I will reach inside just to find my heart is beating
Lo studio era di nuovo buio, come la maggior parte delle volte, dopotutto, ma questa volta solo perché era notte. Anche perché non c'era elettricità e chi aveva progettato la casa aveva messo troppe poche finestre, ma soprattutto perché il crepuscolo era passato da quasi un'ora. Fortunatamente la tessera fedeltà di "Max Candle, Candele & Lumini" dava diritto ad un venti per cento di sconto su tutti i prodotti (eccetto le candele personalizzate con le iniziali, ma tanto quasi nessuno le comprava, se non le coppiette di futuri sposi, e la ragazza non era più invitata a nessun matrimonio dopo tutti i casini che aveva combinato. E non ci voleva nemmeno andare, dopo che il re della contea immaginaria le aveva proposto di sposarlo e lei, che non stava ascoltando e aveva sentito solo "che ne pensi?", aveva risposto con "sì, buona idea, tutto quello che vuoi"), che era un bel po' se ne compravi tante quante ne servivano all'oracolo.
Purtroppo quelle alla citronella erano finite, quindi ora la stanza era invasa dal profumo di lavanda. Visto che Suzuya al buio non vedeva quasi niente, ce n'erano così tante che l'odore sarebbe rimasto pregno nelle pareti per almeno un mese, ma questo era un male solo se odiavi quell'essenza. Questo era anche il motivo per cui Ian Occhio di Falco aveva preferito infestare una teiera nel negozio di antiquariato di Pelia Faccia di Prugna piuttosto che stare nella stanza (e lui affermava sempre che il viso di Pelia gli faceva impressione).
Sul tavolo, in mezzo alle macchie di inchiostro e ai fogli accartocciati e spostati da un'altra parte, Suzuya_rin stava finendo di scrivere lettere e numeri con l'inchiostro rosso su una tavolozza da pittore di legno. Vicino all'oggetto vi era un libro, aperto su una pagina dov'era disegnata una tavola ouija.
«Ho quasi finito, menomale che sono versatile quando mi annoio» commentò soffiando sopra l'inchiostro in modo che si asciugasse.
«Il lato positivo di essersi arrangiati senza spendere per una vera tavola ouija è che gli spiriti maligni seri non si degnerebbero nemmeno di considerarla» disse, prendendo un bicchiere di plastica trasparente.
«O chiunque stia ascoltando» invocò, per poi interrompersi e girarsi verso i dadi, che stavano osservando, posti di fronte a lei, sul ripiano «Sì, sono sicura sia quello che devo dire. No, non ci sono scritte le esatte parole da usare. Potreste lasciare i commenti e le domande a dopo, quando questo sarà un successo o un fallimento?» chiese. Dopo un secondo di silenzio, l'oracolo annuì e tornò a quello che stava facendo.
«Spiriti di ogni dove, se siete annoiati quanto me, vi prego: manifestatevi attraverso il sacro bicchiere di plastica cerimoniale per fare due chiacchiere!» esclamò, sollevando in aria il boccale con una mano, per poi riporlo sul buco della tavolozza, che aveva preso in prestito da suo nonno.
Aspettò in silenzio qualche segno, guardando il bicchiere e tenendo le braccia incrociate. I dadi parlarono di nuovo, costringendola a rompere il silenzio. «No, quella cosa di tenere le mani sul puntatore è solo per fare scena, agli spiriti non servono le mani e alcuni sono per giunta germofobi, quindi non approvano questa tecnica. Ora potreste lasciarmi fare il mio lavoro, senza insinuare che non funzionerà mai? Se non parlo con qualcuno di nuovo ogni giorno rischio che la gente inizi a mormorare che mi sono rammollita» sussurrò per fare meno danni possibile, il libro diceva infatti di stare in silenzio di finché la presenza non si fosse mostrata.
In quel momento il bicchiere iniziò a spostarsi verso la parola "ciao", una delle poche parole, insieme a "sì", "no" e "vorrei un toast al formaggio", che aveva scritto per risparmiare tempo.
«Ciao anche a te, grazie di aver risposto alla mia chiamata, ancora un po' e avrei ripreso il puzzle che ho lasciato incompleto quattro anni fa. Sono suzuya_rin, e tu sei?»
Dopo quella domanda, un pappagallo andò a posarsi sulla finestrella dello studio, lasciata aperta.
«Stocazzo!» gracchiò.
Suzuya gli rivolse un'occhiata truce.
«Sciò, vai via, non farmi prendere la scopa! Ho già detto al vecchio Gisbert che non voglio i suoi pappagalli impertinenti in casa, mannaggia ai pescetti!» esclamò, cercando di scacciarlo.
Ottenne solo di farlo spostare di qualche centimetro a destra. «Vai a farti fottere, CRAH!» disse di nuovo l'uccello, per niente intimorito.
«Scrofa baffuta, quel maledetto eremita mi manderà ai matti» commentò esasperata «Gisbert! So che mi senti! Un giorno ti farò passare quel sorrisetto compiaciuto! Ti dò la mia parola!» urlò, sporgendosi dalla finestra.
«CRAH, aspetta e spera!» disse di nuovo il pappagallo.
«Mi hai stancato tu!» prese dalla tasca un biscotto rinsecchito «Lo vuoi un biscottino?» chiese al volatile, ricevendo un verso come risposta. «Vallo a prendere!» esclamò, lanciandolo dalla finestra. Lui volò via, nella direzione dove l'aveva lanciato, permettendole di chiudere la finestra.
Tornando a sedersi, si rivolse alla tavola spiritica: «Scusa l'interruzione, ho litigato con l'allevatore di pappagalli settimane fa e da allora non mi lascia in pace. Dicevamo: qual è il tuo nome?»
Il recipiente di plastica si spostava lentamente, mentre passava sulla lettera M, poi su O, L, L e infine sulla Y.
«Molly? Bel nome! Allora, Molly, cosa ti porta a bazzicare per questa tavola ouija di fortuna a quest'ora?» le chiese.
«"Sto... aspettando... la... mezzanotte... per... giocare... a... beerpong... con... dei... miei... amici"» lesse «Cavolo quanto ci si mette per leggere una sola frase, capisco perché non lo faccia quasi nessuno» commentò.
«Sai, anch'io ho degli amici che oggi hanno lo stesso programma...» iniziò, pensando poi che non poteva essere solo una coincidenza. Dopotutto, quanti erano i fantasmi che giocavno a beerpong, in quei tempi?
«Conosci per caso qualcuno chiamato Jhonny il Mastodontico?» le domandò.
La risposta fu affermativa.
«"È... con... lui... che... oggi... devo... giocare... oltre... a... Cip... e... Ian..."» scrisse la presenza.
«Quindi tu devi essere la famosa Molly la Tracanna Birre! Mi parlano sempre di te! Mi raccontano sempre di come potevi battere a braccio di ferro qualsiasi cliente del bar» esclamò. Lo spostamento del bicchiere si fece più veloce, sembrava quasi più concitato, talmente tanto che Suzuya quasi non faceva pause mentre leggeva.
«"Sì, sì, sono io! Bei tempi erano quelli"»
«Beh, sono felice che tu sua qui a farmi compagnia, tra poco i miei figli andranno a dormire io non so mai che fare e inoltre hanno sospeso le repliche di Bones a quest'ora. Che ne dici di-» iniziò Suzuya, ma venne interrotta dal bicchiere che ricominciò a muoversi.
«"UPS... devo... andare... se... perdo... il... prossimo... buco di trama...non.... arriverò... mai... alla... convergenza... in... tempo... Ciao... è... stato... bello"» e, detto (o, meglio, scritto) questo, si sentì uno sbuffo di vento, che spense alcune candele e fece cadere il recipiente di plastica a terra.
Suzuya guardò i dadi: «Voi finite a letto, dovete andare a dormire ora» disse, mettendoli in diverse scatole di fiammiferi foderate.
«A quanto pare sono di nuovo sola» commentò l'oracolo, guardandosi intorno e riaccendendo le candele con una di esse su cui ancora bruciava una fiammella.
Siccome quando non sa cosa fare Suzuya scaccia la noia con il cibo, decise di farsi una cioccolata calda. Certo, la beveva fredda, però nessuno l'ha mai chiamata "cioccolata fredda", quindi per comodità si atteneva al nome usuale.
Dopo aver versato la busta di preparato nella tazza e averci aggiunto il latte, sentì bussare alla porta, proprio mentre stava mescolando la bevanda con una bacchetta magica, ovvero la prima cosa somigliante ad una bacchetta cinese che le era capitata sotto tiro (una volta ne aveva prese due e le aveva usate per mangiare i ravioli, la salsa di soia ad un certo punto era diventata aceto, ma era comunque stata un'esperienza interessante).
«Possibile che abbia qualcosa da fare solo dopo aver trovato qualcos'altro con cui tenermi impegnata?» si chiese mentre andava ad aprire.
«Oh, ciao Passante!» esclamò «Che è successo? Oggi non è il giorno in cui dovevamo rinforzare l'incantesimo che ti tiene al sicuro. C'è qualcosa che non va?» chiese.
«No, no, quello funziona benissimo, anche se a volte è come stare dentro una gigantesca palla per criceti... Piuttosto, questi hanno sfondato il tetto di casa mia oggi, penso siano per te...» disse, porgendole tre familiari mattoncini.
«Sì, quasi sicuramente... Strano che siano stati mandati a te, forse hanno sbagliato indirizzo»
«O forse in casa tua non c'era più niente da distruggere cadendo dal soffitto, ho sentito che è così che funziona» suggerì il Passante.
«In effetti l'ultimo demone che mi ha pulito casa ha fatto un ottimo lavoro con quelle fatture protettive... Vedrò di toglierne qualcuna, cosicché tu possa non preoccuparti di ulteriori cose che distruggono casa tua»
«Io e la Cavalletta te ne saremo grati»
«A proposito...» esordì Suzuya «Dov'è la Cavalletta?» chiese, e entrambi si guardarono intorno, senza un preciso motivo.
Molto lontano da lì, oltre l'atmosfera, oltre l'universo e alcuni dicono persino oltre il confine della trama stessa (ma noi prenderemo in considerazione la teoria più accreditata, quindi ci fermeremo all'interno del suo tessuto) stavano degli esseri dalla pelle che sembrava essere lo specchio del cosmo, sulla quale spiccavano tutte le parole pronunciate in qualsiasi lingua mai inventata, vagamente umanoidi ma dagli occhi che contenevano tutte le storie mai create e ancora da scrivere. Sembravano bambini seduti a raccontarsi storie, ma i Narratori, che si erano originati con la trama come matrice, vivevano da tempo immemore, poiché alle origini di ogni civiltà stavano i racconti che placavano la sete di conoscenza e la paura dell'ignoto.
«Sul serio? Vuoi cambiare scena e passare al punto di vista della Cavalletta? Non possiamo descrivere una scena di combattimento dell'agente C, siamo qui da troppo tempo!» esordì una delle entità, interrompendo la narrazione dell'altra.
«Infatti, io comincio ad essere stanca...» si associò un'altra.
«Com'era prevedibile, Miranda, dopotutto crei favole per la buonanotte» si intrometté un altro.
«Sta zitto, Jeremy, anche tu ti lamenti del fatto che i turni di Michael siano troppo descrittivi» ribatté la diretta interessata. Non avevano distinzioni tra il genere, ma si erano dati i nomi che più piacevano loro dopo averli sentiti dagli umani.
«Ragazzi, non è colpa mia» si difese Michael «il lettore ha bisogno di un contesto»
«Il lettore si addormenta se continui così, e anche noi. Quindi direi di saltare il colloquio con l'O.S.B.A. per oggi» consigliò un'altra delle creature.
Michael sembrò ruotare i suoi occhi biancastri, portali che quando raccontava facevano nascere immagini al loro interno e creavano mondi.
«D'accordo, però la prossima volta che tocca a me ci metto tutti i cambi di scena che voglio»
Tornando in quel piccolo spazio che era utilizzato come studio, cucina, casa, laboratorio, archivio e per qualunque cosa Suzuya fosse troppo pigra per cambiare stanza per farla, ormai proprio lei, rimasta di nuovo sola e preparato il materiale che le serviva per rispondere al contenuto di quelle piccole scatole che le erano state consegnate, leggeva la prima challenge, mentre beveva la sua cioccolata fredda.
«Vediamo un po', primo tag...» mormorò prendendo la challenge e leggendone la data. Quando la vide, quasi sputò la bevanda su tutto il tavolo «Quindici settembre?! Ma come-» iniziò, ma un bigliettino cadde da dietro il foglio. In penna blu e in stampatello (l'universo aveva una scrittura molto disordinata, il suo corsivo somigliava più al testamento di una gallina epilettica), c'era scritto "Non avresti comunque risposto prima...".
«Su questo ti do ragione, universo, sei stato gentile a risparmiarmi i sensi di colpa» commentò. Ovviamente, siccome circa due persone la taggavano, quella le era stata assegnata da Vessel_of_infinity.
Visto che non aveva voglia di leggere ad alta voce le regole senza pubblico, prese subito a scrivere.
1) si può chiedere alla persona taggata la sua opinione su qualcosa che voi scegliete, di qualsiasi categoria
Ed è per questo che siamo qui, quindi procediamo.
2) potete accettare come non farlo sta Challenge, se l'argomento che vi chiedono non vi piace
Se non sei soggetto a sensi di colpa sì...
3) non esiston limiti di tempo. Puoi farla subito come puoi farla tra tre anni.
Ti voglio bene, Vessel, so che sapevi che non l'avrei fatta entro un intervallo di tempo relativamente corto.
4) puoi decidere quante persone taggare, oppure non taggare nessuno
Che bello quando chi crea le challenge comprende come va realmente quando bisogna farle.
5) il titolo della Challenge deve essere una lyric di una canzone.
Ok, mettiamo un secondo la riproduzione casuale...
Ok, fatto, provate ad indovinare la canzone.
E quindi ecco a voi l'opinione. Cosa me pensate di coloro che non accettano la libertà di espressione?
Premetto che io penso che chiunque debba poter esprimere la propria opinione, purché questa non inciti all'odio e alla violenza e non violi alcuna legge. Detto questo e applicando la mia riflessione ai casi in cui l'idea in questione non rientri in questi casi, certe persone mi fanno paura, perché pensano che la loro opinione valga più di quella degli altri, e sono chiusi ad altre opinioni diverse dalla loro. Ed è passato troppo tempo da quando ho pensato a come rispondere totalmente, quindi mi spiace, ma non me lo ricordo più.
«E una è fatta, l'altra non c'è scritto da chi provenga, ma dopotutto è passato più di un mese... Procediamo, che ho sonno»
1. metti la foto della tua schermata di blocco.
Arrivo, devo trovarla.
2. metti la foto della tua schermata home.
Come vedete sono molto singolari e complessi... Se metto qualcosa di troppo complicato mi confondo, tanto non mi accorgo nemmeno di averlo, a volte.
3. chi è il/la tuo/a migliore amico/a?
Se scrivo un nome, trascuro l'altro, potrebbe scoppiare una guerra e io non voglio decidere, quindi ciao.
4. canzone preferita?
*Fissa il vuoto* cambia rispetto a come mi gira, il mio gruppo preferito sono gli imagine dragons, però.
5. ti piace la pioggia?
Certo, anche se a volte se è troppo buio la mia produttività cala. Però adoro il Petricore.
6. tagga persone a caso!
Non dirmi cosa fare.
«Sto concentrando tre challenge in una, ma o questo o niente. Numero tre, prego. Penso anche questa sia di Vessel, ma non ne sono sicura»
1) Nome
Mi chiamo Esperia, e sono l'ultima delle procrastinatrici. Un tempo eravamo tante, ma poi il nostro ecosistema ha cominciato a morire e per salvarlo avremmo dovuto fare la stessa cosa tutte insieme. Pensavamo di avere tempo, ma alla fine abbiamo rimandato troppo. Nessuna poteva mai, sembrava di vedere Catilina che organizzava una rivolta. Ho finito per non fare altro che bere, finché ho dimenticato persino come prendermi una vacanza dalla vacanza. Non bevo da due ore ormai, non piango da tre e mi sento ben- *muore*. Sto bene! È stato uno svenimento momentaneo!
2) dì 4 fandom
Shadowhunters, Hyperversum, Hunger games, Maze Runner e posso continuare. Chissà perché proprio quattro.
3) Tagga 13 persone
Scherzi, vero? Sai quanta fatica spedire tutti quei tag?!
4) Hai visto Undertarle 2 (Io no rip-)
Non so nemmeno cosa sia, scusate...
5) Di 2 nomi (a caso)
Adalardo e Maramros.
6) Di 3 Youtuber
Non ne ho idea, non vado praticamente mai su YouTube.
7) Sei normale?
Tutto è relativo.
8) Hai sorelle/fratelli?
Ho un fratello più piccolo che mi odia.
9) Odi qualcuno?
Non riesco neppure ad arrabbiarmi senza scoppiare a piangere, e mi sono arrabbiata circa tre volte nella mia vita. Non credo di essere in grado di odiare qualcuno, non odio neppure il tizio che mi ha aggredito, non ci riesco. Ho paura che lui torni, ma non lo odio.
«Siamo andati a velocità doppia del normale, ma ci siamo. Ho saldato i miei debiti, posso andare a dormire. Buonanotte, chiunque stia ascoltando»
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