#14 - Non Odiarmi
Oh. Mio. Dio.
Un altro aggiornamento di CTRLS! Sì, il vecchio Rick è impazzito, quindi approfittiamone e pubblichiamo subito questo capitolo!
La "vittima" di oggi è la pazientissima Greys_BlackHeart con la sua storia "Non Odiarmi", anche se Non Odiarmi dovrei dirlo io per averti fatta aspettare così tanto tempo!
Il mio stravolgimento si basa sul flashback iniziale, quella prima parte di Prologo che serve da fondamenta all'intera storia. Nel racconto originale la povera Ariel subisce una di quelle botte che stenderebbero un cavallo, così ho pensato bene di lavorare su questo aggiungendo quella solita dose di non sense che mi piace tanto.
Cosa succederà in questa rilettura? Beh, leggete e lo scoprirete!
Quattro anni prima, Aprile 2012
Una lunga e accesa discussione durata per più di una settimana aveva portato le due amiche in quella strana situazione. Dopo varie liti, una sparatoria da auto in corsa, un considerevole numero di cartoni a mano aperta, un bel secchio di ginocchiate nelle gengive, tre o quattro boccioni di cazzotti al fegato, una cassetta di gomitate mature sul naso e cinque manrovesci degne di una finale di Wimbledon, erano finalmente riuscite ad arrivare alla conclusione di quella bizzarra vicenda, o quasi.
Secondo i vari e calcolati ragionamenti fatti sotto i fumi del Tavernello di Jessica, era giunto il fatidico giudizio del giorno: Lunedì 4, rimandato; Martedì 6, puoi fare di più; Mercoledì 6 e mezzo, è bravo ma non s'impegna. Poi invece venne il giorno del giudizio, il momento prepuzio durante il quale la sua timida e innocente amica avrebbe dovuto confessare alla persona che amava tutti i suoi sentimenti, un paio di sinistri non denunciati, quattro o cinque infrazioni del regolamento di condominio e anche un paio di comandamenti della Bibbia mandati alle ortiche.
Per quello, Ariel credeva che in quel giorno tanto importante Jess l'avrebbe aiutata almeno a truccarsi e a sistemarsi un po', così da essere discretamente presentabile. Ma lei, che era una di quelle persone che ti sputa nella bottiglia d'acqua del comodino quando non ci sei, le aveva detto che in quei casi la miglior cosa era rimanere se stessi.
Ma se il se stessi non ha funzionato fino ad ora, almeno proviamo con un po' di sano auto-marketing? E invece no, ascoltiamo la vecchia subdola faina che sputa come un lama.
Secondo Jess, del resto, una mano di vernice nuova non avrebbe fatto molta differenza su una bagnarola che imbarca acqua. Cioè, ci sarà pure un motivo se per Cenerentola si è scomodata una Fata, o no?
Non le aveva dato torto, d'altronde Ariel era sempre stata una ragazza semplice, senza tanti grilli per la testa; e meno male, perché il grillo per la testa lo aveva Pinocchio e se sei una ragazza che sta per dichiararsi è meglio non avere cose che si allungano.
Con le sue belle parole l'aveva convinta a portare a termine quel folle e assurdo piano, l'arte della supercazzola funziona sempre. Se Jess si legge quasi come Cess, due domande me le farei prima di ascoltare i suoi consigli.
«Jess, sei sicura che sia una buona idea?» chiese Ariel a bassa voce, guardandosi ancora una volta nel piccolo specchio da trucco che teneva nascosto nel suo armadietto ed osservando l'ascella pezzata.
Sospirò affranta voltandosi verso Jessica che se ne stava a braccia conserte a fissarla con ostilità. Era arrabbiata, poteva notarlo dal solito tic nervoso che le colpiva il sopracciglio sinistro.
«Massì Arié! A li omini piace la donna verace! Te chiami pure come 'a sirenetta, che c'hai l'aroma di capodoglio morto è 'na cosa bona!» ribatté prontamente lei scrollandola per le spalle come faceva Mickey a Rocky Balboa ai bei vecchi tempi. «Te faccio vedè che lo stendi, sta' a sentì a Jess tua!»
Quando Ariel s'impuntava su una cosa era difficile poi riuscire a schiodarla da quel pensiero; era davvero cocciuta come un mulo. Ma Jessica era un osso duro, sapeva il fatto suo e aveva imparato l'arte del raggiro che nemmeno nei peggiori bar di Caracas. Non si sarebbe arresa facilmente, non senza lottare; ormai l'amica la conosceva bene.
«Daje Arié, non te cagà n'mano! Lui è proprio lì, è la tua sciànse! Buttate che è morbido! Vai, và!» Jess la spintonò con così tanta forza in avanti che quasi incespicò nei suoi stessi piedi.
Riprese l'equilibrio in un battibaleno, nonostante i suoi movimenti maldestri e la sua poca grazia evitando così di cadere a faccia in giù. D'altro canto, presentarsi senza i due incisivi non era il miglior modo di iniziare una dichiarazione.
«Che la Forza sia con me! Diventerò Maestra di Pokèmon! Stanno portando gli Hobbit ad Isengard! Adrianaaaaaaaa! È vivo, è vivo! Possa la fortuna essere sempre a mia favore! Io me ne vado a letto prima che a qualcuno di voi venga un'altra idea per farci uccidere, o peggio espellere!» si disse per incoraggiarsi.
Ma l'unica citazione azzeccata sarebbe stata "Houston, abbiamo un problema."
Dieci piccoli passi la dividevano dal cuore di Devon. Dieci piccoli indiani da quello di Agatha Christie. Io non avrei dubbi su chi scegliere, ma si sa che gli adolescenti adorano le pessime scelte. Non si aspettava certo di essere ricambiata ma andava bene anche solo fargli sapere che esisteva. Quello, oppure un bel mattone forato portante da lanciare attraverso il parabrezza della sua auto nuova. Oh, è la legge della giungla, cara polpettina di riso.
Nessuno sembrava prestare attenzione a lei: studenti indisciplinati scorrazzavano per il corridoio, i bulli si divertivano a fare gare di lancio dell'estintore mascherati da personaggi di Sailor Moon, alcuni improvvisavano uno spettacolo di burlesque sul pianerottolo e altri giravano nudi in bicicletta senza sellino. Quella sì, che si sarebbe potuta chiamare "ordinaria amministrazione scolastica"; oppure "amministrastica ordinazione scolaria", o ancora "scolazione amministraria ordinastica" e cose così.
Uno, due, tre passi. Mancava poco. Davvero pochissimo alla sua esecuzione.
Si voltò indietro per cercare lo sguardo incoraggiante di Jess che la sostenne alzando il medio e mimando con le labbra un "ormai 'a frittata è fatta, coccodé!". Ariel fece di "no" con la testa, non ci sarebbe riuscita. Come poteva, una misera ragazza senza alcun briciolo di bellezza come lei, avere una speranza di piacere ad un ragazzo così bello? Nei libri, forse, poteva anche accadere ma nella vita reale non era in quel modo che andavano le cose.
Appartenevano a due mondi diversi. Troppo per poter coesistere; e di certo il suo abbigliamento degno di un generatore casuale di giochi online, gli occhiali spessi quanto gli oblò di un sottomarino nucleare della guerra fredda, il vizio di sputare nei portaombrelli, l'odore di scampi andati a male, il tic all'occhio, il fatto di essere zoppa e le macchie radioattive sulla fronte non aiutavano la sua già bassa, se non inesistente autostima.
Non appena avanzò di un altro passo la sua mente rievocò inconsciamente le parole che un giorno le aveva detto suo zio Frank, quando da bambina per sfidare la sua pazienza era salita su un albero e poi era caduta rompendosi una gamba. Ragion per cui le aveva dato anche il resto, rompendole pure l'altra.
«Ariel,» le aveva detto «abbiamo tutti luce e oscurità dentro di noi. Ciò che conta è la parte con cui sceglieremo di agire. Ecco chi siamo veramente» aveva affermato cupo lo zio andando giù di cinghiate mentre lei se ne stava a capo chino, rannicchiata come un cucciolo smarrito nel suo letto d'ospedale. Ok no, la frase era di Sirius Black, ma Ariel quel giorno ne aveva prese così tante che aveva rimosso le parole di zio Frank sostituendole con altro.
In quell'attimo però Ariel pensava soltanto che avrebbe fatto una colossale figuraccia davanti a tutta la scuola.
Non poteva farci niente se era così timida e non audace come Cess. D'altronde non possedeva lucenti capelli biondi, vestiti alla moda, una PS4, delle piume da Capo Indiano o un cavallo di legno gigante con cui entrare a Jessica, sgozzare tutti nel sonno ed aprire le porte agli Achei.
Le venne voglia di girare i tacchi, mandare tutto all'aria e andarsene, ma non lo fece.
Invece, inspirò ed espirò per farsi coraggio.
«Zio, se mi vedessi in questo momento, scommetto che non saresti per niente fiero di me» parlò tra se e sé poi prese la lettera e si precipitò zoppicando dal ragazzo. Devon stava parlando dei Patti Lateranensi o qualcosa di simile perciò non la calcolò minimamente.
La ragazza si schiarì la voce e deglutì rumorosamente prima di parlare. Lui si zittì di colpo temendo stesse per crepare lì sul pianerottolo e la guardò con una minacciosa aria interrogativa.
«Ciao Devon, io... volevo darti questa» balbettò tremante porgendogli la lettera stropicciata. E pensare che ci aveva impiegato quasi un'ora a crearla di sana pianta e poi a decorarla, dipingendo minuziosamente ogni singolo cuoricino che incorniciava le lettere eleganti del nome del ragazzo in un modo differente dall'altro. Purtroppo la stampante era rotta e i cinesi non avevano biglietti adatti, sarebbe stato brutto dichiararsi con un biglietto della prima comunione.
«Ah, vedo che hai azzeccato i congiuntivi» osservò Devon leggendo la lettera.
«È il minimo!» disse Ariel risoluta, anche se in quel momento avrebbe tanto voluto poter nascondere la testa sotto la sabbia come uno struzzo. Aveva fatto un enorme sbaglio e se ne rendeva conto soltanto ora.
«Allora sposiamoci.»
«Ok.»
Un tizio fuggito da un manicomio che si credeva un prete uscì proprio in quel momento dalla toilette degli insegnanti con le brache calate e lì sposò seduta stante.
E vissero tutti felici e contenti, pure le comparse, i personaggi secondari, i testimoni, i piccioni sulla balaustra, il cane di mio cugino Vincenzo e la cinghia dello zio Frank.
Cala il sipario.
Coriandoli.
Applausi.
E ci voleva tanto?
Fine.
Spazio del rovinatore
E rieccoci qui! È sempre emozionante ritornare sulla raccolta dove ho iniziato il mio percorso su Wattpad. È un vero peccato che non riesca minimamente a starle dietro, ma la dura realtà è che gli altri libri mi prendono tutto il tempo :/
Sono comunque felicissimo di aver "rovinato" anche questa storia e spero che vi sia piaciuta!
E tu, autrice? Che ne pensi? È valsa la pena attendere tutto questo tempo? Fammi sapere che ne pensi^^
A presto!
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