#12 - Il tempo per capire

Mie care cavie e fedeli lettori, che stregoneria è mai questa? Rick che aggiorna Come ti rovino la storia! Lo so, ho colpevolmente lasciato indietro questa raccolta durante tutta l'estate. Chiedo scusa alle cavie ancora in attesa, non era mia intenzione far passare mesi ma è successo. Vedrò di darmi una bella pedata nel fondoschiena per velocizzarmi!
La cavia di oggi è "Il tempo per capire" di Liviasnow, una storia d'amore capace di trattare temi forti con uno stile piacevole ma soprattutto accattivante e che non può non strappare più di qualche sorriso con l'innata simpatia da passa guai della protagonista Diana :D
Per questa raccolta ho deciso di modificare la prima parte del  capitolo "1. Tranquilla, Diana, può sempre andare peggio!" visto l'esordio dell'irresistibile Miss Vocina.
Buona lettura!

Mi sveglio di soprassalto senza sapere chi sono, chi sono, ma soprattutto chi sono. L'importante è avere le idee chiare. Dalla finestra una luce violenta mi ferisce gli occhi,il solito ragazzino con il laser sul balcone di fronte. Sempre ti farò cadere la cassettiera della legna in testa facendolo passare per un incidente.

Rantolo per scendere dal letto e,mentre cerco di recuperare una parvenza di umana coscienza, le tanto agognate risposte arrivano da sole una dopo l'altra.

Sono Diana Martini, quella che ha bevuto troppo ieri sera, davvero troppo... così troppo che addirittura pure il cognome mi è diventato una bevanda a base alcolica!

E sono paurosamente in ritardo per il turno di lavoro.

Mi lancio giù dal letto come un frisbee, inciampando nelle lenzuola in disordine e poi nel tappetino sul pavimento. Tachicardica tiro giù il calendario italiano e trequarti di quello spagnolo a suon di bestemmioni al sapore di Vermut.

'Ben svegliata, YEE-HAW!' mi saluta Miss Issippi, sbucando da qualche tombino della mia mente strigliando forte il suo destriero ugualmente immaginario.

Credevo fosse ancora dispersa chissà dove, invece eccola presente, come sempre da che io ricordi. La mia adorata, fantastica compagna di vita.

La mia cerebro-parassita che si crede un cowboy ai tempi degli stati confederati.

«Buongiorno, voce. Spero che tu stia rene. Stai pane? Ottimo, ora togliti di corno!» brontolo tentando di confondere il lettore. Non ho davvero tempo per le sue sciocchezze,devo andare a lavorare. Carlo, il proprietario della gelateria dove lavoro, non è cattivo, è solo che gli piace portare i baffi stile anni '70, un mantello nero fino alle caviglie, guanti di pelle nera,entrare nelle stanze con una musica drammatica in sottofondo, farsi chiamare Darth Carlo ed, ogni tanto, dilettarsi con qualche profonda risata isterica. A parte questo, è una persona normale.

Una tizia brutta come la peste nera del 1347 mi osserva con espressione intontita dallo specchio del bagno:palpebra cadente, occhiaie viola, pelle sudaticcia, praticamente uguale a Sylvester Stallone dopo la fine di Rocky II.

'Non vedevo un bisonte delle pianure così brutto dalla visita ai terreni fuori dal ranch di Tupelo!' inorridisce Miss Issippi.

Rispondo con un muggito rabbioso, ma non ha tutti i torti, in effetti.

Non mi lavo e mi raso i capelli a zero per non doverli pettinare, ha senso; valuto se truccarmi, ma è tardissimo, quindi rinuncio e pazienza per i bubboni sulla faccia che giocano a scala quaranta.

'Rassegnati. Saresti un cesso palustre comunque.'

Di nuovo la voce mi invade il cervello,come sempre attentissima a puntualizzare ogni mancanza, ogni difetto.

È imperterrita. È imperitura. È la mia compagna di vita che mi costringe a mangiare solo da Old Wild West, a vedere un film Western a settimana ed a scrivere lettere anonime al Presidente degli Stati Uniti chiedendo la reintroduzione della schiavitù.

Certi giorni penso che potrei dare di matto sul serio, ma oggi non ho tempo neppure per questo. Esco dal bagno in groppa al carrello della biancheria, recupero dalla pila di vestiti ammucchiati su una sedia un paio di pinne da mare, un reggiseno di due taglie più grande, un copricapo da apicoltore e mi vesto alla velocità di un razzo missile, con circuiti di mille valvole, tra le stelle sprinta e va! Mangia libri di cibernetica,insalate di matematica e a giocar su Marte va. Lui respira dell'aria cosmica, è un miracolo di elettronica, ma un cuore umano ha. Ma chi è? Ma chi è?

Ufo Robot, Ufo Robot!

Ok, non dovevo farlo, mai perdermi a cantare, accidenti, doppio e triplo accidenti!

La afferro con due dita e la trascino verso di me insieme a un bel cumulo di polvere. Sono quasi pronta,purtroppo per me a quest'ora dovrei essere già al lavoro e non incastrata sotto al letto per recuperare le scarpe.

Afferro la borsa col portafogli e il cellulare e faccio per aprire la porta.

Miss mi ferma con uno strillo di raccapriccio. 'Dove diavolo vai così conciata, comanchero?'

Mi blocco davanti all'uscita. Cosa accidenti vuole, adesso?

'Non puoi farti vedere dai cani nordisti così, YEE-HAW!' insiste.

Mi concentro, non riesco proprio a capire cosa non vada, ecco... poi guardo verso il basso la me stessa in reggiseno che sta per lanciarsi sul pianerottolo delle scale.

Oh, per la miseria impestata di diamanti...

Rientro e raccatto la prima maglietta che trovo, non so nemmeno se sia pulita e, in tutta sincerità, non mi interessa. Meglio un'ascella pezzata oggi che un sussidio di disoccupazione domani.

'Potevi evitare di ubriacarti ieri sera in questi vostri "BAR", bisogna andare in un saloon vecchia maniera, whisky e baldracche!' mi rimprovera Miss Issippi.

«Non ero ubriaca. Sparisci, adesso!» ordino, uscendo finalmente di casa. La testa mi martella come sul punto di esplodere. Lo ero, ubriaca intendo, ma sono cose che capitano, no?

'Una che si ubriaca con l'aria,YEE-HAW!'

«Taci! » ribatto. Lungo le scale incontro il piano che vive al quarto tizio, o un quarto che tizio al piano vive, e questo non è dovuto all'alcol. Il simpatico vicino passa la vita a lamentarsi del fracasso che proviene dal mio monolocale, visto che a quanto pare non è possibile produrre opere in muratura sul pianerottolo comune alle quattro del mattino cantando Highway to Hell a squarciagola.

Certo che la gente è pignola forte.

Proprio a me poi, sono silenziosissima,io.

'Sì, certo. Come un tizio con le convulsioni vestito di campanelle.' commenta Miss.

«Mi annoiavo» rispondo laconica.

Il vicino, uno che assomiglia a Maurizio Costanzo con ustioni di terzo grado in fronte, mi guarda come se fossi appena fuggita da un manicomio. Non lo degno di un'occhiata, sono abituata alle reazioni TOTALMENTE INGIUSTIFICATE della gente davanti alla mia strana abitudine al soliloquio,soprattutto quando gioco con il coltello in metropolitana spiegando ad alta voce come vorrei aprire a metà le persone presenti nella carrozza. Solo perché il resto del mondo non ha a che fare con una simpatica voce dentro la testa che crede di essere un mandriano sudista non significa che io sia pazza.

Credo.  

Spazio del rovinatore
Grazie per aver letto questa nuova storia rovinata dalle mie manine poco delicate! Spero vi sia piaciuta e che vi abbia divertito. Fatemi sapere nei commenti che ne pensate^^

E a te, autrice? Spero che la lunga attesa per questa modifica ne sia valsa un pochino la pena!

Vi saluto dandovi appuntamento alla prossima storia, grazie per le 10K visualizzazioni di questa raccolta!

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