava d'essere forte.

"Non può abbandonarci anche lui?!..." Akane più piccola, sentiva le lacrime tornare.

Si sentiva quasi inutile in tutta quella situazione, dal basso dei suoi nove anni, non poteva far altro che osservare e attendere che gli adulti si degnassero d'agire.

"Non lascerò che se ne vada così!" La donna dai capelli rosa sorrise, con un sorriso dolce e sicuro si sè.

Sasuke aveva appena avuto un infarto e una cosa simile a soli 32 anni, non era da sottovalutare. Bisognava monitorarlo per bene.

I giorni successivi furono anche più difficili da affrontare per le due ragazzine, mal grado le ripetute raccomandazioni, Sasuke si ostinava nel voler partecipare alle squadre di ricerca istituite da Kakashi e Shikamaru per ritrovare il bambino scomparso. L'Hakage appena tornato in carica, chiese aiuto anche agli altri Kage, nel caso notassero qualcosa di sospetto nei loro grandi paesi alleati. 

L'ostinatezza di Sasuke rischiava di mettere a repentaglio non solo il suo stato di salute, anche la missione. Convincerlo a  rinunciare era stato impossibile, all'uomo erano rimaste poche certezze nella vita, una gli era già stata strappata via brutalmente. Gli rimanevano solo i suoi figli e uno di essi, era sparito misteriosamente. Deveva ritrovarlo!

"Papà ragiona! Non sei fisicamente in grado!"

"Sto benissimo! è solo un malore passeggero."

"Se ancora insisti! Giuro che... HAAAA!" Mey presa di un raptus di rabbia cacciò un urlo frustrato. Non sapeva più che invertarsi per farlo desistere.

"Dovresti riprenderti, in queste condizioni saresti solo una palla al piede. Dopo, andremo insieme a cercarlo!" Akane serissima, incrociò gli occhi neri con quelli altrettanto scuri del genitore.

"Va bene. " disse soltando ingoiando velocemente la pasticca che Sakura gli aveva somministrato.

Non stava bene e lo sapeva. Ogni cosa in quella casa o in giro per il villaggio, gli riportava alla mente Naruto. E puntualemte una dolorosa fitta al petto si ripresentava, ma con meno intensità. Doveva mostrarsi forte per le sue figlie, ma il ricordo di quella grotta, tornava ogni notte a tormentare i suoi sogni, rendendo il recupero più lento e difficile.

La quadra di ricerca capitanata da Sai, partì il giorno successivo senza Sasuke, grazie alla piccola Akane. Con la sua frase pungente era riuscita a colpire l'orgoglio del padre spingendolo a compiere un passo indietro, ma con la promessa che una volta ripreso, li avrebbe raggiunti.

Da quella mattina, era trascorso un mese abbondante. Nonostante quel dolore  piantato nel cuore, la famiglia Uchiha era tornata alla vita di tutti i giorni.

Il rientro in accademia per la piccola fu difficile, i compagni con grande affetto si mostrarono gentili e compassionevoli verso la ragazzina, che con stoicità ignorò la profonda fitta di dolore per la perdita del genitore affondando nella speranza che almeno il fratellino venisse ritrovato.

Mey vivieva in costante tensione per le condizioni di salute del padre, che con altrettanta testardaggine si era ostinato nel voler riprendere le sue normali mansioni da Jonin, andando contro sia il volere della figlia, che di Sakura.

Anche quella mattina Sakura passò a casa dell'amico per controllare le sue aritmie, sorte in seguito all'infarto avuto il giorno del funerale del marito.

Al suo arrivo trovò Mey ad accogliela con aria preoccupata. Improvvisamente sembrava come se la ragazzina che ricordava sempre sorridente e spensierata, fosse cresciuta in un baleno diventando un adulta.

"é in camera sua." Disse soltanto la ragazza di appena 14 anni rivolgendosi alla donna.

Sakura attraversò l'entrata, raggiungendo le scale che osservò a lungo, percependo un senso d'ansia invadela. Mentre saliva le scale, osservava i gradini uno ad una rammentando i mille ricordi presenti in quelle mura ricollegandoli a Naruto.

Raggiunse la camera da letto il più silenziosamente possibile, notando Sasuke seduto sul letto, fissare assorto una maglia di un arancione sgargiante, stretta in grembo.

Ecco cosa gli impediva di riprendersi. Stava soffrendo.  

Educatamente bussò alla porta. "Posso?"

Chiese, più per far intuire la sua presenza e non far prendere uno spavento all'altro.

Sasuke si ridestò improvvisamente, mostrando uno sguardo confuso.

"Che ci fai qui Sakura? Non serve che passi ogni santo giorno!" La voce aveva assunto un tono irritato.

"Mi preoccupo per te!"

"Sto bene."

"Non è vero!" Decisa la donna inchiodò lo sguardo dell'altro. "Tu vorresti raggiungerlo. Ma non puoi lasciare le tue figlie!... Questo lo capisci Sasuke?"

Colto in fallo, Uchiha serrò la mascella indurendo lo sguardo. "Troverò mio figlio!"

"Non appena il tuo cuore smetterà di fare i capricci, potrai andare a cercarlo. Adesso siediti e lasciati visitare!"

Con reticenza il moro lasciò che l'ex compagna di team gli si avvicinasse, utilizzando la sua arte medica. Lo sguado serioso e concentrato assunto dalla rosa non lasciava ben sperare, purtroppo. Gli serviva ancora tempo.

Tempo per riprendersi sia fisicamente, che psicologicamete.

Da quando la squadra  di ricerca capitanata da Sai, era partita alla ricerca del figlio scomparso dell'Hokage, erano trascorsi due mesi.

Mesi alla ricerca di un bambino di cui non si conosceva nulla, solo quel nome scelto per lui, prima che venisse al mondo. E un demone, l'ennacoda, scomparso insieme al bambino.

Shikamaru era certo che i rapitori avessero risigillato il demone all'interno del neonato. Ma per farne cosa? Non ne aveva la più pallida idea.

La prospettiva che qualcuno avesse tra le mani un piccolo Uchiha e l'ennacoda era presagio di sventura. Sentiva costantente una terribile sensazione, era certo che chiunque avesse architettato quel piano, lo avesse fatto per raggiungere scopi malvagi.

Anche per questo era importante ritrovare il piccolo. Non solo per ridarlo alla sua famiglia, anche per salvarlo da un futuro terribile.

E anche quella amttina, come tutte le mattine... Il sesto Hokage era in ritardo, ma non il solito ritardo. Questo era anche più mostruoso del solito.

Dopo l'orribile avvenimento che investi Konoha mesi prima, Kakashi ritenne opportuno riprendere la carica, un po' come aveva fatto molti anni prima il Terzo Hokage.

Peccato solo, che adesso Kakashi aveva molte più tombe da visitare, prima del suo arrivo in ufficio. 

Con amarezza Shikamaru, ripenso a quanto sia ingiusto vedere il proprio allievo morire prima di te.

"Certe cose non dovrebbero accadere." Espresse ad alta voce, mentre un ninja irrompeva nell'ufficio recapitando un messaggio di Sai, insiema a Sasuke. Quell'uomo sembrava avere sviluppato una sorta di strano sesto senso, intercettava sempre i messaggi che arrivavano dalla squadra di ricerca. 

"Aprilo!" Quasi urlò Uchiha ricevendo in cambio un occhiataccia infastidita.

Nara sdrotolò il rotolo lasciando scorrere lo sguardo sull'inchiostro nero.

"Allora?"

"Ancora nulla! Crede si siano rifugiati in qualche piccolo paese nemico dell'alleanza ninja."

Esasperato, il moro sfogò la propria frustrazione contro la scrivania dell'Hokage, lanciando per aria tutto ciò che vi era sopra, cacciando un urlo.

"Sasuke calmati! Facendo così non risolviamo nulla."

"Devo ritrovare mio figlio!" Gli occhi neri trasudavano disperazione e rabbia.

"Lo stanno cercando."

"Non ci stanno mettendo abbastanza impegno!"

Una forte fitta la petto colpì il moro, istintivamente strinse gli occhi, riuscendo a trattere l'istinto di portare una mano al petto. Si impose calma, sforzandosi di incanalare profonde boccate d'aria. Non andava bene per nulla. Ogni qual volta si agitava, quel dolore tornava.

"Ti senti bene?" L'uomo con il codino, intuì che qualcosa non andava.

"Si, sto bene." Rispose andando via come un lampo, sotto lo sguardo allibito dell'altro che na aveva fin sopra i capelli.

Una volta fuori dal palazzo, con lo sguardo di chi ha perso tutto, cominciò a camminare diretto al cimitero.

Da ben due mesi, giornalmente, andava a trovare la tomba del marito. Non poteva farne a meno. Quell'immenso monumento con il simbolo del fuoco, era il solo modo che gli era rimasto per interagire con lui.

Camminò con calma, lentamente, senza alcuna fretta. Imboccò la viuzza adornata da grandi e immensi alberi, ascoltando il vento smuovere le foglie e il loro fruscio. Percepiva ancora la fitta al petto, meno intensa, ma persitente. Con sguardo rammaricato fisso lo sguardo sul grande monumento in pietra tinto di rosso, vi si avvicinò con altrettanta pazienza carezzando delicatamente la pietra fredda.

Quel contatto tra la sua mano e la pietra del monumento, gli riportò alla mente l'ultimo ricordo che aveva di Naruto. La sua pelle pallida e fredda come il ghiaccio...

Una lacrima sfuggì  al suo controllo, usurpando la pelle candida dell'uomo che si accasciò in ginocchio sull'erba affranto. A distanza di mesi, non era ancora riuscito a farsene una ragione. Continuava a tormentarsi per aver fallito e non essere riuscito a salvare il compagno e il loro figlio da quell'orribile fine.   

"Non sono arrivato in tempo!...  Non vi ho salvati!..." Rantolò.

Il viso contratto dal dolore e le lacrime che scorevano a fiotti. Era un dolore così immenso e lancinante... immaginare cosa avesse provato Naruto. Lì, prigioniero, vedendosi poi strappare il suo bambino, andando incontro alla morte dopo che gli era stata strappata via anche la volpe sigilalta dentro di lui.

Il ricordo di quella grotta a tormentarlo ogni notte con terribili incubi e il senso di colpa, sommato alla frustrazione nell'essere diventato così debole a causa di un malore che non voleva saperne di arrestare la sua corsa.   

Scosso dai brividi, si lasciò andare appena un attimo, giusto il tempo di sfogare quelle lacrime che tratteneva sempre, quando era in casa con le sua bambine. Non voleva turbarle più del necessario, erano già abbastanza afflitte da tutta quella situazione.

Con un grande sforzo riprese il controllo, sfregando le mani sul viso per cancellare le scie salate e ridarsi un briciolo di contegno. Si rimise in piedi con fatica percependo ancora quella fitta al petto non volergli lascire un attimo di tregua e come quella volta...

Il dolore si intensificò fino a mozzargli il respiro. Sopraffatto, si appoggiò nuovamente al monumento, sforzandosi di rimanere lucido, mentre il dolore si irradiava allargandosi e peggiorando di minuto in minuto fino a fargli perdere i sensi.

Crollò inerme sull'erba pochi istanti dopo, con le mani strette al cuore.

Stordito e con un leggero mal di testa, Sasuke riaprì gli occhi sentendo distintamente dei lunghi bip accanto a sè e quell'odore così... Nausenante. Senza ombra di dubbio, disinfettante.

Ancora un po' intontito si guardò intorno, riconoscendo le pareti bianche della camera d'ospedale, notò molti macchinari proprio alla sua sinistra dalla quale partivano dei cavi. Stupidamente chinò lo sguardo sul proprio corpo, rendendosi conto solo allora, che tutti quei cavi erano attaccati al suo addome.

"Maledizione!" Imprecò a bassa voce, non ricordando cosa fosse successo.

Si abbandonò completamente contro il cuscino smettendo anche di sforzarsi di ricordare. Si sentiva esausto, letteralmente sfiancato , come se avesse combattuto per giorni interi senza sosta.

Dopo una quantità di tempo indefinito la porta della camera si aprì rivelando la figura di Sakura con indosso il camice da medico.

"Finalmente ti sei svegliato!... Ci hai fatto prendere uno spavento sai?"

"Che mi è successo? E come ci sono finito qui?"

La donna si stupì nel notare che l'amico non ricordava nulla.

"Kakashi-sensei ti ha trovato accasciato a terra vicino la tomba di Naruto e ti ha portato subito qui, in ospedale. Per una volta... I suoi madornali ritardi in ufficio sono stati utili!" Terminò con un sospiro sfatto.

"Di nuovo?" Chiese l'uomo non guardandola in volto.

"Si." Chinò lo sguardo lei. "Sasuke... Devi capire che il tuo stato clinico è molto cambiato negli ultimi mesi."

Ricominciò a parlare, bloccandosi un attimo per trovare le parole adatte. Ma non c'erano termini adatti che potesse utilizzare per alleggerire al brutta notizia.

"Dovresti ritirarti come ninja. Non sei più in grado di affrontare un simile sforzo fisico. Rischi seriamente la vita."

Lui rimase in silenzio riflettendo su quelle parole. "Sei un abile medico. Non puoi usare le tue consocenze per guarirmi?"

"Potrei, ma non guariresti del tutto. Sasuke è giusto che tu sappia, che non posso impiantarti un cuore nuovo, anche se volessi... Non potresti ugualmente tornare ad essere un ninja!" Stavolta non si sforzò nemmeno di apparire delicata.

Dal canto suo, Sasuke sentiva una furia ceca espandersi per tutto il corpo, un senso di sfustrazione che provocò un assordante rumore provenire da quel maledetto affare collegato al suo addome, vedendo Sakura avventarsi immeditamente su di lui per aiutarlo a calmare il battito accellerato.

"Non posso abbandonare mio figlio... Ho già fallito con Naruto. Non posso abbandonare anche lui!" Si espresse poco dopo, con voce affaticata e sofferente.

"Nessuno ti sta chiedendo questo! Lascia che siano gli altri ad occuparsene."

"Sono solo una matta di incapaci!" Sibillò velenoso, mantenendo il tono di voce  basso a causa del senso di debolezza che non voleva proprio saperne di andarsene.

Sakura voleva reagire, rispondere a tono, ma il tonfo della porta che veniva aperta violentemente catturò la loro attenzione.

"PAPA'! Urlò Mey con aria trafelata e il fiatone, seguita a ruota da Akane.

"Non urlare Mey, siamo in un ospedale!" La riprese la donna, già di per sè esasperata dal padre della ragazza.

"Che diavolo ti salta in mente è?" La ragazza furiosa si avvicinò al genitore puntando i suoi grandi e magnietici occhi azzurri in quelli neri di Sasuke, che sentì il cuore stretto in una morsa dolorosa, non avendo nemmeno la forza di ripondere.

L'azzurro vivo di Mey si scontrò con il ricordo di quell'azzurro spento e vacuo, che erano gli occhi di Naruto l'ultima volta che lo aveva visto, in quella grotta infernale.

Amava sua figlia e amava ancor di più il fatto che avesse ereditato gli stessi occhi di Naruto. La prima volta che vide quei meravigligliosi occhi blu, tali e quali a quelli del Dobe, fù quando nacque. Eppure adesso... Faticava nel'incotrare il suo sguardo. Troppi ricordi.

"Sto bene." Pronunciò sforzandosi di mantenere un tono sicuro e deciso, non incontrando gli occhi della figlia maggiore.

"COME DIAVOLO è SUCCESSO? Ti stavi allenando o altro?"

"Mey non urlare!" Si intromise Akane. Ne aveva fin sopra i capelli di quella scapestrata.

Dopo che un ninja si era presentato in casa avvisandole del malore del padre, quella pazza non aveva fatto altro che agitarsi e inveire contro il mondo intero.

"Sono andato a trovare mamma e ho avuto un malore."

Entrambe le ragazze rimasero con lo sguardo fisso sul volto del padre, che voltò la testa verso la finestra amareggiato, chinando poi il capo afflitto. Sempre la più grande, con tristezza, si sedette sul letto accanto al genitore, seguita a ruota dalla più piccola.

"Ti aiuteremo noi ad andare avanti!"

"Già! Lascia fare a noi! Siamo grandi ormai."

Strinsero le mani del loro papà sforzandosi di non piangere, ed essere forti per lui e per quel fratellino che avrebbero ritrovato ad ogni costo.

I mesi scorrevano veloci uno dietro l'altro, ma di quel piccolo bambino sparito misteriosamente ancora nessuna notizia.

Per le due giovani sorella Uchiha, fu difficile ritornare alla vita di tutti i giorni, soprattutto dopo il secondo malore riportato da Sasuke.

Mey era combattuta tra il desideri di unirsi alla quadra di ricerca e il senso di colpa nel lasciare solo suo padre, mentre la piccola Akane si gettò completamente sullo studio e gli allenamenti con l'intendo di diventare più forte e ritrovare suo fratello.

Sasuke travolto dal senso di inettitudine, non riusciva a rassegnarsi all'idea che fossero gli altri ad occuparsi di tutto, mentre rimaneva fermo a guardare.

E dopo mesi di sofferenza, quella notte accade l'irreparabile.  Tutta colpa di un brutto incubo.

Un incubo terribile che assalì Sasuke nel cuore della notte, facendogli rivivere il terribile giorno in cui ritrovò il cadavere di suo marito.

In piena notte, Uchiha venne assalito da un terribile malore, Mey vigile, udì le urla provenire dalla camera da letto del genitore, correndo in suo soccorso.

Da lì la corsa in ospedale e i ninja medici che tentatono in tutti i modi di salvare l'uomo. Ma non fu abbastanza.

Erano le prime luci dell'alba, i primi timidi raggi del sole fecero capolino da dietro le finestre illuminando il bianco corridio dell'ospedale.

Sakura accascaita su una sedia piangeva a dirotto, con ancora indosso il camice da sala operatoria e i guanti monouso macchiati di sangue.

"Mi dispiace così tanto!... Ho fallito!" Singhiozzò tra le lacrime. Le aveva provate davvero tutte, invano.   

Akane e Mey sedute accanto a lei pingevano silenziosamente, entrambe sfatte dal dolore. Nel giro di pochi mesi la loro famiglia era andata distrutta.

Un susseguirsi di tragedie, una dietro l'altra.

"Giuro che ho fatto di tutto!... Le ho provate tutte! Il suo cuore... Il suo cuore non regiva!" Pianse ancora Sakura, letteramente affranta, sentiva il senso di colpa per quel fallimento opprimerle l'anima.

Haruno non riusciva  adarsi pace, mentre le due ragazze accanto a lei le stringevano le mani continuando a fissare il vuoto e le lacrime scorrevano, solcando i loro giovani visi ancora immaturi, eppure, già segnati dal dolore. Troppo dolore da sopportare, troppe perdite nel giro di così poco tempo.


Erano rimaste sole, completamente sole. Ma erano forti, portevano con sè l'eredità del Clan Uzumaki e del Clan Uchiha. Dovevano darsi da fare e ritrovare il fratellino scomparso per salvarlo da quei delinquenti, che avevano distrutto la loro famiglia in un battito di ciglia.

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