Inaspettato
Amare un ricordo è come amare un fantasma.
Amare è infinito, ne passato, presente o futuro. Ma al tempo stesso è tutti e 3.
Quel giorno d'inverno, in quel maledettissimo anno, mi sono chiesta spesso a cosa tu stessi pensando quando posasti i tuoi profondi occhi neri sul mio viso ignorando gli occhi indiscreti della folla. In mezzo a tutta quella gente tu notasti me e i mieiocchi. Turbati e curiosi.
Mi chiedevo cosa vedessero i tuoi dustruttivi occhi neri tendenti al blu.
Ora soffro un po' di nostalgia a pensare a quei giorni, ma infondo la nostalgia è chiedere 'ancora' al passato, non trovi?
Ma diciamocelo, ancora dopo tutto questo tempo a malapena sappiamo quello che vogliamo e cosa stiamo cercando. Infine, dopo tutto il tempo perso, tutto si riduce alla persona a cui penso prima di cadere tra le braccia di morfeo.
Ricordo bene alla fine quel giorno cosa accadde, mi sentii stregata e cercavo i tuoi occhi li dove non li avrei mai trovati: negli occhi degli altri.
Accumolo ancora ricordi come se non avessi altro nella vita, emozioni scritte sopra un libro che a stento leggerò ancora a cuor leggero.
Aspetto ancora lo stesso autobus li dove tempo addietro ti trovai seduta su quella panchina mentre leggevi un libro dalla copertina r ossa. Ti ricordi?
Ti rividi, presi coraggio e mi sedetti vicino a te, accantonai la mia gentilezza ruvida e trattenni il fiato. Eri bella da rendere superfluo il resto. Brillante e distruttiva: un uragano.
Mi guardasti e io non trattenni l'imbarazzo.
Ti presentasti sorridendo, il tuo nome era 'Phebe'. Io combattevo l'impulso di accarezzarti per vederese ti saresti sciolta oppure a congelare sarei stata io.
Pronunciai il mio nome 'Èlena', pronunciato da te era quasi più bello.
Mi invitasti a casa tua per conoscerci meglio, fuori nevicava e io volevo sfiorarti con tutta me stessa.
Bevemmo fino a ubriacarci e i tuoi capelli corvino brillavano
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