16
Il suono della sveglia a trapanare le orecchie, a rimbombare come tamburo sulle tempie, riempie la stanza disturbando il mio sonno. Sollevo la testa appesantita, scosto il groviglio di capelli sulla faccia allungando poi il braccio verso il comodino per spegnerla. Allo stesso tempo, non sentendo alcun lamento, mi volto di scatto. Il mio cuore perde un battito perché accanto a me non c'è nessuno.
Sul cuscino: una piccola rosa e un biglietto in una carta azzurra che odora di biscottini al limone. Leggo con un occhio solo stropicciando l'altro.
"Buon risveglio,
Prenditi cura delle mie rose e ti prenderai cura di me.
Grazie per la dormita. Sei come vitamina per la mia vita.
- MisterX".
Annuso il cartoncino e prima ancora la rosa sorridendo come una bambina. Recupero il telefono per chiamargli.
«Buongiorno. Dormito bene?»
Mi alzo a metà busto dal letto. La coperta aggrovigliata intorno al corpo. «Come un sasso. Ultimamente dormo sempre così. Sto recuperando il sonno perso. Tu come hai dormito?» Chiedo con voce impastata dal sonno mentre fremo dalla voglia di fargli gli auguri. Tengo legata dentro ogni reazione, organizzando mentalmente la giornata e la sorpresa che spero possa piacergli e, principalmente regalargli un momento felice. Non sembra averne avuti poi così tanti negli ultimi tempi.
«Magnificamente. Neanche a me succedeva da tempo. Sei un toccasana!»
Sorrido. «Non ne dubito. Però sono indolenzita», mi lamento stiracchiandomi.
Ride di ottimo umore. «Colpa mia», ammette in fretta e lo immagino con le mani in avanti. «Ti costringo a dormire attaccata a me.»
Sto già negando come se mi vedesse. «No, è piacevole essere abbracciati e sentire meno freddo dentro. Grazie per la bellissima rosa. Me ne prenderò cura immaginando che sia tu», alzandomi la sistemo dentro il vaso insieme alle altre tre ancora radiose. Quando mi avvicino il profumo che emanano è paradisiaco.
«Non ne ho alcun dubbio. Hai impegni oggi?»
Mi sento in colpa per le bugie che dovrò inventare, pur essendo sabato, per tenerlo lontano. «In realtà, si. Ho del lavoro da fare oggi e ho una riunione con alcune amiche del web.»
«Bene, vorrà dire che mi terrò impegnato anch'io.»
Mordo il labbro. «Avevi in mente qualcosa?» apro il portatile controllando i video degli ultimi due giorni trascorsi tra: lavoro alla villa, amiche e casa insieme a lui. Soprattutto, controllo che Emerson sia pronta ad aiutarmi. Le scrivo un messaggio.
«Pranzo insieme, una piccola gita, un film questa sera... cose normali e noiose. Capisco se preferisci uscire con le amiche a prendere aria visto che con me non puoi.»
Mi sento maggiormente in colpa. «No, ma avevo promesso che sarei stata con loro. Però magari questa sera potrei venire da te», propongo leggendo la risposta di Emerson che, è sveglia. Non solo lei, anche Natalie e Beverly sono pronte ad aiutarmi. Questo mi risolleva il morale. Mi sento euforica.
«Nel mio appartamento?»
«Se ti va porto plaid e film e ce ne stiamo comodamente accoccolati, al caldo.»
«Porta solo te stessa. Allora... ti lascio alle tue cose», dice in parte deluso.
Non deve capire niente. Non deve neanche avere il dubbio del mio piano per fargli una bella sorpresa. Devo essere naturale.
«Passa una buona giornata», replico.
«Ciao», saluta in un sussurro.
«Ciao», riaggancio.
Scendo in fretta di sotto cercando di tenere a freno ogni sensazione. Mi blocco. In cucina trovo una scatola verde acqua con un fiocchetto argento. Mi avvicino cauta. Sollevo il coperchio e dentro trovo una ciambella con granella al cioccolato bianco e ripieno al fondente e un bicchiere di caffè.
"Caro MisterX,
Sei davvero incredibile!
Grazie per la colazione. Non dovevi perché inizio ad abituarmi a queste attenzioni.
Potevi rimanere, mangiare con me il primo pasto di questa giornata piena. (Cattivo!)
- B".
"Cara B,
Mangia. Nessun dovere, solo piacere. E grazie sono io a doverlo dire, mi hai regalato un po' di riposo davvero utile. Cattivo?
Purtroppo dovevo fare delle cose ma recupereremo stasera. Promesso.
- MisterX".
Dopo avere fatto colazione totalmente immersa nel silenzio, metto in ordine tutto quanto andando a fare una doccia.
Fuori di casa, attendo impaziente che arrivino le ragazze. Quando le vedo arrivare sull'auto di Emerson, mi rilasso.
Salgo e subito Beverly mi abbraccia tenendomi stretta al petto. La sua pelle odora tanto di crema solare. Oggi indossa un cappotto peloso fucsia che rischia di soffocarmi, blu jeans e un top semplice sotto. Immancabili i tacchi alti. La cosa più vistosa però, si trova sulla sua faccia. Ha truccato gli zigomi usando un illuminante che, risalta parecchio sulla sua carnagione scura.
«Non ci vediamo da una vita», dice continuando a tenermi stretta affettuosamente.
Emerson le scocca un'occhiata brutale dallo specchietto retrovisore abbassando la montatura rotonda rosa. «Lasciala andare o ti spezzo le braccia. Lei non è tua!» ghigna stringendo la presa sul volante.
Beverly continua a tenermi stretta. «Mi sei mancata», guarda poi Emerson. «Gelosa di questo biscottino bianco, eh?»
Natalie ride chiudendo lo specchio dopo essersi truccata in auto. «Cioccolatino al latte ovvero Bambi, ci frutta un bel guadagno e ci serve se vogliamo continuare a divertirci e a sorprenderci quando all'improvviso arriva qualcuno a trascinarla via dallo schermo», esclama mostrando il telefono con le immagini del mio video. «Davvero, come diavolo hai fatto? E stato tipo: Uau! Incredibile! Eccitante!»
Alzo le spalle ricambiando nel frattempo l'abbraccio di Beverly. «È entrato nella mia stanza mentre stavo iniziando a registrare ed è riuscito a distrarmi», sorrido come una stupita al ricordo di quell'emozione, di quell'eccitazione palpabile nell'aria. L'elettricità di cui si è caricata prima di quel bacio che ha cambiato tutto.
«Credimi, non era mai successo che un video così semplice suscitasse così tanta attenzione. Hai un modo di esporre la sensualità tutto tuo. Fattelo dire.» Beverly afferra il telefono rimettendo la piccola sequenza del video in cui si nota chiaramente la mia sorpresa, la scossa che mi attraversa depositandosi sul basso ventre e poi quel bacio che cambia tutto.
Natalie si sventola con un depliant preso dalla tasca dello sportello, proprio sotto il bracciolo. «Non capisco perché non vuoi farti vedere in faccia. Sei così bella...»
«Non ne ho il coraggio e preferisco rimanere anonima. Tu piuttosto, hai davvero coinvolto tuo marito?»
Sorride radiosa. Oggi i suoi capelli corvini sono attraversati da colpi di luce blu. Sono legati dietro da un fermaglio a farfalla pieno di lustrini. Indossa un maglione blu elettrico, jeans e scarpe comode con un tacco abbastanza grosso. «Certo. Prima o poi doveva provare per capire quello che faccio, anziché continuare a giudicarmi e a spassarsela nel frattempo alle mie spalle. L'ho beccato in camera da letto mentre guardava i nostri video e... immaginate il resto. Così gli ho fatto assaporare la frusta. E gli è piaciuto così tanto che questa sera filmeremo un altro video. Uno di un certo tipo», esclama ghignando. «Soprattutto avremo del tempo per noi, visto che i bambini dormiranno dalla nonna.»
«E tu invece?» Chiedo ad Emerson, l'unica rimasta zitta fino ad ora.
«Io ho una cena importante. Cioccolatino vuole parlarmi», risponde nervosa e con voce stridula.
Non è da lei, mi dico osservandola attentamente. Le altre, notando la stessa cosa, smettono di ridere e parlare. Io mi sporgo dal sedile. «Ti chiederà di...»
Sta già annuendo. «Ne abbiamo discusso», dice continuando a guidare con calma.
«Sul serio? Quando? Non dirmi mentre realizzavate quel video», Natalie guarda di traverso Emerson. «Ti sei decisa, finalmente!» esclama come una che la conosce bene dopo un brevissimo silenzio.
Io e Beverly ci facciamo attente. «Che significa?» Chiediamo entrambe una spiegazione.
«Emerson ha avuto paura la prima volta.»
«L'hai lasciato?» Beverly sembra sconvolta, la mano sul petto, le labbra a forma di "o".
«Si. Non ero pronta a legarmi a qualcuno. Ero giovane. Adesso però ho capito che è lui e questa volta non scapperò. Anche se devo ammettere di essere nervosa. Mi piacerebbe avervi con me, a cena. Ci saranno i nostri genitori», mette la freccia.
«Io sono libera», replica Beverly. «Ma odio le cene di famiglia», arriccia il naso sopprimendo un ricordo negativo.
«Se ne avete discusso e siete di comune accordo, presumo che andrà tutto bene», le poso una mano sulla spalla e lei mi dedica un lieve sorriso nascondendo la paura dietro la montatura a specchio.
«Vi invierò le foto dell'anello», dice infine rilassandosi. «Sempre se cioccolatino, che per inciso ha un nome ed è Brian, non si tirerà indietro perché ha paura di un altro rifiuto da parte mia.»
«Rassicuralo», interviene Natalie bevendo un sorso del suo caffè.
«Non sarà facile. Sai benissimo come sono andate le cose quella sera.»
Natalie ci ripensa annuendo. Nessuna delle due intende continuare a parlare dell'argomento quindi io e Beverly non facciamo domande.
Ci fermiamo in una zona privata camminando per circa un isolato per raggiungere il primo negozio di articoli per party e compleanni.
Appena entrate, prendiamo un carrello ciascuno dividendoci, dirigendoci ognuna verso la corsia che intende esplorare.
Gironzolo tra i vari reparti cercando qualcosa per abbellire una stanza per Travis. Sfioro le bandierine, le scritte, ma mi sembrano scontate e poco consone al suo stile. Sospiro mordendomi il labbro. In queste cose mi rendo conto di essere un'estranea per lui. Non so neanche come reagirà ad una sorpresa. Non so nemmeno se gli piacciono le feste di compleanno o se le detesta.
«Non hai trovato niente?» chiede Natalie interrompendo i miei pensieri.
Gli occhi si posano sul suo carrello. Lo ha già riempito di articoli per il compleanno del figlio maggiore.
«Non c'è niente di adatto a lui. Non so, che cosa realizzi per un uomo che ha già visto tutto? E se detesta i compleanni?»
Natalie mi guarda con dolcezza. Camminiamo lungo il reparto mentre l'aiuto a cercare la cialda giusta per la torta che intende preparare in casa per suo figlio, amante dei supereroi. «Non ha tutto come credi. Quello che ognuno di noi vuole è quello che non abbiamo mai avuto. Davvero non ti viene niente in mente?»
Rifletto sulle sue parole. «È un ottimo consiglio», dico con meno angoscia dentro, credendo di avere trovato la soluzione. «Grazie!» aggiungo abbracciandola.
Esco velocemente dal negozio dopo avere detto loro di aspettarmi davanti al piccolo centro commerciale.
Qui vicino, conosco una pasticceria dove il proprietario, crea torte spettacolari.
Entro nella piccola bottega che odora di buono. Cacao, caffè, crema al pistacchio. Le pareti sono di un azzurro carta da zucchero con delle nuvole decorate finemente. Tre tavoli in legno bianco in cui potere sostare per un assaggio prima dell'ordine. Un bancone e una vetrina meravigliosa, piena di dolci.
Saluto il pasticcere che, riconoscendomi, mi accoglie con dolcezza e stupito. «Bambi, ti trovo bene. Sei cresciuta parecchio. Cosa posso fare per te oggi?»
«Posso ordinare una torta per questa sera?» lo guardo speranzosa.
«Possiamo realizzarne una, si. Hai qualche idea?»
Gli mostro la foto della torta che ho in mente e lui abbozza qualcosa su una pagina del blocchetto che tiene accanto al registratore di cassa. «Perfetto, dove la spedisco?»
Scrivo sul foglio. «A questo indirizzo andrà bene. Non dopo il tramonto. Grazie ancora per la disponibilità», sorrido grata.
«Figurati. È sempre bello rivedere qualcuno del mio quartiere.»
Annuisco uscendo dalla pasticceria.
Mi sento più leggera. Spero davvero di sorprendere Travis con il mio gesto. Lui ha fatto tanto per me e in qualche modo mi sento in dovere di ricambiare. Non potrò mai uguagliare la sua dolcezza e disponibilità ma voglio davvero regalargli un momento unico, che magari ricorderà con piacere e un sorriso.
Tornando indietro, trovo ancora le ragazze impegnate con gli acquisti in negozio. Meno agitata, ne approfitto per trovare le candeline e quello che serve per una piccola festa a sorpresa, compresi gli snack.
Infine, avendo un po' di tempo, chiamo uno dei negozi con cui sto lavorando per ricevere dei campioni di colore e dei volantini che mi serviranno per scegliere l'arredamento della villa.
«Abbiamo tutto?» chiede Emerson una volta essere tornate in auto dopo avere fatto anche shopping. Voltandosi nota le buste e tutte noi eccitate come bambine.
«Hai trovato quello che serviva?» chiede Beverly sbirciando dentro i miei sacchetti più che curiosa.
«Si», mi sento positiva e serena. «Spero gli piaccia quello che ho in mente.»
«E questo?» solleva uno degli acquisti personali.
Lo nascondo. «Mi serve per il lavoro», la ammonisco divertita.
«Certo, certo», replica ammiccando, guardandomi con malizia.
«Ti starebbe bene addosso qualcosa con dei dettagli in stile leopardato. Per questa ragione, ti ho preso questo. Magari quando farai il prossimo video, mi penserai», dice passandomi un regalo.
Lo scarto trovando due completi intimi leopardati davvero belli e personalizzati. Uno maschile e uno femminile.
«Oh, grazie sono davvero belli!» l'abbraccio.
«Figurati. Sarai davvero sexy con questo addosso», mi fissa leccandosi le labbra.
«Sta attenta, a Beverly piacciono anche le ragazze come te», esclama Natalie.
Rido. «Lo terrò a mente.»
Ci fermiamo a pranzo in un ristorante fuori dal centro caotico. Una zona davvero tranquilla anche se piena di persone pronte ad accaparrarsi un posto a sedere. Il piatto forte è la lasagna visto che il locale è italiano.
Le pareti qui sono tricolore. La bandiera sventola attaccata all'asta. I tavoli sono in legno arricchiti da tovaglie e vasi con fiori profumati. I camerieri, quasi tutti italiani, vedendoci arrivare, si divertono a lanciarci sguardi e qualche provocazione.
Nel complesso, si mangia davvero bene. Ordiniamo subito per un pranzo completo e stiamo aspettando il secondo quando il mio telefono si rianima ronzando.
Mi alzo per mettermi un po' in disparte dal vocio. «Ehi», saluto allegra.
«Davvero hai da fare?»
Sentendomi in colpa mordo il labbro per non cedere, mentre le ragazze mi dicono di riagganciare come delle stronze. Lo stanno facendo di proposito. «Si, mi dispiace ma sono incasinata oggi. Non so se lo senti ma, mi chiamano a gran voce.»
«Capisco», dice triste.
Mi si stringe il cuore. Non posso ancora urlarglielo. Non posso sbilanciarmi. Posso solo reggere la farsa.
«Bambi, aspettiamo te per ordinare il secondo», dice ad alta voce e di proposito Emerson.
«Arrivo!» le rispondo tappando la cornetta.
«Ci vediamo stasera.»
«A stasera.»
Lascio uscire il fiato. «Ok, io non so mantenere i segreti. Con lui è difficile. Mi sembra di fargli un grosso torto. Non voglio che si senta escluso dalla mia vita ma, oggi è necessario. Continuo a ripeterlo ogni volta che chiama.»
Natalie mi passa il palmo sulla schiena curva. «Appena vedrà la sorpresa rimarrà così stupito che dimenticherà tutto.»
«Lo spero», sospiro. «In qualche modo lui è triste e io... io voglio risollevargli il morale, riempire ogni suo giorno di luce perché è buio. C'è sempre buio nei suoi bellissimi occhi.»
Natalie guarda subito Emerson. «Tesoro, smettila di rimuginarci sopra. Lui ti piace, sul serio e tu non devi assolutamente sentirti in colpa. Stai facendo qualcosa che con ogni probabilità non avrà mai fatto nessuno per uno che ha tutto. E credimi, quando hai tutto, non sono i soldi a renderti felice ma le piccole cose. Adesso rilassati. Tra poche ore lo vedrai e tutto passerà.»
Beverly posa la forchetta. «Cazzo, sei sempre così... matura.»
Ridiamo.
Dopo il pranzo mi faccio lasciare alla villa per accertarmi che non ci sia nessuno.
Ho bloccato i lavori per due giorni. Ormai sembra routine lasciare a casa gli operai il sabato e la domenica.
Facendo un giro di cognizione sorrido per l'ottimo lavoro svolto in un così breve lasso di tempo. Il pian terreno è quasi del tutto completato, manca ancora l'arredamento e qualche quadro da appendere, ma nel complesso è già come lo avevo immaginato.
Ritrovandomi in quello che dovrebbe essere il soggiorno, mi giro intorno. Sorrido e quando arrivano in perfetto orario, faccio entrare i ragazzi del mobilificio che, in circa due ore mi aiutano ad arredarlo per bene e non solo mi aiutano anche a gonfiare e a sistemare i palloncini.
Persino la torta mi viene consegnata con largo anticipo. La nascondo in cucina insieme agli snack e alle bevande, dove di recente ho iniziato a costruire il ripiano piastrellato. Mancano solo i cassetti e gli sportelli in legno e il piano cottura con la cappa che ho ordinato ma che, per vari problemi, non sono ancora arrivati.
Rimasta di nuovo sola, accendo il camino riscaldando per bene la stanza. Poi, mi dedico alla sorpresa.
Quando mi sento pronta, e principalmente sicura, mi cambio indossando un vestitino color vinaccia con uno scollo sul davanti vertiginoso e prendendo un lungo respiro chiamo finalmente Travis.
Uno, due, tre squilli. I miei battiti aumentano.
«Bambi», soffia in un sussurro. Come se non si aspettasse di ricevere una mia chiamata.
«Trav...» uso un tono triste, basso.
Sente il cambiamento di voce ed io percepisco immediatamente la tensione. «Che cosa succede?»
«Puoi raggiungermi alla villa?»
«Co... che ci fai alla villa?» appare confuso e nasconde l'agitazione.
«Trav, non so come sia successo ma... ti prego, vieni. Subito!»
Tappo la bocca per non ridere. Allontano persino il telefono.
«Bi, dimmi che diavolo succede. Devo preoccuparmi?»
Fingo un singhiozzo. «Io... non so come sia potuto accadere ma... qualcuno è entrato in giardino. Le tue rose...»
«Che cosa?» urla. «Sto arrivando!» sbraita. «Non ti muovere!»
Guardo incredula il segnale di fine chiamata agitandomi internamente.
Spengo le luci dopo avere acceso le candele una ad una e avere sparpagliato per terra i petali di rosa. Ammiro tutto il lavoro e per non farmi trovare al piano di sotto, per potere spiare la sua reazione, salgo al piano superiore.
I minuti passano e continuo a camminare avanti e indietro alla luce di una luna piena e luminosa. Il cielo infatti è sereno. Non fa neanche così freddo.
Quando sento fermarsi sul viale l'auto di Travis, trattengo il fiato. La portiera sbatte rumorosamente e mi sento male per lui. Per avergli teso una simile trappola.
Scendo velocemente i primi gradini della scala per vedere la scena.
Spalanca la porta come un indemoniato piombando all'entrata furente. «Bambi, dove sei?» alza il tono.
Tappo la bocca mentre avanza svoltando a destra verso il soggiorno dove trova le candele disposte a percorso, i petali sparsi ovunque, i palloncini agli angoli e quelli ad elio tutto sul tetto, legati ad un filo. Questi pendono verso il basso come stelle filanti, mentre altri palloncini svolazzano intorno. La scritta sulla coperta disposta sul materasso che ho fatto trascinare al centro della stanza di fianco al camino, con la scritta: "Tanti Auguri MisterX"
Travis fissa tutto incredulo memorizzando ogni singola cosa. Si volta e i suoi occhi sono lucidi.
Vedo svolgersi tutto a rallentatore mentre le note del mio cuore sempre più in picchiata e forte, fanno da colonna sonora a questo momento.
Da uno sguardo torvo, allarmato, un sorriso si allarga sul suo viso attraente. L'espressione frastornata di chi è appena stato colto di sorpresa, colpito al petto e trascinato in un posto meraviglioso.
Mi sorride. Ed è così che succede. Un giorno, nel bel mezzo di un momento caotico, confusionario, difficile della tua vita ti giri e vieni colpito dritto al cuore da qualcuno. Da uno sguardo, da un accenno di sorriso, da un gesto. E tu sei lì, troppo vicino, troppo lento per scansarti. Un sentimento ti piomba addosso senza neanche accorgertene e poi, di colpo, vedi tutto in modo diverso. Tutto ciò che prima era spento si para ai tuoi occhi stanchi e abituati al buio. Una sensazione ti acceca e hai bisogno di un respiro, di un secondo per riprenderti dal colpo. Succede. Una persona piomba nella tua vita e tu non puoi fermare il tempo.
«Tanti Auguri!» urlo allegra saltandogli addosso.
Mi prende al volo tenendomi stretta a sé. «Dio, tu sei pazza!» mi abbraccia premendo forte le labbra sulle mie avidamente. Da questo gesto capisco di essergli mancata e mi rilasso.
«Hai... hai fatto tutto questo per me?» Non riesce a capacitarsi.
Faccio un passo indietro mettendo le braccia dietro la schiena, assumendo una posa timida. «Si, volevo regalarti qualcosa per il tuo compleanno. Sei vecchio!»
Ride baciandomi, spingendomi contro la parete in cui alla fine ho fatto sistemare delle mensole per le bottiglie di vino.
Ancora una volta l'aria si satura di elettricità che mi si scaglia addosso come piccoli fuochi d'artificio.
«Me la paghi questa!» sibila minaccioso sollevandomi per le natiche.
Ansimo reggendomi alle sue spalle. «Ah si?»
Annuisce bocca contro bocca. «Sapevo che non avresti mai toccato il roseto. Tu mi ascolti. Ti avevo avvisato. Io...» guarda ancora tutto come se fosse in un sogno. «Non me lo aspettavo», ammette in imbarazzo.
Tolgo via la sua maschera. «Bene, devi fidarti di me perché non è ancora finita», gli dico sull'orecchio poco prima di bendarlo.
Mi cerca mentre lo faccio sedere sul letto. «Quando te lo dico io, togli pure la benda. Intesi?»
«Vuoi farmi fuori?»
Rido. «No, ma è più sicuro così.»
Sorride rilassandosi. «Va bene.»
Corro in cucina. Accendo le candeline e con molta attenzione, circondata dall'atmosfera magica delle candele profumate tutte accese, dall'aria carica di un qualcosa che non riesco neanche a decifrare o spiegare, torno in soggiorno iniziando a cantare. Non sono stonata quindi cerco di imitare Marilyn usando un tono sensuale.
Travis toglie la benda dopo avere sbirciato rimanendo stupito come un bambino. I suoi occhi fissano la torta poi me poi di nuovo le candeline.
Sulla torta, ho fatto sistemare una rosa vera protetta da una sfera di cristallo come quella incantata nel cartone: 'La bella e la bestia'.
Mi inginocchio davanti a lui. «Tanti Auguri Travis, Tanti Auguri a te!»
Scuote la testa. «È... davvero bellissima.»
«Esprimi un desiderio e spegni le candeline Mister Halloween!»
Ride di gusto. Riflette un momento su qualcosa poi soffia. I suoi occhi rimangono fissi per pochi istanti sulla torta poi alzandoli si posano nei miei. Ci vedo bellezza nel suo sguardo. Gioia nascosta nelle sue iridi.
«Grazie», mima.
«Figurati», rispondo allo stesso modo portando la torta in cucina per tagliarla. Lui mi segue trovando gli snack dentro le ciotole e tutto il resto in ordine. Sedendosi sul ripiano proprio come faccio io continua a guardare tutto con occhi diversi, curiosi e felici. Gli brillano, tanto è contento.
Anche qui in cucina, ho sparpagliato i palloncini. Travis ne tira uno per il filo abbassandolo. Quando lascia andare la presa, il palloncino torna sul tetto.
«È il più bel compleanno della mia vita», dice sorridendo, assaggiando la torta ed emettendo un verso di apprezzamento. «Davvero buona. Come diavolo hai fatto ad intuire i miei gusti?»
Bacio la sua guancia. «Ho delle doti nascoste anch'io», rispondo guardandolo da sotto le ciglia.
Scosta i miei capelli e avvicinandomi preme le labbra sulle mie. Ne approfitto per spalmargli un po' di torta sul viso come augurio. «È usanza!» rido quando mi fissa incredulo. «È uno spreco!»
Mi avvicino leccando sotto il labbro. Rimane impalato, sorpreso e in parte eccitato. «No, non lo è», replico provocatoriamente.
Soffia dal naso. «Bi, oggi hai intenzione di farmi perdere il controllo? Sai, sei già sulla buona strada.»
Non sono mai stata una persona dai sentimenti facili. Mi sono sempre riguardata dal pronunciare determinate parole, dal compiere certi gesti per non illudere, forse anche per non deludere. Perché quando ami qualcuno o quando ti affezioni, inizi a creare aspettative. Ho sempre cercato di non sbilanciarmi troppo, di ponderare bene ogni singola cosa per evitare ciò che, con il passare del tempo, avrebbe potuto ferirmi.
Non sempre ho lasciato che le cose prendessero il loro corso. Ho manipolato tutto perché le cose belle mi hanno sempre spaventata. Perché la vita non è fatta solo di sorrisi finti a nascondere la tristezza. Così, ho tenuto per me ogni cosa. Soprattutto ho cercato di tenere stretto il mio cuore che, molto spesso non riusciva a vedere e continuava a battere per qualcosa di sbagliato. Ho lasciato tutto lì, ammassato in un angolo nella speranza un giorno di potere dimenticare ogni sensazione, ogni sogno, ogni desiderio. Ma, con il passare del tempo, ho anche capito che non sempre puoi manipolare ciò che ti fa stare bene, tutto quello che ti fa sentire speciale, ogni cosa che guardi con amore e apprezzi perché ti ha regalato un sorriso. Non sempre puoi respingere le persone per paura di non essere quella giusta da amare o da voler bene. Non sempre puoi rifiutare un abbraccio, un bacio, un gesto in grado di risollevarti il morale. Non sempre puoi fare finta che non ti importi. Non sempre puoi tenere addosso il peso di un dolore condiviso. E, non sempre puoi amare di nascosto. Ci sono volte in cui devi liberare il cuore, rischiare, per capire se sei davvero disposto a vivere quello che la vita, il destino o le tue scelte ti hanno messo davanti.
Strofino la punta del naso sul suo. «No, voglio solo chiederti scusa per le mancanze di oggi e per le piccole bugie che ho dovuto dire. E soprattutto, voglio farti passare un momento sereno in queste ultime ore del tuo giorno speciale.»
Mi guarda con ammirazione. «Quando mi hai parlato del roseto io... ho reagito male. Mi dispiace se ho urlato in quel modo», riflette su qualcosa. «Un momento... Mitch e Nan...»
Sto già annuendo. «Li ho avvertiti in tempo. Non volevo fare allarmare inutilmente anche loro e poi farli assistere divertiti al tuo momento. Erano davvero contenti quando gliene ho parlato. Mi hanno suggerito loro di farti uscire fuori di testa usando il roseto come scusa per trascinarti qua.»
Spalanca la bocca. Un'espressione stupida si ridipinge sul suo viso. Passa la mano sulla faccia. La sua testa oscilla. «Ecco perché nessuno dei due si è fatto vivo questa sera quando li ho chiamati perché stavo entrando nel panico. Tu...» scende dal ripiano incastrandomi. Le sue mani posandosi sulle mie cosce mi avvicinano alla sua vita. Circondo il suo collo con le braccia continuando a sorridere e poi ridere quando mi morde. «Sei... davvero meravigliosa. Non saprò mai come ringraziarti per tutto questo», sussurra affondando le mani tra i miei capelli. Tiene ferma la mia testa baciandomi, facendo pressione e poi provocandomi addosso scariche mai sentite sulla pelle.
Allungo il collo e succhia la pelle sotto l'orecchio facendomi mugolare.
Si allontana affannato. «Hai fatto per me qualcosa di davvero importante. Io...»
Sollevo il mento costringendolo a guardarmi. «Avevo paura della tua reazione, lo ammetto. Il timore che non avresti apprezzato chissà per quale ragione. Ma quando ho visto i tuoi occhi, è come se mi fossi liberata da un peso. La paura ha lasciato solo spazio per la gioia.»
Sorride accarezzandomi il viso. «Perché ho come il presentimento che ancora non sia finita qui?»
Arrossisco lievemente ricordando dell'ultimo piccolo regalo che ho ancora in serbo per lui. «In realtà... c'è un'altra cosa ma... non so se il cubetto di ghiaccio che hai nel petto reggerà il colpo», ammetto avvicinandogli alla bocca un pezzo di torta.
Mastica facendosi attento, stuzzicato dal mio tono, dai miei gesti, dai miei occhi.
«Voglio rischiare», sussurra. «Si, decisamente.»
Passo il pollice all'angolo delle sue labbra e lui blocca il mio polso abbassandosi. Provo a baciarlo ma si tira indietro ghignando. «È il mio compleanno, posso scegliere il mio regalo?» strofina le mani.
«Prima di avere delle pretese dovrai accettare la mia sfida», detto ciò scendo dal ripiano tirandolo.
Entriamo nel bagno dove ho già sistemato tutto, mobili compresi. Anche se è ancora tutto sotto il cellophane o dentro gli scatoloni.
Vedendolo come un turista, gli porgo il primo sacchetto sedendomi sullo scatolone più grande incrociando le caviglie.
Lui tiene il labbro tra i denti aprendo il sacchetto. Dentro trova due scatole. «Sei tremenda», apre la prima di camoscio blu. Al suo interno: un guanto nero con dei disegni che si notano sul tessuto simile al raso solo sotto la luce.
«Usami solo per le carezze», legge il post-it attaccato sopra. Sorride aprendo l'altra scatola dove dentro trova una nuova maschera color carne. Anche qui un post-it sopra. «Usami solo se non hai il coraggio di mostrarmi chi sei.»
Mettendo da parte tutto mi si avvicina. Inspiro il suo profumo. L'odore di cui non riesco più a fare a meno. Mi abbraccia forte. Chiudo gli occhi godendomi il momento.
Ti sei mai chiesto perché hai il cuore proprio a sinistra?
Io parecchie volte. E quando mi abbraccia, sento dentro, addosso la risposta.
Abbiamo il cuore a sinistra perché alla nostra destra c'è lo spazio per chi riesce a completarci. Per chi riempie il vuoto di cui siamo composti. Perché siamo incastri imperfetti per persone perfette.
«Ti prego, dimmi che sei reale e che non sei un sogno», mugugna sulla mia spalla. Scosta il bordo baciandomi la pelle lentamente, tempestandola bacio dopo bacio fino al collo. «Dimmi che sei qui davanti ai miei occhi. Dimmi che non sto immaginando tutto e...»
Abbasso il suo viso tenendolo fermo. I polpastrelli sfiorano le sue labbra facendolo fremere mentre il suo fiato sempre più affannato mi riscalda. «Trav, io sono qui. Non stai sognando. Non stai avendo nessuna visione. Stai solo vivendo un momento e ti sembra surreale.»
Strofina la punta del naso sul mio avventandosi sulla bocca. Lo fermo. «C'è ancora un pacchetto.»
Inarca un sopracciglio ma non fa alcun commento dei suoi carichi di sarcasmo. Schiarisce la gola aprendo il sacchetto rosso. Trattiene un sorriso nel notare altri due regali, prima però pesca il cofanetto aprendo il cassetto, trovando dentro un bracciale e un orologio. Sul retro del bracciale ho fatto incidere il suo nickname. Sull'orologio invece: "il tempo non è mai sprecato se lo dedichi a te stesso e a chi ami".
I suoi occhi si fanno lucidi. «Dio, fai sul serio?» si volta. Le spalle rigide hanno un sussulto.
Sbircio e sta asciugando la palpebra ricomponendosi. Poso il palmo sul suo braccio e si volta premendo la fronte sulla mia. «Tu... sei... sei pazza!»
Sorrido. «Lo prendo come un complimento. Ma, adesso viene la prova difficile», indico il sacchetto divertita. Evito di commentare il momento di debolezza che ha appena avuto davanti a me, per non metterlo in imbarazzo. Per lui non deve essere facile mostrare le emozioni.
Dal sacchetto pesca un paio di boxer che hanno un elastico leopardato e la vestaglia con il suo nickname stampato sulla schiena.
Ride. «Non se ne parla», esclama in fretta.
Tiro fuori il mio sacchetto. «Peccato perché la mia collega ci ha regalato i completi e non si possono usare separatamente», lo stuzzico mostrandogli di sfuggita il due pezzi parecchio sensuale e la vestaglia.
«Non stai scherzando, vero?»
Nego. «Che c'è, ti tiri indietro, MisterX? Hai già bisogno delle pillole blu e di qualche vitamina?»
Mi circonda il fondoschiena con un braccio premendomi a sé. «Mai!»
«Bene, a tra poco!» lo lascio impalato correndo al piano di sopra dove mi cambio.
Beverly ha avuto un bel pensiero. Indosso sopra il completo intimo molto sensuale la vestaglia di seta nera con i bordi e il laccio leopardati. Sistemo le calze e le autoreggenti, allaccio i cinturini dei tacchi scendendo al piano di sotto.
«Sei pronto?»
Ride. «Ammetto di essere partito prevenuto. Non è niente male. I boxer sono comodi», alza il tono dal soggiorno. «Mi sento un pugile con questa vestaglia.»
Scendo gli ultimi gradini e lui alza gli occhi trattenendo il fiato.
Faccio un breve giro su me stessa. «Come sto?» ghigno avvicinandomi.
Deglutisce a fatica mentre mi sistemo a cavalcioni su di lui che si lascia cadere sul materasso. «Posso vedere cosa nascondi sotto la vestaglia?»
«Trav!»
Ride. «È il mio compleanno», assume un'espressione da bambino mettendo persino il broncio in segno di supplica.
Mi abbasso slacciando la sua vestaglia, sfiorandogli il petto nudo con il palmo freddo. Aspira di scatto stringendo le palpebre, dilatando le narici, lasciando sfuggire un gemito.
Mi scioglie i capelli. Muovo la testa lasciandoli cadere sulle spalle in morbide onde. La sua mano scivola dal petto, dove ascolta i miei battiti, alla vita tirando il laccio legato a fiocco, lasciando aprire la vestaglia.
Alzandosi a metà busto, ritrovandosi faccia a faccia, soffia accaldato guardando il completino intimo. Nasconde il viso sul mio collo. «Cazzo!»
Sorrido abbracciandolo. «Che ne dici?»
«Dico che tra poco non risponderò delle mie azioni quindi sarà meglio chiudere questa», soffia accaldato baciandomi piano sotto l'orecchio.
Istintivamente, allargo le gambe muovendo i fianchi tenendomi con le mani sui suoi fianchi. Ansimo e lui geme abbastanza forte. «Bambi», cantilena accaldato.
Soffio sventolandomi. «Scusa ma... sei stato tu», balbetto battendo le palpebre ripetutamente, sorpresa dalla reazione appena avuta dal mio corpo.
«A fare cosa?» chiede febbrilmente con la mano sulla bretella del reggiseno. La tira prima di lasciarla andare colpendomi la pelle.
Mi agito su di lui stringendo le cosce e questo lo fa eccitare. La sua mano non si ferma. Scivola sul seno, sul ventre, sul fianco, dietro la schiena, sotto la natica. Quando anche l'altra mano compie le stesse azioni rendendo il mio corpo una zona incandescente e sensibile, si stende e mi spinge a sé per le natiche facendo scontrare i nostri corpi.
Gemo. Nel sentire questo mio verso, mi fa scivolare sotto il suo peso baciandomi rudemente.
Lo fermo però in tempo e riprende fiato guardandomi accaldato. Il petto scosso dall'affanno. Gli occhi lucidi, pieni di lussuria.
Mi alzo porgendogli la mano. Indugia guardandomi attentamente dalla testa ai piedi facendomi sentire desiderata in un modo che ancora non avevo mai provato.
Non è un desiderio carnale il suo. È un qualcosa di profondo e così forte da sentire scorrermi nelle vene questa forte emozione che mi provoca quando mi guarda e le sue iridi si mescolano alle mie facendomi scivolare altrove.
Chiudo la vestaglia e lui appare meno teso e preoccupato di una reazione naturale da parte del suo corpo.
Accendo la musica e la luce che, girando intorno, crea piccole stelle ovunque.
«Un ballo?»
Accetta avvicinandomi. Prima però, tolgo i tacchi. Balliamo abbracciati, oscillando lentamente. Due passi ripetuti. «Hai fatto tutto questo per me», dice senza fiato, non trovando neanche più le parole.
Premo la guancia sul suo petto. «Volevo regalarti qualcosa di diverso da una cena o una gita. E, visto che tu sei un tipo notturno, ho trovato un'alternativa. L'altra era andare a fare dolcetto o scherzetto.»
Mi bacia la testa. «Pensi di non conoscermi ma ti sbagli. Mi conosci più di chiunque altro, Bi.»
Alzo il viso. «Ci tengo a te, non lo nego. E mi fa paura.»
Rimane spiazzato. Boccheggia. «Tu...»
Annuisco. «Io», sussurro decisa.
Massaggia la mia nuca facendomi piegare la testa. «Che cosa ho fatto per meritarti?»
«Hai scritto un'e-mail con un tono arrogante.»
Ride annuendo. «Già. Certo che sai come rovinare un momento romantico.»
Lo guardo male poi rido nascondendo il viso. Non resistendo bacio il suo petto risalendo sul collo. «Un momento romantico», ripeto sulla sua pelle.
Lui mi spinge verso il pilastro ammonendomi. Faccia a faccia mi guarda storto. «Non puoi provocarmi così e fingere di non avere fatto niente», mi rimprovera. Noto però il suo divertimento nascosto dietro lo sguardo freddo.
La mia mano scivola sul suo petto. Tiro verso di me l'elastico dei boxer. Le sue pupille si dilatano e freme schiacciandomisi addosso.
«Ma io non ho fatto niente», rispondo sulle sue labbra piano, muovendo sensualmente i fianchi.
Chiude gli occhi inspirando mentre la sua mano mi tiene ferma e l'altra mi solleva la coscia. «No, proprio niente.» Muove i fianchi facendomi sentire quanto è eccitato. «No», ripeto dispettosa giocando con le sue labbra.
«Sai, non sei la calma dopo la tempesta, tu sei quell'insieme di energia distruttiva in grado di colpirmi e farmi male.»
«Ti faccio male?» stringo la presa sul bordo della vestaglia.
Si preme ancora addosso. «Si», sussurra. «Mi annienti. Distruggi ogni barriera.»
«Dimmelo», suggerisco con la gola secca.
Le sue guance sono accaldate e il suo corpo è teso come una corda prossima a spezzarsi. «Vuoi sentirtelo dire?»
Annuisco sentendomi come una ragazzina smaniosa e in cerca di attenzioni. Avvicino ulteriormente il suo viso. «Dimmi quello che senti», sussurro bocca contro bocca.
Alzo gli occhi. Mi si mozza il fiato.
«Ti desidero come si desidera il sole dopo la tempesta. Ti desidero come aria. Ti desidero come acqua. Ti desidero sin dal primo istante in cui ti ho vista e ti sei avvicinata a me senza paura. Ti desidero tutta, anima e corpo.»
Non capisci dell'importanza che ha una persona nella tua vita fino a quando non vedi nei suoi occhi il riflesso del tuo amore. E capisci che per trovare la serenità, non occorre avere un motivo. Perché finché ci sarà qualcuno accanto a te, ad illuminare la strada buia che stai percorrendo, non avrai bisogno di una ragione per restare. Perché ci sarà sempre un cuore, uno sguardo, in cui potrai tornare. In cui ti potrai rifugiare.
♥️
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