Prologo
«Non. Ci. Credo.»
Guardo mio cugino con gli occhi sognanti e un sorriso a cinquantacinque denti mentre stringo in mano un biglietto aereo destinato a portarmi niente popò di meno che -trrrrr rullo di tamburi-
a TENERIFE!
«Non ci posso credere!»
Credo sia giusto la decima volta che ribadisco la mia incredulità, e per tutta risposta Lorenzo alza gli occhi al cielo ridendo.
«Te lo sei meritato quest'anno, Becca.»
Mi lancia uno sguardo pieno di affetto e di comprensione; odio quando la gente mi guarda e lascia intravedere la classica espressione da "oh, poveriiina" , ma la sua non è pena, è davvero come se mi stesse dicendo: "capisco come ti sei sentita, quello che hai passato, e sono qui per te".
L'anno appena trascorso non è stato effettivamente tra i più facili per me. A quest'ora dovrei avere una fede al dito ed essere la signora Lanzi, moglie del dentista più quotato in paese; e se non lo avessi trovato ad improvvisarsi ginecologo nel letto che avevo scelto con tanta cura per casa nostra, probabilmente tutto sarebbe andato secondo i piani. Certo, non sarei passata da qualche porta sbattendo l'immenso paio di corna che a quanto pare tutti vedevano tranne me, ma sono dettagli, no?!
E così la signora Rebecca Lanzi, assistente alla poltrona del marito mago delle anestesie e degli odiosi trapanetti, ha lasciato posto a Becca, ragazza single leggermente disillusa sull'argomento amore, che ora lavora nel panificio del paese.
Metto da parte il flash back dei miei ultimi trecentosessantacinque giorni e guardo di nuovo mio cugino, nonché migliore amico che si potrebbe desiderare, che mi sta ancora fissando con quel sorriso capace di farmi sentire come se davvero tutto potesse tornare di nuovo a posto. Gli corro incontro e lo stringo in un abbraccio così forte che le braccia fanno male anche a me.
Gli altri invitati iniziano a fare un applauso e qualche fischio, mi giro a guardare tutti leggermente rossa in viso, e ringrazio di cuore ancora una volta per questa magnifica festa a sorpresa che mi hanno organizzato.
Vedo Valentina venire verso di me facendo penzolare dall'indice una borsa regalo arancione fluo. Avanza col sorriso che l'ha sempre contraddistinta. È una di quelle ragazze che sanno illuminare il locale solo affacciandosi all'entrata. Contagia anche me, che fisso curiosa quel pacco catarifrangente.
«E questo? Non si era detto niente regali?»
«Certo, e ti pare che tuo cugino si presenta con un biglietto aereo, e io a mani vuote?»
Rido e inizio ad aprire curiosando dentro. Tiro fuori un costume a due pezzi favoloso, nero a pois fuxia con reggiseno a balconcino, ma non striminzito, e mutanda a culotte. Anni 50: adoooro!
Salto letteralmente al collo della mia migliore amica e inizio a sbaciucchiarla.
«Grazie, grazie, grazie! È meraviglioso!»
«Figurati, questo è di buon auspicio per la vacanza! Vedi di rimorchiare a dovere!»
«Sarà fatto! Piuttosto, perché non prenoti un volo anche tu e mi accompagni? È una vita che non facciamo una vacanza insieme!» sbatto gli occhioni e faccio labbruccio, sperando di essere più convincente.
«Lo so tesoro, ma purtroppo non ho ferie al momento. Sarebbe stato un sogno partire con te. Ma ci rifaremo sicuramente l'anno prossimo!»
Annuisco felice e la guardo andare verso il bancone per ordinare da bere.
Mi do un'occhiata intorno e sorrido da sola osservando tutte le persone che mio cugino ha radunato solo per augurarmi buon compleanno. Ci sono proprio tutti, è davvero perfetto.
Beh, quasi tutti.
«Ci ho messo una vita a scegliere il regalo perfetto, voi donne siete troppo complicate!»
Mi volto e vedo Gianluca che mi porge un pacchetto argentato; accanto a lui Laura, la sua ragazza, alza gli occhi al cielo e scuote la testa. Sorrido a entrambi e, dopo averli ringraziati, inizio a scartarlo; una piccola scatolina in velluto rosso che racchiude all'interno un paio di meravigliosi orecchini a bottone con brillante, semplici ed eleganti.
«Laura sono stupendi, grazie mille!» dico togliendoli dalla scatola con l'intento di indossarli.
«Ho detto che li ho scelti io!»
«Figurati. Li ho visti e ho pensato che ti sarebbero stati benissimo.» risponde lei con un sorriso.
«Amore, avevamo detto che...»
«Gianlu, ti ringrazio tantissimo per il pensiero, ma sappiamo benissimo che non avresti saputo sceglierne un paio così belli!»
«Figurati! Ne ha visti un paio con le ciliegie e voleva prendere quelli perché secondo lui erano carini.»
«Erano carini! Molto carini! E le ciliegie piacciono a tutti! Chi non ama le ciliegie?» incrocia le braccia al petto con l'espressione offesa. Scoppio a ridere e li abbraccio, ringraziandoli di nuovo per lo splendido regalo.
Decido di raggiungere Vale al banco per farle compagnia e bere un drink con lei; appena mi vede inizia a guardarsi attorno.
«Allora... deve arrivare qualcun altro oppure...» chiede in tono vago.
«No, Vale. Siamo tutti qui.»
«Ah. Ma Gior-»
«Taci!»
«Quanto siamo suscettibili! Dai, facciamo un brindisi: a tutti i presenti! Gli altri che andassero pure a fanculo!»
Sorrido e appoggio il bicchiere al suo.
Mi volto verso il locale e controllo che tutti si stiano divertendo.
Gianlu e Laura parlano con i ragazzi del bar che frequentiamo di solito; i miei zii stanno cercando di convincere i nonni che non è il caso di cantare al karaoke, e Lorenzo chiacchiera tranquillo con i miei genitori. Sorrido tra me e me e penso che sì, forse pian piano si può davvero sistemare tutto.
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