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«Volete un caffè?»

Sono riuscita a radunare Lore, Gianlu e Alessandro prima della mia partenza. Ho bisogno di tutto il supporto morale possibile e immaginabile, e loro fanno proprio al caso mio. Avrei voluto anche Valentina insieme a noi, ma oggi aveva il turno lungo e stacca nel pomeriggio, quindi mi sono dovuta accontentare di un pranzo in compagnia solo di uomini. 

«Sì.» rispondono in coro. 

Mi alzo per andare a prepararlo, e Lore mi segue iniziando a sparecchiare.
Quando torno con le quattro tazzine piene, vedo Ale con un gomito sul tavolo e il viso appoggiato al suo palmo aperto; fissa Gianluca con gli occhioni dolci, mentre quest'ultimo è impegnato a guardare ovunque, tranne che alla sua destra. Si conoscono da ormai due mesi, eppure sembra ancora in soggezione davanti al mio collega.

Chissà perché.

«Ale, è già impegnato.»

«Lo so, ma è taaaanto carino.»

Gianluca per poco non si strozza col caffè e inizia a tossire diventando tutto rosso, non so se per l'imbarazzo o per il quasi soffocamento.
«G-grazie.» risponde appena.

C'è da dire che è sempre educato, il mio amico.

«Allora, Becca, ripeti il programma per domani.» Lore prova a spezzare l'atmosfera imbarazzata, e devo dire che ci riesce piuttosto bene, dato che ora gli occhi sono tutti puntati su di me. Allargo un sorriso e mi sistemo meglio sulla sedia, come se dovessi snocciolare informazioni di rilevante importanza. 

«Ho il volo prenotato per le 10:00 spaccate, il che mi permetterà di essere a Tenerife nel pomeriggio. Mi sono premunita di scaricare un'app con le indicazioni di tutte le strutture nei dintorni: dagli alberghi agli ospedali! Andrò a cercare Giordano, mi scuserò prostrandomi ai suoi piedi se sarà necessario, e lo convincerò a perdonarmi e a darmi una seconda possibilità, perché sono pronta. Sono davvero, davvero pronta.»

I ragazzi esplodono in un applauso felice e mi battono piccole pacche sulle spalle. Lore finge addirittura di asciugarsi una lacrima.
«La mia cuginetta sta crescendo. Oddio, che emozione.»

Gli do una gomitata accompagnata da una bella occhiataccia.
Ci sono voluti due mesi di terapia per arrivare a questo risultato, più gli otto anni trascorsi a fare il tira e molla con Giò. C'è poco da scherzare, anche se so che non lo fa con cattiveria.

Sono orgogliosa di me; finalmente, dopo tanto tempo, posso dire di essere davvero fiera del coraggio che ho raccolto tra le mie piccole manine per fare quello che sto per fare: prendere un aereo, volare da Giordano, e dichiararmi a lui. 

Ho lavorato anche su questo con Silvia, ma lei ha detto che le parole, in certi casi, non sono poi così importanti. Dice che da come ha conosciuto la storia mia e di Giò, a lui non fregherà assolutamente nulla se non riuscirò a dirgli frasi romantiche o a fargli un discorso strappalacrime. 

Eppure io sento che lo devo sia a lui che a me -ma più a lui- così in quest'ultima settimana mi sono preparata tutto un papiro delle cose più importanti che ho bisogno di dirgli, possibilmente guardandolo negli occhi. 

Credo che, alla fine, non riuscirò a dirne neanche la metà, e spero tanto che si farà bastare almeno lo sforzo.

«Outfit?» chiede Ale. 

Gianlu lo guarda stranito.
«No, Becca. Non fare cazzate! Non puoi andare lì e dargli un outfit. Lui ti ha aspettata per più di sette anni, cazzo. Dargli un outfit sarebbe come dirgli che non ti importa nulla di tutto questo tempo in cui è stato ad aspettarti. Come dirgli che o si fa come dici tu, o non se ne fa nulla.»

Lorenzo si copre la faccia con la mano e scuote la testa, io serro la bocca in una linea dritta per evitare di scoppiare a ridere, e Ale gli arruffa appena i capelli.
«Ma quanto sei caruccio, tu!»

Gianlu si rimette a posto il ciuffo con la mano e lo guarda storto, mentre io e Lore ce la ridiamo di gusto.

«Outfit, Gianluca! Abbigliamento! Volevo sapere cosa indosserà Becca quando andrà da lui.»

«Beh bastava chiedere: "Come ti conci?" ed era fatta. Senza usare tutti 'sti termini strani.»

Sorrido a Gianlu che ha messo su un mezzo broncio, poi torno con lo sguardo su Ale.
«Ieri sono andata in giro per negozi e ho trovato l'abbinamento perfetto. Per-fet-to! Maglietta bianca con stampa, gilet lungo sul verde militare, pantaloncino corto con coulisse e tanto di fiocchetto sul beige. Stivaletti bassi che riprendono i toni del gilet e borsone gigante.»

Ho scoperto che la mia tendenza allo shopping compulsivo non si sviluppa solamente quando sono triste o arrabbiata. Credo piuttosto sia un problema che mi affligge almeno quattro volte al mese ma, ehi, una cosa alla volta, no?

Ale e Lorenzo annuiscono convinti per mostrare la loro approvazione, mentre Gianlu credo abbia capito la metà di quello che ho detto.
«Sembrerai una barbona.» dice infatti.

«Domani ti manderò la foto, e vedremo se avrai il coraggio di dirlo di nuovo!»

Lore scoppia a ridere.
«Certo, come se tu potessi davvero avere i nervi abbastanza saldi per metterti a fare selfie, domani.»

«Ehi! Ho bisogno di supporto morale, è vero, ma questo non vuol dire che non sarò in me. Mi sono esercitata con i discorsi e ho fatto anche esercizi di respirazione per evitare di entrare nel panico. Ho un self control invidiabile, adesso!»

«D'accordo donna tutta d'un pezzo. E per la serata? Che programmi hai?»

«Beh, cugino, se proprio ci tieni a saperlo ti informo che per la serata non ho preso nessun impegno importante. Voglio svegliarmi, domattina, fresca e riposata e andare all'aeroporto il più in forma possibile. Sono una donna adulta e indipendente, non ho bisogno di occupare la serata che precede un grande evento per poter dormire tranquilla.»

«Quindi andrai a dormire da nonna Caterina?»

«Ovvio. Che domande!» faccio spallucce mentre i ragazzi iniziano a ridacchiare. 

È vero, mi sono preparata psicologicamente a questa cosa importante che sto per fare, ma nessuno come nonna Caterina sa farmi restare coi piedi per terra, impedendomi di iniziare a fare viaggi mentali che prevedono i peggiori degli esiti. 

I ragazzi guardano l'orologio e iniziano ad alzarsi; per loro è arrivata l'ora di tornare a casa. Per me, invece, quella di scappare da nonna per evitare le mille paranoie che già mi stanno affollando la testa.

«In bocca al lupo, e facci sapere! Ricorda a Giordano che se la dovrà vedere con me, se ti spezzerà il cuore!» dice Lorenzo facendomi l'occhiolino.

«E con me!» aggiunge Gianlu.

«E anche con me! Con me e lui. Possibilmente insieme.» Ale fa un occhiolino a Gianluca e poi mi stritola in un abbraccio, seguito dagli altri due. 

Li saluto e li ringrazio ancora per aver passato la pausa pranzo insieme a me, e mi preparo per fare la mini valigia con le poche necessarie e raggiungere nonna Caterina.

****

Nonna spalanca di botto la porta della mia camera facendomi venire un mezzo infarto. Accende la luce -che rischia di bucarmi la retina, dato che sono al buio completo da più di due ore- e avanza verso di me con un bicchiere mezzo pieno in mano.

«Tieni.» dice solo.

«Che cos'è?» chiedo prima di dare un'annusata. Santo cielo, puzza di alcol da morire.

«Rum.» risponde tranquilla, come se mi avesse appena portato una tazza di camomilla.

«Per Dio, nonna, sono le due di notte!»

«Lo so, e continui a infastidirmi. Bevi questo così dormi una volta per tutte.»

«Sei mezza sorda, e io mi stavo solo rigirando nel letto. Non ho nemmeno sbuffato. Come avrei fatto a infastidirti?»

«Tua mamma è mezza sorda, io ci sento benissimo!»

Alzo gli occhi al cielo e assaggio un sorso di questa robaccia. Cristo, è davvero disgustosa.

«Ma perché non mi è capitata una di quelle ragazzine che si drogano e vanno dalla nonna una volta all'anno? Sotto Natale, magari, giusto per avere due soldi. Invece no! Io ho quella ansiosa che deve prendere l'aereo per andare a dichiarare il suo amore. Ma non puoi inviargli un ciap

«Un che?»

«Un ciap. Non usate i ciap voi giovani? Tuo cugino lo ha installato anche a me!»

«WhatsApp, nonna.»

«Sì, va beh, quella roba lì.»

«Prima cosa: sei tu che dici sempre che non ti vengo a trovare abbastanza.»

«Quello è un modo di dire. Come quando si dice a qualcuno che non si vede da tempo che lo si trova bene. Anche se è ingrassato di quindici chili e ha perso metà dei capelli.»

Ignoro quello che ha appena detto e continuo:
«Seconda cosa: no. Devo farlo di persona.» 

«Brava! Così si fa.»

La guardo aggrottando le sopracciglia, mentre lei ha un sorriso tutto fiero in volto.
«Ma hai appena detto che-»

«Lo so cosa ho detto, non sono mica rincoglionita come credi tu. Ma tu devi andare avanti con la tua testa e le tue idee, e non farti fermare da nessuno! Dai, bevi un altro goccetto e mettiti a dormire.»

Le sorrido e bevo un altro sorso di quello che sembra fuoco liquido, poi mi stendo di nuovo nel letto. Nonna si avvia alla porta e spegne la luce. Prima di uscire la sento solo dire:

«E smetti di fare tutto quel casino, altrimenti passo direttamente alla droga.»

****

La suoneria del mio cellulare mi ridesta dal sonno profondo in cui ero caduta.

Alla fine il rimedio di nonna ha funzionato, devo dire.

«Cazzo.» mi stropiccio gli occhi e guardo fuori. 

Avevo impostato la sveglia per le 08:30, ma a giudicare dalla luce esterna sembra essere l'alba. Guardo il telefono per capire cos'ho combinato ieri sera nel mettere l'allarme, ma vedo il nome di Lorenzo lampeggiare sullo schermo.

«Lorenzo, che la diarrea ti fulmini, sono le 06:30, cazzo. Come ti viene in mente di chiamarmi a quest'ora?»

«Rebecca...»

Scatto a sedere immediatamente. Quando mi chiama col nome per intero non è mai, mai, mai un buon segno.
«Che c'è? Cos'è successo?»

«Si tratta di Giò...»

Il cuore mi si ferma per un attimo. Rebecca e Giò nella stessa frase, con quel tono di voce, non presagiscono nulla di felice.

«Lore porca puttana non farmi prendere colpi di prima mattina. Cos'ha fatto Giò?»

«Io... cazzo, non so come dirtelo.»

«Dillo e basta.» dico, con già le lacrime agli occhi e un pessimo presentimento.

«Credo... credo che stia per sposarsi.»



Spazio S.

Niente, non ce la possiamo fare!
Continua il mai una gioia di Becca e Giò...
Noi ci rileggiamo domani per capire cosa cazzarola stia succedendo alla mia coppietta del cuore.
Buona giornata, S.

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