mi sono scavata la fossa con le mie mani
Il demone stava in piedi al centro del suo pentacolo tracciato con il gesso viola e circondato da candele di sottomarca, che l'oracolo odiava perché la cera era di così bassa qualità che ti si scioglieva quasi in mano e quindi passava ore a distruggerle - innervosendosi quando le si sporcavano le unghie ma non potendo smettere - ma non poteva permettersi vere candele per evocazioni. Dopotutto era tutto marketing, quelle andavano benissimo.
La sua pelle era simile al cuoio, di un colore verde marcio, somigliava quasi ad una lucertola, e i brillantini occhi gialli non aiutavano a rendere il suo aspetto meno rettile. L'unica cosa che lo faceva sembrare meno simile a una di quelle creature erano le due corna poste sulle meningi, lunghe circa una ventina di centimetri. Inoltre, se lo si guardava attentamente, si poteva notare che una striscia d'erba percorreva la sua spina dorsale, finendo sulla punta della coda, dov'erano poste delle spine simmetriche tra loro. Guardava la ragazza con impazienza mista ad agitazione e ostinazione.
«Ti ho detto di no! Ho guardato dappertutto, non c'è scritto niente su come evocare la tua paletta da giardino fortunata!» ripeté fermamente Suzuya, guardando il demone negli occhi.
«Ci deve essere! L'ultima volta che sono stato evocato l'avevo! Io non faccio niente senza di lei!» ribatté il demone.
«Kevin, non so cosa dirti, magari l'hai persa...» disse pacatamente l'altra, cercando di farlo ragionare.
«IO NON HO PERSO NIENTE, È COLPA TUA! NON TI IMPEGNI ABBASTANZA!» urlò lui, con voce stridula.
«STO FACENDO DEL MIO MASSIMO!» strillò anch'ella, con una voce ancora più stridula.
Kevin sembrò ammutolito dopo quello sfogo, stupito del fatto che una ragazza così calma potesse fare una scenata del genere.
Dopo qualche secondo di silenzio, Suzuya riprese. «Bene, ora che abbiamo chiarito, non voglio sentire altre urla contro di me, o ti rispedisco nel tuo mondo senza salutarti» dichiarò.
«No, no, va bene, faccio il bravo. Non voglio tornare lì, è un posto orribile! Sai cosa fanno ai demoni giardinieri come me? È come essere un ragazzo ciccione e con i brufoli nelle fanfiction sui Bad Boys! Per favore, fammi restare ancora un po'» la pregò.
«Oh, va bene! Ma solo perché sei uno dei primi demoni che riesco ad evocare» decise.
«Evviva!» esultò, facendo un piccolo salto sul posto e battendo le mani due volte. «Scusami per prima, comunque, ero solo stressato perché ho perso Betty e l'evocazione era la mia ultima speranza. Anche se erano anni che nessuno mi evocava più. Praticate ancora la rotazione biennale?»
Suzuya_rin lo guardò stranita, come se si fosse ricordata qualcosa «Aspetta, hai detto che la tua paletta fortunata si chiamava Betty?» chiese
«Sì, esatto. Nome magnifico, non trovi?» replicò Kevin.
«Per caso ne avevi una seconda chiamata Jessica?» domandò sempre più sospettosa, venendo investita da un lampo di ricordi.
«E tu come fai a sapere di Jessica? L'hai per caso incontrata da Kiko?» il demone era sempre più stranito da quelle domande.
«Un secondo... Bambini!» chiamò «come si chiamava il tizio con le palette? Una cosa tipo Frate...Frallo...Fratac... Qualcuno se lo ricorda?» chiese ai dadi.
Dopo il consueto silenzio, che ormai il narratore dava per scontato essere il tempo in cui loro parlavano, non potendoli sentire nemmeno lui, Suzuya riprese: «Ah, sì! Giusto! Grazie Bill!» esclamò, iniziando.
«Ho incontrato una persona una volta, non aveva un nome, il poveretto era una delle figure che ruotavano intorno ad una delle gemmazioni di Hope, tutti lo chiamavano Fratello. Lui aveva questa paletta da giardino chiamata Betty, e un'altra chiamata Jessica. Grazie a loro sembrava meno assoggettato dal potere della creatura, era uno dei pochi che ho incontrato ad avere un hobby» raccontò.
«Per tutto il maggese che c'è nel mondo! Erano sicuramente loro! Dimmi, almeno le ha trattate bene?» la interrogò speranzoso il demone giardiniere.
«Ha trovato un fidanzato a Jessica, un certo Calum, un bravo ragazzo a parer mio. Quando l'ho lasciato stava presentando Betty ad una paletta molto attraente, credo si chiamasse Heather, o un nome del genere» gli disse.
«Le ha capite in modi che solo io avrei saputo fare! Oh, quale buona sorte! Nemmeno in cento sacchi di semi di papavero se ne sarebbe trovato uno così speciale!» gioì lui.
«Meritava certamente di meglio che essere un personaggio secondario» affermò la ragazza.
«Concordo, cara, concordo. Comunque almeno il mio rastrello quel libro dice come evocarlo? Senza rastrello non posso certamente lavorare!» disse il demone, riprendendo il discorso.
«Un secondo, controllo» Suzuya sfogliò le pagine del libro sui demoni della vecchia sciamana morta da cui aveva trovato i dadi. Nella sua tomba c'erano un sacco di cose apparentemente non maledette che lei aveva preso, quel libro era tra quelle. Finalmente trovò una postilla che faceva al caso suo «Poker d'assi! Ho trovato! E dire che non devo predisporre o disegnare niente, basta qualche parola!»
«Poker d'assi?» chiese Kevin inarcando un sopracciglio.
La ragazza alzò le spalle. «se si può esultare con cose tipo "Bingo" o "Tombola", perché "Poker d'assi" non segue la stessa regola?» chiese retoricamente.
«Stranamente ha senso» ammise lui.
«Certo che ha senso! E ora preparati» avvertì schiarendosi la voce «Salabim Salabarda, a me la mostarda, voglio un rastrello e non un'alabarda!» disse, agitando le mani in gesti che sembravano essere fatti a caso.
Nelle mani del demone si materializzò una sagoma fatta di fiamme, che poi sparirono rivelando un rastro nuovo di zecca (letteralmente fiammante, se ci si permetteva di fare una battuta), che sfumava dal rosso al giallo.
«Wow!» esclamò Kevin osservandolo, per poi farlo cadere di colpo «Ah! Scotta!» si soffiò sui palmi delle mani squamose, munite di piccoli artigli, simili a quelli dei canidi piccola taglia.
«Ehi, vacci piano, sai quanto mi ci è voluto ad evocarlo? Trattalo con rispetto signorino, o ti ridisegno il pentacolo nell'angolo e ti evoco lì! E lo faccio, ve'? Il gesso viola è ancora nuovo!» lo rimproverò.
«Ok, ok, non ti arrabbiare, l'ho fatto cadere per sbaglio» si difese, mostrando la parte delle mani scottata.
«Scusami, sono un po' stressata ultimamente. Comunque che dici? Se ti cancello il pentacolo mi puoi sistemare quell'albero di limoni in giardino?» gli chiese la dama dai mille commenti.
«Ehm... c'è un modo per farlo senza cancellare niente?» domandò il demone, evasivo.
«Perché?»
«Ma niente... Sono un tantino agorafobico... Ma poco, eh, giusto un pizzico» disse.
«Un demone che non vuole uscire dal cerchio di evocazione, pensavo di averle viste tutte dopo gli spettri intolleranti alla gelatina d'uva...» commentò la ragazza «Suppongo di poterne disegnare un altro ed evocati in giardino» propose.
Kevin stava per ringraziarla, ma venne interrotto dal suono del campanello - che in realtà era un triangolo preso in saldo da una banda di circensi - susseguito dall' "avanti" urlato da colei che l'aveva evocato.
La porta si aprì ed entrò nella stanza una ragazza minuta, alta forse solo qualcosa di più di un metro e mezzo, dai capelli castani ricci, gli occhi dello stesso colore. Appena vide l'oracolo aprì le labbra rosa in un sorriso. Portava l'apparecchio su entrambe le arcate, aveva delle piccole stelle che lo decoravano. Quando si muoveva, i capelli mandavano dei riflessi rossi.
Suzuya sorrise a sua volta. «Oh, ciao tizzybizzy! Sei puntuale come un orologio svizzero, vedo. Mi ero quasi scordata dell'appuntamento che avevamo preso, prego, siediti» la invitò. Il demone dietro di lei salutò la nuova arrivata, accompagnandosi con un gesto della mano, che quest'ultima ricambiò.
«Lui è Kevin, non fare caso a lui, non ci darà fastidio» lo presentò, per poi girarsi e rivolgergli uno sguardo che sperò sembrasse intimidatorio almeno in parte. Il più delle volte sembrava un cerbiatto impaurito davanti ai fari di una macchina, ma qualche volta alcune sue espressioni erano convincenti. «Vero Kevin?» calcò quella domanda, nascondendoci una velata minaccia. Le aveva rotto l'ultimo barattolo di marmellata quando era stato evocato, era molto disorientato, e lei se l'era un po' presa, anche perché se continuava ad agitarsi come aveva fatto precedentemente sarebbe rimasta senza barattoli e non poteva tornare a comprarli, il negozio era un labirinto e ogni volta che voleva acquistare qualcosa portava a casa quattro borse di articoli dimenticando l'unica cosa che doveva prendere.
«Non ti accorgerai nemmeno di me» promise il demone.
Dopo la questa rassicurazione, Suzuya tornò a rivolgersi a Tizzybizzy.
«Allora, Tizz, di cosa avevi bisogno? Perché ho lo sconto del venticinque per cento sugli incantesimi che rendono le felpe più calde, l'autunno sta arrivando, sai? Presto ce ne sarà un gran bisogno» le disse.
«Ti ho chiamato perché ho visto che hai aggiunto le evocazioni di demoni ai tuoi servizi» cominciò. Quella settimana, dopo la prima evocazione riuscita dell'oracolo, nella quale aveva conosciuto Geoffrey, demonietto delle danze irlandesi, aveva sparso volantini dappertutto con la sua foto accanto a lui e la scritta "vedete questo demone? Ora posso evocare lui e i suoi amici, alla faccia tua, chiunque-tu-sia che mi prendevi in giro dall'alto del tuo cappello da mago!". Non era certo sfuggito a molti, quei volantini erano volantini in tutto e per tutto: avevano delle piccole alucce con le quali svolazzavano in giro, una chicca che le avevo portato via ore di lavoro, ma erano così carini, sembravano piccoli passerotti che diffondevano i suoi successi. «Volevo chiederti se ne avevi uno che mi potesse fare le faccende domestiche» concluse.
«Dammi un secondo» disse l'altra, iniziando a sfogliare il vecchio tomo impolverato. Capitò in una pagina con il disegno di un demone dalla pelle cerulea e dall'aspetto anfibio, la pelle era lucente (i dettagli erano molto curati, chi aveva redatto il libro aveva fatto davvero un ottimo lavoro) e forse ricoperta di muco, in prossimità degli avambracci cresceva della pelliccia violetta, la stessa che si trovava anche all'estremità della lunga coda ricoperta di squame. «Ecco qua» indicò l'immagine. Kevin si sporse per vederla e fu attraversato da un lampo di riconoscimento.
«Io lo conosco, è Lenny! Al liceo ci nascondevano dai prepotenti insieme! Sono anni che non lo vedo» esclamò.
«Nel mondo dei demoni avete le scuole?» chiese Tizzy, stranita.
«Ma certo! Non è tutto un caos come potreste pensare, non tutti vivono solo di sofferenze mortali, serve organizzazione» spiegò.
«Cosa vi insegnano a scuola? Non vi danno un manuale su come fare i demoni o che so io?» domandò Suzuya.
«Ci sono corsi diversificati in base alle attitudini. Lenny voleva diventare un mostro marino, ma era troppo debole per rovesciare le barche, quindi gli hanno insegnato a pulire i pavimenti. C'erano corsi su come spaventare, inquietare e distruggere emotivamente qualcuno da una parte e corsi di giardinaggio dall'altra» raccontò il demone.
«Un po' come in Monsters University» commentò la ragazza dai capelli ricci.
«Uh, adoro quel film! Il mio preferito è quello verde» esclamò Kevin.
«Ora che so qual è il tuo personaggio preferito, potrei sapere anche se posso evocare qui Lenny senza che rompa niente e poi portarlo a casa di Tizz?» gli chiese Suzuya.
«Non credo. Io e lui siamo diventati amici anche perché condividevamo la stessa agorafobia. Una volta a me si è cancellato il cerchio di evocazione e sono corso a ripararmi dietro una mensola» raccontò.
«Qualcuno dei tuoi amici non è agorafobico?» chiese l'oracolo sarcasticamente.
«Beh... C'è Bob, che è asmatico e poi conosco Charlie, che è astemio ma prepara dei drink incredibili. Gli altri soffrono di ansia sociale e uno ha paura del buio»
«Ricordamidi questo Charlie, ho come l'impressione che lo farò venire qui presto, quando i dadi non saranno in casa» dichiarò Suzuya.
Si sentì un tonfo dietro di lei, poi il rumore di qualcosa che cadeva, sembravano birilli.
«Ehm...» iniziò Tizzybizzy.
«Ignoralo, ci penso dopo» la precedette l'altra.
«Ma io voglio sapere cos'è successo!» affermò Kevin. Suzuya lo ignorò.
«Stavo dicendo: a quanto pare, stando a quello che dice Kev, dovrò evocarlo a casa tua. Oggi non posso uscire, sta per tornare Vessel_of_infinity che ha portato fuori Jerry e Cip e se tarda anche solo di un secondo lo rintraccio e gliene faccio passare di tutti i colori. Ho paura di ciò che potrebbero combinare insieme, quel fantasma influisce sul mio bambino negativamente. Ti serviva proprio oggi?» le chiese.
«No, anche tra qualche giorno va bene» disse lei, grattandosi il piccolo naso schiacciato. Gli amici di Steve dovevano aver messo in atto un'altra faida per chissà quale motivo, la polvere quel giorno era molto agitata. Gli acari probabilmente stavano avanzando su due fronti in quel momento.
«Perfetto, verrò domani mattina. Per il pagamento discuteremo, se Lenny impazzisce e ti rompe qualche vaso lo detrarremo dal prezzo concordato»
«Grazie, Suzy» disse alzandosi e sorridendole.
«Di niente!» esclamò rispondendo al sorriso.
Quando la porta si chiuse Suzuya corse in piedi e si girò verso il disastro.
«I miei birilli! Guarda te! Metto in sicurezza la pila di tag e se la prendono con degli innocenti oggetti da circense!» la caduta di cose dal soffitto stava diventando davvero troppo frequente. Decise che avrebbe raccolto dopo i birilli, si mise invece a cercare la causa di disastro. La trovò sotto uno degli scaffali, insieme ad un occhio di vetro e ad una moneta antica che non sapeva come fossero finite lì. Prese il piccolo mattoncino e lo aprì come stava diventando ormai routine, sedendosi al tavolo.
«Beh, Kevin, sembra che oggi mi assisterai in una challenge» commentò, leggendo il mittente del tag.
«HarleenEPhoenix, e così ha deciso di approfittare del mio senso di colpa verso l'ignorare queste cose. Cos'ho fatto di male, nella vita?» si chiese.
«Eri tu quella che è stata bandita dal regno dei morti per averli offesi?» chiese il demone.
«Sì, e per la cronaca: il buffet del partito dei non morti faceva schifo. Ma non vedo come questa faccenda c'entri con la situazione, sono loro che sono eccessivamente permalosi» affermò la ragazza.
Kevin fece un verso canzonatorio, come a contestare la precedente frase.
Suzuya lo ignorò, leggendo il messaggio di Harley sotto le regole della challenge. «Ti sei scavata la fossa con le tue mani» recitava.
«Che significa?» chiese il giardiniere.
«Che ora per colpa sua ho le mani sporche di terra»
«Metaforicamente, vero?»
«Affatto, guarda» gli mostrò le mani, le unghie erano sporche di fango e i palmi incrostati con i rimasugli dello stesso.
«Ma come...?»
«Prima che arrivassi ho provato a fare da sola un po' di giardinaggio» spiegò «credo di aver ucciso un garofano...»
«Comunque sia ora non interrompermi, che altrimenti non finisco più. Se fai il bravo ti porto in giardino e ti faccio lavorare mentre ti spiego cos'è successo dopo la rotazione biennale» promise.
«C'è scritto: "dovete pubblicare tutte le regole". Adesso lo faccio, sol che ti calmi! Passiamo oltre: "dovete scrivere undici cose su di voi", questa cosa delle cose su di me inizia a sfuggirci di mano. Ma perché undici, i numeri primi sono attraenti?» si chiese iniziando l'elenco.
1) in questo momento sono al campo estivo della mia società di pallavolo, con tutte le squadre divise per annata. Sono a Cesenatico da martedì, resterò fino a sabato. Ho così tanto acido lattico da non riuscire a salire le scale (a Modena la chiamiamo carne greve, e fino a poco tempo fa pensavo si dicesse ovunque).
2) se Evgenij_Demoni_EFP non si sbriga a pubblicare la recensione io rischio di spoilerare tutto da un momento all'altro. Mi sta costando uno sforzo estremo.
3) Ho finito "La ragazza del treno" oggi, dopo due giorni che l'avevo cominciato. Alla fine quello che pensavo essere uno psicopatico si è rivelato l'unico simpatico. Non dibiterò mai più di te, Andy!
4) vedo libri di Ken Follett ovunque, ma non ho ancora capito chi è. Devo ricordarmi di cercare su Google.
5) non so ballare. Quando la gente mi dice "fa lo stesso, balla come sai" o cose del genere non capisce che io quando ballo non nuovo niente, tranne le mani. Io per ballare gesticolo, velocemente e a seconda del ritmo, a volte sembra che suoni un pianoforte immaginario ma non so perché lo faccio.
6) faccio le challenge solo per scrivere l'antefatto. Fino qui ho scritto 26670 parole e ci ho messo tantissimo, ma è un modo per trascrivere le idee che mi vengono nei commenti.
7) adoro fare questo tipo di commenti nelle recensioni: "si diffuse nell'aria come una nebbia dall'odore nauseabondo, impregnava l'aria di malattia, entrando nelle narici delle persone che ne venivano a contatto come le spore di una muffa velenosa. Era arrivata anche lì, ormai era troppo tardi, l'epidemia si era allargata fino a quel luogo ed erano tutti spacciati. Lo sapevano, ma non volevano crederci, le strade erano piene di movimenti frettolosi di gente che correva di qua e di là tenendosi un panno bagnato sulle vie respiratorie, come se questo potesse fermare quella foschia di colore verde rancido che annebbiava la vista e corrodeva i polmoni. Famiglie che provavano a scappare, a mettere in salvo i loro figli, ma nemmeno gli uomini o le donne più forti sarebbero potuti scampare all'imminente malattia. Quella nebbia tossica aveva un nome, che molti sussurravano solo per paura di farlo divenire reale, eppure sapevano che lo era gia. Era arrivato. Lo slut shaming."
"scendevano dal cielo, si infiltravano nelle crepe dei muri e salivano dalle profondità della terra. Erano ovunque, non si poteva scappare. Quelle membrane simili alle foglie degli alberi parevano così innocue, ma appena si veniva sfiorati le si sentiva bruciare come acido sulla pelle, mentre corrodevano i tessuti, facendo urlare i malcapitati e diffondendo nell'aria l'odore di agnello alla brace. Erano stati invasi senza rendersene conto, una lì, un'altra qui, sembrava solo un caso e non avevano mai visto una cosa del genere, non pensavano fosse possibile. Poi sono arrivate le altre, si moltiplicavano esponenzialmente, sembravano conigli in primavera. Non potevi rinchiuderti da qualche parte, ti avrebbero trovato, sarebbero arrivate anche lì. E ora eccole, era la fine, non ci si poteva proteggere. Continuavano a cadere dal cielo, arrivavano sempre più vicine a terra, ed era impossibile evitare di venirne in contatto. Le foto stavano arrivando."
Sotto consiglio di Evgenji li sto copiando sulle note del telefono, ma ne ho fatti circa una decina e ne ricordo solo due.
8) a luglio sono stata due settimane in Inghilterra per studiare. Gabbiani ovunque, uno mi è pure atterrato in testa. Ho preso a mia madre una specie di poster motivazionale con scritto "today I'll be happier than a seagull with a stolen chip". Penso sia una cosa bellissima, se non fosse che i gabbiani sono degli stronzi che appena ti rubano qualcosa ti guardano con superiorità.
9) ho un gatto di undici anni, nato a maggio del 2007. Non so il giorno, perché lo abbiamo adottato: lo hanno abbandonato in una fattoria vicino alla casa che ho a Serramazzoni, lo abbiamo visto e nel tornare a casa ci ha seguito, così abbiamo deciso di tenerlo. Avevo quattro anni ma mi ricordo molto bene quel giorno. Si chiamerebbe Mimino, l'ho chiamato così perché quando vedo un gatto mi viene sempre da dire, con la voce stridula che uso quando incontro un gatto (ho diversi tipi di voci stridule): "Ma mimino! Ciao ciciolo patato!" Eccetera (ogni volta è diverso, ci sono milioni di appellativi che uso per i gatti). Ora che è più grande lo chiamiamo Mimmo. Vi metto un po' di foto perché non ce ne sono abbastanza in questo capitolo:
È così serio perché si offende se gli faccio le foto, di solito non sembra così arrabbiato. Ho più foto sue sul telefono che mie perché ammettiamolo: ha sicuramente più charme lui di me.
10) da quando ho letto una scena in un libro che dovevo leggere per la scuola (in cui uno dei personaggi, un controllore del traffico, faceva il turno notturno, spaventato perché negli ultimi tempi un sacco di gente aveva aggredito dei suoi colleghi. Passava davanti ad una discoteca proprio nel momento in cui un tizio ubriaco scopriva che gli avevano portato via la macchina. Il primo tentava di farlo ragionare, anche perché non era stato lui, ma l'altro non ne voleva sentire e si era creata una folla di persona che incitavano alla rissa. Lo hanno picchiato, urinato su di lui e investito con più di una macchina. Mi sono coperta gli occhi nonostante stessi leggendo e non guardando un film) ogni mia minima voglia di andare in discoteca un giorno, cosa che era già di per sè improbabile, se non impossibile, è svanita.
11) ho appena creato un nuovo personaggio, nei commenti della storia di fanwriter91. Lo amo già come un figlio, anche se non ho ancora deciso il suo nome.
Comunque molte delle cose sul mio personaggio in questa storia, che scrivo nell'antefatto, sono mie vere abitudini. Ovviamente non evocare demoni, ma solo perché non ho abbastanza candele dell'ikea.
Suzuya_rin finì di scrivere, alzando la testa dal foglio. Scriveva sempre con la testa molto vicina al ripiano, tanto che spesso i capelli creavano una cappa che non permetteva agli altri di vedere la sua faccia. Kevin, che stava per chiudere gli occhi dal sonno, si destò.
«Mi hai spaventato!» esclamò.
«Almeno non stavo dormendo» replicò, iniziando a leggere il prossimo punto sul foglio delle regole «"non si può dire di no alla challenge". Non si può dire di no nemmeno ad Harleen, credimi, cara challenge. Mi sono sempre chiesta chi le inventasse, per poi metterle in circolo. Sicuramente una persona diabolica» pensò.
«"dopo essere stati taggati avete una settimana di tempo, altrimenti la persona che vi ha nominato avrà il diritto di affibbiarvi una penitenza". Peppino impastato! Quanto sarà passato?» si chiese, allarmata.
«Da quello che leggo da qui -ringrazia la mia vista a undici decimi per questo- la challenge è di lunedì. Che strano che ti sia arrivato ora il tag, forse piovono quando hai tempo per scrivere» ipotizzò.
«O nel momento meno opportuno. Immagina se mi cadesse in testa mentre sono nella doccia. Potrebbe venire indicata come principale causa di morte nella doccia dopo la penuria di paperelle adesive!»
«La causa principale di morte nella doccia non erano i bulli che ti tendono gli agguati negli spogliatoi?»
«Lì l'unica cosa che muore è la tua dignità» disse la ragazza, ricevendo un segno non molto convinto dal demone. Si accinse a leggere l'ultima regola, doveva taggare quindici persone. «Se solo avessi una moneta per ogni persona che avrei dovuto taggare nelle challenge ora girerei con uno struzzo da battaglia rosa confetto e con una divisa da mago dorata!» commentò «Comunque quelli che ho taggato in questo capitolo possono decidere, bla bla bla, e se volete farmi delle domande sono qui che mi annoio. Kev, mi appiccichi il foglio su quella storia, così poi ti puoi prendere cura delle mie povere piante» disse al giardiniere, che afferrò il foglio e lo mise sulla copertina dietro di lui.
«Finalmente! Voglio inaugurare il mio rastrello nuovo, penso che lo chiamerò Tyson» disse contento.
In quel momento si udirono delle voci fuori dalla porta.
«Jerry, puoi spiegarmi come fai a barare a giochi che nemmeno conosci?!» era la voce di Vessel. Dovevano finalmente essere tornati.
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